Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

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La Laguna chiede: rispetto!

Primo agosto 2015, in Laguna faceva il suo ingresso una nave che, pur non essendo particolarmente grande (26.000 tonnellate di stazza, e quindi molto più piccola delle navi da crociera di cui tanto si è parlato in passato) non poteva passare inosservata, tanto che in molti l’hanno fotografata al suo arrivo: 1agosto2015 Fusina ..ed ecco la stessa nave all’ormeggio, dove la normativa vigente impone che il combustibile utilizzato abbia un tenore di zolfo non superiore allo 0,10 % (limite cogente stabilito a tutela della salute umana e degli ecosistemi, la cui violazione è sanzionata in tutti i Paesi europei):1agosto OrmeggioIl fumo era visibile a chilometri di distanza, e in molti hanno allertato la Capitaneria di Porto (senza che questa intervenisse in loco, per quanto ne sappiamo). Le informazioni da noi raccolte hanno permesso di accertare che la nave, dedicata al trasporto di materiale rotabile, farà scalo a Venezia con frequenza regolare nei prossimi mesi, come trionfalmente annunciato da un comunicato stampa congiunto dell’Autorità Portuale di Venezia e della Grimaldi Group, emesso a Monaco di Baviera in data 6 maggio 2015 e intitolato: “Lancio della nuova autostrada del mare tra Venezia e Patrasso”.

Sappiamo che altri si sono mossi con un esposto alla Procura della Repubblica di Venezia; da parte nostra riteniamo che la prevenzione, quando funziona, sia preferibile alla repressione e che lo strumento penale vada considerato come “extrema ratio” quando ci siano fondati motivi di ritenere la sussistenza dell’elemento soggettivo (dolo o colpa grave) del reato astrattamente ipotizzabile. In attesa di capire se l’episodio del primo agosto fosse ascrivibile a questa categoria o a quella dell’incidente incolpevole, e una volta accertato che il prossimo scalo in Laguna era previsto per l’8 agosto, abbiamo quindi deciso di intraprendere due iniziative complementari:

  1. abbiamo scritto alla Capitaneria di Porto chiedendo alla medesima di effettuare le attività ispettive che per legge le competono;
  2. ci siamo organizzati per monitorare e documentare il passaggio in Laguna della nave, da postazioni fisse e mobili che ci hanno permesso di seguirne il percorso in Laguna dall’inizio alla fine, ieri 8 agosto.

La seconda iniziativa è stata organizzata senza squilli di tromba; della prima ha dato conto la Nuova Venezia in questo articolo del 7 agosto a firma Vera Mantengoli: 7agosto2015 NV“Non si ripeterà”, ha garantito – a mezzo stampa – il portavoce ufficiale dell’armatore, ma visto il precedente abbiamo deciso di dare comunque seguito alla nostra iniziativa. Ieri 8 agosto, le nostre squadre di volontari si sono quindi posizionate nei punti dove era previsto il passaggio della nave: due di noi alla Diga degli Alberoni (lato mare); quattro alle bocche di porto (lato laguna) per seguirne in barca il percorso lungo il canale dei petroli, e altri a Fusina (destinazione finale, dove la nave era attesa per le 8.30).

Questo, in sintesi, il “diario di bordo” della giornata. Ore 7.30, con qualche anticipo sulla tabella di marcia: l’arrivo alle bocche di porto. Come potete notare, il colore e la densità del fumo erano cosa ben diversa rispetto alla settimana precedente. Potenza dei mass media? 8agosto CristinaOre 8.00 circa (con 30 minuti di anticipo) La nave all’ormeggio in banchina, e anche qui la differenza è visibile a occhio nudo, rispetto alla settimana precedente, anche se il colore del fumo non è del tutto rassicurante: 8agosto Marco1Tutto bene, allora? Diciamo pure che si è comportata meglio della settimana scorsa (e ci voleva poco!) ma diciamo anche che sapevano di essere “nel mirino”, e fare il bis sarebbe stata una follia. Tre elementi ci hanno comunque stupito. Primo: la scia che la nave (Eurocargo Trieste, se vogliamo chiamarla con il suo nome) lasciava sul suo passaggio:

8agosto RobertaSchiuma di un colore indefinibile (Irish coffe? capuccino? Tiramisu scaduto?) sulla quale non ci pronunceremo, in assenza di analisi di laboratorio: 8agosto AcquaSecondo elemento di perplessità: della Capitaneria di Porto nessuna traccia visibile, nonostante la richiesta di intervento volta a fare accertare la qualità del combustibile utilizzato la settimana precedente. Si tratta di un’attività ispettiva non invasiva (dal punto di vista dell’armatore) e non particolarmente impegnativa, dato che può essere svolta verificando i documenti di bordo (“bunker delivery note”); inoltre, del combustibile utilizzato deve essere conservato un campione sigillato, che può essere prelevato per campionamento e analisi di laboratorio.. e qui si innesta il terzo elemento di sorpresa: rispetto alla sua tabella di marcia indicativa, la nave è ripartita con quasi tre ore di anticipo (!) ma noi non siamo maligni e non vogliamo nemmeno insinuare che sia ripartita di corsa per evitare quel tipo di attività ispettiva. Ci limitiamo quindi a documentarne la partenza, alle ore 14 circa: 8agosto Dario1Il servizio fotografico dell’8 agosto è stato realizzato da: Cristina, Lucia, Anna, Roberta, Marco e Dario. Cittadini non distratti, che chiedono soltanto rispetto per questa Laguna unica al mondo. Chiediamo troppo? la Laguna rispetta chi sa rispettarla, e offre emozioni uniche al mondo. Ecco come si presentava ieri: 8Agosto Guardiani..e le navi che seguono quella rotta (Malamocco-Fusina) sul loro cammino incontrano guardiani come quello della prossima foto: l’ex faro Spignon, insieme ai tre ottagoni che erano stati posti a difesa della bocca di porto,

Questa Laguna è unica al mondo, aiutateci a proteggerla come si proteggono le cose uniche. Volete darci una mano, la prossima volta? Il gruppo è aperto a tutti, potete scriverci a: 25aprile2015@gmail.com 8agosto FaroSpignonhttps://www.facebook.com/groups/Gruppo25aprileVenezia/

Dalla G alla M, come MTK

Arrivati alla lettera G, sarà utile ricordare la premessa da cui siamo partiti, nella puntata introduttiva: non usiamo termini come conflitto di interessi, l’hashtag che stiamo usando su Twitter è #SonoSoloCoincidenze e con questo contributo al Consiglio comunale straordinario del 21 ottobre ci limitiamo ad elencare una serie di situazioni – alcune già note, altre meno – in cui ci sembra di scorgere una certa “confusione” fra interessi pubblici e privati, con il rischio che anche quando certe scelte sono formalmente ineccepibili, permangono zone d’ombra sulle motivazioni soggiacenti.

Come indicato nella prima puntata, “lasciamo ad altri l’arduo compito di giudicare quali possano assumere rilevanza giuridica e quali appartengono soltanto alla sfera dell’etica” o della “questione morale” per dirla con un termine antico. Il dato per noi rilevante è che tali situazioni coprono praticamente tutte le lettere dell’alfabeto, dalla A alla Zeta. Tanto da poterne fare un mazzo di carte completo”:

Estratto dal TG di Antennatre, 18 ottobre 2021. Servizio di Ilaria Marchiori

Il Sindaco in carica avrà ovviamente ampia facoltà di replica, non solo sui mass media e sul suo periodico “il Metropolitano” ma anche e soprattutto nel corso del Consiglio comunale straordinario convocato per domani, su questo tema. Fatta questa premessa, continuiamo a scorrere le lettere dell’alfabeto e troviamo:

G come G-Park e Genuine:

Sono due società del gruppo Setten, che è “Top Sponsor” della squadra di basket del Sindaco, e questo spiega perché ne parliamo qui. Qualcuno potrà chiedersi “perché non alla lettera S come Setten” ma al momento ci interessano soprattutto queste due figlie minori di una galassia che dalla Setten Genesio SpA (controllata al 100% dalla Setten Genesio Holding) si dirama e dipana la sua tela attraverso un altro soggetto giuridico: la Improve SrL, controllata al 100% da Federico Setten, che a sua volta controlla al 100% la Genuine Srl e la G-Park SrL – come da visure effettuate a fine settembre.

La Genuine SrL ha fattto il balzo verso la notorietà quando si è vista accordare una variante (la numero 79) che le permetterà di edificare su terreno destinato a verde attrezzato, acquistato per 800.000 euro, una torre di 70 metri. In deroga al massimale vigente di 1.500 m², alla superficie commerciale viene inoltre accordato uno spazio di 4.500 m² che porterà alla creazione dell’ennesimo centro commerciale, in Viale San Marco a Mestre, in una zona che ne è già satura e che conosce problemi di dissesto idrogeologico. Come ci siamo arrivati?

Cronologia succinta dei fatti e dagli atti (di Giunta e consiliari):

26 luglio 2018: con Delibera di Giunta 273 si dichiara meritevole la proposta della Genuine SrL, che ancora non ha acquistato il terreno ma ha già presentato il progetto come società di consulenza;

8 maggio 2019: la Genuine chiede l’approvazione di un accordo pubblico-privato con  variante urbanistica per rendere edificabile l’ex campo di calcio di Viale San Marco;

Maggio 2021:  viene costituita la G-Park s.r.l. (inizio attività 1 giugno 2021). L’oggetto sociale è l’acquisto , la vendita, la costruzione, la locazione e la gestione di immobili a qualsiasi uso destinati.

19 aprile 2021: la giunta presenta in Consiglio comunale la proposta, che dopo alcuni passaggi in V commissione (presieduta dal capogruppo della lista Brugnaro Alessio De Rossi) viene messa ai voti nella notte fra l’1 e il 2 luglio. A favore della delibera vota soltanto la lista Brugnaro con il supporto di due consiglieri leghisti, e il risultato del voto è di 18 a 12: largamente inferiore ai numeri di cui la maggioranza disponeva sulla carta. In particolare, NON partecipano al voto i capigruppo di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, tanto che alcuni quotidiani parlano di prime (e inedite) crepe nella maggioranza.

Rassegna stampa:

http://terraeacqua2020.it/wp-content/uploads/2021/07/20210703corrieretorre.pdf

http://terraeacqua2020.it/wp-content/uploads/2021/07/20210703nuovatorre.pdf

H come Hotels e I come Interinali:

spesso costruiti dal gruppo Setten (via Ca’ Marcello a Mestre) o ristrutturati dalla medesima, sono anche una grande fonte di lavoro interinale per le agenzie che, come Umana, ne hanno fatto un punto di forza della loro attività, per le caratteristiche di stagionalità che sono da sempre propizie allo sviluppo del lavoro interinale.

Ciò che più colpisce molti osservatori, tuttavia, è l’onnipresenza delle gru di quello che è un Top Sponsor della Reyer e che ha visto esplodere il suo business a partire dal 2015 (inizio del primo mandato Brugnaro), anno in cui la medesima Setten ha anche completato i restauri della Scuola Grande della Misericordia, su incarico del soggetto che l’ha ricevuta in concessione quarantennale gratuita in cambio di quei restauri: l’attuale sindaco Luigi Brugnaro. Concedente e concessionario del medesimo bene, con il filtro del Blind Trust.

Per rendersene conto, è sufficiente esaminare la lista che segue, e probabilmente è incompleta:

L come Lancioni Gran Turismo:

premiati con l’esenzione totale dal canone per l’utilizzo dei pontili comunali per il 2020 e il 2021, sono in parte controllati dalla galassia Alilaguna, per la quale si rinvia alla lettera A.

M come MTK:

Multinazionale diretta da un austriaco di origini ungheresi, è stata la grande beneficiaria del nuovo distretto alberghiero di Via Ca’ Marcello, peraltro ideato da giunte precedenti a quella in carica, ma ha anche grandi progetti per l’area “ex gasometri” a San Francesco della Vigna (Venezia), che richiedono benevolenza da parte della Giunta in carica. Nel 2020 ha finanziato la campagna elettorale di un candidato della lista Brugnaro nonché assessore in carica, che per aver sforato il tetto di spesa è stato di recente sanzionato dal Collegio regionale di garanzia:

https://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2021/07/17/news/spese-elettorali-a-venezia-sanzionato-l-assessore-boraso-deve-restituire-novemila-euro-1.40507113

Visti dalla CNN: “Venezia in prima linea contro l’iperturismo”

Videointervista e testi: Kara Fox (CNN, 15 giugno 2019)

Traduzione italiana: Luca Velo

Il video:

https://edition.cnn.com/videos/travel/2019/06/14/cities-battle-with-overtourism-venice-lon-orig-travel-mkd.cnn?fbclid=IwAR0LA6HnEmUaCKGBYD1s9nkp6tx1NKqzzErnWcXdPE-MxNL0sLzl-6v_QO8

Il testo originale, consultabile a questo indirizzo:

https://edition.cnn.com/travel/article/venice-tourism-overcrowding-intl/index.html?fbclid=IwAR2RS9Fv2pDVEp16ihGmbSWvEZU2_Lpdzxbb0FgumSNmEuxbgbirZ25vbaM

“Venezia in prima linea contro l’iperturismo”

(Kara Fox, CNN) – Passeggiando per una calletta stretta nel sestiere di S. Marco, una coppia sosta di fronte una vetrina di articoli in pelle, uno tra i centinaia di negozi “autenticamente veneziani”che costellano le principali arterie turistiche della città. Tenendosi per mano, si fermano per ammirare il famoso Canal Grande. “Permesso!” urla loro un passante in fretta e furia, a loro che inevitabilmente si erano posti nel mezzo del passaggio. “Siamo in Europa, camminate tenendo la destra!”. È una scena ricorrente in giro per la città, una scena tanto famosa a Venezia come i suoi campielli medievali, la sua architettura, le sue opere d’arte ed i suoi canali nei quali fanno eco le canzoni dei gondolieri.

Venezia ha accolto più di 36 milioni turisti internazionali nel 2017, con un incremento del 10% rispetto l’anno precedente. Mentre i viaggiatori alimentano l’economia della città, essi sono anche la causa del problema più grande di Venezia: il sovraffollamento.

Da aprile a ottobre, secondo l’autorità portuale, un numero stimato di 32.000 croceristi giornalmente sbarca in città. In agosto, un numero ulteriore di 465.100 giornalieri attraversano la città, aggiungendosi al caos di un ulteriore 2,2 milioni di turisti che pernotteranno secondo le previsioni dell’Agenzia Nazionale del turismo. Molti veneziani sono del parere che tutti dovrebbero avere il diritto di fare l’esperienza della bellezza della loro città ma dicono anche che un costante incremento di turisti sta progressivamente rovinando questa esperienza per tutti.

Le navi da crociera hanno causato un danno ambientale significativo ai canali e alla laguna della città.

Le brevi visite turistiche mettono a dura prova le infrastrutture già sovraccariche della città e gli affitti brevi di Airbnb hanno stravolto il costo degli alloggi e delle condizioni di vita della popolazione locale, che alla fine decide di andarsene altrove.

Una fragile società anfibia

I turisti visitano Venezia dall’inizio del 1700 e sono sempre stati una parte vitale del paesaggio urbano della città. Ora però, come si può mantenere questa dimensione sostenibile ed il paesaggio urbano intatto per il futuro è un grande punto interrogativo. Luca Velo, ricercatore all’Università di Venezia, racconta a CNN Travel: “L’interrogativo principale oggi è l’assoluta assenza di una visione generale per il futuro. Noi oggi non riusciamo a dare una misura su quanto il turismo di massa impatterà il futuro di questa città, quello di noi cittadini e dello straordinario ambiente che qui abbiamo”.

Per anni le autorità locali sostengono di aver preso iniziative in questo senso. Nel novembre 2017, il Governo italiano annunciò di impedire l’accesso al bacino di San Marco, le navi da crociera con un peso superiore alle 100,000 tonnellate, consentendo loro invece di ormeggiare a Marghera, l’area industriale di Venezia sulla terraferma.

La scorsa primavere, le autorità locali introdussero degli accessi a forma di tornelli per contenere il passaggio nelle arterie più congestionate, soprattutto in corrispondenza dei fine settimana a bollino nero. Inoltre nell’alta stagione, degli assistenti-polizziotto in grado di parlare inglese, chiamati “angeli del decoro” piantonano in alcune delle aree più congestionate della città, a riprendere alcuni turisti con i piedi a mollo nei canali o sorpresi a bere o mangiare in luoghi vietati (ai turisti le multe possono ammontare fino a 500€).

Ora Venezia sta ipotizzando di imboccare una strada ancora molto controversa. A partire da settembre, una nuova delibera comuanle richiederà ai turisti giornalieri di pagare una tassa di sbarco di 10€. I turisti che pernotteranno a Venezia saranno esentati, dato che la tassa di soggiorno viene comunque richiesta I residenti, molti dei 30.000 pendolari giornalieri, studenti e bambini sotto i sei anni non saranno soggetti a tale tassa.

Simone Venturini, assessore comunale e consigliere economico, racconta a CNN Travel che gli introiti di tale tassa convergeranno a sostenere i costi per lo smaltimento di rifiuti e per far fronte a garantire la sicurezza urbana. Dei pendolari che beneficiano dei servizi della città senza alcuna spesa dentro la città stessa, dice: almeno potranno lasciare un contributo che permetterà alla municipalità di diminuire i costi che al momento sono sulle spalle dei cittadini”.

Crediamo che quelli che vengono qui dovrebbero stare qualche giorno potendo fare esperienza della città lentamente, perdersi per i canali di Venezia e apprezzare tutte le isole e i luoghi che forse sono meno famosi rispetto a San Marco e il Ponte di Rialto”. Venturini poi aggiunge che il turismo “deve essere gestito non chiudendo i portoni e bloccando la città, ma incentivando un turismo di qualità”.

Ne frattempo le autorità municipali sostengono che la tassa aiuterà a rendere la città più sostenibile per turisti e cittadini, altri dicono sia antidemocratica, un sistema non inclusivo che paragonaVenezia ad un parco divertimenti.

In giro per l’Europa molte città stanno compiendo sforzi considerevoli nella lotta al sovraturismo.

In Belgio, Bruges sta eliminando gli annunci pubblicitari per le visite giornaliere e sta riducendo il numero di attracchi di navi da crociera nel porto di Zeebrugge.

L’impennata nel numero di visistatori di Amsterdam ha raggiunto i 18 milioni nel 2018, suggerendo all’ufficio del Turismo dei Paesi Bassi di bloccare le campagne pubblicitarie, sostenendo che il focus al momento non è promuovere la “destinazione” ma la “gestione”.

A che ora chiude Venezia?

Marco Gasparinetti, avvocato ambientalista e portavoce del più grande gruppo di attivisti di Venezia, il Gruppo 25 Aprile, ha raccontato a CNN Travel che talvolta i turisti americani gli chiedono a che ora chiude Venezia.

Gasparinetti ritiene che la tassa di sbarco non risolva il vero problema di Venezia con l’iperturismo e pensa che di fatto non scoraggerà i turisti. Il suo gruppo, la cui missione principale è quella di preservare la residenzialità in modo da evitare che la città diventi un “parco tematico”, chiede invece di definire un tetto massimo o soglia di carico: “Venezia, per essere apprezzata dai turisti, ha bisogno anche di esistere come luogo della vita quotidiana. Cinquant’anni fa, ci vivevano circa 150.000 persone. Ora, solo 53.000 residenti sono rimasti. Tra una popolazione anziana e una popolazione giovane, con alti livelli di istruzione che cerca opportunità di lavoro al di fuori del settore turistico, Venezia annualmente vede una perdita netta annua di abitanti di 1.000 unità.

Abbiamo bisogno di creare alla gente le condizioni per rimanere” Gasparinetti dice, aggiungendo che non esistono a Venezia occasioni lavorative per giovani laureati “fatto salvo che non si voglia fare il cameriere o il venditore di paccotiglia turistica nei chioschi”.

Nonostante tutto la città ogni anno accoglie qualche nuovo residente ma questi tendono ad essere estremamente benestanti, Gasparinetti osserva che la città sta progressivamente perdendo la sua classe media.

Nel frattempo, molti veneziani che lasciano che i loro appartamenti vengano affittati su Airbnb che, come dicono in molti, incoraggia l’arrivo di sempre nuovi turisti che la città non è più in grado di gestire.

L’artista Deirdre Kelly, che vive qui da 15 anni, crede che al posto di introdurre una tassa turistica, l’amministrazione comunale dovrebbe provare a gestire Airbnb e gli altri canali di affitti brevi.

Una gallina dalle uova d’oro

Il turismo, e il settore lavorativo turistico, sono la base della vita per molti residenti. Il presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, Pino Musolino, dice che se le navi da crociera affollano le calli con i migliaia di pedoni che scaricano, alla fine esse creano fino a 6.000 posti di lavoro per la popolazione locale. “30 milioni e più di turisti annui sono come una gallina dalle uova d’oro e un modo molto ma molto semplice per fare soldi”. Musolino racconta a CNN Travel. “Alla fine è sempre guadagno e mai perdita” lui dice.

Ancora, Musolino crede che sia il tempo ormai per iniziare a pensare a creare lavoro fuori dal settore turistico, convenendo sul fatto che limitare il numero di viaggiatori in certi momenti dell’anno potrebbe essere d’aiuto. “Non è perché vorremmo chiudere la città o sbarrare i cancelli” Musolino aggiunge, ma per la sfida che coincide con l’idea che Venezia è un museo a cielo aperto, dice:“Non penso proprio che qualcuno sarebbe felice di vivere in una città che appaia come un contenitore bellissimo completamente vuoto all’interno”.


Nella foto: un’immagine scattata durante le riprese

“La stessa acqua può sostenere o affondare una nave” (proverbio cinese)

Venezia, 18 gennaio ’18

In occasione dell’evento inaugurale dell’Anno del Turismo Europa-Cina che si terrà domani a Palazzo Ducale, il Gruppo 25 aprile augura il benvenuto alla Delegazione della Repubblica Popolare Cinese sottolineando come Venezia e la sua laguna, che sono state scelte per ospitare questo evento, rappresentano un luogo di incontro e d’armonia tra i popoli, la cui unicità si basa su un raffinato quanto delicato equilibrio tra l’uomo e l’ambiente.

Perseguire l’armonia richiede particolari caratteristiche di sensibilità e comprensione, significa saper dosare con attenzione i singoli elementi, misurare l’impatto dei singoli interventi sull’ambiente che li accoglie.

Questo è il messaggio delle bandierine tibetane di preghiera con cui porgiamo il nostro benvenuto: emblema filosofico e non politico con cui da secoli si invocano le menti illuminate affinché spargano la conoscenza e preservino l’armonia fra i 5 elementi: 5 bandierine blu come lo spazio, bianco come l’acqua, gialla come la terra, rossa come il fuoco e verde come l’aria.

La Repubblica Popolare Cinese come altri Paesi prima di lei ha già toccato con mano i danni che vengono provocati quando l’armonia degli elementi viene minacciata dall’uomo. Per questo, in una città come Venezia che è stata a lungo simbolo dell’armonia di una comunità di persone ed esempio di un rapporto saggio e rispettoso con l’ambiente circostante, riteniamo che incrementare ulteriormente i flussi turistici sia una follia che rischiamo di pagare tutti a caro prezzo, snaturando le caratteristiche che hanno reso Venezia unica al mondo e svuotandola dei suoi abitanti, della sua cultura, dei suoi mestieri tradizionali. In uno spazio fisico limitato come questo, dove per le famiglie è sempre più difficile trovare un alloggio, la nostra città non può accogliere un numero indefinito di turisti senza alimentare tensioni indesiderate e indesiderabili.

L’incapacità di pensare in un’ottica di ampio respiro e la cupidigia sono nemiche dell’armonia e della prosperità.  Venezia è stata sempre considerata come il punto d’arrivo della Via della Seta, Venezia ha sempre avuto con la Cina un rapporto di rispetto e di amicizia. In virtù di questo antico legame, a chiunque voglia investire in questa Città chiediamo moderazione e saggezza: un antico proverbio cinese dice “la medesima acqua può sostenere o affondare una nave”.

Un eccesso di turismo affonderebbe quella stessa città da cui gli investitori sperano di ricavare un giusto profitto. Da parte nostra aggiungiamo: potrebbe mai essere “giusto”, un profitto basato sulla distruzione di una civiltà millenaria? Ai nostri ospiti, che sono graditi quanto lo sono quelli di qualsiasi altra nazionalità, chiediamo di ricordare l’antica saggezza che ha fatto della Cina un faro di civiltà quando altre nazioni ancora brancolavano nel Medioevo. Se questo – come molti pronosticano – sarà il “secolo cinese”, che venga ricordato come l’avvento di menti illuminate e non accecate dal profitto di breve termine che distrugge le basi della prosperità futura e l’armonia degli elementi.

FC10

Le proposte dei sestieri, dalla A alla V (come Venezia)

Mancano 10 giorni all’incontro pubblico in cui tireremo le somme degli incontri nei sestieri (20 gennaio, all’Ateneo Veneto). Di qui ad allora, su questa pagina proveremo a riassumere alcune delle richieste che abbiamo raccolto. NB Questo non è un documento “ufficiale” ma la versione PROVVISORIA che sottoponiamo a pubblica consultazione. Per la versione definitiva, farà fede il testo che verrà distribuito in aula magna il 20 gennaio: quella che leggete qui in bozza è una prima anticipazione in “ordine alfabetico”, per facilitare la ricerca delle parole chiave.

Le proposte rispondono ai criteri che avevamo indicato all’inizio del ciclo di incontri: non vogliamo creare illusioni o fare demagogia, ma semplicemente stilare un catalogo di richieste concrete, attuabili e realistiche. Non è un “programma elettorale del Gruppo25aprile” perché riteniamo che queste cose vadano fatte subito, senza attendere le prossime elezioni.

Ai  rappresentanti eletti nelle Istituzioni chiediamo che ognuno faccia la sua parte e la faccia subito, perché Venezia si sente “assediata” e la situazione non ammette ritardi ulteriori. Il dibattito all’Ateneo Veneto permetterà di discutere alcune proposte “prioritarie” e di affinarne altre, collocandole in una visione “di insieme” su ciò che è necessario e urgente per dare un futuro a Venezia. Vi aspettiamo numerosi in aula magna, il 20 gennaio alle ore 17.

2016-dicembre

A come Alloggi:

Alla Regione Veneto chiediamo:

1) la modifica urgente della legge regionale del 2013 che ha liberalizzato in modo selvaggio le locazioni turistiche; tale modifica potrà essere adottata in tempi brevi dato che si tratta soltanto di introdurre un’eccezione per i sestieri di Venezia, in omaggio alle esigenze specifiche di tutela del suo tessuto sociale, che è parte integrante della sua specialità, imponendo requisiti vincolanti anche in materia di scarico delle acque reflue, a tutela dell’igiene e dell’ambiente lagunare;

2) un intervento immediato sulla controllata ATER, il cui compito è “la costruzione ed il recupero di alloggi, da assegnare in locazione temporanea o permanente a canone calmierato” finalizzato all’assegnazione degli alloggi attualmente non utilizzati, eventualmente anche favorendo forme di auto-restauro a carico degli inquilini potenziali, e al completamento delle unità abitative i cui lavori sono stati avviati e non ancora ultimati

B come Bricole:

Al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti chediamo:

Lo stanziamento dei fondi necessari per avviare un programma straordinario di manutenzione e sostituzione delle bricole, a completamento dei primi interventi avviati dal Provveditore interregionale per le Opere Pubbliche, sulla base della cartografia aggiornata realizzata su nostra richiesta nel maggio 2016.

C come Case e Cambi di destinazione d’uso:

Al Sindaco e al Consiglio comunale di Venezia chiediamo:

Di bloccare immediatamente e per un paio d’anni almeno i cambi di destinazione d’uso da residenziale a turistico-ricettivo o alberghiero nei sestieri, facoltà che è già riconosciuta dal PAT (Piano di Assetto Territoriale) in vigore dal 2014 a tutela della residenzialità, che è precipitata ai minimi storici e in alcuni sestieri rischia di estinguersi in assenza di una terapia d’urto immediata, che andrà poi accompagnata dalle misure “strutturali” indicate in allegato a questo documento.

D come Dignità

Al Sindaco di Venezia e alla Giunta comunale chiediamo:

Di riconoscere e agevolare nei fatti il diritto di ogni persona a condurre un’esistenza dignitosa e decorosa. Il rispetto per gli anziani e i disabili non può limitarsi a qualche posto “riservato” a bordo dei vaporetti ma deve concretizzarsi in forme di sostegno mirate a sostenere la qualità della vita di queste fasce di cittadinanza. In questi settori il Comune di Venezia vanta una consolidata tradizione che è necessario preservare o ripristinare contro i tagli effettuati, anche incoraggiando le numerose forme di volontariato presenti sul territorio che spesso operano senza alcun contributo pubblico.

E come Educazione Nautica

Alle scuole cittadine proponiamo:

Un progetto di educazione nautica, al quale siamo pronti a fornire il nostro contributo con docenti volontari ed esperti a titolo gratuito, in considerazione dei sempre più frequenti incidenti (a volte mortali) che in parte sono dovuti ad inesperienza e/o mancata conoscenza delle regole di base, dato che la normativa in vigore consente la navigazione senza patente per le imbarcazioni con motori di potenza non superiore ai 40 cavalli (che con semplici ritocchi alla portata di tutti salgono in realtà a 60).

F come Flussi turistici

Al Sindaco di Venezia, al Consiglio e alla Giunta comunale chiediamo:

di avviare al più presto un programma di gestione dei flussi turistici che permetta di alleggerire e diversificare (nel tempo e nello spazio) una pressione divenuta insostenibile e incompatibile con la possibilità stessa di offrire un’accoglienza degna della reputazione della Città; fra le proposte attualmente sul tavolo, quella protocollata da Roberta Bartoloni che è stata illustrata nell’incontro di Castello presenta caratteristiche di gradualità, flessibilità, fattibilità in tempi brevi, non discriminazione e contenimento dei costi che abbiamo particolarmente apprezzato – senza escluderne altre che potranno essere confrontate con questa al fine di prendere il meglio di ognuna.

G come Gestione dei beni comuni

Al Sindaco e al Consiglio comunale di Venezia chiediamo:

di dare un segno tangibile di discontinuità rispetto alla politica di alienazione di beni pubblici avviata dalle amministrazioni precedenti, che nella situazione attuale di bilancio (con l’allentamento dei vincoli del patto di stabilità) risulta incomprensibile oltre che miope, e in alcuni casi si è tradotta in un gettito assolutamente irrisorio rispetto alla perdita definitiva per la collettività, come è stato per la casa del custode dei Giardini Papadopoli.

H come Hotels

Basta alberghi nei sestieri! V. alla lettera C come “Case”

I come Illuminazione

Alla giunta e agli uffici comunali competenti chiediamo:

Illuminazione notturna e installazione di telecamere di sorveglianza  in ruga degli Oresi, che di recente ha conosciuto episodi di barbara violenza ai danni di una esercente.

L come Lavoro

Considerato che l’industria del turismo a Venezia è ormai quella che impiega il maggior numero di occupati, spesso precari e mal pagati rispetto al costo della vita [1] con la duplice conseguenza del pendolarismo dalla terraferma (30.000 persone circa) e di un sempre maggior numero di giovani veneziani che scelgono la via dell’espatrio[2]

Al Sindaco di Venezia e alla Giunta comunale chiediamo:

di superare la fase attuale di sfruttamento dell’Arsenale come spazio per feste esclusive quando invece dovrebbe essere perno naturale e fulcro ideale per la creazione di posti di lavoro qualificati, che non siano legati soltanto alla monocultura turistica; questo potrà avvenire progettando una cittadella della ricerca finalizzata agli studi marittimi in grado di ospitare istituzioni di ricerca italiane e straniere e offrendo spazi ad imprese compatibili con il complesso e impegnate nel settore marittimo (cantieristica, lavori marittimi …), dell’artigianato tradizionale (imprese fabbrili, falegnamerie…) e del restauro, all’interno di una cornice culturale unica al mondo. Per rispettare la promessa di “restituzione alla città” a suo tempo fatta, chiediamo inoltre l’apertura dell’Arsenale alla cittadinanza abbattendo le barriere attuali per permettere un percorso di visita unico (anche negli spazi occupati dalla Biennale) che potrebbe anche generare reddito con visite guidate a pagamento per piccoli gruppi.

[1] Dato Unioncamere: il 77% dei posti di lavoro creati nella città metropolitana di Venezia nel 2016 erano precari. Più della metà delle offerte di lavoro (4.350 su 8.000 circa) riguardava le attività ricettive e della ristorazione. Al secondo posto (3.600 circa) le posizioni “non qualificate” nel commercio e nei servizi. Fonte: Nuova Venezia 8 novembre 2016.

[2] Veneziani stabilmente residenti all’estero nel dicembre 2016 (fonte: liste elettorali referendum costituzionale): 12.296, numero superiore alla somma dei residenti nei sestieri di San Marco e San Polo!

M come Museo Correr

Alla Fondazione Musei Civici di Venezia ricordiamo che:

Il Museo Correr, fondamentale Istituzione nella vita culturale della Città, deve questo nome al suo fondatore, Teodoro Correr: un nobiluomo veneziano che negli anni seguenti  alla caduta della Repubblica era riuscito a raccogliere un’enorme quantità di opere artistiche e cimeli veneziani delle più svariate epoche, salvandoli dalla dispersione e costituendo il primo nucleo del Museo.
Grazie a ulteriori importanti donazioni e acquisti, come quello effettuato dal Comune di Venezia a fine ‘800 dei cimeli del Doge Francesco Morosini, il Museo Correr  andò sempre più ampliandosi e divenne un importante punto di riferimento per studiosi e cittadini. Nel 1922 le Raccolte vennero trasferite in Piazza  San Marco, in una nuova sede che si estendeva tra  l’Ala Napoleonica e parte delle Procuratie Nuove.
Assieme al Palazzo Ducale costituisce ( o dovrebbe costituire) il fulcro espositivo di opere d’arte e collezioni storiche che ricordano la storia e la cultura della Serenissima. Purtroppo gli interventi radicali degli ultimi anni dimostrano come restauri e ripristini, anche corretti dal punto di vista formale, possono in realtà alterare gli scopi e le caratteristiche originarie di una Istituzione.  La cittadinanza ha avuto la sensazione che si sia persa di vista la valorizzazione degli aspetti più originali e fondamentali della storia e della civiltà di Venezia a favore di altri nel complesso storicamente più marginali.

Alla Fondazione Musei Civici di Venezia chiediamo

dunque di ritornare allo spirito e alla ratio che sta alla base della nascita delle collezioni del Museo Correr, ricordando altresì che il recupero di dignità e di coscienza della città passa non solo attraverso una maggiore attenzione alla sua storia e alla sua civiltà ma anche attraverso un uso che non sia smodatamente turistico e commerciale dei suoi monumenti simbolo, anche perché il turismo di qualità che si dice di voler coltivare è in realtà interessato a conoscere la storia e le caratteristiche specifiche di una Repubblica marinara unica al mondo più che a ritrovare anche qui il tipo di cose che potrebbe trovare in qualsiasi altro museo.

N come Negozi di vicinato e botteghe artigianali

Al Sindaco e al Consiglio comunale di Venezia chiediamo:

L’Adozione di un Regolamento comunale che, come già fatto dal Comune di Firenze, fissi un limite al proliferare di attività commerciali incompatibili con la tutela del patrimonio monumentale e immateriale (artigianato locale), avvalendosi delle disposizioni di legge recentemente adottate a livello nazionale[1] con l’obiettivo di privilegiare negozi di vicinato e attività artigianali; per tali attività chiediamo inoltre di attivare forme di agevolazione fiscale e incentivi compatibili con la norma “de minimis” (entro la soglia dei 200.000 euro pro capite, che permette di evitare l’obbligo di notifica alla Commissione europea).

[1] Decreto legislativo n° 222 del 25 novembre 2016

O come Ospedale

Una proposta innovativa e promettente che abbiamo ricevuto è quella di collegare il nostro ospedale all’Università di Padova e portare a Venezia gli specializzandi e i dottorandi. Sviluppando questo gemellaggio con la Università di Padova, Venezia potrebbe diventare sede di ricerche mediche  avanzate  allestendo, negli enormi e liberi spazi del convento dei domenicani (Ospedale Civile ), un centro di studi sanitari di eccellenza a livello mondiale come (in altro ambito) è stato fatto a Trieste con la SISSA.

In questo modo si utilizzeranno al meglio gli spazi dell’ormai quasi vuoto convento di San Domenico evitando operazioni speculative di tipo turistico. In quei locali si potrà sviluppare la clinica e la ricerca, per cure innovative  e di assoluta eccellenza. Questo farebbe del nostro Ospedale civile un polo di attrazione e rivitalizzerebbe tutta la zona circostante.

P come Posti barca

Al Sindaco di Venezia chiediamo:

Di sbloccare il bando per l’assegnazione dei posti barca vacanti nei sestieri e nelle isole, che gli uffici comunali hanno predisposto da più di un anno su indicazione dell’allora Commissario Zappalorto e che allo stato attuale risulta essere un obbligo disatteso dalla Giunta in carica, dato che il regolamento comunale applicabile ne prescrive la pubblicazione con cadenza biennale.

Q come Qualità dell’Aria

Alla Regione Veneto chiediamo:

Un intervento immediato sull’Agenzia regionale per l’Ambiente (ARPAV) affinché venga finalmente installata una stazione di monitoraggio della qualità dell’aria nei sestieri, considerato che l’unica centralina presente in Laguna, è stata collocata a Sacca Fisola in tempi remoti quando le circostanze erano diverse da quelle attuali, non è rappresentativa dell’esposizione reale della popolazione residente a Venezia tanto che è classificata come “stazione di fondo” e pertanto non misura l’impatto delle fonti locali di inquinamento quali il traffico acqueo e marittimo.

R come Rifiuti

Al Consiglio comunale di Venezia chiediamo:

La rimodulazione delle imposte comunali come la TARI (tassa sui rifiuti) con tendenziale abbattimento allo zero per le prime case e aliquota ridotta per le utenze domestiche in generale; nel breve termine, revoca immediata degli aumenti deliberati dal Consiglio comunale per il 2016, da finanziarsi con l’aumento dell’aliquota applicata ad alberghi e altre attività ricettive di tipo turistico.

S come scuole (e asili) comunali

Al Sindaco di Venezia e alla Giunta comunale chiediamo:

Un rinnovato sostegno allo sviluppo degli asili nido e delle scuole materne che rappresentano un servizio fondamentale per la cittadinanza e che hanno sempre costituito uno dei fiori all’occhiello del Comune di Venezia. Si tratta di attività strategiche che mirano a fornire un ottimo livello di educazione dei piccoli e costituiscono un prezioso supporto, specialmente per quelle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, a tariffe compatibili con i livelli stipendiali attuali. Appare pertanto logico chiedere che, anche per il futuro, il Comune si impegni a garantire livelli qualitativi adeguati e sicurezze ai bambini e alle loro famiglie, nonché ai lavoratori del settore.

T come Traffico Acqueo

Al Sindaco e al Consiglio comunale di Venezia chiediamo:

Elaborazione e attuazione di un piano per il riassetto del traffico acqueo che ponga come obiettivi primari: la salvaguardia del patrimonio immobiliare pubblico e privato contro gli effetti del moto ondoso; il controllo dell’inquinamento atmosferico; il controllo dell’inquinamento acustico; la sicurezza della navigazione con precedenza al trasporto pubblico di linea, comprese le gondole da parada o traghetti; la razionalizzazione del trasporto merci che è attualmente caratterizzato da barche in ferro sproporzionate alle necessità e alle caratteristiche dei rii interni.

U come Ultima spiaggia

In assenza di una terapia d’urto immediata sul duplice fronte casa-lavoro, la curva demografica nei sestieri è tale che i residenti “sopravvissuti” a Venezia sono condannati all’irrilevanza da una classe politica cinica e miope (per non dire di peggio) che ragiona soltanto con il pallottoliere del “quanti voti porta” questa o quella comunità locale, non solo a livello regionale (nessuno consigliere regionale, allo stato attuale) ma anche nel loro stesso Comune: dalla Giunta in carica i segnali già accumulati in questo senso sono troppo numerosi per poter essere ignorati.

Alla Regione Veneto chiediamo:

la convocazione del referendum di iniziativa popolare per il ripristino di due Comuni autonomi (Venezia e Mestre) su cui sono state raccolte 9.000 firme, in modo tale che la popolazione possa esprimersi nel merito della questione, dato che l’istituzione della Città Metropolitana di Venezia permette di affrontarla in modo completamente diverso rispetto al passato e considerato che il Sindaco attuale ha ritirato le deleghe alle Municipalità, facendo con questo venir meno anche l’ultima flebile parvenza di decentramento amministrativo.

Considerata l’imminente convocazione del referendum regionale sull’autonomia, un abbinamento delle due consultazioni referendarie permetterebbe di superare l’obiezione relativa ai costi del referendum che riguarda l’assetto territoriale dell’attuale Comune di Venezia.

Alle Autorità italiane chiediamo:

Il riconoscimento di uno Statuto speciale per Venezia, che permetta alla Città di: I° trattenere una quota del gettito fiscale prodotto anziché elemosinare periodicamente quanto le è in realtà dovuto se si considera il residuo fiscale accumulato ogni anno (la differenza fra imposte riscosse sul suo territorio e la somma di trasferimenti e servizi ricevuti dallo Stato); II° decidere in autonomia quali sono le priorità di intervento sul suo territorio, senza essere sacrificati sull’altare del pallottoliere elettorale che non prende in conto il valore universale di Venezia, le sue caratteristiche uniche al mondo e il suo status di Patrimonio dell’Umanità.

V come Venezia all’aperto

Fra le richieste che abbiamo raccolto nei sestieri ci sono anche:

  1. Il ripristino del cinema all’aperto di campo San Polo
  2. il raddoppio della frequenza del mercatino di Santa Marta, che è particolarmente apprezzato dai residenti;
  3. il ripristino dei mercatini delle cose vecchie e del collezionismo, denominati “Mercatini dei Miracoli”, eliminando il requisito del 50% di venditori professionisti che ne ha determinato la scomparsa;
  4. la manutenzione e ripristino della funzionalità delle fontane pubbliche, e più in generale di tutti i manufatti di proprietà comunale sulla pubblica via (panchine, fontanelle e segnaletica), che a volte si trovano in condizioni di incomprensibile abbandono.
  5. Le strutture disponibili per le attività sportive (voga a parte) sono scarse, manca ad esempio una struttura per avvicinare i ragazzi all’atletica.

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Nella foto: il cinema all’aperto di campo San Polo, che con grande successo di pubblico era rimasto attivo fino al 2014.

Post Scriptum: Il ciclo di incontri nei sestieri, compreso quello conclusivo all’Ateneo Veneto, è stato interamente auto-finanziato dai cittadini senza alcun appoggio di partiti o sindacati, aziende o cooperative, enti pubblici o Fondazioni. Non abbiamo etichette e non ne vogliamo, il nostro è soltanto un movimento di opinione che alle “ricette” calate dall’alto (spesso formulate da persone che non conoscono la città) ha preferito un approccio diverso: quello di proposte nate dal contatto quotidiano con il territorio, sestiere per sestiere.

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27novembre2016

cannaregioGrafica locandine: Francesca Codrino

Foto di copertina: Marco Gasparinetti

Venice reshaped? Un articolo di Paola Minoia

Grazie a Paola Minoia (Università di Helsinki), anticipiamo qui un estratto dell’articolo che verrà pubblicato in inglese da un importante editore internazionale  con il titolo “Venice reshaped? Tourist Gentrification and Sense of Place”. Per motivi di rispetto del copyright, ne pubblichiamo soltanto l’estratto che ci riguarda più direttamente, consigliandone a tutti la lettura integrale quando verrà pubblicato (ed. Springer International, Tourism in the City 2017).

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“Possiamo pensare a Venezia come alla nostra casa? Risiedervi ha un prezzo troppo alto da sostenere per le classi medie e meno abbienti, ed è questa la ragione fondamentale della progressiva suburbanizzazione di Venezia, che ha spostato sempre più persone e attività al di fuori della città storica.

I nuovi abitanti, fondamentalmente più benestanti e cosmopoliti che hanno eletto Venezia a seconda (o terza, quarta) residenza, sono chiaramente diversi dai turisti mordi e fuggi, e reclamano anch’essi relazioni più profonde con Venezia e i Veneziani (anche se molti tra questi sono diventati pendolari). Tuttavia, nella maggior parte dei casi queste nuove presenze in città non sostengono economie urbane alternative a quelle turistiche, e sono persino indifferenti al funzionamento dei servizi pubblici per la residenzialità, quali scuole, centri diurni di quartiere, spazi culturali o altri servizi pubblici.

Allora dovremmo considerare Venezia solo come un centro mondiale? Quelle che prima erano fabbriche, residenze, sedi di associazioni, monasteri e altro, sono diventate spazi per l´arte, il design, o ritrovi di circoli esclusivi, o centri commerciali di lusso, se non ristoranti o enoteche: tutti servizi utili a mantenere vitale il circuito dei nuovi residenti e dei loro interessi di consumo. Come già dimostrato, Venezia presenta molti elementi comuni ad altre città gentrificate, come New York e altri centri mondiali, in quanto mantiene legami più forti con le reti globali rispetto a quelle locali; ma allo stesso tempo, la sua vitalità è esclusivamente appiattita sui servizi al turismo, al divertimento e al consumo artistico.

E’ proprio questa specializzazione estrema a sfidare la vera natura di Venezia come città, coerentemente con la definizione data da Ashworth e Page (2011), per i quali si puo’ parlare di città nel caso di centri urbani – anche turistici – che mantengono una multi-funzionalita’ elevata, di fronte alla quale il turismo rimane relativamente invisibile. Settis e’ esplicito nel descrivere Venezia come una citta’ morente, e nel richiamare la necessita’ di preservarne la diversità sociale e antropologica e, soprattutto, il capitale civico: “fondato sui meccanismi di trasmissione intergenerazionale di lungo termine (…), include la nozione di “cultura civica”, un senso collettivo di valori, diritti e memoria sociali avente dimensione culturale, politica ed economica” (2014, p. 107). Inoltre, per Settis il “diritto alla citta’ dovrebbe essere legato alla funzione sociale della proprieta’ (…) e al diritto al lavoro (…) strettamente unito da vincoli giuridici, etici, economici e funzionali (p.109).

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Bisogna riconoscere, infatti, che la gentrificazione turistica di Venezia non e’ solo il prodotto di volonta’ coincidenti espresse da classi benestanti. Come sottolineato da Gotham (2005), non possiamo assumere che fattori relativi alla domanda siano i soli a guidare i processi di gentrificazione, ma va senz´altro considerato l´ambiente in cui questi vengono prodotti, e riconosciuto il ruolo delle istituzioni locali. Le volontà politiche dei governi locali sono determinanti nel garantire la riattivazione di attività  culturali e produttive originarie, contro gli interessi delle corporazioni globali e contro i circuiti del consumo turistico. Tuttavia, Venezia è stata privata di un reale governo di sviluppo urbano.

Le ultime amministrazioni l’hanno valutata solo come risorsa economica profittevole, piuttosto che come un ambiente di vita complesso; non solo hanno trascurato l´impatto di grandi eventi quali carnevali e festival, delle grandi navi da crociera e di altre grandi infrastrutture, ma non sembrano voler mostrare alcun ruolo per la riattivazione dei diritti di residenza nella citta’ storica. La riabilitazione del patrimonio è avanzata in forma di progetti occasionali, soprattutto ad opera di privati, che hanno recuperato le strutture fisiche, lasciando al margine le componenti sociali. Il vuoto di regolamenti a favore delle attività tradizionali ne ha aumentato la precarietà e il declino.

All´opposto, durante i due ultimi decenni, le amministrazioni locali sembrano aver seguito dogmaticamente i principi del libero mercato. Politiche di liberalizzazione hanno modificato completamente il commercio in città, causando la chiusura di tanti negozi di vicinato, manifatture e officine artigianali. Nuovi regolamenti della pesca e del mercato ittico hanno contribuito al declino irreversibile delle cooperative tradizionali a carattere familiare; mentre la liberalizzazione di B&B e il fallito controllo dell’abusivismo turistico hanno distorto l’offerta di alloggi per il lungo periodo. L´internazionalizzazione del mercato immobiliare ha reso la residenzialità in città inaccessibile alla gran parte dei salari medi.

Recentemente, tuttavia, un gruppo di residenti ha iniziato a farsi sentire, avviando azioni di resistenza contro questo processo di erosione della cultura tradizionale e delle attività produttive locali. Esercizi di riappropriazione della memoria vengono messi ini atto, richiamando tradizioni passate e usi che venivano fatti degli spazi pubblici tramite vecchie foto, musiche e video condivisi in facebook o proposti mediante performance musicali, interviste ad anziani nei giornali, ecc. Nuove reti civiche sono state create con l´intento di entrare nel discorso politico urbano, per far sì che le voci locali riempiano il vuoto nella governance della città, e per chiedere azioni più determinate alla protezione dei diritti alla casa.

Un esempio è il Gruppo 25 Aprile, una piattaforma civica per Venezia e la sua laguna, costituito nel 2014, in cui alcuni residenti attivi reclamano la centralità del diritto alla città: “Come gli Indiani nativi d´America (nel XIX° secolo) noi ora rischiamo l´estromissione forzata dal nostro ambiente naturale (…) Fuori dalla laguna, per vivere dall´altro lato del ponte (la terraferma)” L´idea della città che sta perdendo la propria anima, il senso del luogo, è ben rappresentata, nel sito del gruppo, dalla metafora della nicchia vuota in un muro antico di Venezia:

20150222_122725In reazione alla nicchia vuota, il gruppo25aprile chiede agli amministratori un impegno più massiccio per riattivare la complessità di Venezia in tutte le componenti urbane fondamentali: attraverso politiche più inclusive per la residenza, per il lavoro e per i servizi sociali, di supporto attivo della cultura locale e delle attività produttive tradizionali.

Venezia ha bisogno di essere riformata, per guadagnare nuovamente complessità e inclusione sociale, e per tornare ad essere la città che era un tempo, cosmopolita ma con salde radici locali.

Negozi di vicinato, pesca tradizionale, produzioni creative, centri di cultura locale, giardini pubblici, case di quartiere per anziani, centri di incontro per migranti: chi non tornerebbe a ripopolare Venezia a queste condizioni, nonostante il turismo?”

Testo originale inglese e traduzione italiana:

Paola Minoia

Etciù etciù: la democrazia al macello delle Tresse

I Diarii di Marin Starnudo, capitolo nono.

Venezia, 28 aprile 2016

Tradizione e regolamento comunale vogliono che gli ordini del giorno del Consiglio comunale siano resi noto in anticipo, per permettere ai consiglieri comunali di studiare la materia e alla cittadinanza di essere presente per i punti di maggiore interesse, giusto? Sbagliato! Con pesce d’aprile in ritardo (era il 28 aprile) possono anche piovere dal cielo due mozioni, una sullo scavo delle Tresse (!) e l’altra sui superpoteri da conferire al Sindaco. Marin Starnudo si soffermerà sulla prima, che qui pubblichiamo in anteprima assoluta:

28aprile2016

Analizziamo i “considerati” e il deliberato, presentati direttamente in seduta (per evitare la presenza dei cittadini in aula?) senza alcuna discussione preliminare, perché sono pezzi inauditi di macelleria costituzionale e istituzionale. Da essi apprendiamo che:

  1. “con il voto delle ultime elezioni amministrative è stato chiaro il mandato dei cittadini a favore del progetto Tresse-Vittorio Emanuele”. Come, non ve ne eravate accorti? In effetti, nessuno di noi se ne era accorto ma sulla scheda elettorale del 2015 NON c’erano i simboli dei partiti e della lista Brugnaro, e nemmeno i nomi dei candidati al Consiglio comunale (che vengono eletti senza vincolo di mandato, occorre ricordarlo?) ma una cartografia del nuovo canale che sventrerà l’isola delle Tresse. Per inciso, l’idea di far passare quel canale all’interno dell’isola tagliandola in due è POSTERIORE alle elezioni: fino a quel momento il Sindaco GARANTIVA e spergiurava che il canale c’era già: il Vittorio Emanuele, e che NON c’era bisogno di scavare. Parole sue.
  2. al Governo si chiede di intervenire perché venga realizzato “il progetto scelto dai cittadini veneziani”? Equivoco numero due: quelle del 2015 NON erano elezioni, bensì un REFERENDUM sullo scavo di un canale che fino ad allora era stato escluso, dal candidato Sindaco in persona. Mannaggia, se l’avessimo saputo saremmo andati a votare in massa! Peccato che alle elezioni amministrative del 2015, per la prima volta nella storia di Venezia, abbia votato meno del 50% degli aventi diritto.. e che l’unico candidato Sindaco ad avere apertamente sposato la causa delle Grandi Navi al primo turno si fosse fermato al 28% dei voti pari ad un sesto del corpo elettorale, raccogliendo il voto di 34.805 cittadini su 211.000 aventi diritto. “Il progetto scelto dai cittadini veneziani”? Quanti di quelli che hanno votato Brugnaro (la minoranza del corpo elettorale, come abbiamo visto) sapevano di questo progetto, che oltretutto è stato stravolto DOPO le elezioni? Quale sparuta minoranza della minoranza era al corrente del progetto VERO? Vogliamo fare un sondaggio, per appurarlo?

Etciù, etciù: la prossima volta che ci chiedete di andare a votare, di grazia diteci in anticipo se si tratta di elezioni o di referendum, e su cosa stiamo votando. Chiediamo troppo?

Se era un referendum a sorpresa, si può dire che è fallito per mancanza di quorum (vista l’affluenza alle urne). Se invece erano elezioni (quelle del 2015) ne rispettiamo il risultato e allora ripassiamoci pure l’ABC della democrazia rappresentativa:

Che qualunque politicante da strapazzo, generalmente residente in terraferma e magari anche in altra Provincia, possa pretendere di parlare a nome dei “cittadini veneziani” fa parte delle regole del gioco della politica; che ad arrogarsi quel diritto sia un Consiglio comunale che a colpi di maggioranza e di forzature semantiche attribuisce ai cittadini veneziani la scelta di uno scavo che prevede lo sventramento di un’isola, di cui mai si era parlato in campagna elettorale, non è più questione politica ma una caricatura grottesca, che va denunciata come tale.

Quella scelta politica l’ha fatta la maggioranza consiliare? Benissimo, è la differenza fra democrazia rappresentativa e democrazia diretta; il Consiglio comunale a maggioranza sta esercitando la prima, e non la seconda. Se ne assuma la responsabilità senza giochini puerili (“il progetto scelto dai cittadini veneziani”) che servono solo a gettare fumo negli occhi di chi dovrà compiere le scelte definitive, nelle sedi istituzionali a ciò deputate e con tutte le garanzie che la Legge prevede a tutela della Laguna di Venezia.

Emergenza #bricole: la pazienza ha un limite

Ritorniamo a malincuore sull’emergenza bricole, che denunciamo da mesi e che è stata (meritoriamente) riconosciuta anche dal Prefetto di Venezia nella sua risposta alla lettera inviata il 5 febbraio da una ventina di realtà associative:

https://gruppo25aprile.org/?s=emergenza+%23bricole+Prefetto

Le foto inedite che pubblichiamo sono state scattate oggi 12 aprile, non già in canali remoti o secondari ma in quelli più trafficati, che sono serviti anche dalle linee ACTV. Nella prima che vi proponiamo, la situazione all’altezza di Madonna dell’Orto, dove abbiamo anche recensito due monconi di bricola a pelo d’acqua:

DSC04814Le bricole in condizioni simili nei canali lagunari sono centinaia, e questa è da considerarsi “fortunata” perché ha ancora tre pali, ma per quanto tempo ancora? In data 15 febbraio avevamo inviato una formale diffida al Provveditore interregionale delle Opere Pubbliche e al Ministro delle Infrastrutture che ne è il referente gerarchico. Il primo ci ha risposto in data 23 marzo, e di quella risposta ci eravamo pubblicamente rallegrati perché conteneva impegni e date precise:

https://gruppo25aprile.org/?s=emergenza+%23bricole+la+risposta

In primo luogo, il Provveditore ci rispondeva che con le (poche) risorse residue del bilancio 2014 aveva provveduto alla “sostituzione di 33 gruppi briccola” dislocati lungo i canali più “importanti sul piano della navigazione lagunare in quanto soggetti a traffico intenso ma soprattutto al trasporto pubblico di linea”. Proponiamo quindi una seconda foto scattata questa mattina in quei medesimi canali definiti come prioritari; questa è la situazione uscendo dal Ponte Donà:

DSC04798

In secondo luogo, in risposta alla nostra richiesta di mappatura e quantificazione delle risorse necessarie, il Provveditore scriveva che “si è anzitutto disposto l’aggiornamento del data base briccole in modo da poter estrarre una cartografia generale su scala lagunare (mappatura) che risponda ai requisti richiesti dai firmatari.. è prevedibile che la nuova cartografia possa essere completata e quindi disponibile anche per la pubblica consultazione a partire da venerdì 8 aprile p.v.

L’8 aprile è passato, in data odierna abbiamo quindi chiesto un incontro urgente al Provveditore per fare il punto sulla situazione. A Provveditore e Prefetto, nei limiti delle competenze rispettive, va dato atto di avere almeno accettato un dialogo con la cittadinanza. Del Sindaco in carica non abbiamo notizie, e la cosa ci meraviglia, ma l’occasione per conoscerne il pensiero la avremo forse giovedì 14 aprile in Consiglio comunale, quando verrà finalmente discussa la mozione depositata il 12 dicembre 2015 dai consiglieri comunali Sara Visman, Elena La Rocca e Davide Scano:

http://consigliocomunale.comune.venezia.it/?pag=srchatti_3_173&m=1_componenti

Dato che il Sindaco ha pubblicamente rivendicato le competenze che erano del Magistrato alle Acque, poi trasferite al Provveditorato interregionale alle Opere Pubbliche, vorremmo poter essere al suo fianco nella rivendicazione. Al momento non ci sentiamo di farlo perché da parte sua non ci è sembrato affatto di cogliere l’attenzione necessaria: per vedere la questione approdare in Consiglio comunale ci sono voluti 4 mesi, con la stagione primaverile già iniziata e decine di migliaia di imbarcazioni a rischio di collisione con qualche moncone di bricola o con i cosiddetti “coccodrilli” (pali di bricola vaganti).

Se il Sindaco rivendica quelle competenze, sarebbe utile sapere dove intende reperire le risorse economiche necessarie, che superano i 5 milioni di euro per la sola manutenzione (divenuta urgentissima) di quelle che ci ostineremo a chiamare “bricole” con una c sola, anche se nel linguaggio ministeriale sono “briccole” con due c. Sfumature linguistiche a parte, il Ministero delle Infrastrutture a livello nazionale dispone delle risorse economiche per far fronte ai suoi obblighi, e a livello locale dispone delle competenze tecniche e delle risorse umane necessarie (Polizia Lagunare compresa). In attesa che altri ne ereditino eventualmente le competenze, non ci stancheremo di tallonarlo, a costo di rivolgerci alla Magistratura, per evitare che si limiti a rifilare la patata bollente o il cerino acceso ad altri, in attesa di un decreto di trasferimento delle competenze di cui a Roma non vi è traccia, mentre l’emergenza richiede risposte immediate. Da parte del Sindaco ci saremmo invece aspettati un segno di vita, per i motivi indicati nella mozione che verrà discussa giovedì.

Le sedute del Consiglio comunale sono pubbliche; la cittadinanza è invitata a partecipare. Per chi non potrà farlo, è possibile collegarsi alla diretta streaming:

http://streaming.comune.venezia.it/

Ci auguriamo che chi rivendica quelle competenze sia anche in grado di esercitarle e (dettaglio non secondario) di reperire le risorse necessarie. Il Sindaco in Consiglio comunale ci dica come, fermo restando che la sede idonea per un dibattito approfondito è quella della nuova Legge Speciale per Venezia, ed è in quella sede che auspichiamo un impegno unitario di tutti i parlamentari veneziani: la situazione attuale è sotto gli occhi di tutti, e non è un “bel vedere”. Nel balletto delle competenze, a rimetterci sono (come sempre) i cittadini.

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Competenze dell’ex Magistrato alle Acque: lettera alla Presidenza del Consiglio

Sulle spoglie dell’ex Magistrato alle Acque di Venezia (MAV) volteggiano volatili di ogni tipo, forse animati da nobili intenzioni o forse da più prosaici appetiti.

Nel rendere pubblica la lettera inviata alla Presidenza del Consiglio in merito alle competenze del MAV, aggiungiamo un’unica avvertenza: la legislazione in vigore NON prevede che le medesime possano essere trasferite all’Autorità Portuale, così come NON prevede alcun obbligo che vengano trasferite alla città metropolitana: in attesa di un riassetto organico della materia che la nuova Legge Speciale per Venezia potrebbe auspicabilmente fornire, l’iniziativa che abbiamo preso di concerto con altre associazioni va letto come un invito a frenare certi appetiti e a non improvvisare rimedi frettolosi, che potrebbero rivelarsi peggiori del male.

Venezia, 25 febbraio 2016

Spettabile Presidenza del Consiglio

Alla Segreteria del Capo Dipartimento

PEC: affariregionali@pec.governo.it

Spettabile Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

Alla c.a. del Direttore generale dott. Enrico Maria Puija

PEC: dg.tm@pec.mit.gov.it

Per conoscenza:

Provveditore Ing. Roberto Daniele

PEC: oopp.triveneto@pec.mit.gov.it

Sindaco Città Metropolitana Venezia

PEC: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it

 

Oggetto: Trasferimento delle funzioni del soppresso Magistrato alle Acque di Venezia

 

Da notizie di stampa apparse sul Gazzettino in data odierna (allegato 1), apprendiamo o per meglio dire troviamo conferma di una lettera che il Presidente dell’Autorità Portuale di Venezia avrebbe indirizzato alle persone e ai Ministeri in indirizzo, con alcune richieste che consideriamo sorprendenti in quanto esorbitanti e/o ultronee rispetto alle competenze del Prof. Paolo Costa che le avrebbe firmate.

Considerato il periodo in cui la lettera è partita, potremmo anche pensare ad uno scherzo di Carnevale e tale ci auguriamo che sia, ma se così non fosse formalmente chiediamo alle Amministrazioni in indirizzo di considerare quanto segue.

Da quel che abbiamo letto, il Presidente dell’Autorità Portuale cerca di farsi attribuire competenze che la Legge riserva ad altri e che, così attribuite, perpetuerebbero “ope legis” quella confusione di ruoli fra controllore e controllato che tanti danni ha già fatto in Laguna, con lo scandalo a voi noto.

In particolare si tratterebbe delle competenze in materia di:

  1. rilascio di autorizzazioni per escavi canali portuali;
  2. rilascio di autorizzazione per gli scarichi nei canali portuali;
  3. rilascio di autorizzazione opere su aree demaniali portuali.

Se abbiamo capito bene la natura e le conseguenze eventuali delle richieste di cui sopra, il Presidente dell’Autorità Portuale in sostanza chiede di poter autorizzare se stesso a fare ciò che gli aggrada in quanto unico interprete del “superiore pubblico interesse”.

A nome delle associazioni firmatarie, che rappresentano più di duemila cittadini residenti nella città metropolitana di Venezia, ci permettiamo di dissentire alla luce dell’esperienza maturata in tempi recenti. Ci si potrà forse obiettare che la confusione di ruoli all’origine dello scandalo del MoSe era dovuta a debolezze umane agevolate da flussi illeciti di denaro (corruzione) già accertati dalla Magistratura; ma se la proposta dell’Autorità Portuale venisse accolta sarebbe ancora peggio perché fra controllore e controllato si verrebbe a creare una commistione inestricabile, costruita sulle macerie istituzionali di quello che fu il Magistrato alle Acque.

Inoltre, il Presidente dell’Autorità Portuale rivendica anche una competenza ulteriore e ultronea rispetto alle sue necessità istituzionali:

  1. il “rilascio di concessioni spazi acquei in ambiti lagunari”.

La competenza dell’ex magistrato alle Acque in materia è estremamente ampia “ratione loci” dato che si estende su tutte le isole minori della Laguna veneta, compresi moltissimi rii e canali su cui l’Autorità Portuale non può rivendicare alcun interesse legittimo dato che mai potrebbero essere adibiti alla navigazione di unità navali: per profondità e larghezza, tali rii e canali sono ovviamente riservati alla circolazione di imbarcazioni locali e la concessione di spazi acquei è funzionale alle esigenze della popolazione e delle attività produttive ivi insediate (cantieristica minore, in particolare). Salvo errore di formulazione, tale richiesta appare sorprendente e “ultra vires” rispetto ai compiti istituzionali affidati all’Autorità Portuale di Venezia, in un ambiente delicato come quello della Laguna di Venezia dove la medesima Autorità Portuale si è già più volte scontrata con amministrazioni comunali, associazioni e comitati di cittadini a causa di una sua certa tendenza ad “allargarsi” oltre il necessario.

Ad ogni buon conto, percezioni a parte quello che conta è il disposto normativo e la normativa in vigore è quella che segue:

Articolo 18 comma 3 del D.L 90/2014 convertito in legge 11 agosto 2014 n° 114.E’ soppresso il magistrato delle acque per le province venete e di Mantova, istituito ai sensi della legge 5 maggio 1907, n. 257. Le funzioni, i compiti e le attribuzioni gia’ svolti dal magistrato delle acque sono trasferiti al provveditorato interregionale per le opere pubbliche competente per territorio. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’art. 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, sono individuate le funzioni gia’ esercitate dal citato magistrato delle acque da trasferire alla citta’ metropolitana di Venezia, in materia di salvaguardia e di risanamento della citta’ di Venezia e dell’ambiente lagunare, di polizia lagunare e di organizzazione della vigilanza lagunare, nonche’ di tutela dall’inquinamento delle acque. Con il medesimo decreto sono individuate, altresi’, le risorse umane, finanziarie e strumentali da assegnare alla stessa citta’ metropolitana in relazione alle funzioni trasferite“.

Nel caso in cui si voglia dare attuazione al disposto normativo, è dunque alla citta’ metropolitana di Venezia e non all’Autorità Portuale che le competenze di cui sopra potrebbero eventualmente essere trasferite.

Ai destinatari della missiva del Presidente dell’Autorità Portuale, datata 15 febbraio 2016 con numero di protocollo 35350/SG-LEG/2818, formuliamo dunque una richiesta molto semplice: respingerla al mittente, nel caso in cui le proposte di cui sopra siano state effettivamente formulate, o rassicurarci che si trattava soltanto di uno scherzo di carnevale.

Venezia, 25 febbraio 2016

Marco Gasparinetti, portavoce Gruppo25Aprile

Mirco Bodi, portavoce Gruppo Diportisti Laguna Veneta

Veronica Scarpa, Presidente Associazione “L’Altra Venezia”

24febbraio2016 NavarroDina

 

 

 

Sant’Andrea: la Storia

Il voto del Consiglio comunale, inizialmente previsto per il 25 gennaio, è stato saggiamente rinviato ad una prossima seduta. In attesa dell’incontro pubblico convocato per il 30 gennaio, ci regaliamo una tregua per inquadrare l’isola nel suo contesto storico, che bene illustra i motivi per cui questa non è un’isola come le altre e tanto meno “una delle tante isole” della Laguna, nella memoria collettiva dei veneziani.

Sant’Andrea, cenni storici

di Nicoletta Frosini

1526 Archivio di Stato

Premessa: le necessità difensive della comunità lagunare

Quando nel IX secolo, anche a causa delle frequenti incursioni dei pirati lungo il litorale veneziano, la Civitas Venetiarum fu trasferita da Metamauco (Malamocco) nella zona di Rivoalto (Rialto), le isolette che costituivano il nucleo di Venezia videro nei lidi della stessa laguna una loro prima cortina di difesa naturale.

L’accesso alla città, ostacolato dai canali tortuosi ma soprattutto dai bassi fondali, era protetto inoltre da una muraglia difensiva, eretta nell’897, che si estendeva da S. Pietro di Castello fino a S. Maria Zobenigo e che favorì l’unificazione urbanistica dei due centri cittadini : Rialto, sede del governo, e Castello d’Olìvolo (attuale Castello), sede del vescovado.

Le prime fortificazioni al Lido, alla Certosa e a S. Andrea

Era comunque necessario anche alle tre bocche di porto un controllo del principale accesso alla città, quello dal mare. Di qui l’esigenza di torri di avvistamento: di una, circolare, si ha traccia al Lido sicuramente già nella prima metà del 1300, come risulta dalla planimetria di Venezia di Fra Paolino del 1346 (fig.1), forse riconducibile addirittura al XII sec. Sempre a scopo di avvistamento e segnalazione anche alla Certosa nel 1313 fu costruita una torre di legno.

Fig. 1: particolare della planimetria di Venezia di Fra Paolino (1346):

CF1

Castel Nuovo (Sant’Andrea) e Castel Vecchio (San Nicolò del Lido)

Fu in seguito alla guerra di Chioggia del 1379, quando a Venezia si era diffuso il timore di un’invasione dei Genovesi, che il Governo veneziano ritenne necessario potenziare la difesa delle bocche di porto, in particolar modo di quella del Lido, accesso diretto alla città. Alla fine del 1300 furono quindi rafforzate le difese con l’edificazione di un castello nella zona di S. Nicolò.

Successivamente, per delibera del Maggior Consiglio, nei primi anni del 1400 si avviò la costruzione di una fortezza “de petra” fondata sulle barene (“super palude”) di fronte a quella del Lido , “per la sicurezza del porto di S. Nicolò del Lido secondo la modalità che sembrerà migliore e più utile”. La località scelta era quella di S. Andrea, così chiamata dall’antica certosa esistente fin dal XII secolo.

La zona da allora fu denominata “ li do castelli “, dei quali il più antico, quello di S. Nicolò, era il Castel Vecchio, mentre il più recente, a S. Andrea, il Castel Nuovo, come appare evidente da un disegno del 1410 che riporta lo “Stato de’ Porti di Venezia e S. Erasmo“ (fig.2). Una catena tra le due fortezze proteggeva l’ingresso al porto di Venezia.

Fig. 2: Stato de’Porti di Venezia e S. Erasmo (1410)

CF2

Le fortificazioni, data la loro posizione strategica, mantengono l’attenzione del Governo veneziano che ne potenzia gli interventi. Un disegno del 1526, (fig.3) conservato all’Archivio di Stato di Venezia, presenta un’accurata descrizione delle strutture difensive alla bocca di porto del Lido. In particolar modo il Castel Nuovo spicca per le torri merlate, le singole porte d’accesso al mare e, soprattutto, per la presenza del mastio. Ben evidente è anche il gonfalone di S. Marco sulla torre di destra.

Un “faro de piera” apre il canale d’accesso al porto, delimitato dalle linee delle brìcole.

Fig. 3: anno 1526, bocca di porto del Lido (Archivio di Stato)

CF3

Agli inizi del Cinquecento risulta quindi evidente la preoccupazione della Serenissima per possibili minacce anche dal mare. Questo timore era d’altronde giustificato non solo dalla conflittualità con gli Stati italiani e le potenze straniere, quanto, soprattutto, dall’aumento dell’espansione turca che aveva strappato a Venezia possedimenti in Albania, nel Peloponneso, nello Ionio e nell’Egeo. Il sultano Bajezid II, figlio del conquistatore di Costantinopoli Maometto II, si sentiva perciò legittimato ad affermare che, se fino ad allora il doge aveva sposato il mare, ora quello stesso mare apparteneva a lui, il sultano che stava rendendo sempre più fragile e ridotto il dominio veneziano nell’Egeo.

Nonostante la tregua stipulata con l’impero turco nel 1503 per poter mantenere aperti i traffici commerciali, restava in Venezia alta e giustificata l’apprensione di essere assaliti dal mare sia da una flotta “di legni leggeri” che avrebbero potuto entrare nella città, sia da un’ armata più consistente. Si riteneva pertanto necessario fortificare ulteriormente i Lidi, in particolar modo la zona di S. Nicolò, la più esposta a quel tempo, e i castelli di difesa al porto, anche in considerazione dell’evoluzione dell’artiglieria, campo nel quale la Serenissima si distingueva per l’eccellenza della sua produzione.

Lo straordinario progetto di Michele Sanmicheli

Nel dicembre del 1534 il Consiglio dei Dieci decise quindi, con deliberazione segreta, di affidare all’architetto ed ingegnere militare veronese Michele Sanmicheli uno studio per il rinnovamento del sistema difensivo del porto che ne considerasse le accresciute esigenze, le nuove tecnologie militari e la particolare conformazione del luogo.

Michele Sanmicheli, distintosi già come ingegnere militare presso il papa Clemente VII, dal 1527 era al servizio della Serenissima con la mansione di architetto militare in terraferma e specialmente a Verona, dove nel 1530 era stato ufficialmente nominato Soprintendente alle fabbriche belliche.

Dall’incarico, rigorosamente segreto, dello studio di un nuovo progetto di difesa al porto di Venezia alla sua effettiva realizzazione passarono diversi anni.

Il Sanmicheli analizzò dettagliatamente ogni singolo aspetto della questione, in particolar modo le problematiche idrogeologiche del luogo e le sue potenzialità difensive. Propose quindi l’edificazione di due nuove fortezze, una per ciascun lato della bocca di porto del Lido, con impianti di artiglieria tali da garantire la possibilità di tiro incrociato. La proposta, che piacque al Consiglio dei Dieci e ai Savi alle Acque, non fu però immediatamente concretizzata, per l’opposizione di chi chiedeva venissero consultati altri esperti. La costruzione di un nuovo forte sul sito del preesistente Castel Nuovo comincia effettivamente solo nel 1543, al ritorno di Sanmicheli da Zara, dove egli era stato inviato dallo stesso Senato della Repubblica per occuparsi delle fortificazioni dei domini orientali.

Nel settembre del 1543, infatti, verrà finalmente approvato il progetto di Sanmicheli con i suggerimenti del colonnello Antonio di Castello di raddoppiare le postazioni di artiglieria perché fosse possibile “battere la bocca del porto e drento in mare e al traverso del Lio per il canale che viene a Venetia e defenderà gran parte del Lio e tutto secondo il disegno di M.Michiele”.(1)

(1) Archivio di Stato di Venezia, Consiglio dei Dieci, Delibr. Secr. lib.IV, f.101, in P. Marchesi, Il forte di S. Andrea a Venezia

Il problema più serio da affrontare era quello delle fondamenta del futuro edificio, che sorgeva in zona paludosa,”fasciata d’ogni intorno dal mare e bersagliata da flussi e riflussi”, come disse il Vasari . L’ostacolo fu superato con una soluzione sulla cui straordinarietà concordano studiosi di epoche diverse, dal Vasari, coevo al Sanmicheli, al Diedo, nel 1840, all’ingegner Miozzi con i suoi studi approfonditi sul Forte realizzati negli anni ’60 del Novecento. Tutto il perimetro del’area fu recintato con una doppia, robusta palizzata di quercia a costituire una cassa che fu scavata fino al caranto e poi riempita di fanghi per essere impermeabilizzata. Il Sanmicheli procedette in seguito al consolidamento dell’area con palificazioni ravvicinate, sopra le quali pose strati di grossi blocchi di pietra d’Istria, riempiendo i vani con calce e pozzolana. In questo modo arrivò ad assestare le fondamenta fino al limite dell’alta marea.

La fortificazione, denominata di S. Andrea dall’omonima vicina certosa, fu completata nel 1549 e, unendo in uno stretto connubio innovazione e funzionalità difensiva con bellezza architettonica e armonioso inserimento nel paesaggio, apparve subito un capolavoro dell’architettura militare.

Come si può notare dalla planimetria originaria (fig. 4) il bastione centrale ricurvo, sopra il quale si leva il mastio primitivo, presenta al mare il suo maestoso portale a tre archi, la cui eleganza architettonica non nasconde tuttavia il carattere difensivo, evidente negli archi laterali che si aprono solo alla base per lasciar spazio ai pezzi d’artiglieria. In questo modo, sviluppandosi orizzontalmente con un impianto originale e innovativo, la fortezza corrisponde nelle sue linee alla distesa lagunare, assecondando la morfologia del luogo.

Fig. 4, planimetria del forte di S. Andrea, dalla guida del forte di S. Andrea del Col. A. Capolongo, in P. Frosini – N. Neri:

CF4Quarantadue erano le cannoniere che il forte schierava lungo le sue cortine laterali e il bastione centrale, incorniciate da un arco in pietra d’Istria con sovrastante mascherone e poste a pelo d’acqua in modo da colpire con fuoco incrociato le navi che intendevano violare l’ingresso al porto. Come osservava il Temanza nel 1778 nella sua opera “Vite dei più celebri architetti e scultori veneziani che fioriscono nel secolo decimosesto” : “Le artiglierie sulla destra di questo castello battono la Fuosa (la foce), ò sia l’ingresso dalla parete del mare, per modo che entrando in porto una flotta nemica, le sue navi sarebbero sempre colpite di fronte, senza che neppure un tiro andasse fallito”.

Sul mastio, a cui era affidata anche l’originaria funzione di avvistamento, guardia e comunicazione, sugli ampi spalti superiori e sopra l’ingresso era posta un’altra linea di artiglieria a lunga gittata, evidente in un’incisione del Tironi del XVIII secolo (fig.5).

Permetteva il trasporto delle artiglierie una galleria interna, o casamatta, dietro la quale è visibile la linea delle riservette o ricetti “che servono di sicuro ricovero alle milizie, e danno comando all’allestimento di tutto ciò che può occorrere per maneggio delle artiglierie. Tutto è a volta reale di cotto co’ spiragli e sfogate aperture sotto il terrapieno per l’uscita del fumo. Gli spalti, i terrapieni, le piazze ed i quartieri sono di tale ampiezza che castello più comodo e più terribile di questo non si può mai dare.” Con queste parole di lode il Temanza completa la sua descrizione del forte.

L’ammirazione immediata che il forte suscitò fu accompagnata dall’invidia dei maligni che, come racconta il Vasari, insinuarono che il forte, anche se bellissimo, sarebbe stato inutile, addirittura dannoso, perché se tutte le artiglierie avessero sparato contemporaneamente, l’edificio sarebbe crollato causando grande devastazione. Il Senato, allora, fece collocare nel forte “grandissima quantità di artiglieria e delle più smisurate che fossero nell’Arsenale, ed empiute tutte le cannoniere di sopra e di sotto e caricatele anche più che l’ordinario” le fece scaricare in simultanea con un fragore e terremoto tali che sembrava “fosse rovinato il mondo”. La fortezza ovviamente rimase in piedi, i maligni furono “scornati” e le giovani veneziane incinte che per precauzione si erano allontanate dalla città su suggerimento dei medici vennero fatte rientrare. Dell’ingegno del Sanmicheli e della solidità del suo fabbricato era stata data la più eclatante dimostrazione.

Fig. 5, Tironi, Il Forte di S. Andrea (fototeca Museo Correr):

CF5

I lunghi secoli di inattività, la difesa finale e gli interventi successivi (1797-

Per molti secoli il Forte di S. Andrea non ebbe bisogno di diventare operativo anche se, poco più di vent’anni dopo la sua costruzione, il suo sistema difensivo fu rafforzato al riacutizzarsi dei conflitti con l’Impero turco che sfociarono nella battaglia di Lepanto del 1571. In quell’occasione fu eretto un terrapieno con i materiali di scavo del fosso retrostante il forte e fu costruito il rivellino.

Successivamente, a circa un secolo dalla sua edificazione, necessitò progressivamente di alcuni interventi di sistemazione interna che il Governo di Venezia portò a compimento in epoche diverse; un’ iscrizione lapidea sul mastio attesta restauri avvenuti nel 1743.

Si era ormai verso la conclusione della storia della Repubblica di Venezia. Il forte di S. Andrea si scosse dopo lunghi secoli di inattività, il 20 aprile 1797 quando al crepuscolo un vascello francese dal paradossale nome “Le Liberateur d’Italie” al comando del capitano Jean Laugier entrò nel porto di S. Nicolò con due navigli minori, nonostante l’ordine di fermarsi dato da Domenico Pizzamano, Deputato al Castello di Sant’Andrea, Lido porto e canali adiacenti. Nello scontro a fuoco successivo il comandante francese trovò la morte e i marinai veneziani della galera “Annetta bella” riuscirono ad impadronirsi del vascello francese.

Il forte aveva svolto bene la sua funzione di difesa dell”ingresso principale a Venezia, quello dal mare. Inutilmente, perché, com’è noto, il 12 maggio dello stesso anno il Maggior Consiglio, incapace di opporsi alle pressioni francesi, dichiarò cessato il vecchio regime passando i poteri ad una nuova municipalità di brevissima durata.

Con l’ingresso in città degli Austriaci nel gennaio del 1798 a seguito del trattato di Campoformio, il forte di S. Andrea accompagnò Venezia nei suoi repentini passaggi dall’Austria, in un breve iniziale periodo, alla Francia nel 1806 quando Venezia fu aggregata al Regno d’Italia e infine nuovamente agli Austriaci nel 1815 dopo il Congresso di Vienna.

Sia il governo francese che quello austriaco erano consci dell’importanza del porto del Lido e del Forte di S. Andrea, ammirandone la natura difensiva e le qualità architettoniche. I Francesi, nonostante il dichiarato apprezzamento per la bellezza del fabbricato, constatato lo stato di degrado delle strutture ed i costi che comportava ripararle si volsero al porto di Malamocco.

I lavori alla diga di Malamocco proseguirono con gli Austriaci che rivalutarono però anche il Forte di S. Andrea nelle sua capacità di difesa al porto di Venezia, guardando allo stesso tempo con preoccupazione allo stato di abbandono e soprattutto all’ erosione causata dalle correnti, che accresceva i suoi effetti proporzionalmente all’aumento della stazza delle navi e dei flussi di transito.

Il passaggio del Forte alla Regia Marina Italiana dopo l’annessione di Venezia all’Italia, nel 1866, vide una serie di interventi anche di ammodernamento: la costruzione di una polveriera, di nuovi locali per la guarnigione, di una ferrovia interna per facilitare il trasporto del materiale. Nel 1886 dietro al forte fu creato un siluripedio, vasca per il collaudo dei siluri, poi trasformato in idroscalo e utilizzato a partire dagli anni ’70 del Novecento come ricovero per i mezzi anfibi del Reggimento Lagunari.

Il vecchio edificio cinquecentesco dimostrava ancora la sua funzionalità militare che non riuscì però a preservarlo da un inarrestabile degrado dovuto all’incuria e soprattutto ai colpi delle correnti di flusso contro l’angolo nord-est del Forte; l’erosione, segnalata a più riprese inutilmente fin dagli inizi del 1900, porterà nel giugno del 1950 al crollo di 40 metri del bastione di nord-est . I lavori di restauro e di consolidamento saranno attesi per anni, sollecitati anche da comitati e dai cittadini per il profondo valore che il Forte ha sempre rappresentato per la città.

Realizzati negli anni novanta, i lavori di restauro e consolidamento hanno dato al forte la sua conformazione attuale. Il passaggio lungamente atteso del Forte dal Demanio al Comune e le speranze dei veneziani in una riqualificazione che ne garantisca una fruibilità attenta alla valenza storica, artistica e architettonica dello straordinario complesso sono invece storia di questi giorni.

1

Conclusione

Il forte di S. Andrea, soprattutto così come lo volle il Sanmicheli, si può realmente definire luogo emblema della stessa Venezia nella sua attenzione al mare, nella capacità di incontrare la laguna adattandola alle proprie esigenze in modo armonioso e non devastante, nel saper unire efficacia ed utilità a bellezza e rispetto dell’armonia dei luoghi.

Può infine, con la sua storia, svolgere simbolicamente forse ancora un’ultima funzione difensiva, non più contro ormai improbabili invasioni militari dal mare, ma contro i veri nemici della Venezia di oggi: il degrado e, soprattutto, quello sfruttamento inconsulto e quella speculazione miope che sacrifica ogni prospettiva al profitto di breve periodo.

Bibliografia: P. Frosini – N. Neri, Gli edifici militari veneziani, 1985, Istituto Italiano dei Castelli, Sezione Veneto; P. Marchesi, Il forte di S. Andrea a Venezia, Stamperia di Venezia Editrice, 1978; E. Miozzi, Venezia nei secoli, 1968, Ed. Libeccio; A. Carile- G.Fedalto, Le origini di Venezia, 1978, Pàtron Editore; M. Brusegan “Storia insolita di Venezia” Newton Compton editori, 2003; A. Zorzi, La Repubblica del Leone, 1979, Rusconi.

Immagini da: Gli edifici militari veneziani, di P. Frosini – N. Neri, Istituto Italiano dei Castelli, Sezione Veneto.

 

 

 

 

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