Palazzo Poerio Papadopoli, appello al Consiglio comunale
APPELLO AI CONSIGLIERI COMUNALI:
PER UNA VENEZIA VIVA
“A che ora chiude Venezia?”
Anni fa quando questa domanda venne rivolta da una piccola turista ai suoi genitori faceva sorridere.
Ora però questa frase non suscita più l’ilarità di nessuno perché comincia ad assomigliare alla realtà, perché il turismo si sta mangiando la vita della città storica, perché i residenti se ne vanno.
Per quale motivo? Provate a vivere in un luogo in cui i negozi per gli abitanti sono sostituiti da quelli di paccottiglia per turisti, un luogo in cui gli artigiani chiudono, in cui i campi (le piazze) in cui giocavano i bambini sono occupati dai plateatici dei bar e dei ristoranti.
Provate, se siete una coppia che vuole metter su famiglia, anche solo ad iniziare a vivere in una città in cui non si trovano appartamenti in affitto o in vendita perché è più vantaggioso affittarli ad uso turistico o trasformarli in dependance di alberghi.
Ma ciò che risulta ancora più triste a chi cerca comunque di vivere nel centro storico di Venezia, è che le ultime amministrazioni hanno dato l’impressione di aver favorito questo processo. Negli ultimi anni lo stesso si è infatti allargato capillarmente con una diffusione mai vista prima nelle affittanze e locazioni turistiche ed una impennata nel numero dei cambi di destinazione d’uso degli edifici.
Abbiamo quindi una città che conta ormai meno di 54.000 abitanti (un terzo di quanti ne ha sempre avuti nel corso della sua storia millenaria) che giorno dopo giorno si vede spolpata delle sue piazze, negozi, appartamenti, servizi, e che si avvia ad essere data in pasto a più di 30 milioni di turisti.
E siamo all’oggi. Oggi cari Consiglieri Comunali dovrete decidere se vendere palazzi e altri edifici PUBBLICI all’industria turistica.
Detto per inciso “pubblici” significherebbe “della comunità”, non dell’amministrazione, né tanto meno di “questa” amministrazione, che come tale dovrebbe invece custodire e amministrare i beni pubblici e non venderli.
Attenzione però, perché questa decisione può rappresentare un punto di non ritorno nel processo di abbandono della vita civile dal centro storico di Venezia.
Perché non cerchiamo allora di evitare questo triste destino ad un luogo di cui il mondo intero ci invidia la magia e la storia? Perché rassegnarsi?
Vi chiedo pertanto una dimostrazione di … mi verrebbe da dire “di amore”, ma l’amore non si può chiedere. Vi chiedo allora una dimostrazione di RISPETTO, questo sì è doveroso per questa città, per i suoi edifici e per la vita che ancora contengono. Ricordate? “Enjoy, respect Venice”.
Vi chiedo, cari Consiglieri Comunali, come gesto di rispetto per Venezia, di NON VENDERE I NOSTRI BENI.
Perché una volta venduti non saranno mai più pubblici.
Perché se li venderete non verrete ricordati per aver ripianato il bilancio, ma per aver depauperato Venezia.
Perché vendere palazzi pubblici per farne alberghi non significa solo richiamare turisti, ma scacciare abitanti.
Perché conservare i beni pubblici significa dare a questa città meravigliosa la speranza di un destino diverso da quello di quartiere fantasma, di albergo diffuso, di città dei balocchi.
Cari Consiglieri, vi prego, fate che tra qualche anno non si senta chiedere: “a che ora chiude Venezia?”
Stefano Croce
(veneziano per scelta)
Foto: Dora Meo