Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

Risultati della ricerca per: “nostre proposte casa

Le nostre proposte 1) Casa e residenzialità

Il Gruppo25Aprile, piattaforma civica e apartitica, non appoggerà nessun partito o candidato Sindaco fra quelli che si contenderanno il primo turno alle prossime elezioni comunali (31 maggio). A tutti i candidati Sindaco, senza distinzione alcuna, mette a disposizione il contributo di idee e proposte elaborate in occasione dei tre incontri pubblici che ha organizzato a spese sue e senza finanziamenti esterni a Venezia (il 7 marzo), Mestre (24 aprile) e Murano (26 aprile), in relazione alle problematiche delle distinte (e per molti versi diverse) realtà territoriali che compongono il Comune di Venezia:

https://gruppo25aprile.org/category/i-nostri-eventi/

Nell’incontro di Venezia, dedicato ai sestieri, le due questioni prioritariamente affrontate sono state casa e lavoro, in quanto binomio inscindibile per arrestare lo spopolamento dei sestieri e invertire la tendenza che ci sta portando a non essere più città ma parco tematico per turisti ed escursionisti. Affrontare l’una senza occuparsi dell’altra è puramente illusorio, a meno di non volere immaginare un reddito di cittadinanza o di “guardiania” per i residenti rimasti, quali custodi di un patrimonio dell’umanità che necessita cure costanti e manutenzione degli edifici che i turisti amano tanto fotografare, senza nemmeno chiedersi quali siano i costi e i sacrifici affrontati da chi ancora ci vive per dodici mesi all’anno.

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  1. Premessa: i dati sullo spopolamento dei sestieri:

Sestieri + Giudecca

Nel 1965: 123.733

Nel 1975: 104.206

Nel 1985: 86.072

Nel 2015: 56.344 con una perdita media di 1.000 residenti all’anno negli ultimi 30 anni.

I “resistenti” al 4 marzo 2015:

56.281 così suddivisi

Santa Croce 5.063

San Marco 3.841

Dorsoduro 6.629

San Polo 4.727

Castello 12.081

Sant’Elena 1.870

Cannaregio 16.074

Totale sestieri: 50.285

Giudecca 4.566

Sacca Fisola 1.493

Totale 6.059

Totale generale comprensivo delle isole della Giudecca e Sacca Fisola: 56.344

  1. I termini del problema e le soluzioni proposte:

A nostro modo di vedere, il problema principale è rappresentato dalla richiesta turistica che sottrae spazio alla residenzialità e, in assenza di interventi correttivi immediati, è inevitabilmente destinata a svuotare la città dei suoi ultimi abitanti. Un ruolo essenziale deve essere svolto dall’edilizia pubblica per garantire ad ogni fascia sociale l’accesso ad un diritto primario, diritto garantito anche nella Costituzione italiana. Come gruppo riteniamo che sul problema “casa” inteso nel senso più ampio la sinergia fra pubblico e privato sia essenziale e strategica:

A) Il settore pubblico deve farsi carico delle fasce più deboli, ma anche intervenire con la leva fiscale incentivando determinati comportamenti di mercato e disincentivandone altri.

B) Il privato non va vessato, ma controllato in modo non invasivo: costituisce il principale motore per l’inversione di tendenza ricercata, nel rispetto dell’economia di mercato e utilizzando la leva di cui al punto A. Parallelamente, devono urgentemente essere attuate misure di semplificazione amministrativa che rendano più umano il rapporto con la pubblica amministrazione, introducendo tempi certi nella definizione dei procedimenti.

C) Il solo aumento di case non comporta automaticamente un incremento dei residenti in una città: è necessario aumentare anche le opportunità di lavoro così da attrarre nuovi residenti o residenti di ritorno (v. scheda tecnica “Arsenale”).

I° Edilizia pubblica

Il patrimonio pubblico non può più essere alienato (è stato pagato e viene pagato dalla collettività; in quanto tale, può solo essere amministrato) e tantomeno, com’è sovente successo, svenduto al privato, spesso per arginare buchi di bilancio e non destinato, come dovrebbe essere, alla realizzazione di nuovi interventi pubblici; tutto ciò premesso, si afferma con forza la necessità di VALORIZZARE il patrimonio esistente nei seguenti modi:

– formazione di una commissione congiunta per un’azione sinergica Comune – ATER;

– analisi dettagliata del patrimonio pubblico esistente (comunale ed ATER);

– analisi dei costi necessari a rendere progressivamente agibili tutti gli appartamenti, unità immobiliare per unità immobiliare (manutenzione ordinaria – manutenzione straordinaria – restauro – ristrutturazione);

– liberalizzazione dei cambi d’uso atti ad incrementare la residenza, pubblica e privata, e corsia preferenziale ai frazionamenti per immobili di grande taglio dimensionale, il tutto nel rispetto dei vincoli urbanistici ed architettonici, con drastico abbattimento degli oneri e delle tempistiche ed imposizione di un vincolo almeno decennale con stipula di convenzione (vedi Legge Speciale per Venezia);

– incrementare e promuovere il Social Housing, portando a compimento i cantieri già avviati (esempio: Conterie Murano) intervenendo con meccanismi sanzionatori sulle situazioni di ritardo o degrado (esempio: ex Scalera alla Giudecca) e individuando altre aree idonee allo sviluppo di nuovi progetti;

Parallelamente sono a nostro parere necessari:

– un’energica azione politica mirante al riottenimento dei fondi in conto interesse e conto capitale di cui alla Legge Speciale per Venezia;

– la ripresa dei nuovi interventi di edilizia pubblica a completamento di quanto già cantierato e la progettazione di quanto realizzabile anche e soprattutto con contributo privato; a questo proposito si ritiene che il primo intervento sull’area Jungans (non i seguenti) possa costituire, per come è stato condotto, dai bandi alla qualità del realizzato, un valido esempio da seguire;

– favorire in ogni modo, anche e soprattutto dal punto di vista immobiliare, l’incremento delle attività commerciali ed artigianali di quartiere;

– valorizzazione e riqualifica dei luoghi simbolo della città, anche e soprattutto se periferici, quali punti di aggregazione e di collettiva memoria delle proprie radici.

II° Edilizia privata

– permettere ed agevolare il restauro del patrimonio immobiliare condotto dal privato che sia disponibile ad assumersi l’obbligo di residenza, mediante sgravi, corsie preferenziali, riduzione drastica delle tempistiche per l’ottenimento delle autorizzazioni, abbattimento del canone locativo fino al raggiungimento delle cifre impegnate (vedi bandi IRE, riveduti e corretti);

– promuovere con agevolazioni, sgravi ed adeguate garanzie, la disponibilità del privato a locare i propri immobili attingendo dalle liste editate dal Comune e, per contraltare, disincentivare, rendendo totalmente antieconomico, l’inutilizzo o il sottoutilizzo delle unità abitative;

– snellimento di tutta la burocrazia oggi necessaria per l’apertura di qualsivoglia attività legata alla residenza ed al lavoro che, appunto, residenza produce; quindi, possibilità di aprire immediatamente (silenzio-assenso) e definizione di una tempistica certa per la conclusione dei procedimenti;

– snellimento e revisione delle normative edilizie con l’introduzione di importanti deroghe relativamente al centro storico, veneziano e non al fine di agevolare il ricupero del patrimonio immobiliare residenziale e non;

– agevolazioni fiscali per gli affitti di lungo periodo (dai 12 mesi in su) che devono essere resi fiscalmente più convenienti rispetto alle locazioni di tipo turistico, diminuzione drastica delle tariffe e istituzione di contributi per la riqualificazione del patrimonio edilizio a destinazione terziaria e produttiva, sia per le attività in essere che a venire;

– liberalizzazione, con corsia preferenziale, dei cambi d’uso da attività ad attività (intesa come attività economica);

– liberalizzazione frazionamenti delle unità non residenziali, anche con puntuali revisioni delle norme di cui al PRG;

– disincentivazione delle nuove affittanze turistiche che costituiscano sottrazione alla residenzialità, mediante un drastico aumento delle imposizioni e delle tariffe delle società partecipate (esempio: VERITAS) che dovranno anche essere utilizzate al fine di fare emergere il “sommerso” (B&B e affittacamere abusivi) la cui proliferazione negli ultimi anni (complice anche una pessima legge regionale) è sfuggita ad ogni controllo.

– in attesa che questo insieme di misure trovi attuazione e possa quindi dispiegare gli effetti desiderati, una misura transitoria ma “forte” appare indispensabile per frenare l’esodo prima che sia troppo tardi: il blocco dei cambi di destinazione d’uso (da residenziale a turistico-ricettiva o alberghiera) unita al blocco totale dei frazionamenti, se non convenzionati al mantenimento ed all’incremento della residenzialità.

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Le nostre proposte: a che punto siamo, tre anni dopo – prima parte

20 gennaio di tre anni fa: in un’aula magna (Ateneo Veneto) stracolma in ogni ordine di posti, e con decine di persone rimaste fuori per mancanza di spazio, presentavamo le nostre “20 proposte per Venezia”. 20 proposte in vista del 2020, e il 2020 è arrivato. A che punto siamo?

Molte di quelle proposte hanno avuto un “principio di esecuzione”, altre sono diventate realtà, alcune sono state disattese perché troppo distanti sono le posizioni del sindaco in carica, rispetto alle nostre.

In vista delle elezioni comunali e regionali proviamo a fare il punto su ciò che è stato fatto e ciò che resta da fare, dal nostro punto di vista, ricordando che alcune delle nostre richieste erano indirizzate alla Regione Veneto.

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Nel farlo partiamo dalla questione casa, che è una delle condizioni per frenare lo spopolamento di Venezia. Non è l’unica, ma indubbiamente la più immediata e intuibile.

Alla lettera A come alloggi, cosa avevamo chieso?

1) “La modifica urgente della legge regionale del 2013 che ha liberalizzato in modo selvaggio le locazioni turistiche, imponendo requisiti vincolanti anche in materia di scarico delle acque reflue, a tutela dell’igiene e dell’ambiente lagunare“. Nel corso del 2019 abbiamo avuto soddisfazione con la Legge Caner e il nuovo regolamento edilizio, adottato a dicembre, nonostante l’ostruzionismo di una specifica lobby:

https://gruppo25aprile.org/2019/12/11/nuovo-regolamento-edilizio-in-medio-stat-virtus/

Non era affatto scontato e sono due risultati significativi. Al libro dei sogni manca qualcosa? Di misure più incisive ne mancano e ne sentiamo la mancanza, ma per ottenerle occorre rivolgersi allo Stato, che ha competenza esclusiva sul regime fiscale delle locazioni e su eventuali limitazioni al diritto di proprietà: onestà intellettuale vuole che per criticare qualcuno gli si chieda conto delle cose che può fare, e non di quelle che non può fare (a maggior ragione se nel governo nazionale siedono le stesse forze che criticano il sindaco sul piano locale).

2) Abbiamo inoltre ottenuto la creazione del portale che permette – sulla carta almeno – di stanare le strutture abusive, inaugurato l’8 giugno 2017: http://geoportale.comune.venezia.it/Html5Viewer/index.html?viewer=IDS.IDS&LOCALE=IT-it Lo strumento adesso c’è, quello che vorremmo vedere all’opera sono maggiori controlli perché le risorse “dedicate” negli uffici comunali sono insufficienti a contrastare l’ampiezza del fenomeno. I controlli dovrebbero ora essere facilitati dalla nuova legge regionale che impone (prima in Italia) un codice identificativo anche negli annunci, e dal Regolamento Regionale n. 2 del 10 settembre 2019, che richiede l’esposizione del codice identificativo dell’alloggio in locazione turistica su una targa affissa all’ingresso dell’immobile.

3) Avevamo anche chiesto l’assegnazione di tutte le unità immobiliari vuote per mancanza di manutenzione, e su questo fronte diamo atto all’amministrazione comunale di avere messo in atto uno sforzo economico e gestionale che non si vedeva da anni (18 milioni di euro l’impegno complessivo, contando anche i fondi europei) mentre per gli appartamenti di proprietà ATER (agenzia regionale) siamo ancora molto lontani dall’obiettivo e la Regione Veneto al momento è la nostra grande delusione, per motivi sui cui ritorneremo nella seconda parte. Il fatto che il 2020 sia anche anno di elezioni non è sfuggito a nessuno, ciò non toglie che questo piano biennale del Comune di Venezia risponde ad una delle nostre richieste “storiche” – e ben vengano le elezioni se permettono di ottenere risultati come questo:

4) Avevamo anche chiesto “misure strutturali e permanenti volte a incentivare le locazioni di lungo periodo rispetto a quelle di natura speculativa (vedasi anche lettera R come rifiuti, alla voce TARI, per l’utilizzo della leva fiscale a fini perequativi): quello che va costruito è un insieme di misure tali da costituire un patto comunale con i proprietari “virtuosi”. Dopo un primo aumento – da noi fortemente contestato – delle aliquote TARI a inizio mandato, la Giunta in carica ha cambiato rotta e negli ultimi due anni ha ridotto per due volte l’aliquota sulle prime case e su alcune attività commerciali, venendo incontro alle nostre richieste e riconoscendo il principio che la riduzione possa essere finanziata con il gettito dell’imposta di soggiorno (“internalizzazione dei costi” legati ai rifiuti prodotti dal turismo).

5) Alla lettera C come “Cambi di destinazione d’uso” avevamo proposto:

“Di bloccare immediatamente e per un paio d’anni almeno i cambi di destinazione d’uso da residenziale a turistico-ricettivo o alberghiero nei sestieri, facoltà che è già riconosciuta dal PAT (Piano di Assetto Territoriale) in vigore dal 2014 a tutela della residenzialità, che è precipitata ai minimi storici e in alcuni sestieri rischia di estinguersi in assenza di una terapia d’urto immediata”.

Anche su questo punto siamo stati in parte ascoltati. “In parte” perché se il principio introdotto il 16 giugno 2017 è stato presentato alla stampa come “blocco dei cambi di destinazione d’uso” nei sestieri, un’analisi del testo adottato – e delle numerose eccezioni che contiene – porta a esitare fra la soddisfazione e la denuncia del rischio di una delibera “colabrodo”.

A titolo di esempio, oltre alla deroga per la Giudecca (la cui disciplina urbanistica viene per la prima volta “scissa” da quello dei sestieri) le eccezioni riguardano tutti i beni pubblici compresi nella lista delle alienazioni (e già questo porterà alla trasformazione alberghiera di immobili che avevano una funzione pubblica, come i servizi sociali di Palazzo Donà) ma anche per quelli privati “L’Amministrazione comunale può autorizzare l’insediamento o l’ampliamento di attività ricettive alberghiere e complementari tramite permesso di costruire in deroga (…) ove ne ravvisi il pubblico interesse”.

A questo proposito, l’esperienza dirà se la misura si rivelerà efficace, se era soltanto “di facciata” o se diventerà strumento di contrattazione politica con gli speculatori. Un primo banco di prova è rappresentato dagli ex gasometri di San Francesco della Vigna, dove l’acquirente via twitter ha fatto chiaramente intendere che le sue intenzioni sono ben diverse da quelle autorizzate dalla variante al piano regolatore esistente. Alla vicenda degli ex gasometri dedicheremo un dibattito in Bragora il 15 marzo p.v.

Credits: Gazzettino 8 gennaio 2020, La Stampa 27 dicembre 2019

A chi dovesse accusarci di essere stati (in questa occasione) troppo “generosi” nel valutare l’operato dell’amministrazione comunale, rispondiamo che per essere credibili nella critica bisogna dimostrare di saper riconoscere ciò che di positivo è stato fatto nella seconda parte del mandato di questo sindaco; altrimenti si scade nella critica preconcetta e aprioristica, coltivata a fini puramente elettorali – e non è questo lo spirito del “25 aprile”.

A rischio di peccare di presunzione, riteniamo che ad alcune correzioni di rotta della Giunta in carica non siano estranee le grandi mobilitazioni del 2017, perché chiunque voglia fare politica a livello locale (a maggior ragione quando cerca il “bis”) difficilmente può farlo ignorando segnali come quelli qui riassunti:

https://gruppo25aprile.org/2017/12/31/un-2017-straordinario-grazie-a-persone-straordinarie/

Infine, il fatto che la tempistica di alcune misure sia costruita per generare effetti positivi a ridosso delle elezioni ed altre ancora siano allo stadio degli “annunci” non sfugge a nessuno, ma per noi è semplicemente motivo per continuare ad essere attivi 12 mesi all’anno e non soltanto sotto elezioni:

https://gruppo25aprile.org/2018/06/28/venduti-al-chilo-prima-parte/

#Veneziamiofuturo: proposte e metodo di lavoro

Nelle prossime settimane #Veneziamiofuturo organizza incontri pubblici in tutti i sestieri, per raccogliere suggerimenti e proposte concrete. Il futuro non si costruisce con i proclami ma con proposte concrete, realistiche e realizzabili; per chi ci conosce, è il metodo di lavoro che ci siamo dati come gruppo e nelle prossime settimane verificheremo la buona volontà degli interlocutori istituzionali con un’arma di pressione supplementare: la risoluzione UNESCO che ha dato all’Italia 7 mesi di tempo e ci ha dato ragione su alcune delle nostre rivendicazioni “storiche”, a partire da cambi di destinazione d’uso e gestione dei flussi turistici:

https://gruppo25aprile.org/2016/07/14/risoluzione-unesco-una-svolta-epocale-per-venezia/

Per il primo incontro abbiamo scelto il sestiere di Castello: uno dei due sestieri dove la popolazione residente è tuttora superiore ai 10.000 abitanti; l’altro è Cannaregio, dove ci riuniremo nella prima decade di ottobre. Il preavviso di manifestazione è stato inviato alla Questura per la data del 17 settembre. salvo imprevisti, l’appuntamento è dunque per il 17 settembre alle ore 18, all’esedra di Via Garibaldi. Vi consigliamo di segnarvi già la data perché se ai Giardini Papadopoli alla vigilia di ferragosto e con due giorni di preavviso abbiamo riunito più di 100 persone, per un evento annunciato con largo anticipo e organizzato quando saremo tutti rientrati dalle ferie l’affluenza sarà presumibilmente superiore.

In vista dell’incontro del 17 settembre pubblicheremo alcuni spunti di riflessione sui temi che più ci stanno a cuore. Prima di farlo abbiamo voluto passare al setaccio il “programma di governo” della Giunta in carica, con riferimento alle sue “Linee Programmatiche 2015-2020” quali approvate dal Consiglio comunale in data 29 ottobre 2015. Di quel poco che annunciavano quelle linee programmatiche finora si è visto ancora meno, ma su questo ritorneremo con gli approfondimenti tematici, pronti a ricrederci se la Giunta in carica vorrà finalmente dare qualche risposta ai problemi sollevati (anche) dall’UNESCO dimostrando di saper cogliere questa opportunità storica e la “leva “che quella risoluzione potrebbe rappresentare nei confronti del Governo nazionale, anziché sminuirne la portata come ha fatto finora.

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Le linee programmatiche 2015-2020 avrebbero dovuto e potuto offrire una strategia, una visione di insieme della Venezia che vogliamo di qui al 2020; di tale strategia o visione di insieme non vi è traccia apparente, che non sia quella di una sorta di eutanasia programmata della città d’acqua, ai cui residenti non resterà che un futuro di sudditanza assoluta rispetto alle esigenze della monocultura turistica, per la gioia della speculazione che vede crescere il valore a metro quadro di ogni immobile che da residenziale si trasforma in albergo o residenza turistica.

Quella che traspare dal documento è una città al servizio di porto, VTP, aeroporto e tour operators in un ribaltamento di ruoli deleterio perché privo di contrappesi o freni inibitori, volto a massimizzare i flussi turistici anziché razionalizzarli a profitto di un turismo di qualità e della città stessa, che ne diventa mero “contenitore” (capitolo 7: infrastrutture, sono tutte al servizio dei vettori che potranno in quel modo convogliare a Venezia masse crescenti di turisti).

Siamo seduti su una miniera d’oro (Venezia), ma come in certe colonie di altre epoche, la miniera verrà sfruttata in modo tale che i proventi finiscano altrove, e pazienza se mercurio e cianuro avranno nel frattempo ammorbato l’aria e l’acqua. Qual è il contributo di porto, aeroporto e VTP al bilancio comunale? Zero. E allora perché perseguire una politica di grandi opere (allargamento aeroporto e stazione marittima, scavo del Vittorio Emanuele, alta velocità da Mestre all’aeroporto) senza contropartite per la città che ne subirà i disagi? Se vogliamo parlare di strategia, il punto di partenza dev’essere la consapevolezza che i nostri problemi sono collegati fra loro e che senza visione di insieme il futuro della Civitas assomiglia ad un piano inclinato con il numero di residenti che continua a calare al ritmo di 1.000 all’anno:

  1. La pressione turistica, in un rapporto di causa a effetto ormai evidente, continua a espellere residenti, negozi di vicinato e attività artigianali, senza nemmeno portare a benefici tangibili per il bilancio comunale. L’IVA percepita su quel fiume di denaro in “transito” viente integralmente versata allo Stato, così come le tasse portuali e quelle di ancoraggio, mentre l’imposta di soggiorno (l’unica che finisce nelle casse comunali) paradossalmente colpisce soltanto il turismo più stanziale e sostenibile. La razionalizzazione dei flussi turistici (adottando una almeno delle proposte già sul tavolo, che potrebbero essere sottoposte ad analisi comparata in termini di costi/benefici) potrebbe invece generare le risorse necessarie a riportare in equilibrio il bilancio comunale (rapporto fra entrate e spese correnti) e finanziare una politica per la casa nella Venezia insulare, che è totalmente assente nelle linee programmatiche: queste parlano soltanto di un censimento già realizzato due anni fa, come se non fosse mai stato fatto. Nulla si dice della necessità di completare almeno quanto già avviato e del come ristrutturare/restaurare le 600 unità immobiliari vuote e/o inagibili.
  2. Per preservare una città viva è necessario che una parte del patrimonio immobiliare venga destinato alla residenzialità; la tendenza attuale invece è quella di autorizzare cambi di destinazione d’uso irreversibile (una casa che diventa albergo non tornerà mai più alle sue funzioni originarie) tollerare la proliferazione di bed and breakfast più o meno abusivi (colpa anche di una Legge regionale che tratta Venezia come se fosse Jesolo) e alienare quel che resta di patrimonio pubblico: a titolo di esempio, la Casa del custode dei Giardini Papadopoli avrebbe potuto dare un tetto e un lavoro a famiglie veneziane, si è preferito venderla a un albergo con un bando pubblicato il 3 agosto che scadrà il 25 e il cui esito è ovviamente scontato: a comprarla potrà essere soltanto l’albergo più vicino, viste le condizioni di gara che abbiamo poututo esaminare. Alla questione “casa” sarà dedicata la prima scheda di approfondimento che pubblicheremo nei prossimi giorni.
  3. Trovare casa a Venezia è condizione necessaria ma non sufficiente, se i redditi da lavoro delle persone che ci vivono sono insufficienti per poter restare in città; come gruppo abbiamo sempre insistito sul binomio casa/lavoro. Creare posti di lavoro è stata una delle prime promesse del futuro sindaco Brugnaro in campagna elettorale. Essa riguarda sia la terraferma che la città insulare. Di seguito ci occupiamo della creazione di posti di lavoro nella città insulare per le sue caratteristiche speciali rispetto a tutte le altre città venete, italiane ed europee. Noi proponiamo la creazione di posti di lavoro in settori non collegati, né direttamente, né indirettamente al turismo; ciò al fine di evitare quella totale dipendenza di Venezia dal turismo e di creare attività produttive alternative in settori che tengano conto della fragilità della Venezia insulare. Gli spazi per farlo ci sono, a partire dall’Arsenale e dalle fornaci dismesse di Murano. L’approccio proposto consiste nel bilanciare tramite esenzioni fiscali i maggiori costi di gestione necessari per esercitare attività produttiva nella Città insulare, nel rispetto della normativa europea che vieta gli aiuti di stato, aiuti intesi come sovvenzioni, esenzioni fiscali, agevolazioni di qualsiasi tipo, che rappresenterebbero una distorsione di concorrenza qualora applicati anche alla terraferma. In attesa di arrivare al riconoscimento di una specialità di Venezia a livello europeo attraverso l’art 107 del Trattato di Lisbona, obiettivo che vorremo vedere riconosciuto nella nuova Legge Speciale per Venezia, la strada più semplice e immediatamente percorribile è quella della deroga chiamata “aiuti de minimis”. Questa deroga prevede la possibilità di aiutare fino a 200.000 euro in tre anni procapite le imprese e gli imprenditori individuali. Da calcoli fatti con Comune, Eurosportello e Camera di Commercio, le imprese “insulari” non collegate alla attività turistica che potrebbero beneficiarne attirandone di nuove e incrementando il numero dei posti di lavoro sono circa 5.000. Questo come obiettivo di breve termine per invertire la tendenza; nel medio termine, rilanceremo inoltre la proposta di una zona franca (con esenzione fiscale per tutte le imprese che creano o mantengono posti di lavoro non collegati al turismo). Dove? Per non ripetere gli errori commessi dal Governo nazionale con la vicenda degli sgravi contributivi (vicenda kafkiana che sta portando alla restituzione di tali sgravi maggiorati di interessi), la zona franca andrebbe circoscritta alla Venezia insulare, riservandola a feterminate tipologie di attività produttive e artigianali che ancora esistono o possono essere create, con le conseguenti ricadute occupazionali in quello spazio vasto che è l’arsenale e nelle isole dove ancora esistono realtà manifatturiere e artigianali la cui sopravvivenza è sempre più a rischio.
  4. Fra gli argomenti NON affrontati dalle linee programmatiche, un’altra lacuna ci sorprende in modo particolare: il trasporto acqueo che è ormai al collasso, in una città dove ogni giorno si riversano, per motivi di lavoro, decine di migliaia di pendolari in aggiunta ai flussi turistici ormai incontrollati; eppure tali flussi generano introiti notevoli per l’ACTV, che avrebbe dovuto reinvestirli nel rinnovo di una flotta ormai vetusta, inquinante e totalmente inadeguata rispetto alla domanda. Si è preferito spremere la flotta come un limone (con il prezzo dei biglietti a 7,5 euro per i non residenti) reinvestendo i profitti altrove? Ora di cambiare rotta perché la situazione sta diventando insostenibile, come dimostrato dai sempre più frequenti guasti meccanici a bordo. Della lotta al moto ondoso poi non abbiamo trovato traccia, nel documento, eppure è uno dei problemi nel mirino dell’UNESCO, per le conseguenze che comporta sul nostro patrimonio architettonico.
  5. La “miniera d’oro” chiamata Venezia genera un fatturato di 10 miliardi all’anno, imposte pari a 3 miliardi circa e un residuo fiscale (differenza fra imposte riscosse e servizi o trasferimenti statali, inclusi quelli per il MoSe) pari a un miliardo di euro all’anno. I margini di manovra per un negoziato con lo Stato centrale ci sarebbero, con queste premesse. Qualcuno potrebbe obiettare che lo Stato italiano non accorderebbe mai alla Venezia insulare una zona franca, per il precedente che potrebbe creare rispetto ad altre zone insulari? Per conoscere la risposta occorre proporlo, cosa che non è stata mai fatta.. ma la cosa più grave è che di zone franche le linee programmatiche parlano eccome, in un senso completamente diverso : quello di una zona franca doganale da allargare in terraferma, per facilitare il commercio con i Paesi extra UE (gli unici ancora soggetti a dazi doganali). Quali posti di lavoro si possono creare, e quanti se ne distruggono, con una zona franca di quel tipo ? Altri scaricatori di porto, per le merci in arrivo dalla Cina ? Sono quelli i posti di lavoro di cui abbiamo bisogno, a Venezia ? Adesso che il Governo è sotto pressione internazionale grazie alla risoluzione UNESCO, non sarebbe il momento di negoziare una nuova legge speciale per Venezia e la sua Laguna?
  6. Oltre al rifinanziamento della Legge Speciale, su cui bene fa il Sindaco a puntare i piedi perché è un atto dovuto per la manutenzione ordinaria, si potrebbe anche ragionare su un “reddito di guardiania” (o di cittadinanza, intesa però come residenza a tempo pieno) da finanziarsi con i proventi del turismo o con parte dell’IVA da trattenersi sul territorio (le ipotesi fin qui discusse con i sottosegretari all’economia a livello di ipotesi produrrebbero un gettito di 20 milioni di euro all’anno).
  7. Quello che va assolutamente ribaltato, in ogni caso, è il rapporto di sudditanza che traspare dalle linee programmatiche così come sono attualmente strutturate: per riequilibrare il rapporto di forze con il meccanismo di pesi e contrappesi che è la grande conquista delle democrazie liberali avanzate, ognuno faccia il suo mestiere ! Fermo restando che le società per azioni sono costituite a fine di lucro e il lucro da perseguire è quello degli azionisti, il ruolo di un Sindaco è quello di far valere le ragioni della civitas (i cittadini), e non di spolparla (svuotandola dei suoi abitanti) per poi gettarne la carcassa in pasto agli avvoltoi che volteggiano in cerca di preda; il fatto che il Sindaco attuale sia al tempo stesso un imprenditore le cui aziende si propongono come fornitori di catene alberghiere e compagnie di crociera non semplifica le cose ma nemmeno le rende impossibili, vista la distinzione di ruoli che sicuramente gli è ben chiara. Sui singoli temi qui riassunti  a titolo di introduzione ritorneremo nei prossimi giorni, fermo restando che questo primo tentativo di inquadramento è aperto al contributo (e alle critiche) di tutti.

Il Gruppo25Aprile

Per chi vorrà partecipare al dibattito in corso, oltre alla pagina internet abbiamo inaugurato una pagina facebook aperta al contributo di tutti:

https://www.facebook.com/Veneziamiofuturo-Venicemyfuture-1386457084717794/?ref=bookmarks

Veneziamiofuturo

 

Le nostre proposte: 6) l’Arcipelago Torcellano (Francesco Zane)

Atti dell’incontro pubblico del 26 aprile 2015 (Palazzo Da Mula, Murano)

Relatore: Francesco Zane

“La rinascita dell’Arcipelago Torcellano”

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Mi presento per i più che non mi conoscono, sono Francesco Zane e mi son laureato all’Università Cà Foscari di Venezia prima in Economia e Commercio poi in Economia del Turismo con la tesi che oggi presenterò a grandi linee e che s’intitola “La Rinascita dell’Arcipelago Torcellano: il ruolo del turismo e gli scenari di valorizzazione territoriale”.

Obiettivo della tesi è stato lo studio delle dinamiche socio-economiche che contraddistinguono le tre isole maggiori dell’arcipelago, quindi Burano-Mazzorbo e Torcello e l’identificazione degli scenari di valorizzazione territoriale evidenziando il ruolo crescente del turismo.

Per iniziare il discorso dobbiamo partire, però, da Venezia centro storico e le problematiche del turismo veneziano. Oggi come oggi, Venezia sembra più una sorta di “grande imbuto” che riversa tutti i visitatori verso l’area marciana.

I benefici portati dal turismo sono evidenti: maggiore reddito, maggior occupazione; tuttavia questo tipo di turismo, un turismo “mordi e fuggi”, un turismo “di massa”, comporta pure delle problematiche, alcuni esempi sono: il congestionamento del centro storico, lo sforamento della capacità di carico, l’incremento spropositato dei prezzi dei beni, dei servizi e degli immobili, l’effetto spiazzamento (inteso come espulsione di residenti e delle attività connesse alla residenzialità) e i forti impatti ambientali.

La soluzione, dunque, è gestire il turismo in modo strategico: controllando i flussi turistici ed indirizzandoli verso un turismo sostenibile, ed ecco spiegato il collegamento logico con l’Arcipelago Torcellano, come possibile soluzione alle problematiche del turismo veneziano.

Oggi, le tre isole di Burano, Mazzorbo e Torcello, sono colpite da una grave crisi sociale ed economica. La crisi sociale è testimoniata dal dimezzamento negli ultimi trent’anni del numero dei residenti, da 5.200 abitanti del 1981 ad un preoccupante 2.823 del 2015; vi è poi l’invecchiamento della popolazione locale e tutto ciò comporta, come si può immaginare, forti ripercussioni sui servizi offerti.

Il grafico qui rappresentato ci mostra invece la struttura e dinamica della popolazione per fasce d’età: tutte le curve hanno un andamento negativo tranne quella dai 65 anni in su che registra una crescita. I giovani diminuiscono sempre più mentre gli anziani aumentano. Quindi una fotografia abbastanza preoccupante!

Per una migliore comprensione e analisi del problema odierno “spopolamento lagunare” riporto alcune strategie definite dal Piano Regolatore del 1962

Se oggi il problema è quello della drastica riduzione della popolazione lagunare, si scopre che nel 1962 il problema era opposto, vi era il problema del “sovraffollamento” !

Piano Regolatore del 62 che ci definisce anche le modalità in cui deve avvenire lo sfollamento: si era calcolato un “optimum” di 4.000 abitanti, per far ciò era però necessario il trasferimento di circa 3.000 persone e come? Testuali parole:

Questo sfollamento potrà avvenire esclusivamente verso quelle località ove già parte della popolazione di Burano trova lavoro. È questo il caso di Murano che assorbe attualmente la manodopera buranella, mentre è lecito ritenere che il previsto sviluppo del Litorale del Cavallino possa determinare una spontanea migrazione”.

Con un po’ di ironia si può facilmente concludere che gli obiettivi del Piano sono stati pienamente conseguiti e che quello che il Piano Regolatore Generale del 1962 definisce come “optimum” fu raggiunto nel 1996; il problemino è che da allora al 2015 si sono persi più di 1000 abitanti pari al 25% della popolazione e la situazione è destinata a peggiorare se non si interviene !

Quali possono essere le soluzioni a questo tipo di problematiche?

Gli incentivi fiscali, maggiori servizi, maggiori collegamenti con l’entroterra veneziano in particolare con Cà Noghera o Altino.

Uno dei tanti problemi strettamente legati allo sfollamento è il numero eccessivo di case in vendita nell’arcipelago Torcellano. Il fatto è ormai noto ai più da anni ma si è diffuso ulteriormente con l’articolo pubblicato dal Corriere del Veneto Domenica 27 aprile dello scorso anno intitolato “Vendesi Burano, anche i turisti lasciano, boom di offerte, una casa su sei sul mercato”. Un altro dato allarmante che ci fa riflettere. Per far fronte a questo problema dal punto di vista non residenziale ma turistico una chiave può essere l’albergo diffuso. Iniziamo col dire che l’albergo diffuso è un albergo a tutti gli effetti, un albergo orizzontale nel senso che vi sono tanti appartamenti con camere con servizi in strutture differenti però, la gestione è unitaria e tutto avviene in un borgo storico in un borgo antico, quindi Burano rappresenta un luogo ideale per sviluppare questo tipo di progetto. Il secondo aspetto da sottolineare è che con l’albergo Diffuso si viene a recuperare quel tipo di piccole abitazioni di pescatori, un tempo abitate da pescatori oggi disabitate. Tengo a ripetere che l’Albergo diffuso prende in considerazione solo immobili veramente di piccole dimensioni e che deve essere attuato in sinergia con politiche forti sulla residenzialità.

Per quanto riguarda la crisi economica che attanaglia l’arcipelago Torcellano, è importante far notare come questa crisi colpisca in particolare i mestieri tradizionali di sempre, come l’agricoltura e la pesca.

Secondo la relazione dell’agronomo Corazzin, oggi ci troviamo in una fase di passaggio da una condizione di utilizzo del suolo a fini produttivi ad una fase di dismissione delle produzioni.

Un esempio in controtendenza, (ed ecco qui una spia di Rinascita dell’arcipelago Torcellano), è certamente la tenuta Venissa, importante esempio di recupero ambientale.

Per quanto riguarda la pesca, le cause della crisi sono riconducibili principalmente al caro gasolio, alla moria di vongole, alla riduzione del pescato e da qualche settimana a questa parte si è aggiunta la spiacevole vicenda degli sgravi fiscali che ha colpito la Cooperativa San Marco- pescatori di Burano.

Titolo di un articolo della Nuova del 3 aprile 2015: “Cooperativa San Marco di Burano un caso kafkiano, allo stesso tempo debitrice e creditrice, sembra impossibile un accordo con l’INPS”. Cooperativa che conta 90 pescatori 8 dipendenti e che oggi rischia di chiudere. Tanto per capirci nel 1995 di pescatori ce n’erano 135 oggi 90 e sono in forte rischio pure questi.

Comunque la tesi s’intitola la Rinascita dell’Arcipelago Torcellano che vuole essere anche un auspicio, un augurio.

Per rispondere a questa crisi, al reddito sempre più aleatorio dei pescatori, la Cooperativa San Marco-Pescatori di Burano ha ideato il progetto “Pescaturismo Burano: un museo a cielo aperto”.

Con questa iniziativa i visitatori hanno la possibilità di seguire i pescatori da vicino e conoscere così la Laguna e il mare da una prospettiva del tutto nuova, del tutto particolare.

Per analizzare gli scenari di valorizzazione territoriale abbiamo poi studiato due soggetti che operano nella Laguna Nord di Venezia.

Il Consorzio Venezia Nativa (che non è il Consorzio Venezia Nuova) consorzio che intende rappresentare le diverse attività economiche e sociali delle isole e che nasce per rispondere alla crisi socio-economica dell’arcipelago; una delle proposte chiave è senza ombra di dubbio il collegamento acqueo di Burano con l’entroterra veneziano le cui finalità sono: favorire la residenzialità e migliorare l’accessibilità turistica. Due le proposte in campo: un collegamento con Cà Noghera o con Altino.

Per l’attuazione del progetto Cà Noghera si prevede un avvio sperimentale senza la realizzazione di particolari interventi infrastrutturali presso il Cantiere Nautico Beraldo e una fase definitiva che vede la funzione di terminal scambio gomma/acqua nel compendio dell’ex Forte Pepe in Località Cà Noghera oggi di proprietà del comune.

La fase sperimentale è già stata in parte attuata durante le giornate di isole in rete per esempio.

Vi è poi il Parco della Laguna Nord di Venezia, nato il 12 maggio 2014 dopo oltre trenta lunghi anni di dibattito, i cui obiettivi sono: la difesa dell’ambiente lagunare, favorire la residenzialità attraverso incentivi e sgravi fiscali e lo sviluppo di un turismo slow.

Si tratta di una nuova tipologia di parco, un parco ambientale ed antropologico.

Il concetto di Parco ha infatti subito un’evoluzione culturale nel corso della storia, i primi sono nati verso la fine dell’ 800 come Yellowstone e si tratta di santuari della natura, aree dove la presenza umana è quasi completamente assente.

Nei Parchi d’oggi, invece, si pone al centro la comunità locale che ha sviluppato uno stile di vita, una cultura, un’identità interdipendenti con i processi naturali.

Tutto questo per dire che di vincoli e tutele nel territorio lagunare ce ne sono già ed è invece opportuno trasformare questi in opportunità di sviluppo.

Per tradurre tutte queste belle parole in azioni concrete è necessaria una chiave che sarà in mano alla prossima giunta comunale e che si chiama Piano Ambientale, oggi è un altro punto di domanda.

In conclusione, l’arcipelago Torcellano può rappresentare una destinazione autonoma e complementare a Venezia, una destinazione capace di sviluppare un nuovo tipo di offerta qualificata, basata sul binomio settore primario-settore turistico (penso alla Tenuta Venissa e al progetto pescaturismo).

Per far tutto ciò però, è necessario unire le forze e fare rete anche tra realtà apparentemente lontane: imprenditori agricoli, ristoratori, artisti, associazioni culturali ecc.

BuranobyTagliapietraFoto: Stefano Barzizza, Alessandro Tagliapietra

Bon domìadisdòto, Buon 2018 a..

A chi vive a Venezia, con l’auspicio che voglia e possa restare a vivere qui;

A chi desidera ritornare a vivere in Laguna, con l’augurio che quel desiderio possa realizzarsi al più presto;

A chi immagina un futuro stabile e non solo da “turista” in questa città d’acqua unica al mondo, con l’auspicio che il sogno possa diventare realtà e che l’innesto di nuove energie possa ancora una volta far risorgere Venezia dalle sue ceneri, come era stato nei secoli passati dopo ogni epidemia;

A chi tutti i giorni attraversa il ponte per lavorare a Venezia – e siete in 30 mila a farlo – pur non potendo o non volendo viverci, perché Venezia vive del vostro lavoro, spesso invisibile e non sempre retribuito come dovrebbe;

A chi ha scelto Venezia per i suoi studi superiori o universitari, pur sapendo che al termine degli studi dovrà fare le valigie perché la monocultura turistica non offre sbocchi professionali agli studi intrapresi;

A tutte le realtà associative e alle singole persone che si prendono cura della città e di chi ci vive;

A chi con noi condivide l’aspirazione ad una città a misura d’uomo, di donna e di bambini;

A chi dimostra rispetto per questa nostra battaglia, a chi la condivide e a chi semplicemente ha l’onestà intellettuale di riconoscere che una città con la storia millenaria di Venezia non merita di essere ridotta a semplice villaggio turistico,

il nostro augurio di BUON ANNO e buon vento per i progetti che vi stanno a cuore e per i sogni che vi scaldano il cuore!

Ai giornalisti che hanno avuto la pazienza di seguirci su questo blog, il merito di far conoscere le nostre proposte e le nostre proteste, il coraggio di offrire ai lettori anche una versione diversa da quella “ufficiale” delle veline del sindaco in carica, un augurio particolare e un invito:

il 3 gennaio 2018 alle 12

per la conferenza stampa di presentazione del bando di gara con cui daremo un piccolo ma tangibile segno di aiuto a chi cerca casa nella Venezia insulare, con la somma raccolta grazie al primo calendario concepito e realizzato a sostegno della residenzialità:

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Venezia Vuole Vivere – Breaking News

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Oggi 24 novembre 2017 alla “prima” della Fenice abbiamo voluto segnalare con un gesto silenzioso quanto eclatante e simbolico la minaccia incombente su una delle città più belle del mondo. Una città in cui il numero di posti letto ad uso turistico ha ormai superato quello dei residenti, scesi sotto la soglia dei 54.000, e dove anche i turisti si chiedono ormai come sia possibile mancare di rispetto a sè stessi e alla propria Storia in questo modo avvilente.

Il moto ondoso che sgretola le nostre rive e le fondamenta dei palazzi, l’inquinamento da motori diesel che intacca i nostri polmoni, i mezzi pubblici intasati, il precariato che caratterizza il mercato del lavoro, l’abusivismo e la difficoltà, ormai divenuta impossibilità, di trovare casa a Venezia sono tutti sintomi di uno stesso male che va curato alla radice prima che diventi insanabile.

Per spezzare il circolo vizioso di una monocultura che sta uccidendo ogni altra forma di vita cittadina chiediamo una moratoria immediata sulla vendita di beni pubblici e sull’apertura di nuovi alberghi e di esercizi legati alla ristorazione, nonché la definizione di una soglia di carico per grandi navi, lancioni gran turismo e presenze turistiche.

Questa è la richiesta più urgente del “Gruppo25aprile”, piattaforma civica e apartitica per la difesa di Venezia e della Sua Laguna, che dall’inizio dell’anno ha al suo attivo numerosi eventi a partire dal noto incontro pubblico del 20 gennaio all’Ateneo Veneto (20 proposte per Venezia), alla manifestazione “Mi No Vado Via”, il 2 luglio, con 2.000 persone in marcia dall’Arsenale a Riva degli Schiavoni, al cinema autofinanziato in campo San Polo (Yuppi Du, il 29 agosto) e alle altre iniziative di sensibilizzazione, rilanciate dai mass media, come il “PandAmonio” del 17 febbraio, “Un pesce d’aprile chiamato Sindaco” l’1 aprile, “the Road to Hothell” davanti alla canonica-albergo di Santa Fosca, il 23 settembre, e il corteo contro la svendita di palazzi pubblici il 21 novembre.

Quando centinaia o migliaia di cittadine e cittadini si mobilitano con questa frequenza, nonostante gli impegni di lavoro e familiari, significa che la soglia di guardia è stata superata e la politica tradizionale non ha più la capacità di dare risposte ai problemi reali delle persone.

Per ogni nuovo albergo che nasce, c’è un pezzo di Venezia che muore nell’indifferenza o con la complicità dell’amministrazione comunale in carica. Venezia vuole vivere, e con questo messaggio ci rivolgiamo a chiunque ami Venezia, senza distinzione di etnia, religione e orientamento politico.

L’attuale giunta comunale continua ad autorizzare migliaia di nuovi posti letto sui due lati del ponte, teorizza un futuro alberghiero anche per le isole come Murano e la Giudecca, che finora si erano salvate dallo spopolamento, escludendole dalla delibera sul blocco dei cambi di destinazione d’uso, che peraltro conosce mille deroghe e prosegue imperterrita sulla strada a senso unico di alienazioni e trasformazioni immobiliari che una volta realizzate sono irreversibili e si traducono nell’espulsione di residenti e artigiani.

La nostra richiesta è: fermate questa deriva e subito, oggi stesso, senza rinvii!

A lanciare questo SOS è una città ferita. Lo fa con queste modalità perché nessuno possa dire “non sapevo”, “non avevo capito”: chi non saprà cogliere l’urgenza di questo SOS si assume una responsabilità pesantissima.

Il “caso Venezia” richiede una svolta, un cambiamento di rotta immediato, e lo richiede adesso.

I portavoce:
Marco Gasparinetti
Nicoletta Frosini
Aline Cendon

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Un pesce d’aprile permanente: la Giunta dei “30.000”

A Luigi Brugnaro potremmo perdonare tutto o quasi tutto se avesse mantenuto una soltanto delle sue promesse elettorali: quella in favore della residenzialità a Venezia. Non che avessimo creduto al suo slogan dei “30.000 nuovi residenti”, ma un’inversione di tendenza almeno la avremmo gradita o come minimo ci saremmo aspettati che nel primo anno di mandato venissero gettate le basi per un’inversione di tendenza, in una città dove questa è la priorità assoluta e in assenza di correttivi il “mercato” si incaricherà di espellere gli ultimi residenti per fare spazio ad un unico, enorme e abnorme “albergo diffuso”. Prima di fare commenti sugli atti concreti di questa Giunta, diamo allora un’occhiata ai numeri dei due contatori, entrambi collegati con l’anagrafe comunale:

  1. il contatore della farmacia Morelli (San Bortolo, la prima foto) segna 55.415 residenti; nove mesi fa erano 56.072, saldo negativo 657. Con involontario senso dell’umorismo o  consapevole gesto scaramantico, il farmacista ha affiancato allo storico contatore due confezioni di “lozione anticaduta” (per i capelli di Brugnaro o per gli abitanti in caduta libera?) offerto a prezzo scontato: il “tricosafe” è compreso nel prezzo come da foto, approfittatene.
  2. il nuovo contatore meritoriamente installato (da Venessia.com) sei giorni fa, in Strada Nuova, riprende invece il criterio che da due anni utilizziamo come Gruppo25aprile (il link figura da sempre in alto a destra sulla nostra pagina) e comprende anche i residenti nelle isole; anch’esso collegato all’anagrafe comunale, corrisponde alla somma dei residenti nelle due Municipalità d’acqua (Venezia insulare e Venezia litorale). Andiamo a vedere cosa dice? Venerdì 25 marzo, giorno di inaugurazione, segnava 83.755 residenti; ci siamo ricollegati oggi con l’anagrafe comunale e il totale delle due Municipalità è già sceso a 83.721 che corrisponde ad altri 34 residenti persi negli ultimi sei giorni. Di questo passo non basterà neanche la lozione anticaduta della farmacia Morelli: nove mesi fa erano 84.738, saldo negativo dell’era Brugnaro 1.017 abitanti e questo dato è ancora più preoccupante perché le isole finora avevano “tenuto”. Il contatore della seconda foto è a sua volta affiancato ad un prodotto da banco che suona come metafora: un fondotinta, perfetto per mascherare (ma per quanto tempo ancora?) l’inconsistenza totale della Giunta Brugnaro e delle sue promesse elettorali.Contatore1Contatore2A Luigi Brugnaro non faremo “pesci d’aprile” domani, per un motivo molto semplice: in città abbiamo già un pesce d’aprile permanente, ed è la Giunta che ci amministra. Una Giunta che finora si è dedicata soltanto alla sua immagine, o per meglio dire a quella di un Sindaco che soffoca qualsiasi idea che non sia funzionale a soddisfare la sua vanità personale, unica molla e unico parametro di giudizio, con i consiglieri comunali ridotti al ruolo di valletti.
  3. Una Giunta che come primissima delibera del Consiglio comunale (presentata come delibera “urgente”!) ha autorizzato il cambio di destinazione d’uso (da residenziale a turistico) di tre appartamenti in zona centralissima, proprietà di una consigliera comunale della maggioranza che ha direttamente beneficiato della plusvalenza.. ma si era guardata bene dal dirlo: lo abbiamo rivelato noi su questa pagina, poi ripresa dai quotidiani. In quell’occasione, messi in difficoltà dalla stampa quotidiana, giurarono e spergiurarono che sarebbe stato l’ultimo e che alla prima occasione avrebbero fatto ordine nel settore dei cambi d’uso.
  4. Un’occasione per riscattarsi l’hanno avuta due settimane fa, e l’hanno malamente sprecata: bocciando la mozione sulla residenzialità che in commissione consiliare aveva raccolto consensi trasversali, ma una volta approdata in aula è stata misteriosamente sabotata per ordini superiori. Moriremo di cambi di destinazione d’uso, come città? Forse, ma prima di morire come città abbiamo il diritto di togliere la maschera a chi aveva ingannato gli elettori. Per coprirne le crepe non basta il capo di gabinetto che di cognome fa Ceron e non basta più nemmeno il cerone dei finti “tavoli di consultazione”: la storia dei cambi di destinazione d’uso ha aperto gli occhi anche agli ultimi illusi.

18marzo2016

Da parte nostra, intendiamo ritornare sulle proposte che abbiamo presentato per affrontare in modo organico il problema, pronti a migliorarle con il contributo di tutti, ferma restando (lo diciamo da un anno) la necessità di un blocco temporaneo dei cambi di destinazione d’uso per permettere alle altre misure di non arrivare (se mai arriveranno) quando ormai è troppo tardi:

https://gruppo25aprile.org/?s=nostre+proposte+casa

NB la primissima delibera portata in Consiglio comunale dalla Giunta Brugnaro qual’era stata? Ricordiamolo, tanto per rinfrescarci la memoria e capire che nulla è cambiato, dopo tante vuote promesse di cambiamento:

https://gruppo25aprile.org/?s=immaginiamo+che

Un’ultima annotazione: per giustificare certe capriole, il capogruppo della lista Brugnaro si è pubblicamente lamentato che le opposizioni in consiglio comunale presentano “troppe mozioni”. Gli hanno risposto Davide Scano per il M5S (con le dichiarazioni alla stampa qui riportate, articolo Nuova Venezia del 19 marzo) e il capogruppo PD Andrea Ferrazzi con una lettera che riproduciamo anche noi, perché ognuno possa farsi un’idea degli specchi su cui i consiglieri “fucsia” si arrampicano, a rischio di cadere.

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Traffico acqueo e cavoli di consultazione fucsia

Nella sua personale concezione di “democrazia partecipata”, il Sindaco in carica ha introdotto la simpatica consuetudine dei “tavoli di consultazione” riservati ai simpatizzanti della sua lista personale (lista Brugnaro); come abbiamo potuto constatare, sono ammessi ai tavoli anche gli adepti di recente conversione e altri spettatori plaudenti, a condizione di non fare troppe domande: “Mi so’ el sindaco democraticamente eletto. E ti te la magni, se no te va ben, ti va fora” è stato il cortese invito rivolto a un partecipante più scettico degli altri, tanto per chiarire a tutti che se non sono applausi son “cavoli” amari più che tavoli.

Un’eccezione alla regola di cui sopra poteva essere la “conferenza” pomposamente convocata sul traffico acqueo, a cui non è estranea l’indagine conoscitiva avviata dalla Procura della Repubblica a causa della pressione ormai insostenibile che le esigenze del turismo di massa fanno gravare su rii e canali che erano stati pensati per imbarcazioni a remi e in cui il rispetto delle regole sembra essere diventato un “optional”. Abbiamo provato a crederci e al Signor Sindaco abbiamo indirizzato una richiesta garbata che potrete leggere in calce. Alla richiesta non è stata data risposta e la “conferenza” sul traffico acqueo si è svolta ieri mattina a porte chiuse, con una assenza ingombrante: quella dei residenti, che rispetto alle esigenze di cui sopra sono forse considerati come un fastidio di troppo.

Se pubblichiamo il testo che non ha ricevuto risposta, è per rivendicare il nostro diritto ad avere voce in capitolo e anche perché ciascuno possa valutare la ragionevolezza della posizione e delle proposte che, illusi, gli avevamo inviato. Nel caso in cui qualcuno in futuro volesse rimediare alla dimenticanza prendendo almeno nota di questi spunti di riflessione, magari eviterà il nomignolo che in città è già stato affibbiato a questi “cavoli di consultazione” che servono solo come foglia di fico, in perfetta continuità con pratiche anteriori che almeno non avevano la pretesa di spacciarsi come innovative.

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Egregio Signor Sindaco,

a nome del Gruppo Diportisti Laguna Veneta e del Gruppo25Aprile, che rappresentano più di 2.000 iscritti, Le rivolgiamo questo appello facendo seguito ai contatti intercorsi con il capogruppo dott. Maurizio Crovato.

La Sua decisione di convocare una conferenza con le categorie interessate in vista dell’adozione di un nuovo piano per il traffico acqueo ci trova assolutamente favorevoli e disponibili a fornire un contributo costruttivo in termini di osservazioni e proposte.

Nel convocare soltanto le categorie professionali interessate, che sicuramente hanno legittimi e corposi interessi da difendere, il rischio sarebbe quello di trascurare il punto di vista dei residenti che sono parimenti interessati sotto un triplice profilo:

  1. in quanto titolari di diritti reali e/o personali di godimento sui beni immobili che quotidianamente vengono aggrediti dal moto ondoso e ne subiscono i danni;
  2. in quanto utenti dei servizi di trasporto acqueo, ai quali riconosciamo tutta l’importanza che meritano per il buon funzionamento della città;
  3. in quanto proprietari di imbarcazioni da “diporto” che vorrebbero poter continuare a vivere la città in barca come sempre hanno fatto per generazioni, senza esser silenziosamente “espulsi” per mancanza di ormeggi o per un eccesso di regolamentazione che a volte produce effetti indesiderati.

Alla luce di questa premessa, Le chiediamo di poter partecipare alla conferenza del 25 febbraio con tre osservatori, per poter fornire a Lei in quanto Sindaco e Sindaco della città metropolitana la possibilità di aprire un canale di comunicazione diretto con tutti gli stakeholders e di assumere in assoluta autonomia di giudizio le decisioni che meglio corrispondono all’interesse generale, essendo evidente che la ricerca di un punto di equilibrio passa dal bilanciamento e dal contemperamento di tutti gli interessi in gioco.

In via preliminare e per chiarire il nostro approccio, non chiediamo tanto nuove regole quanto la semplificazione e l’applicazione di quelle esistenti, che sono ampiamente ignorate per tre motivi: la frammentazione delle competenze, la mancanza di controlli, la complessità del corpus normativo che si è stratificato nel tempo, da cui deriva una scarsa conoscibilità delle regole applicabili.

Con riserva di produrre osservazioni scritte più dettagliate, Le anticipiamo con la presente gli assi di intervento che a nostro modo di vedere sono assolutamente prioritari:

  1. uno studio dei flussi aggiornato, essendo a tutti evidente che alla base di decisioni difficili, in materia complessa come questa, ci debba essere la conoscenza dei flussi attuali suddivisi per tipologia di trasporto, mentre il dibattito sui giornali è basato su dati vecchi e mai aggiornati; “conoscere per decidere” (knowledge based approach) ci sembra una premessa necessaria perché Lei possa prendere decisioni condivise e accettabili.
  2. l’ottimizzazione del trasporto merci, che a Venezia è caratterizzato da inefficienze di vario tipo, già sottolineate dalle stesse categorie ed evidenziate anche dagli studi di Fabio Carrera.
  3. la libera circolazione dei residenti, che di fatto è ostacolata dalla scarsità di ormeggi e dalla progressiva scomparsa (per incuria o altro) degli anelli da ormeggio che da sempre caratterizzano il nostro paesaggio urbano consentendo ai residenti di poter condurre una vita normale: portare i figli a scuola, fare la spesa senza doversela caricare sulle spalle, accompagnare a casa i genitori anziani, tenendo ben presente la vecchia regola che per ogni riva o fondamenta richiedeva la presenza di anelli da ormeggio che con preoccupazione vediamo diradarsi o scomparire.
  4. nelle more dell’adozione di nuove regole e/o della semplificazione di quelle esistenti, i danni creati dal moto ondoso vanno contrastati con gli strumenti già disponibili, primo fra tutti il sistema ARGOS di cui Le chiediamo di assicurare il pieno funzionamento: prima ancora di pensare al GPS, alla luce delle recentissima sentenza del TAR Veneto, ci meraviglia il fatto che il Comune disponga di una tecnologia che al momento attuale è utilizzata al 10% delle capacità.
  5. Limiti di velocità: se dovessimo scegliere fra limiti irragionevoli o irrealistici e pertanto disapplicati (dalle categorie professionali in particolare) e limiti di velocità ragionevoli ma rispettati, la nostra preferenza va ai secondi, ferma restando l’esigenza di contenere i danni del moto ondoso che rischiano di comprometterela stabilità delle nostre case. Si aggiornino le regole e si facciano rispettare, è la nostra richiesta.

In attesa di un Suo cortese cenno di riscontro in vista della conferenza del 25 febbraio Le porgiamo, Signor Sindaco, cordiali auguri di buon lavoro.

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Post scriptum:

Il cenno di riscontro non è mai arrivato. Ben altro era stato l’approccio della Municipalità di Venezia, che al moto ondoso aveva dedicato l’incontro (di cui riproduciamo qui la locandina) facendo seguito alla petizione firmata da più di 1.200 residenti. Forse non a caso, la capacità di ascolto della Municipalità è stata “premiata” con il ritiro di tutte le deleghe ad essa affidate, deliberata dal Consiglio comunale a maggioranza fucsia proprio ieri, 25 febbraio. Per celebrare degnamente la ricorrenza, resta solo da designare tale data come “Festa della democrazia” in salsa fucsia.. e “se no te va ben, ti va fora

locandina moto ondoso def

 

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