Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

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Poveglia. La nostra lettera aperta al Demanio

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Con riferimento all’esito del bando di gara (invito pubblico ad offrire) relativo all’isola di Poveglia, il gruppo 25 aprile:

– premesso di aver sottoscritto (da posizione distinta e autonoma) il fondo di scopo appositamente creato dall’associazione “Poveglia per tutti”;
– essendo fermamente convinto che la salvaguardia di Venezia e della sua laguna passa anche dalla difesa delle sue isole minori;
1) esprime perplessità sulla congruità del miglior prezzo offerto per la proprietà superficiaria (della durata di 99 anni) del compendio immobiliare denominato Isola di Poveglia e Ottagono;
2) sottolinea la sua preoccupazione per l’assenza di indicazioni in merito all’uso del bene demaniale da parte del miglior offerente, la cui identità è stata resa nota in data 13 maggio, alla luce di quanto già avvenuto in altre situazioni (scuola grande della misericordia);
3) confida nella competenza e integrità della commissione che dovrà ora pronunciarsi sulla congruità del prezzo offerto;
4) senza pregiudizio o preclusione alcuna nei confronti delle persone fisiche o giuridiche offerenti, ritiene che tale valutazione non possa prescindere dall’interesse storico e architettonico dell’isola di Poveglia e dall’interesse pubblico alla fruibilità di tale patrimonio, già appartenente alla Repubblica di Venezia, che lo Stato italiano ha acquisito in virtù del principio di successione fra Stati (norma di diritto internazionale consuetudinario) al pari di molti altri compendi immobiliari;
5) nelle more dell’aggiudicazione eventuale, invita il Demanio (civile e militare) nelle sue varie articolazioni a farsi carico delle sue responsabilità in relazione a questo e ad altri beni immobiliari ubicati nella laguna di Venezia (ad esempio: fortezza di Sant’Andrea), al fine di evitare il ripetersi di situazioni come questa di Poveglia, in cui la “dismissione definitiva da parte del Ministero della Sanità nel 1979 con la conseguente rovina dei fabbricati, mai più utilizzati”, si pone in evidente contrasto con la tutela del bene comune che lo Stato è tenuto a perseguire. In relazione a questo ed altri beni demaniali dello Stato, il Gruppo 25 aprile auspica inoltre la piena applicazione del federalismo demaniale, nei limiti e nelle forme della legislazione applicabile ( “de jure condito” e “de jure condendo”).

Venezia, 14 maggio 2014

Perché questa lettera? I fatti, in sintesi:

Cosa sta succedendo? Succede che per fare cassa, il demanio dello Stato italiano ha deciso di alienare alcuni beni della collettività fra cui l’isola della foto, mettendoli all’asta. Base d’asta: zero euro (!) con il rischio concreto che un’isola a noi cara finisca per pochi spiccioli in mano all’ennesima speculazione immobiliare, con benefici scarsi o nulli per le casse dello Stato che si dice di voler risanare (e questo sarebbe veramente il colmo). Per evitare che questo accada, un gruppo di cittadini ha creato un’associazione (“Poveglia per tutti”) che ha aperto una campagna di sottoscrizioni per partecipare all’asta.

Il gruppo 25 aprile (che riunisce più di 180 persone) ha aderito alla sottoscrizione con qualche decina di quote individuali da 99 euro e una quota collettiva intestata al gruppo. La sottoscrizione “Poveglia per tutti” ha permesso di raccogliere una somma superiore ai 400.00 euro, significativa (anzi straordinaria, visti i tempi ristrettissimi) ma non sufficiente a superare l’offerta presentata da un imprenditore che per l’isola di Poveglia (e l’ottagono adiacente) ha offerto 513.000 euro. Chiusa la seconda fase dell’asta (in data 13 maggio), la parola spetta ora alla “commissione di congruità” demaniale che avrà un mese di tempo per pronunciarsi sulla congruità dell’offerta; è il motivo per cui il gruppo 25 aprile ha scritto questa lettera aperta al Demanio, alla quale daremo (e vi preghiamo di dare) la più ampia diffusione.

A presto su queste pagine e/o sulla nostra pagina facebook:

https://www.facebook.com/groups/1499740350248934/

 

Delibera Sant’Andrea: lettera di Lidia Fersuoch ai quotidiani

Breaking News: salvo errore da parte nostra, di questa lettera inviata ai giornali da Lidia Fersuoch (Presidente della sezione di Venezia di Italia Nostra) non vediamo per il momento traccia nei quotidiani locali. Visto che la versione “ufficiale” dei fatti tende logicamente a prevalere (in termini di spazio ricevuto) sulle eventuali voci critiche o dissonanti rispetto al megafono della maggioranza che al momento amministra Venezia, pubblichiamo la lettera con il risalto che merita, per la serietà e la gravità degli argomenti che solleva:

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Lunedì 1 febbraio il Consiglio comunale ha purtroppo approvato, con tre soli voti contrari – uno del Movimento Cinque Stelle e uno del Pd -, la delibera del passaggio in proprietà al Comune di Venezia dell’Isola della Certosa e del Forte di Sant’Andrea.

Il sindaco e il suo capogruppo volevano convincere l’opposizione e il pubblico di cittadini che nella delibera si discutesse solo il passaggio di proprietà dallo Stato al Comune delle due isole, per cui lamentavano l’assurdità dell’opposizione a questo “regalo” del Demanio.

Peccato però che l’Accordo di valorizzazione, senza il quale non si può attuare il passaggio di proprietà (Accordo firmato a metà dicembre dai rappresentanti del Demanio, del Mibact, arch. Codello, e del Comune di Venezia, vicesindaco Colle, Lega), così reciti: «Il Comune di Venezia si impegna, anche attraverso la partecipazione di soggetti privati, a realizzare integralmente il Programma di valorizzazione presentato che si allega sotto la lettera C del presente accordo per farne parte integrante».

Cosa contemplano gli allegati C (che le opposizioni e i cittadini evidentemente avevano ben letto)? L’allegato C3 (Integrazione al Programma di valorizzazione), redatto nel 2015, divide gli interventi da realizzarsi nel Forte in più momenti, il primo della durata di 3 e 5 anni prevede interventi minimi e obbligatori (quali bonifica, messa in sicurezza dei percorsi, sfalcio dell’erba, cartellonistica, etc.) del partner privato che si aggiudicherà la gara, per il costo di un solo milione di euro; le tranche seguenti dei lavori, di medio-lungo termine fino a 25 anni, prevedono interventi solo «a facoltà de partner» e per «la sostenibilità socio economica del progetto». In una parola, facoltativi e a favore del partner, e fra questi c’è il progetto del restauro del Forte, il restauro dello stesso, un albergo, un anfiteatro, un ristorante, un bar etc. Per assurdo, il partner che si aggiudicherà la gara potrebbe attuare gli interventi minimi per un milione di euro e lasciare il Forte al suo degrado per altri 25 anni.

L’altro allegato, C2, del 2011, prevede interventi anche sull’area alle spalle del Forte, area che fa parte dell’idroscalo Miraglia, ancora in gestione al Ministero della Difesa ma in via di dismissione. Sono interventi pesantissimi, definiti dall’allegato C3 «un considerevole compendio di nuova edificazione nell’area di pertinenza del Forte, verso nord»: e cioè due alberghi, un centro benessere e pure una piscina a filo d’acqua (proprio alle spalle del limite del bastione nord, fronte Laguna). L’opposizione, in particolare la documentata e precisa Monica Sambo, ha chiesto dunque di stralciare, eliminare l’allegato C2 che prevedeva queste edificazioni nell’area esterna, non compresa nel presente passaggio di proprietà. Niente da fare. La maggioranza non ha voluto eliminare l’allegato C2, pur dichiarando che tali interventi non si faranno.

Leggiamo l’Accordo di valorizzazione, vincolante (perché se non realizzato lo Stato si riprende il bene): «Qualora al Comune di Venezia pervenga la disponibilità di spazi acquei, rive, banchine, etc. …, pertinenziali alle isole, che come detto non rientrano nel presente accordo ai fini del trasferimento, lo stesso Comune si impegna a destinarli ad usi compatibili ed integrati con i progetti di valorizzazione sopraccitati». Cioè quando il Demanio Militare dismetterà l’area alle spalle del Forte, ecco già ratificato il Piano di Valorizzazione C2, con alberghi, centro benessere, altro ristorante, piscina a pelo d’acqua: un resort di lusso per turisti di alta fascia, che sorridenti e festosi, sorseggiando aperitivi sul bordo della piscina guarderanno i nostri figli in barchetta al Bacan, in perfetta continuità concettuale con l’operazione Fontego dei Tedeschi della giunta precedente.

Lidia Fersuoch

presidente sezione di Venezia di Italia Nostra

Poveglia: la risposta del Demanio

16 maggio 2014. Riceviamo e volentieri ospitiamo la risposta dell’Agenzia del Demanio alla nostra lettera aperta del 14 maggio:

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Con riferimento alla procedura on line di vendita, ad offerta libera, della proprietà superficiaria dell’isola di Poveglia per la durata di anni 99, l’Agenzia del Demanio comunica che in data 13 maggio si è chiusa l’ultima fase di rilanci telematici.
Il miglior offerente è risultato essere la Società Umana SpA con il prezzo di € 513.000.
Come previsto dall’avviso di vendita, l’Agenzia del Demanio, nel termine di 30 giorni dalla chiusura della procedura, si riserva di valutare la convenienza economica a contrarre al maggior prezzo offerto.
La Società Umana SpA, nel termine previsto, riceverà comunicazione circa l’esito della valutazione.
Paola Cambria
Portavoce Agenzia del demanio

Dalla N alla P, sono solo coincidenze

Honni soit qui mal y pense – disse (in francese) il Re d’Inghilterra Edoardo III in onore della propria amante, la contessa di Salisbury, alla quale era caduta una giarrettiera durante un ballo a corte. La citazione è perfetta per questa quinta puntata della serie, il cui finale assomiglia a una caduta di giarrettiere e calze a rete.

N come Navi a Marghera:

in molti si sono chiesti come mai un sindaco da sempre paladino delle grandi navi da crociera – e dei lavoratori che vivono dell’indotto – abbia accettato senza battere ciglio la decisione del Governo di estrometterle dal bacino di San Marco per creare invece degli ormeggi a Marghera, esprimendo anzi soddisfazione. Con la dovuta cautela, è possibile ipotizzare che a tale soddisfazione non sia del tutto estranea la vicinanza dei nuovi ormeggi ai terreni da valorizzare in località Pili? Il rinvio alla lettera P diventa d’obbligo.

O come Oxley Grandeur:

acquirente di due Palazzi di proprietà comunale(Poerio Papadopoli sede del Comando della Polizia Municipale, e Palazzo Donà sede dei servizi sociali) è riconducibile ad imprenditore cinese di Singapore che, secondo la stampa locale, era in trattativa per bonificare e valorizzare i “Pili” di proprietà del Sindaco in carica. Sfumata quella ipotesi, sembra essersi evaporato anche lui e i due Palazzi sono attualmente vuoti:

https://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2019/10/27/news/palazzo-dona-resta-chiuso-mister-kwong-non-paga-1.37793460

P come Pili:

Sui Pili è già scritto tutto o quasi, sulla stampa locale e nazionale. Il proprietario dei terreni ha cambiato 4 o 5 volte versione sul cosa farne, dal celebre “ai Pili non farò niente finché sono Sindaco” (campagna elettorale 2015) alle trattative citate alla lettera O come Oxley, a cavallo fra il 2017 e il 2018.

Nel 2020, grazie ad un esposto di Alberto Bernstein, sono emerse possibili anomalie sul perimetro “a geometria variabile” del terreno acquistato dal Demanio, e sull’aumento di area edificabile a benefico dell’acquirente, ma su queste circostanze è in corso un’indagine della Corte dei Conti e quando una questione è “sub iudice” la prudenza suggerisce di evitare ogni commento.

Recentemente è invece emersa – in modo documentato e incontrovertibile – l’intenzione di farne un “HUB” per i flussi turistici, “specializzato ad intercettare prevalentemente utenza turistica con servizi di navigazione a (prezzi di) mercato e con collegamenti ferroviari” (fonte: Comune di Venezia, Piano Urbano di Mobilità Sostenibile detto “PUMS”). Il valore dei terreni è stato rivalutato di conseguenza, nel bilancio 2020 della LB Holding, con un plusvalore pari a 70 milioni di euro circa (poca cosa rispetto ai 150 di cui si era parlato per la precedente ipotesi di utilizzo ma comunque tanti rispetto ai 5 milioni pagati per acquisire i terreni).

Quando la stampa (e il quotidiano il Tempo in primis, grazie al giornalista Andrea Giacobino) ha cominciato a parlarne, all’inizio è stato un silenzio assordante ma la risposta è infine arrivata dall’amministratore delegato della “Porta di Venezia” SpA, che alla Nuova Venezia del 19 ottobre ha dichiarato: “Del PUMS io non ne ho mai saputo nulla, ho scoperto dai giornali che l’area dei Pili vi rientrava in parte”.

Lo ha scoperto dai giornali, e meno male che è l’amministratore delegato della società (controllata dal sindaco) a cui sono stati affidati i Pili. Nessuno gli aveva detto niente, nessuno sapeva niente. Roba da licenziamento in tronco, o quasi. Davanti a dichiarazioni come questa, ci confessiamo disarmati e impotenti.

Meglio “passare” alla prossima lettera. “Honni soit qui mal y pense“, per gli approfondimenti sulla lettera P rinviamo ai molti articoli già pubblicati dalla stampa quotidiana, e in particolare a questo:

Trilogia demaniale, capitolo terzo: Poveglia per tutti, conferenza stampa 10 novembre

Poveglia non è proprietà dello Stato, ma, come da tempo ha affermato lillustre amministrativista Massimo Severo Giannini, è proprietà del popolo veneziano. Si tratta di proprietà collettiva demaniale e il Demanio è solo gestore e tutore dellintegrità di questo luogo. Poiché lisola risulta abbandonata e priva di cure, i cittadini veneziani, veri proprietari dellisola, ai sensi dellultimo comma dellart. 118 della Costituzione, possono svolgere attività dirette a salvare lisola, secondo il principio di sussidiarietà. Direi che non occorre una specifica autorizzazione, ma solo una preventiva comunicazione da parte di un gruppo di cittadini, che agiscano come parte dellintera cittadinanza veneziana, nella quale si spieghi cosa si ha intenzione di fare. In caso di mancata risposta entro un congruo termine indicato nella comunicazione, si dovrà ritenere che il Demanio è daccordo in base al principio, oramai generale per lordinamento giuridico italiano, del silenzio-assenso. In caso di risposta negativa, occorrerà impugnare il rifiuto davanti al TAR. Ma a questo punto, i funzionari del Demanio si assumerebbero una grave responsabilità per danno alla Collettività veneziana.

Paolo Maddalena

Vicepresidente emerito della Corte Costituzionale

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Nella conferenza stampa convocata per domani 10 novembre alle 11.30, l’associazione Poveglia per tutti darà conto degli ultimi sviluppi di una vicenda che ci sta a cuore, incluse le risultanze di un’istanza di accesso agli atti che vi riserverà qualche sorpresa.

Per chi non avesse seguito la vicenda, un breve riepilogo delle “puntate precedenti” potrà essere di aiuto:

  1. Nel 2014, per fare cassa, il demanio dello Stato italiano decise di “valorizzare” alcuni beni della collettività fra cui l’isola della foto, pubblicando un’asta per la concessione novantanovennale (99 anni) dell’isola, che ha una superficie di 7 ettari e mezzo, di cui 4.855 di superficie coperta. Base d’asta: zero euro (!) con il rischio concreto che un’isola intera finisse per pochi spiccioli in mano all’ennesima speculazione immobiliare, con benefici scarsi o nulli per le casse dello Stato che si diceva di voler “risanare”. Le cronache di quei giorni registrarono infatti l’offerta di un misterioso Mister X che si sarebbe aggiudicato l’isola per 513.000 euro (il prezzo di un appartamento) se un gruppo di cittadini non avesse creato un’associazione (“Poveglia per tutti”) che con una campagna di sottoscrizioni sulla rete riuscì in poche settimane a raccogliere una cifra sufficiente per partecipare all’asta, benché inferiore (di poco) a quella offerta da Mister X. Come avremmo successivamente appreso dalla stampa, in data 13 maggio, Mister X era l’imprenditore Luigi Brugnaro, che un anno dopo sarebbe diventato Sindaco di Venezia.
  2. Con lettera del 14 maggio 2014, il Gruppo25Aprile (che come tanti altri aveva aderito alla sottoscrizione) scrisse al Demanio per denunciare l’incongruità dell’offerta rispetto al valore storico e architettonico dell’isola, invitando la “commissione di congruità” demaniale ad esercitare i suoi poteri che in casi come questo (“invito pubblico ad offrire”) permettono di non aggiudicare il bene al privato qualora l’offerta massima ricevuta non sia congrua rispetto al valore del medesimo: https://gruppo25aprile.org/?s=lettera+demanio L’offerta del Mister X venne infatti dichiarata incongrua, con decisione contro la quale venne introdotto ricorso: un ricorso che Luigi Brugnaro si è impegnato pubblicamente e solennemente a ritirare, quando ha deciso di candidarsi alle elezioni comunali, onde evitare almeno questo conflitto di interessi. Nei mesi successivi, “Poveglia per tutti” ha introdotto una richiesta di concessione per 6 anni (anziché 99) che potrete leggere qui: http://www.povegliapertutti.org/wp/tecnico/la-richiesta-di-concessione/

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Tale lettera, datata 6 maggio 2015, non ha ancora ricevuto risposta nel merito dal Demanio, che si è limitato a rigettare l’istanza in virtù di non meglio precisati “altri interessi” (o manifestazioni di interesse) per l’isola. L’associazione “Poveglia per tutti” ha quindi indirizzato la lettera che qui riproduciamo al direttore dell’Agenzia del Demanio, al Presidente del Consiglio, al Ministro Franceschini e al Sottosegretario all’economia Baretta:

Dott. Roberto Reggi

Dott. Matteo Renzi

Dott. Dario Franceschini

Dott. Pier Paolo Baretta

Oggetto: Lisola di Poveglia.

Gentile Dott. Reggi,

Apprendiamo da fonti di stampa che martedì 20 ottobre lei avrebbe incontrato il Comune di Venezia anche per discutere la questione Poveglia, e che attenderete ‘alcune settimane’ per capire se detto ente locale abbia o meno qualche interesse per l’isola.

Pare strano doverlo ricordare, ma una comunità rappresentata da 4.478 persone di tutte le estrazioni sociali e culturali ha ben manifestato la propria disponibilità a prendersi cura di questo bene. Questa comunità attende una risposta non evasiva da 170 giorni. Ci sembra che escludere a priori la sussidiarietà orizzontale prevista dall’art.118 della Costituzione sia un cattivo costume di tempi passati, capace di leggere la nostra carta fondativa solo a righi alterni. Dov’è finita la prospettata ‘capacità ricettiva di istanze locali’? Ci sembra invece continui l’eterno rimestare di rimandi, rimpalli, dilazioni, dissanguamento di buone volontà e scialacquio di competenze. Si arrenderebbe dinnanzi a tanta palude anche il più ostinato dei volenterosi.

Ci permetta di ricordarle che l’ultima funzione sociale dell’isola risale al 1968. In 47 anni, tra tentativi di vendita (1985, prezzo richiesto in valuta corrente 50.000 euro), tentativi di concessione a colossi turistici (1983, 1997), rinuncia del Comune alla prelazione a titolo gratuito (2013) e nuovi tentativi di vendita (2014), quella statale si è rivelata, nel complesso, una gestione fallimentare di questo bene della collettività. L’isola che vi è stata consegnata in ottimo stato è oggi ridotta ad un cumulo di macerie.

Certo non gliene facciamo personale carico, lei è direttore generale da 396 giorni, ma ‘alcune settimane’ per chiarire l’interesse di chi non lo ha manifestato (date le finanze dissestate) ci sembra, francamente, altro tempo perso. Sono 170 giorni che offriamo 400 mila euro a fondo perduto (raccolti con una colletta popolare che ha fatto parlare di noi tutto il mondo) al fine di avviare un percorso di investimenti, fosse anche per mezzo d’una concessione sperimentale, per la tutela di questo polmone verde della laguna ed il riscatto di un bene al quale la città è affezionata.

Noi contiamo, in questi pochi anni, di dar vita ad un processo virtuoso, che attirerà investimenti e quindi nuovi restauri e concessioni sull’edificato, ovvero contiamo di avviare uno startup sociale che dimostri che la comunità può laddove lo Stato non è riuscito. Contiamo di dimostrare che tra abbandono ed alberghi vi sono terze vie praticabili. La burocrazia può, se preferisce, scommettere sul fatto che che non ci riusciremo, ovvero che manterremo a nostre spese un bene pubblico per poi restituirlo riqualificato. Ma rinunciare pregiudizialmente ad ogni via nuova col gioco del rimpallo dilatorio è poco innovativo, dura da mezzo secolo. L’asta è fallita un anno e mezzo fa, una bolla di sapone dall’ingente costo erariale, un tentativo di vendere ciò che per i cittadini, palesemente, non andava venduto. Lasciate che adesso sia il turno d’una comunità ritrovata. Abbiamo dimostrato trasparenza, metodi partecipativi, capacità di coinvolgere soggetti associativi di tutte le categorie produttive, una città oltre gli steccati.

Trascinare ogni naviglio nelle secche del grigiore, deperendo vie nuove, è triste, veramente triste. Avete la possibilità di firmare questa concessione a “Poveglia per Tutti” e vi è offerta, ad esempio, dal terzo comma dell’art.2 del DPR 13 settembre 2005, n. 296. Sappiamo che potete farlo. Lasciate ai veneziani e agli amici di questa città la cura di quello che lo Stato ha abbandonato, il mercato non ha comprato, il Comune non ha richiesto. Persistere su strade sbagliate azzoppa questo paese.

Con cordialità, l’Associazione Poveglia per tutti.

4.478 soci, una città, 170 giorni dopo.

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Conferenza stampa di Poveglia per tutti domani 10 novembre alle 11.30, per essere aggiornati sugli ultimi sviluppi del “caso Poveglia”.

La pagina dell’associazione: http://www.povegliapertutti.org/wp/

e l’omonimo gruppo facebook: https://www.facebook.com/povegliapertutti/?fref=nf

Per informazioni: associazionepoveglia@gmail.com

Al Sindaco che verrà: Trilogia demaniale, capitolo secondo

Un’impresa “sfrattata” che chiede soltanto di poter continuare a lavorare, ma rischia di dover chiudere i battenti. Il suo lavoro? produrre imbarcazioni. La sua colpa? Essere una realtà imprenditoriale che crea posti di lavoro senza “padrini” politici e senza gravare sul contribuente. I suoi pregi? Produrre imbarcazioni ad un prezzo ragionevole e fornire servizi post-vendita apprezzati da chi si ostina a circolare in barca come sempre si è fatto in Laguna, e per la manutenzione sa di poter contare su di loro e sulla posizione ottimale sia per chi viene da Venezia o dalle isole sia per chi viene da Mestre: Punta San Giuliano.

Un’azienda che ormai fa parte della storia locale in virtù dell’ininterrotta attività che iniziò negli anni 70 e che vorrebbe semplicemente poterla continuare in zona (chiedono troppo?) magari trovando collocazione più a monte in aree di proprietà comunale. Come fare? Dando modo al Sindaco che verrà (fra poche settimane) di valutare una collocazione alternativa, per la quale i contatti con gli uffici comunali competenti sono già avviati da tempo e si sono svolti nel modo più costruttivo, da entrambe le parti, nonostante il commissariamento del Comune di Venezia abbia interrotto quel percorso ritardando l’individuazione di una soluzione logica e condivisa.

Alle elezioni mancano ormai pochissimi giorni eppure l’azienda rischia di dover chiudere i battenti, se allo sfratto verrà dato seguito prima che ad occuparsi della vicenda possa essere un Sindaco eletto.

Storie di ordinaria follia italiana? No, cose da Demanio perché il fabbricato è proprietà demaniale.

BRUBE

La stampa locale ne ha già parlato all’epoca del primo tentativo di sfratto in via amministrativa, ma la vicenda si sta avviando alle sue battute conclusive dopo che il TAR del Veneto ha respinto la richiesta di sospensiva e i legali dell’azienda hanno introdotto un ricorso al Tribunale ordinario ex art. 700 del Codice di Procedura Civile. Proviamo a riassumerne il senso, senza addentrarci nei meandri della procedura in corso, prima che sia troppo tardi?

A Punta San Giuliano da più di 40 anni opera un’azienda a conduzione familiare che ha soddisfatto la domanda di generazioni di veneziani con imbarcazioni studiate per la navigazione in Laguna, al ritmo di una quarantina all’anno in media, per un totale “circolante” che probabilmente supera le mille unità. Basta dare un’occhiata ai canali e ai rii di Venezia per rendersi conto di quanto siano “presenti” le imbarcazioni prodotte con quel marchio: BRUBE, che prende il suo nome dal fondatore Bepi Bruson (al centro, nella foto che segue).

Brube3 Con raccomandata datata primo aprile 2015 (primo aprile, in segno di involontaria ironia?) e nonostante le cause pendenti innanzi al Tribunale civile di Venezia con cui la BRUBE sta facendo valere i suoi diritti nei confronti dell’Agenzia del Demanio, l’impresa ha ricevuto lo sfratto con diffida “a rilasciare il compendio entro e non oltre 20 giorni, con l’avvertimento che in mancanza “si procederà con l’ausilio della Forza Pubblica a spese dell’occupante”.

Con lettera dell’8 aprile 2015 il Subcommissario Scognamiglio ha invitato l’Agenzia del Demanio a soprassedere ricordando che:

  1. Le amministrazioni precedenti avevano già avviato iniziative a favore di una ricollocazione delle attività produttive esistenti;
  2. è interesse dell’Amministrazione comunale avviare un confronto al fine di addivenire ad una condivisione dello scenario finale in un’ottica di valorizzazione dei patrimoni immobiliari di entrambe le Amministrazioni pubbliche.

Non sappiamo se a tale lettera sia stata data risposta, ma vogliamo sperare che l’Agenzia del Demanio si astenga da qualsivoglia forzatura nelle prossime settimane, in modo tale da permettere alla prossima Amministrazione comunale (qualunque essa sia) di riprendere il filo dei contatti già avviati grazie alla sensibilità dimostrata dagli uffici comunali che per una volta non si sono dimostrati “sordi” ma al contrario hanno fatto quello che ci si attenderebbe da una Pubblica Amministrazione: ascoltare e agire in un’ottica di servizio alle imprese e ai cittadini, per poi individuare una soluzione che salvaguardi l’interesse collettivo e i diritti soggettivi degli interessati.

All’Agenzia del Demanio pubblicamente rivolgiamo questo appello, in attesa che le elezioni ci ridiano un Sindaco e un Consiglio comunale eletti: giù le mani dalla BRUBE, che è anche un pochino nostra.. come tutte le aziende che si ostinano a fare impresa, a costruire barche e a creare occupazione, in un territorio comunale che ne ha disperatamente bisogno.

Il Gruppo25Aprile

Foto: Selina Zampedri, Marco Gasparinetti

Le nostre proposte: 4) il Polo Nautico di Punta San Giuliano

Il Gruppo25Aprile, piattaforma civica e apartitica, non appoggerà nessun partito o candidato Sindaco fra quelli che si contenderanno il primo turno alle prossime elezioni comunali (31 maggio). A tutti i candidati Sindaco, senza distinzione alcuna, mette a disposizione il contributo di idee e proposte elaborate in occasione dei tre incontri pubblici che ha organizzato a spese sue e senza finanziamenti esterni a Venezia (il 7 marzo), Mestre (24 aprile) e Murano (26 aprile), in relazione alle problematiche delle distinte (e per molti versi diverse) realtà territoriali che compongono il Comune di Venezia:

https://gruppo25aprile.org/category/i-nostri-eventi/

Mestre_-_Canaletto_-_piazza_Barche

Nel corso dell’incontro di Mestre, abbiamo affrontato il tema di Punta San Giuliano intesa come cerniera ideale fra le tre realtà territoriali (città d’acqua, città di terraferma e isole minori).

Quella che segue è una sintesi della relazione di Selina Zampedri.

Mestre città anfibia. Nella sua storia recente, dalla metà del ‘900 in poi, questa sua peculiare caratteristica è stata accantonata per far spazio a speculazioni edilizie che hanno cambiato profondamente la città, dimenticando che Piazza Barche si chiamava così perché punto di partenza e di arrivo di un collegamento acqueo con Venezia (nella foto, il celebre dipinto del Canaletto che la raffigura a metà del Settecento). In questi ultimi anni la situazione sta cambiando, riscoprendo una città ai confini tra terra e acqua.

Una via d’acqua fondamentale per Mestre è il Canal Salso, da cui partivano i collegamenti da e per Venezia, e da cui ancora partono alcune merci dai magazzini posti nelle vicinanze di Punta San Giuliano. Proprio in Punta San Giuliano, vive una realtà frastagliata e molto vivace: il Polo Nautico, che vede la collaborazione di sei gruppi nautici sportivi con il denominatore comune di fare sport in ambito lagunare.

Il Polo Nautico  svolge un ruolo essenziale che va al di là della semplice attività sportiva amatoriale e agonistica, grazie a percorsi educativi che le società offrono ai ragazzi e studenti delle scuole insegnando, oltre allo sport, la tutela e l’amore per il proprio ambiente.

Inoltre, in questo parco acqueo, si allenano ragazzi e adulti affetti da disabilità fisiche e non, in un percorso di recupero fisico e psichico importante che dà ottimi risultati. Per esempio, vorrei ricordare la “Vela per tutti”, la “Paracanoa” del Canoa Club e il gruppo del Trifoglio Rosa, di cui fanno parte le donne che hanno subito delle operazioni a causa del tumore al seno.

Ci sono ancora molti problemi da affrontare: per esempio non ci sono servizi pubblici, né di acqua né di terra che portano i cittadini mestrini e veneziani in Punta San Giuliano, e la questione parcheggi è a dir poco caotica. Si dovrebbe quindi dare la possibilità ai frequentatori del Polo di avere dei parcheggi agevolati, oltre che una mobilità pubblica di terra e di acqua funzionante per tutto l’anno.

Forte Marghera, Punta San Giuliano e Venezia potrebbero essere collegate da mezzi a basso impatto ambientale, creando così opportunità lavorative e alleggerendo la pressione sugli altri varchi di accesso a Venezia. Il Forte ha delle grosse potenzialità come punto di incontro tra arte, artigianato locale e turismo ambientale, nuove frontiere di lavoro per la cittadinanza.

Il Polo Nautico di San Giuliano è una realtà frastagliata (e fragile, dal punto di vista del quadro giuridico attuale) che ha bisogno di essere tutelata e necessita di un disegno complessivo, dunque di un Sindaco democraticamente eletto che possa interloquire con tutti i soggetti interessati e facilitare la ricerca di soluzioni condivise.

Necessità di aprire da subito un tavolo di lavoro con il Demanio, proprietario di una parte dei terreni e fabbricati, come da lettera del Subcommissario Scognamiglio dell’8 aprile indirizzata all’Agenzia del Demanio di Venezia. Con tale lettera, predisposta dagli uffici comunali competenti grazie alla sensibilità del dr. Dorigo, si chiede all’Agenzia di instaurare un confronto con l’amministrazione comunale prima di compiere scelte irreversibili (sfratti forzosi) pregiudizievoli per gli interessi della città e degli operatori già insediati in quell’area. Le realtà operanti a Punta San Giuliano chiedono garanzie per il futuro e meritano di essere ascoltate.

Selina Zampedri

Selina Zampedri

Gruppo25Aprile: i nostri primi 9 mesi.

Venezia, 25 gennaio 2015

Il Gruppo25Aprile ha festeggiato oggi i suoi primi nove mesi di attività, con una riunione interna che ha gettato le basi per i prossimi mesi e qualche solido ponte in direzione di chi si occupa, con pari amore e passione, della città di terraferma. Un Comune che spazia da Campalto a Pellestrina e da Marghera a Burano merita più attenzione alle istanze specifiche del territorio, e con gli amici di Mestre abbiamo avviato un dialogo che nei prossimi mesi verrà intensificato.

VeniceRoofs

Cronologia breve di questi primi 9 mesi di attività:

8 aprile 2014: la nostra prima lettera aperta, pubblicata da la Nuova Venezia.

25 aprile: il nostro “manifesto del 25 aprile”, volantinato in Piazza San Marco e pubblicato dalla stampa locale (Gazzettino, Nuova Venezia e Corriere Veneto).

12 maggio: inaugurato il nostro “contatore” dei residenti in laguna: https://gruppo25aprile.org/quanti-siamo/

14 maggio: adesione alla campagna “Poveglia per tutti” e lettera aperta al Demanio: https://gruppo25aprile.org/?s=lettera+al+demanio

16 maggio: risposta del Demanio; al termine dell’asta, il Demanio dichiarerà la non congruità dell’offerta presentata da un gruppo privato, che con 513.000 euro si sarebbe vista attribuire l’isola.

8 giugno: il G25A chiede le dimissioni di Sindaco e Giunta: https://gruppo25aprile.org/?s=dimissioni

13 giugno: dimissioni del Sindaco Orsoni.

11 agosto: creazione del movimento di opinione contro lo scavo del Contorta. In poche settimane, il gruppo facebook appositamente creato raggiunge i 1.300 iscritti: https://www.facebook.com/groups/271896219684184/

26 agosto: 18.000 firme raccolte contro lo scavo del Contorta: https://gruppo25aprile.org/?s=settis

6-7 settembre: quota 32.000, con i banchetti di raccolta firme nei sestieri in occasione della Regata Storica: https://gruppo25aprile.org/2014/09/10/7-settembre-2014-regata-storica-in-tutti-i-sensi/

1-16 Ottobre: elaborazione e presentazione delle nostre osservazioni in sede VIA sul progetto di scavo del Contorta: https://gruppo25aprile.org/2014/10/31/valutazione-di-impatto-ambientale-via-le-nostre-osservazioni/

14 novembre: richiesta di INCHIESTA PUBBLICA sull scavo del Contorta; la richiesta è stata accolta il 23 dicembre: https://gruppo25aprile.org/category/duriibanchi-la-battaglia-del-contorta/

22 novembre: la “beffa della Fenice”: https://gruppo25aprile.org/2014/11/25/anteprima-fenice-rassegna-stampa-provvisoria/

25 novembre: adesione all’appello contro la vendita di Villa Hèriot

26 novembre: “dalle proteste alle proposte”, le nostre domande ai candidati Sindaco: https://gruppo25aprile.org/2014/11/26/dalle-proteste-alle-proposte-le-nostre-prime-domande-ai-candidati-sindaco/

30 novembre: incontro con il Senatore Felice Casson: https://gruppo25aprile.org/2014/12/03/il-g25a-incontra-il-senatore-casson/

22 dicembre: la nostra prima cena annuale.

20 gennaio 2015: la Commissione nazionale VIA recepisce molte delle nostre critiche al progetto di scavo del Contorta e invia all’Autorità portuale una richiesta di integrazioni che suona come una sonora bocciatura.

25 gennaio 2015: la riunione in cui abbiamo: deciso il programma di lavoro per i mesi che ci separano dalle elezioni comunali e festeggiato questi primi nove mesi di attività, con la torta della foto.

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