Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

Archivio per la categoria “La nostra Laguna”

17 febbraio, Giornata Comunale dell’Ipocrisia?

Il Consiglio comunale del 17 febbraio è chiamato ad approvare lo statuto di una Fondazione denominata “Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità”.

“Venezia Capitale mondiale”, dell’ipocrisia? 

Scopo di questa ennesima Fondazione è promuovere Venezia come “modello di eccellenza e di sostenibilità sociale, economica e ambientale”, attirando finanziamenti pubblici e privati. A patto di non ridursi ad operazione di immagine, in palese e stridente contrasto con la realtà soggiacente, la creazione dell’ennesima Fondazione potrebbe essere valutata con favore, come motore di cambiamento.

I proclami vanno quindi calati nel mondo reale, e la realtà dei fatti vede Venezia: 

  1. Ai primi posti in Italia per inquinamento da PM10; 
  2. Agli ultimi posti in Italia per la raccolta differenziata dei rifiuti (34% nella Venezia insulare, dato che risente anche della difficoltà di educare l’utenza turistica e non residenziale); 
  3. Agli ultimissimi posti in Italia e in Europa per il trattamento delle acque reflue, che nel 60% del territorio finiscono direttamente in Laguna; 
  4. In grave e cronico ritardo per le bonifiche di Porto Marghera e anche per i marginamenti che dovrebbero tutelare la Laguna dagli sversamenti di un’area che per inquinamento storico è seconda soltanto a quella dell’ex ILVA Taranto; 
  5. In grave e cronico ritardo per la transizione ecologica della mobilità lagunare, con il trasporto acqueo che dipende interamente da motorizzazioni obsolete e altamente inquinanti. 

Se queste sono le condizioni di partenza, interrogarsi sull’utilità di una Fondazione che si aggiunge alle molte Istituzioni pubbliche che già si occupano di Venezia e della sua Laguna o dovrebbero farlo, come l’istituenda Autorità prevista dal “decreto agosto”, è un esercizio di onestà intellettuale dovuto e necessario. 

Il voto sullo statuto di questa Fondazione si accompagna a un piano di azione del Comune o della Regione per risolvere le molte criticità?  

La risposta è NO: i proclami sono soltanto un “PowerPoint” allegato alla delibera regionale. 

Le linee di indirizzo contenute nel “PowerPoint” sono assistite da un cronoprogramma? La risposta è NO. 

Esiste almeno un Piano Economico e Finanziario? La risposta è NO. La Fondazione per la “sostenibilità” rischia di essere insostenibile in partenza sul piano economico – per i costi che comporterà: vedasi capitolo II. 

In queste condizioni e con le premesse sopra enumerate da 1 a 5, il giudizio di chiunque abbia ancora una qualche libertà di giudizio non può che essere impietoso: al Consiglio comunale viene chiesto di candidare Venezia a “capitale mondiale” sì, dell’ipocrisia. 

A tale valutazione concorrono le scelte del Comune sul grattacielo di Viale San Marco e quelle della Città Metropolitana, guidata dallo stesso sindaco, che invece di attingere ai fondi del PNRR per progetti di transizione ecologica intende farlo per finanziare una cittadella dello sport a Tessera, con il consumo di suolo che ne consegue[1]

Una Fondazione per chi? 

Questa fondazione è sicuramente utile per le aziende che ne sfrutteranno il brand in quello che definiscono come “luogo iconico perfetto per attirare grandi eventi mondiali”, o per promuovere i loro prodotti (idrogeno in primis) ma la sua utilità per la città e per chi ci vive è tutta da dimostrare. ENI, ENEL e SNAM sono soci disinteressati? Difficile crederlo visti gli interessi molto concreti che rappresentano. 

Questa fondazione è sicuramente e soprattutto utile per soddisfare le vanità di alcuni, vista la pletora di poltrone che distribuisce: 

  1. il Presidente della Fondazione, che è anche Presidente del Consiglio di Indirizzo; 
  2. i due Vice Presidenti del Consiglio di Indirizzo; 
  3. il Consiglio di Indirizzo, con 15 componenti a titolo gratuito;  
  4. il Presidente del Comitato di Gestione, che è anche Direttore Generale 
  5. il Comitato di Gestione, con 5 componenti retribuiti; 
  6. il Comitato Tecnico Scientifico (anche “CTS”) con 10 componenti retribuiti; 
  7. il Collegio Sindacale, composto da 3 sindaci effettivi e 2 supplenti, ovviamente retribuiti; 
  8. il Revisore legale dei conti 

In totale sono 37 cariche da distribuire. Chi pagherà per questo carrozzone, che oltre ai compensi (allo stato attuale ignoti) si farà carico anche di molte spese di viaggio e di rappresentanza? 

L’articolo 5 comma 4 dello Statuto sancisce che “Il patrimonio della Fondazione è costituito in via maggioritaria da risorse provenienti da soggetti di diritto privato”, ma il Comune di Venezia contribuisce con un versamento iniziale di 50.000 euro per il “fondo di dotazione iniziale”, che va considerato soltanto come gettone di ingresso. I costi futuri della struttura sono ignoti, non ne esiste nemmeno una proiezione dato che la Fondazione determinerà i compensi delle cariche retribuite una volta insediata. 

Il grande Bluff: la Fondazione come catalizzatore dei fondi del PNRR 

Stupisce innanzitutto il ritardo con cui il Consiglio comunale di Venezia viene investito di una questione che la Regione ha liquidato con deliberazione di Giunta Regionale del 12 marzo 2021, quasi un anno fa. 

Stupisce soprattutto che alle molte enunciazioni di principio contenute nella delibera regionale, e nel suo allegato A, non abbia fatto seguito alcuna progettualità volta a intercettare i fondi europei del PNRR: allo stato attuale, nessuna delle grandi idee enunciate nel marzo 2021 trova riscontro in progetti cantierabili o anche soltanto finanziabili, e il dubbio che sorge è quello di un grande BLUFF: in un Paese che a quasi due anni di distanza dalla sua creazione non ha ancora nominato i vertici della “Autorità per la Laguna di Venezia” (istituita con il “decreto agosto” del 2020), vorrebbero farci credere che i vertici e gli organi statutari di questa Fondazione saranno nominati in tempo utile per le scadenze ravvicinate del PNRR? A intercettare tali fondi dovrebbe essere il Comitato di Gestione, che però deve essere nominato dal Consiglio di Indirizzo (politico). Qualcuno si illude che possa essere operativo in tempi brevi? 

E infine: perché delegare a una Fondazione quelli che sono i compiti di indirizzo della Pubblica Amministrazione e degli Enti Territoriali? Perché delegare le grandi scelte sulla transizione ecologica ad aziende che da quelle scelte possono trarre utili colossali, come tre dei soci già individuati e sopra elencati? 

Marco Gasparinetti, consigliere comunale

Bonifiche di Porto Marghera: basta con lo scaricabarile!

Comunicato stampa

Venezia 12 settembre 2019

La Laguna di Venezia ed i suoi abitanti hanno già pagato un prezzo altissimo all’industrializzazione forzata della gronda lagunare, figlia di un’epoca in cui la parola «ambiente» doveva ancora fare il suo ingresso nel vocabolario giuridico e nelle Leggi dello Stato.

Le bonifiche sono ineludibili e non procrastinabili per restituirle ciò che le è stato tolto, come attestato dalla designazione dell’area industriale di Porto Marghera come area SIN (Sito di Interesse Nazionale) ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo 22/97 (decreto Ronchi).

Come Gruppo25aprile riteniamo essenziale che ognuno faccia la sua parte, anziché giocare allo scaricabarile: il Governo nazionale onorando gli impegni assunti con il «Patto per Venezia» e ancor prima con la creazione dell’area SIN, i privati proprietari o ex proprietari onorando i loro obblighi in applicazione di due principi cardine dell’ordinamento: il «chi inquina paga», sancito da una direttiva europea sulla responsabilità ambientale che tuttavia non ha efficacia retroattiva,  e la diligenza richiesta a chi è attualmente proprietario dei luoghi pur non essendo responsabile delle attività inquinanti del passato, ma li ha acquistati a prezzi «stracciati» nella consapevolezza che erano inquinati.

Dalla lettura dei quotidiani oggi in edicola (nella foto: il servizio a firma Roberta Brunetti per il Gazzettino) si evince l’impressione che una delle parti in causa, incidentalmente sindaco di Venezia, voglia addossare al Ministro in carica tutte le colpe. Per essere credibile quando sale in cattedra, umilmente gli consiglieremmo di voler dare per primo il buon esempio nell’area di cui è proprietario e per la quale ha grandi progetti, con le ricche plusvalenze che potranno risultarne: perché il Signor Architetto Luigi Brugnaro che “accusa” il Ministro dell’ambiente Sergio Costa di negligenza è lo stesso che – se non andiamo errati – ha fatto ricorso contro il Ministero con una delle sue tante società (Porta di Venezia) che non accetta di accollarsi la sua parte nelle bonifiche dei Pili di cui è proprietaria.

In considerazione del fatto che la società in questione è confluita in un Blind Trust, rivolgiamo pubblicamente questo piccolo pro-memoria al Sindaco, che non è più tenuto a sapere di essere tuttora proprietario dell’area dei «Pili» – o per meglio dire potrebbe far finta di non saperlo.

il Gruppo 25aprile

https://twitter.com/25aprileVenezia/status/1172108191104217088

Sabato 8 giugno, manifestazione e lettera al Prefetto

NB questa è una iniziativa congiunta dei partecipanti alla manifestazione di sabato 8 giugno. Per aderire, scrivete a: nobigship@gmail.com

Venezia, 6 giugno 2019

Al Prefetto di Venezia, dott. Vittorio Zappalorto

APPELLO PER CONCLUDERE LA MANIFESTAZIONE DI SABATO 8 GIUGNO IN PIAZZA SAN MARCO

La MSC Opera, schiantatasi domenica scorsa 2 giugno contro la banchina di San Basilio e l’imbarcazione fluviale “River Countess”, provocando danni e feriti, ha dimostrato al mondo intero che è possibile quello che in tutti questi anni denunciavamo e che le Autorità competenti hanno per anni negato, consentendo la deroga al Decreto Clini – Passera che dal 2012 vieterebbe l’accesso al bacino di San Marco e al Canale della Giudecca alle navi oltre le 40.000 tonnellate di stazza lorda.

Proprio il giorno della “Sensa”, lo sposalizio della “Serenissima” con il mare, è successo quello che non doveva succedere, dimostrando l’incompatibilità di queste navi gigantesche con l’area marciana, il Canale della Giudecca, e l’intera Laguna.

Sabato 8 giugno, con partenza alle ore 16 dalle Zattere, abbiamo indetto un corteo che si farà portavoce di due richieste precise: fuori le navi dalla Laguna e applicazione del decreto Clini Passera, ovvero stop immediato al transito delle navi in laguna. Che questa sia la precondizione per pensare ad un’alternativa all’insostenibile stato attuale delle cose.

Invitando la città a manifestare, ci sentiamo di rivolgerLe un accorato appello affinché autorizzi, in via eccezionale, la conclusione del corteo in Piazza San Marco, per segnalare – anche dal punto di vista simbolico – la riappropriazione della città da parte di chi la abita, ci vive, ci lavora o ci studia, o semplicemente da parte di chi la ama.

Troppa è la pressione di forti interessi economici e finanziari sulla nostra città e sulla nostra Laguna, soffocata dalla monocoltura turistica, dalle trasformazioni urbane che sottraggono residenza e vita normale ai cittadini, di cui la vicenda grandi navi è solo un aspetto e tra i più gravi.

Se le grandi navi hanno potuto, fino ad ora, accedere al centro della città in deroga a leggi dello Stato in nome del profitto, ci pare giusto che, per un giorno, in deroga a provvedimenti amministrativi che vietano la Piazza alle manifestazioni, sia consentito ai cittadini di esprimere il loro dissenso a San Marco, cuore della città e bene comune dell’Umanità.

Vorremmo che, Sabato, la Piazza tornasse a rappresentare il cuore della comunità veneziana, una comunità che si riunirà per chiedere con forza un dovuto atto di cura e di difesa della città più bella del mondo.

Marco Gasparinetti e Dario Vianello

a nome del

Gruppo 25 aprile

Primi firmatari:

Comitato No Grandi Navi, Laguna Bene Comune

Fridays for Future Venezia-Mestre

FIOM-CGIL Venezia-Mestre

Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste del Lido

Medicina Democratica Venezia-Mestre

Associazione AmbienteVenezia

A.N.P.I. Venezia-Mestre

Gruppo 25 Aprile

ADL – COBAS

Associazione Venezia Cambia

Assemblea Non Una Di Meno Venezia – Mestre

COBAS Comune di Venezia

USB Federazione di Venezia

Quartieri in Movimento – Mestre

Marghera Libera e Pensante

Assemblea Permanente contro il rischio chimico – Marghera

Cooperativa Caracol – Marghera

Ecoistituto del Veneto

SANCA Veneta

Comitato Opzione Zero – Riviera del Brenta

Venezia “capitale verde europea” 2022?

Premessa numero 1: in guerra, in amore e in campagna elettorale tutto o quasi è lecito, e nulla vieta a un/una candidata di ricorrere alle promesse più fantasiose, compresa la candidatura di Venezia a capitale mondiale dello sci alpino, per raccogliere qualche voto. Se invece parliamo di candidare Venezia ad essere “capitale verde europea” un minuto dopo aver sostenuto – nella medesima conferenza stampa! – che l’aria è irrespirabile e la città invivibile a causa dell’iperturismo, come ha fatto qualcuno in questi giorni, allora diventa necessario fare chiarezza per evitare che il tutto si riduca ad una “boutade” o spot elettorale rovinando il potenziale di quella che poteva anche essere una buona idea: questo per noi è fare informazione, che è cosa diversa dal fare polemica o campagna elettorale.

Premessa numero 2: quello di “capitale verde europea” (European Green Capital) è un titolo onorifico della durata di un anno, che viene riconosciuto dalla Commissione UE alle città che sanno proporsi come modello o esempio virtuoso per le altre (“The city’s capacity to act as a role model, inspiring other cities, promoting best practices and further raising awareness” – fine citazione). La capitale verde per il 2019 è Oslo; la procedura di selezione per il 2022 segue un calendario ben preciso e regole altrettanto precise. Vediamo di riassumerle, basandoci sulla procedura pubblicamente consultabile?

  1. Maggio 2019 apertura del concorso; luglio 2019: workshop per le città candidate; ottobre 2019: deposito delle candidature con tutti gli allegati (piano di azione e strategia di comunicazione, in particolare). Novembre 2019 – Marzo 2020: valutazione delle candidature: aprile 2020: pubblicazione della “shortlist”; giugno 2020 (vigilia di elezioni comunali, nel caso di Venezia): proclamazione della capitale verde europea per il 2022.
  2. Ad essere candidato può essere soltanto un Comune nella sua interezza, e non sue singole parti o articolazioni territoriali (Municipalità); il Comune in questione deve avere popolazione pari o superiore a 100.000 residenti. Il Comune di Venezia nel suo insieme è un modello o esempio virtuoso?

Alla luce dei due punti che precedono, correttezza istituzionale vorrebbe che eventuali candidature per il 2022 venissero proposte al Sindaco in carica, unico abilitato a candidare il Comune nei termini sopra indicati (cioè entro il mese di ottobre 2019) anziché annunciate in una conferenza stampa con la tecnica di chi tira fuori un coniglio dal cappello, tanto per raccogliere qualche “ooh” di meraviglia e approvazione.

Se invece quanto annunciato alla stampa è il risultato di un involontario errore o refuso, sarebbe bene che chi vuole candidare Venezia a capitale verde europea dicesse anche qual è il suo progetto, e magari si candidasse direttamente a fare il Sindaco per attuarlo al fine di rimuovere le cause ostative alla candidatura, che saranno qui riassunte nel modo più semplice e sintetico possibile:

  1. La valutazione delle candidature è basata su 12 indicatori ambientali da coprire sulla base di a) un piano di azione e b) una strategia di comunicazione che illustri da un lato il coinvolgimento dei cittadini e dall’altro le azioni da promuovere come ambasciatori verdi (“Citizen communication and involvement to date in relation to the 12 environmental indicators” e “How they intend to fulfill their role of EU Ambassador, inspiring other cities” – fine citazione); il tutto entro il mese di ottobre.
  2. Fra le cause ostative alla proclamazione, se guardiamo alle edizioni precedenti, figura la “litispendenza” intesa come esistenza di procedure di infrazione della legislazione europea in uno o più dei 12 temi ambientali assunti ad indicatore, ed è qui che il quadro si fa drammatico, per Venezia. Limitandoci alle procedure che sono già in fase avanzata, basterà citarne tre per capire quanto sia velleitaria una candidatura “prematura”:

I) Qualità dell’aria: lo sforamento sistematico e da molti anni del valore limite giornaliero per le PM10 sul territorio comunale (tutte le centraline, nessuna esclusa) è già stato oggetto di una prima sentenza di condanna ed è attualmente oggetto della Causa C-644/18 (Corte di Giustizia dell’Unione europea) senza nessuna prospettiva di miglioramento alle porte, come dimostrano i dati dei primi due mesi dell’anno;

II) Il trattamento delle acque reflue (fognature), su cui sta per partire una seconda causa europea come riportato anche dalla stampa locale pochi giorni fa, e anche in questo caso Venezia è nella lista dei Comuni inadempienti;

III) Bonifiche e discariche abusive, a causa delle quali siamo in fase di pagamento delle  multe UE per non avere ottemperato alla sentenza precedente: http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/rifiuti_e_riciclo/2018/12/04/con-bonifica-28-discariche-risparmiati-11-milioni-multa-ue_c9df6d09-11cf-4fc1-ba72-12a102c48ef7.html

Dato che fra gli indicatori figurano anche l’acqua e la biodiversità, si potrebbe aggiungere che il piano morfologico e ambientale della Laguna di Venezia, obbligatorio in base alla legislazione europea è stato “respinto al mittente” dal Ministero dell’Ambiente, stando a quanto riportato dalla stampa locale e anche dal documento ufficiale che ne chiede una profonda revisione ed è scaricabile a questo indirizzo: https://va.minambiente.it/it-IT/Comunicazione/DettaglioUltimiProvvedimenti/1302

In queste circostanze, chi candida Venezia ad essere “capitale verde europea” avrà l’onere di spiegare come intende rimuovere le cause ostative alla proclamazione, se non vuole coprirsi e coprirci di ridicolo. Al momento siamo certamente conosciuti come capitale europea dell’overtourism, a cui stiamo sacrificando proprio oggi un migliaio di alberi per permettere l’ampliamento dell’aeroporto. Chi ci ha candidati a “capitale verde” sarà presente anche oggi?

Conclusione

Candidare il Comune di Venezia a “European Green Capital” potrebbe essere una buona idea?

Sì, nonostante tutte le difficoltà del percorso potrebbe esserlo anche secondo noi, ma a tre condizioni:

  1. Un arco temporale più lungo, che non sia strumentale alla campagna elettorale per le europee ma al conseguimento dei risultati necessari: è la differenza fra progettualità al servizio della Città e “siparietto” o teatrino al servizio del singolo candidato, il cui palco rischia di crollare non appena se ne verificano le basi, come nel caso di una candidatura veneziana per l’anno 2022 (che non regge, per i motivi sopra esposti).
  2. La capacità di catalizzare uno slancio corale e non di parte o di fazione o di corrente di un singolo partito, coinvolgendo tutte le forze politiche di buona volontà e le molte realtà che per l’ambiente stanno facendo qualcosa di concreto, a Venezia. Un programma fatto di impegni precisi e non fumosi, che veda come obiettivo intermedio le elezioni del 2020 ed eventualmente una candidatura di Venezia per il 2025, quando i cambiamenti necessari avranno portato i frutti necessari – se ci sarà la volontà per attuarli.
  3. La capacità di creare un percorso partecipato in cui la cittadinanza capisca i vantaggi ma anche i sacrifici necessari (e li accetti) perché l’operazione abbia successo; a giudicare dalla grande mobilitazione giovanile in corso, non è una missione impossibile ed è proprio a questi ragazzi e a queste ragazze che dobbiamo essere riconoscenti per la grande lezione che ci stanno dando in questi giorni: la lezione è che mobilitazioni di massa così ampie sono possibili soltanto se i suoi protagonisti non si sentono “usati” da altri e se nessun partito, sindacato o associazione cerca di metterci sopra il suo “cappello”.

Venezia, 19 marzo 2019

Fonti citate:

http://ec.europa.eu/environment/europeangreencapital/index_en.htm

Nell’immagine: le città candidate per il 2021 (il termine scadeva nell’ottobre 2018, e la “capitale” verrà proclamata a giugno di quest’anno). Copyright Commissione europea

Green Capital 2021

 

 

 

 

Viaggio ai confini dell’impero fucsia

Cristo si è fermato a San Pietro in Volta, ha creato le sanpierote e il nostro viaggio riparte da là, dove si mangia dell’ottimo pesce. Da San Pietro in Volta a Pellestrina oggi, prima foto lato laguna: chi di voi ricorda Kevin Costner in Waterworld? La piattaforma a noi ricorda vagamente il film..

imperofucsia 1Arrivo a Pellestrina, dove anche le paline da ormeggio davanti alla Coop si tingono di fucsia: il colore del sindaco, che dopo aver fallito lo sbarco a Chioggia ha ripiegato su Lidi più sicuri:

imperofucsia6..il viaggio ai confini dell’impero prosegue, alla ricerca di segni tangibili della ricchezza e benessere portati dalla Giunta fucsia:

imperofucsia2

Nulla da fare, i segni del Progresso per il momento si limitano al fucsia che ha sostituito il nero in cima alle paline di recente concessione:

imperofucsia4Turisti americani di passaggio chiedono se quella tendina fucsia dietro alla palina fucsia nasconde un bordello o un centro di massaggi cinese; mi trincero dietro un “sorry I don’t speak English”, perché almeno da queste parti speravo di evitare la domanda di rito “where can I find a night club in Venice”?

imperofucsia5

Il fotografo non giudica: documenta e basta, di fucsia oggi ne ha contate dieci ma vi risparmierà il resto.

imperofucsia

Saluti da Pellestrina che non va confusa con San Pietro in Volta e Portosecco, dove bricole e paline al momento conservano il loro colore naturale.

 

Emergenza #bricole: l’incontro pubblico del 30 maggio

30 maggio, incontro pubblico con il Magistrato alle Acque.

Presentazione alla stampa della cartografia georeferenziata. Nella foto di Alberto Alberti, una delle 27 tavole in cui è stata suddivisa la Laguna di Venezia:

30maggio2016 zoomA destra nella foto, il capitano Andrea Siega che ha coordinato i rilievi effettuati dalla Polizia Lagunare, a cui va il nostro plauso e un doveroso quanto caloroso ringraziamento.

Il video dell’incontro è consultabile sul canale youtube di Loredana Spadon, a questo indirizzo. La qualità dell’audio alla fine dell’intervento è unicamente imputabile al microfono utilizzato in sala, e non alla brava Loredana:

In prima fila da sinistra a destra, nella prossima foto: Elisa Lorenzini (Corriere), Paolo Navarro Dina (Gazzettino) e Vera Mantengoli (Nuova Venezia); l’ing. Fabio Riva (dirigente MAV) e il capitano Andrea Siega (Polizia Lagunare); Alessandro Baglioni e Marco Sitran.

30maggio2016Public

Nell’ultima foto, la dirigente del Magistrato alle Acque Cinzia Zincone e il Senatore Felice Casson, al tavolo dei relatori:

Cinzia Zincone

L’incontro è stato organizzato da: Lista civica Casson, associazione Campo Aperto e Gruppo25Aprile

Etciù etciù: la democrazia al macello delle Tresse

I Diarii di Marin Starnudo, capitolo nono.

Venezia, 28 aprile 2016

Tradizione e regolamento comunale vogliono che gli ordini del giorno del Consiglio comunale siano resi noto in anticipo, per permettere ai consiglieri comunali di studiare la materia e alla cittadinanza di essere presente per i punti di maggiore interesse, giusto? Sbagliato! Con pesce d’aprile in ritardo (era il 28 aprile) possono anche piovere dal cielo due mozioni, una sullo scavo delle Tresse (!) e l’altra sui superpoteri da conferire al Sindaco. Marin Starnudo si soffermerà sulla prima, che qui pubblichiamo in anteprima assoluta:

28aprile2016

Analizziamo i “considerati” e il deliberato, presentati direttamente in seduta (per evitare la presenza dei cittadini in aula?) senza alcuna discussione preliminare, perché sono pezzi inauditi di macelleria costituzionale e istituzionale. Da essi apprendiamo che:

  1. “con il voto delle ultime elezioni amministrative è stato chiaro il mandato dei cittadini a favore del progetto Tresse-Vittorio Emanuele”. Come, non ve ne eravate accorti? In effetti, nessuno di noi se ne era accorto ma sulla scheda elettorale del 2015 NON c’erano i simboli dei partiti e della lista Brugnaro, e nemmeno i nomi dei candidati al Consiglio comunale (che vengono eletti senza vincolo di mandato, occorre ricordarlo?) ma una cartografia del nuovo canale che sventrerà l’isola delle Tresse. Per inciso, l’idea di far passare quel canale all’interno dell’isola tagliandola in due è POSTERIORE alle elezioni: fino a quel momento il Sindaco GARANTIVA e spergiurava che il canale c’era già: il Vittorio Emanuele, e che NON c’era bisogno di scavare. Parole sue.
  2. al Governo si chiede di intervenire perché venga realizzato “il progetto scelto dai cittadini veneziani”? Equivoco numero due: quelle del 2015 NON erano elezioni, bensì un REFERENDUM sullo scavo di un canale che fino ad allora era stato escluso, dal candidato Sindaco in persona. Mannaggia, se l’avessimo saputo saremmo andati a votare in massa! Peccato che alle elezioni amministrative del 2015, per la prima volta nella storia di Venezia, abbia votato meno del 50% degli aventi diritto.. e che l’unico candidato Sindaco ad avere apertamente sposato la causa delle Grandi Navi al primo turno si fosse fermato al 28% dei voti pari ad un sesto del corpo elettorale, raccogliendo il voto di 34.805 cittadini su 211.000 aventi diritto. “Il progetto scelto dai cittadini veneziani”? Quanti di quelli che hanno votato Brugnaro (la minoranza del corpo elettorale, come abbiamo visto) sapevano di questo progetto, che oltretutto è stato stravolto DOPO le elezioni? Quale sparuta minoranza della minoranza era al corrente del progetto VERO? Vogliamo fare un sondaggio, per appurarlo?

Etciù, etciù: la prossima volta che ci chiedete di andare a votare, di grazia diteci in anticipo se si tratta di elezioni o di referendum, e su cosa stiamo votando. Chiediamo troppo?

Se era un referendum a sorpresa, si può dire che è fallito per mancanza di quorum (vista l’affluenza alle urne). Se invece erano elezioni (quelle del 2015) ne rispettiamo il risultato e allora ripassiamoci pure l’ABC della democrazia rappresentativa:

Che qualunque politicante da strapazzo, generalmente residente in terraferma e magari anche in altra Provincia, possa pretendere di parlare a nome dei “cittadini veneziani” fa parte delle regole del gioco della politica; che ad arrogarsi quel diritto sia un Consiglio comunale che a colpi di maggioranza e di forzature semantiche attribuisce ai cittadini veneziani la scelta di uno scavo che prevede lo sventramento di un’isola, di cui mai si era parlato in campagna elettorale, non è più questione politica ma una caricatura grottesca, che va denunciata come tale.

Quella scelta politica l’ha fatta la maggioranza consiliare? Benissimo, è la differenza fra democrazia rappresentativa e democrazia diretta; il Consiglio comunale a maggioranza sta esercitando la prima, e non la seconda. Se ne assuma la responsabilità senza giochini puerili (“il progetto scelto dai cittadini veneziani”) che servono solo a gettare fumo negli occhi di chi dovrà compiere le scelte definitive, nelle sedi istituzionali a ciò deputate e con tutte le garanzie che la Legge prevede a tutela della Laguna di Venezia.

Emergenza #bricole: incontro con il Magistrato alle Acque

2016aprile13 incontroMAVMercoledì 13 aprile, Gruppo25Aprile e gruppo diportisti Laguna Veneta sono stati ricevuti dal Provveditore interregionale alle Opere Pubbliche (già Magistrato alle Acque) di Venezia ing. Roberto Daniele e dal suo staff in un lungo e proficuo incontro che ha permesso di fare il punto della situazione sull’emergenza bricole.

Grazie ai rilievi svolti dalla Polizia Lagunare, coordinata dal capitano Andrea Siega, è stato completato e aggiornato il censimento delle bricole in tutti i canali lagunari; la cartografia georeferenziata che ci è stata illustrata da Roberto De Rossi è suddivisa in 26 tavole e comprende un totale di circa 7.500 bricole, ad ognuna delle quali è stato attribuito un colore (rosso, giallo o verde) a seconda delle esigenze di manutenzione/sostituzione. Quelle “colorate” in rosso, che corrisponde ad un pericolo imminente, sono circa 300. Quelle in giallo sono circa 700, per un totale di circa 1.000 bricole su cui è necessario intervenire.

Sulla base di questo imponente lavoro di documentazione, che è la base conoscitiva indispensabile per ogni decisione ulteriore, il Provveditore si è rivolto ai Ministeri competenti sollecitando i fondi necessari per la manutenzione, che sconta un arretrato di dieci anni almeno per un malinteso senso delle “priorità” che a partire dal 2006 ha assorbito quasi tutti i fondi della Legge Speciale sacrificandoli alle esigenze di un’unica grande opera (il MoSe).

2016aprile14NV

Nel corso dell’incontro abbiamo affrontato anche le ipotesi di razionalizzazione che potrebbero portare alla riduzione del numero complessivo delle bricole, in un’ottica di contenimento della spesa pubblica e di sicurezza della navigazione: a titolo di esempio, fila unica di bricole nei canali secondari o anche palo unico (al posto delle tre paline che compongono le bricole attuali) mediante l’utilizzo di materiali alternativi al legno, nei canali non interessati dalla navigazione promiscua. Sull’utilizzo dei materiali alternativi e già sperimentati, esiste già un protocollo siglato da Magistrato alle Acque, Soprintendenza e Comune di Venezia.

L’incontro ci ha dato modo di apprezzare il lavoro svolto in questi mesi e la serietà con cui gli uffici del Provveditore, pur essendo sotto organico, hanno affrontato il problema. La responsabilità è ora nelle mani dei Ministeri competenti, e innanzi tutto di quello delle Infrastrutture e Trasporti, che dovrà sbloccare i fondi indispensabili per permettere ai suoi uffici periferici di adempiere al loro compito istituzionale.

Alla richiesta del Provveditore, formulata attraverso i canali istituzionali come è giusto che sia, ci associamo nell’interesse collettivo della Città che su questo deve essere unita senza distinzioni di partito, come ha dimostrato di saper fare con la mozione approvata da tutti i gruppi consiliari il giorno successivo, in occasione del Consiglio comunale del 14 aprile:

2016aprile15 G25ANelle foto: la sala che ha ospitato l’incontro e gli articoli di Nuova Venezia (Roberta De Rossi) e Gazzettino (Michele Fullin):

2016aprile14Gazzettino

Emergenza #bricole: la pazienza ha un limite

Ritorniamo a malincuore sull’emergenza bricole, che denunciamo da mesi e che è stata (meritoriamente) riconosciuta anche dal Prefetto di Venezia nella sua risposta alla lettera inviata il 5 febbraio da una ventina di realtà associative:

https://gruppo25aprile.org/?s=emergenza+%23bricole+Prefetto

Le foto inedite che pubblichiamo sono state scattate oggi 12 aprile, non già in canali remoti o secondari ma in quelli più trafficati, che sono serviti anche dalle linee ACTV. Nella prima che vi proponiamo, la situazione all’altezza di Madonna dell’Orto, dove abbiamo anche recensito due monconi di bricola a pelo d’acqua:

DSC04814Le bricole in condizioni simili nei canali lagunari sono centinaia, e questa è da considerarsi “fortunata” perché ha ancora tre pali, ma per quanto tempo ancora? In data 15 febbraio avevamo inviato una formale diffida al Provveditore interregionale delle Opere Pubbliche e al Ministro delle Infrastrutture che ne è il referente gerarchico. Il primo ci ha risposto in data 23 marzo, e di quella risposta ci eravamo pubblicamente rallegrati perché conteneva impegni e date precise:

https://gruppo25aprile.org/?s=emergenza+%23bricole+la+risposta

In primo luogo, il Provveditore ci rispondeva che con le (poche) risorse residue del bilancio 2014 aveva provveduto alla “sostituzione di 33 gruppi briccola” dislocati lungo i canali più “importanti sul piano della navigazione lagunare in quanto soggetti a traffico intenso ma soprattutto al trasporto pubblico di linea”. Proponiamo quindi una seconda foto scattata questa mattina in quei medesimi canali definiti come prioritari; questa è la situazione uscendo dal Ponte Donà:

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In secondo luogo, in risposta alla nostra richiesta di mappatura e quantificazione delle risorse necessarie, il Provveditore scriveva che “si è anzitutto disposto l’aggiornamento del data base briccole in modo da poter estrarre una cartografia generale su scala lagunare (mappatura) che risponda ai requisti richiesti dai firmatari.. è prevedibile che la nuova cartografia possa essere completata e quindi disponibile anche per la pubblica consultazione a partire da venerdì 8 aprile p.v.

L’8 aprile è passato, in data odierna abbiamo quindi chiesto un incontro urgente al Provveditore per fare il punto sulla situazione. A Provveditore e Prefetto, nei limiti delle competenze rispettive, va dato atto di avere almeno accettato un dialogo con la cittadinanza. Del Sindaco in carica non abbiamo notizie, e la cosa ci meraviglia, ma l’occasione per conoscerne il pensiero la avremo forse giovedì 14 aprile in Consiglio comunale, quando verrà finalmente discussa la mozione depositata il 12 dicembre 2015 dai consiglieri comunali Sara Visman, Elena La Rocca e Davide Scano:

http://consigliocomunale.comune.venezia.it/?pag=srchatti_3_173&m=1_componenti

Dato che il Sindaco ha pubblicamente rivendicato le competenze che erano del Magistrato alle Acque, poi trasferite al Provveditorato interregionale alle Opere Pubbliche, vorremmo poter essere al suo fianco nella rivendicazione. Al momento non ci sentiamo di farlo perché da parte sua non ci è sembrato affatto di cogliere l’attenzione necessaria: per vedere la questione approdare in Consiglio comunale ci sono voluti 4 mesi, con la stagione primaverile già iniziata e decine di migliaia di imbarcazioni a rischio di collisione con qualche moncone di bricola o con i cosiddetti “coccodrilli” (pali di bricola vaganti).

Se il Sindaco rivendica quelle competenze, sarebbe utile sapere dove intende reperire le risorse economiche necessarie, che superano i 5 milioni di euro per la sola manutenzione (divenuta urgentissima) di quelle che ci ostineremo a chiamare “bricole” con una c sola, anche se nel linguaggio ministeriale sono “briccole” con due c. Sfumature linguistiche a parte, il Ministero delle Infrastrutture a livello nazionale dispone delle risorse economiche per far fronte ai suoi obblighi, e a livello locale dispone delle competenze tecniche e delle risorse umane necessarie (Polizia Lagunare compresa). In attesa che altri ne ereditino eventualmente le competenze, non ci stancheremo di tallonarlo, a costo di rivolgerci alla Magistratura, per evitare che si limiti a rifilare la patata bollente o il cerino acceso ad altri, in attesa di un decreto di trasferimento delle competenze di cui a Roma non vi è traccia, mentre l’emergenza richiede risposte immediate. Da parte del Sindaco ci saremmo invece aspettati un segno di vita, per i motivi indicati nella mozione che verrà discussa giovedì.

Le sedute del Consiglio comunale sono pubbliche; la cittadinanza è invitata a partecipare. Per chi non potrà farlo, è possibile collegarsi alla diretta streaming:

http://streaming.comune.venezia.it/

Ci auguriamo che chi rivendica quelle competenze sia anche in grado di esercitarle e (dettaglio non secondario) di reperire le risorse necessarie. Il Sindaco in Consiglio comunale ci dica come, fermo restando che la sede idonea per un dibattito approfondito è quella della nuova Legge Speciale per Venezia, ed è in quella sede che auspichiamo un impegno unitario di tutti i parlamentari veneziani: la situazione attuale è sotto gli occhi di tutti, e non è un “bel vedere”. Nel balletto delle competenze, a rimetterci sono (come sempre) i cittadini.

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Lettera aperta a Matteo Renzi

Egregio Presidente del Consiglio,

Il gruppo25aprile, piattaforma civica e apartitica composta da centinaia di persone che ancora vivono e/o lavorano nella città d’acqua, Le augura il benvenuto a Venezia in occasione del vertice bilaterale Italia-Francia convocato per l’8 marzo.

Il gruppo25aprile non manifesterà nelle fragili calli di Venezia domani 8 marzo, pur comprendendo le ragioni dei manifestanti; il gruppo25aprile intende però manifestare a Lei e al Governo le sue gravi e motivate perplessità sul fatto che il Sindaco in carica di Venezia possa ancora rappresentare la città nel « Comitatone » che prossimamente sarà chiamato a pronunciarsi sul passaggio delle grandi navi in Laguna e sullo scavo dei canali che a detta del Sindaco si renderebbe necessario per facilitarne il transito, sventrando l’isola delle Tresse.

Le perplessità nascono dal palese conflitto di interessi che abbiamo reso noto in data 6 marzo e riguarda una società direttamente riconducibile al Sindaco, fornitrice delle principali compagnie di crociera come appare dalla sua pagina internet :

http://www.tecnikalumen.com/it/produzione/navale

Tecnika Lumen

La “Tecnika Lumen” è direttamente controllata dalla Umana SpA, il cui azionista di riferimento è il Sindaco. In queste condizioni, il Sindaco in carica non può rappresentare il Comune di Venezia in seno al Comitatone che è chiamato a preservarne il fragile equilibrio, quando si discuterà di grandi navi e grandi scavi.

Lo diciamo a Lei che lo presiede a norma della Legge Speciale per Venezia, certi che vorrà prenderne nota.

7marzo2016 NV

Il gruppo25aprile rispetta il risultato di elezioni comunali vinte dalla “lista Brugnaro” grazie a un dispiego di mezzi abnorme, che è attualmente oggetto di un’istruttoria avviata dal Collegio di garanzia elettorale della Corte d’appello di Venezia; a Lei come Presidente del Comitatone, e all’Autorità Nazionale Anticorruzione per quanto di sua competenza eventuale, chiediamo di garantire il rispetto delle Leggi che lo Stato italiano ha adottato a tutela dell’interesse generale e della salvaguardia della città che amiamo.

Venezia, 7 marzo 2016

Avvertenze:

  1. Quello qui pubblicato è un estratto della lettera aperta la cui versione integrale è stata inviata alla Presidenza del Consiglio e, per conoscenza, ad alcuni quotidiani.
  2. Il “Comitatone” a cui si fa riferimento è quello istituito con Legge del 29 novembre 1984 n. 798 “Nuovi interventi per la salvaguardia di Venezia” che ha riconfermato lo Stato come principale responsabile della difesa dell’equilibrio idrogeologico della laguna. Per assicurare “l’indirizzo, il coordinamento e il controllo per l’attuazione degli interventi previsti dalla presente legge” la legge del 1984 ha creato un “Comitato interministeriale per Venezia” che in gergo giornalistico viene chiamato “Comitatone” in quanto formato da una lunga lista di enti locali e ministeri.
  3. L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), alla quale sono stati di recente conferiti nuovi e più incisivi poteri, è un organismo indipendente, istituito dall’art. 1 della legge 6 novembre 2012 n. 190, recante “disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”. Il sito ufficiale dell’ANAC è: http://www.anticorruzione.it/portal/public/classic/Autorita

 

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