6 gennaio: c’è chi scruta il futuro nei roghi dell’Epifania e chi ammira questo:
Succede soltanto due volte all’anno (il giorno dell’Epifania e quello dell’Ascensione, detta “Sensa”) e soltanto a Venezia, nell’unica Piazza autorizzata a chiamarsi tale (le altre si chiamano “campi”). La torre dell’orologio si apre e lascia apparire questa meraviglia, con la colonna sonora delle campane che suonano a distesa:
Lasciamo ad altri i roghi dell’epifania, tradizione rurale (c’è chi dice celtica, sicuramente pagana) con cui le campagne venete cercano di scrutare il futuro dei raccolti nel fumo dei “panevin”, così come ad altri appartiene la tradizione di Halloween: a Venezia abbiamo le nostre, e battiamo le pentole a San Martino. “Cuique suum”: in questo gruppo parliamo di noi e di ciò che con noi rischia di scomparire, anziché scimmiottare tradizioni rispettabili ma estranee alla civiltà anfibia, dove il “faville a levante, panoce tante” ha scarso significato.
A quando risalgono, la torre dell’orologio e quel mirabile meccanismo che vede sfilare i re magi preceduti da un angelo con la tromba? I lavori vennero commissionati dalla Serenissima nel 1493, e a ricevere il prestigioso incarico fu Gian Carlo Rainieri, orologiaio di Reggio Emilia. Per far spazio alla torre dell’orologio, parte della Procuratia de Supra venne demolita nel 1496.
Nel Dicembre del 1497 è pronta la campana (alta 1,56 m. e dal diametro di 1,27 m.) che verrà collocata sulla sommità della Torre assieme ai due Mori (alti 2,6 metri) che la percuotono a turno con i loro martelli. Con ogni probabilità i cosiddetti “mori” rappresentavano due pastori, e il nomignolo apparve in epoca successiva, a causa della patina scura che si formò dopo la loro sistemazione conferendogli il colore che ancor oggi presentano.
La torre dell’orologio venne inaugurata il primo febbraio 1499 dal Doge Agostino Barbarigo; la Repubblica di Venezia era all’apice della sua parabola ascendente (anche Cipro era sua, dal 1489) e aveva consolidato la forma urbis che un anno dopo (nel 1500) verrà raffigurata nei minimi dettagli da Jacopo de’ Barbari, realizzando un capolavoro senza precedenti:
Nelle tavole incise da Jacopo de’ Barbari, ecco come si presenta la torre dell’orologio inaugurata un anno prima:
Il meccanismo dell’orologio non è rimasto immutato dal 1499, ma ha subito diversi restauri commissionati per mantenerne inalterato il funzionamento. L’ultimo è stato completato nel 2006. La caratteristica più straordinaria del meccanismo, che suscitò la meraviglia dei contemporanei, era l’indicazione astronomica. Sul grande quadrante principale (4,5 m. di diametro) si potevano leggere in cerchi concentrici le posizioni relative dei cinque pianeti allora conosciuti: Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio, oltre alle fasi lunari ed alla posizione del Sole nello Zodiaco. Ai quattro angoli del quadrante principale erano poste altrettante aperture circolari che ospitavano degli astrolabi, non più visibili; altrettanto dicasi per la statua del Doge (distrutta dai francesi nel 1797). Nella prossima immagine, la torre come poteva vederla il Coronelli nel 1708, con la statua del Doge Barbarigo ancora al suo posto:
Dettaglio significativo, la posizione del manufatto venne scelta in modo tale da essere chiaramente visibile arrivando dal mare, perché fino alla metà dell’Ottocento, la porta di accesso a Venezia era il mare e non la terraferma:
In quest’ultima immagine (fonte: archivio Alinari) la torre dell’orologio nel 1896, con le modifiche intervenute durante la duplice occupazione straniera. Il leone c’è ancora ma non è più l’originale, distrutto dai francesi insieme con tutti gli altri leoni marciani che rappresentavano il simbolo da abbattere, nel 1797.
Un ultimo dettaglio per capire quanto fossero tenute in conto le capacità individuali e come la Serenissima si prendesse cura dei suoi monumenti: soddisfatta dell’opera prestata dall’orologiaio di Reggio Emilia, la Repubblica di Venezia gli propose di vivere all’interno della Torre con la sua famiglia, e per la manutenzione del complesso meccanismo gli accordò un compenso all’altezza del compito. La tradizione continuerà per cinque secoli consecutivi: un “temperatore” (custode e manutentore) sarà sempre presente nella Torre, e fino a quando? Fino al 1998! L’ultimo “temperatore” dell’orologio è stato Alberto Peratoner, che ci ha lasciato una relazione sul restauro intervenuto in quegli anni. La sua pagina internet, con ampia documentazione sull’Orologio, è questa:
http://digilander.iol.it/orologiodellatorre/
Fra le tante miniere di informazioni disponibili per chi volesse approfondire, c’è la pagina internet dell’Antica Orologeria Zamberlan, da cui abbiamo attinto anche noi: