Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

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#tuttincampo il Manifesto del 16 aprile

Presentato nel corso della conferenza stampa del primo marzo, il manifesto ha già raccolto importanti e qualificate adesioni di scrittori, giornalisti e altre personalità del mondo della Cultura, oltre che dei comitati e associazioni aderenti al Coordinamento (C16A) di cui facciamo parte anche noi.

Una prima lista provvisoria, che verrà aggiornata nei prossimi giorni:

Alon Altaras

Shaul Bassi

Carlo  Beltrame

Marco Borghi

Cesare Bozzetti

Michele  Catozzi

Luca Cosentino

Flavia De Rubeis

Sebastiano  Giorgi

Donata Grimani

Giovanni Levi

Guglielmo Linetti

Jacopo Linetti

Maddalena Lotter

Paolo Malaguti

Barbara Marengo

Alessandro Marzo Magno

Andrea Molesini

Gianni Moriani

Christian Nicoletta

Enrico Palandri

Alberto Peratoner

Tiziana Plebani

Stefano Polizzi

Filippo Maria Pontani

Petra Reski

Gianpaolo Scarante

Antonio Trampus

Francesco Vacchiano

Valerio  Vianello

Barbara Zecchi

Andrea Zorzi

Le adesioni vengono raccolte via email all’indirizzo c16a.mail@gmail.com e il manifesto è quello che abbiamo ieri pubblicato qui:

Bilancio comunale: la parola ai residenti!

Quando? Dall’11 al 20 aprile.

Dove? Nel luogo più vicino a voi, cliccando e zoomando su questa mappa:

..e nei seggi volanti, la cui lista verrà pubblicata nei prossimi giorni, limitatamente al 14, 15 e 16 aprile

Chi? Possono votare tutti i residenti nel Comune di Venezia, che abbiano compiuto il 16mo anno di età.

Cosa? Votiamo sul come spendere l’avanzo di bilancio comunale, che nel 2021 ha superato i 90 milioni di euro dopo che la Giunta aveva sempre respinto tutte le nostre proposte sostenendo che non c’erano soldi.. ma adesso invece ci sono, per la costruenda “cittadella dello sport” a Tessera, ribattezzata “bosco dello sport”, con una spesa di 190 milioni di euro a carico del bilancio comunale.

Come? Con un questionario a scelta multipla, su 5 possibili priorità di spesa inclusa quella di cui sopra.

Perché? Di decisioni calate sulle nostre teste ne stiamo subendo già molte. Se anche voi pensate che sul come spendere i soldi di tutti noi – almeno quello! – sia giusto dare la parola ai residenti, questa è l’occasione per farvi sentire.

Hashtag: #BilancioPartecipato

#PassiamoParola perché questa consultazione autogestita non ha valore giuridico e non è vincolante per l’amministrazione comunale, ma più numerosi saranno i partecipanti e più difficile sarà ignorarne il risultato.

Rassegna stampa:

Nuova Venezia 9 aprile
Nuova Venezia 9 aprile
Corriere della Sera 9 aprile
Gazzettino 9 aprile

Appello ai sindaci di Firenze e Venezia

NB per sottoscrivere l’appello, potete lasciare un vostro commento di adesione su questa pagina oppure scrivere a: dilloaprogettofirenze@gmail.com

“Summary record”, l’appello in sintesi:

1) DIECI CITTÀ EUROPEE CHIEDONO AL PARLAMENTO E ALLA NUOVA COMMISSIONE UE DI OPERARE CONCRETAMENTE A SOSTEGNO DEL LORO SFORZO DI REGOLAMENTARE LA DIFFUSIONE INCONTROLLATA DEGLI AFFITTI BREVI.

2) COME ASSOCIAZIONI e come CITTADINI DI FIRENZE E VENEZIA CHIEDIAMO AI NOSTRI SINDACI DI DI ADERIRE PRONTAMENTE ALL’APPELLO DEI LORO OMOLOGHI EUROPEI

Firenze e Venezia, 21 giugno 2019

È notizia di questi giorni che le Amministrazioni di dieci città europee (Amsterdam, Barcellona, Berlino, Bordeaux, Bruxelles, Cracovia, Monaco, Parigi, Valencia e Vienna) hanno diffuso un comunicato congiunto al Parlamento europeo e alla Commissione UE per chiedere di poter regolamentare le piattaforme che pubblicizzano affitti brevi sul web, in modo da obbligarle a cooperare con le amministrazioni locali e nazionali e ottemperare alle normative in essere o “in fieri” riguardo la registrazione, la messa a disposizione dei dati dei locatori e l’imposizione di eventuali obblighi fiscali.
L’iniziativa è scaturita in seguito al parere non vincolante espresso dall’avvocato generale della Corte di Giustizia europea per il quale, secondo i regolamenti e le direttive della UE, Airbnb dovrebbe essere considerato un fornitore di informazioni digitali piuttosto che un agente immobiliare tradizionale. Se questo status fosse riconosciuto dalla Corte, le piattaforme online per gli affitti brevi sarebbero sollevate dal dovere di ottemperare alle normative introdotte da varie città europee per regolamentare le locazioni brevi e contenere la gentrificazione turistica di interi quartieri e città.

Le scriventi associazioni e persone fisiche, impegnate nella difesa delle città d’arte e di chi ci vive, chiedono ai Sindaci di Firenze e di Venezia, i cui residenti sono confrontati agli stessi problemi, di aderire prontamente all’appello dei loro omologhi europei.

Per facilitare la comprensione del testo, ne alleghiamo alla presente una traduzione in italiano.

I primi 200 firmatari:

  1. Associazione Progetto Firenze
  2. Associazione 25aprile Venezia
  3. OCIO – Osservatorio CIvicO indipendente
    sulla casa e sulla residenza – Venezia
  4. SUNIA (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari) Firenze
  5. Barbara Colli
  6. Giuseppe Saccà
  7. Gianfranco Bettin
  8. Claudio Vernier
  9. Grazia Galli
  10. Massimo Lensi
  11. Emanuele Baciocchi
  12. Cristiano Imperiali
  13. Maria Milani
  14. Filippo Maria Paladini
  15. Marco Sigovini
  16. Lorenzo Dorigo
  17. Fulvio Orsenigo
  18. Isabella Campagnol
  19. Eleonora Palma
  20. Frank Duse
  21. Michele Catozzi
  22. Matteo Savini
  23. Gabriella Ceciliati
  24. Luca Cosmo
  25. Antonella Forte
  26. Carlotta Borasco
  27. Gloria Busetto
  28. Barbara Rossi
  29. Silvia Patron
  30. Paolo Maria Fornelli-Grasso
  31. Alberto Olivi
  32. Sabina Schiavuta
  33. Franca Pullia
  34. Maria Vittoria Novati
  35. Oriano De Palma
  36. Francesco Ceselin
  37. Francesco Molinari
  38. Franca De Col
  39. Lucia Gottardo
  40. Carla Sitran
  41. Carlo Battain
  42. Stefano Seri
  43. Francesco Vian
  44. Adriano Kraul
  45. Anna Mussita
  46. Serge Turgeon
  47. Maddalena Borasio
  48. Vincenzo Procopio
  49. Francesca Boldrin
  50. Francesca Dissera
  51. Lucio Radich
  52. Veronica Scarpa
  53. Claudia Gottardo
  54. Francesco Di Pumpo
  55. Lorena Culloca
  56. Andrea Sartori
  57. Mara Marini
  58. Catherine Bertrand
  59. Elena Prem Menegazzi
  60. Sandra Martin
  61. Marina Bellemo
  62. Giovanna Massaria
  63. Stefania Orio
  64. Cristina Vitturi Di Este
  65. Annalisa Scarpa
  66. Alessandra Vitalba
  67. Gino Mario De Faveri
  68. Maria Teresa Sega
  69. Rubens Gebbani
  70. Aleramo Paolo Lanapoppi
  71. Flavia Antonin
  72. Dario Vianello
  73. Nicoletta Frosini
  74. Marco Gasparinetti
  75. Luca Velo
  76. Stefano Bravo
  77. Donata Olivieri
  78. Andrea Falchi
  79. Comitato Possibile Venezia Metropolitana “Mirelle Franco”
  80. Pamela Ann Mosher
  81. Marco Nogara
  82. Nicolò Nogara
  83. Variola Foscarina
  84. Gianpaolo Fallani
  85. Alessandro Bressanello
  86. Gabriella Barina
  87. Francesco Foschi
  88. Adele Stefanelli
  89. Francesca Ranieri
  90. Stefano Varponi
  91. Paolo Della Corte
  92. Serena Guidobaldi
  93. Elena Riu
  94. Dubravko Garbin
  95. Mary Ann DeVlieg
  96. Valentina I. Biaggini
  97. Andrea Sbordone
  98. Maria Mian
  99. Marilì Rebagliati
  100. Bruno Bonisiol
  101. Orsola Frosini
  102. Chiara Masiero Sgrinzatto
  103. Stefania De Vido
  104. Daniela Godenzi
  105. Cristina Romieri
  106. Carlo Beltrame
  107. Giuseppe Tattara
  108. Dora Meo
  109. Loredano Tessitore
  110. Philip Tabor
  111. Franco De Marchi
  112. Antonella Molinari
  113. Valerio Vianello
  114. Stefano Barina
  115. Angela Colonna
  116. Barbara Zanetti
  117. Alessandra Sambo
  118. Alessandra Pirani
  119. Davide Barbato
  120. Rita Cormio
  121. Marina Cosma
  122. Gina Di Cataldo
  123. Lorenzo Manenti
  124. Mauro Magnani
  125. Marilena Rossetto
  126. Angela Pasculli
  127. Enzo Castelli
  128. Nicole Boldrin
  129. Marco Ziliotto
  130. Marco Smerghetto
  131. Enrico Cambrisi
  132. Elena La Rocca
  133. Simone Gabbia
  134. Elena Ferrata
  135. Marina D’Este
  136. Francesco Cesca
  137. Maria Angelopulou
  138. Alessandra Gregorini
  139. Matteo Cattelan
  140. Serena Badoer
  141. Alessandra Vitalba
  142. Gino Mario De Faveri
  143. Irene Pizzoccaro
  144. Aurora Franzone
  145. Orietta Bellemo
  146. Pietro Raccanelli
  147. Orsetta Rocchetto
  148. Giorgio Sinapi
  149. Silvia Puppini
  150. Massimo Rioda
  151. Serena Sabino
  152. Daniela Adami
  153. Anna Maria Fanciulli
  154. Cristina Santullo
  155. Anna Marin
  156. Marina Dragotto
  157. Alessandro Azzolini
  158. Barbara Rè
  159. Martina Cioffi
  160. Silvia Rago
  161. Francesco Pasquale
  162. Andrea D’Este
  163. Federico Permutti
  164. Ines Brentel
  165. Umberto Zani
  166. Giulia Berta
  167. Aldo Mingati
  168. Paul Medhurst
  169. Lorenzo Marchionno
  170. Matteo Latorre
  171. Ana Martins
  172. Maddalena Gemma
  173. Antony Baxler
  174. Cathie Geraci
  175. Tullio Galfrè
  176. Barbara Poli
  177. Laura Sousounis
  178. Michelle A. Laughran
  179. Lorenzo Calvelli
  180. Paola Placentino
  181. Elisabetta Neri
  182. Anna Poli
  183. Sandra Cianchi
  184. Elisa Medici
  185. Liana Bastianello
  186. Luigi Verdari
  187. Fabio Dalla Valle
  188. Corrado Teofili
  189. Marilanda Bianchini
  190. Stefania Rizzardo
  191. Franca Favaro
  192. Enzo Castelli
  193. Alessandra Regazzi
  194. Agata Chrzanowska
  195. Armando Pajalich
  196. Dmitrij Palagi
  197. Gabriele Panerai
  198. Gabriella Ceciliati
  199. Lorella Grecu
  200. Vincenzo Procopio
  201. Alice Corona
  202. Gabriella Bianco
  203. Mirella Conca
  204. Magda Conca
  205. Vilma Conca
  206. Maurizio Storai
  207. Veronica Galardini
  208. Filippo Zolesi
  209. Giulia  Princivalli
  210. Anna Favi
  211. Leonardo Croatto
  212. Donella Verdi
  213. Carlotta Galletti
  214. Laura Torsellini
  215. Francesco Torrigiani
  216. Tommaso Grassi
  217. Graziella Santoro
  218. Lucio Tondo
  219. Marco Rispoli
  220. Roberto Di Loreto
  221. Guido Carrai
  222. Giuseppe Amato
  223. Agata Chrzanowska
  224. Alessandro Roffi
  225. Antonio Munari
  226. Marina Munari
  227. Comitato Firenze Possibile “Piero Calamandrei”
  228. Susanna Iraci
  229. Giuseppe Fasulo
  230. Mauro Santoni
  231. Adolfo Guadagni
  232. Tatiana Fusari
  233. Leonardo Comin
  234. Catia Porri
  235. Alberto Barberis
  236. Assemblea Comunale dei Verdi di Firenze
  237. Franca Baccelloni
  238. Paolo Brunori
  239. Francesco Borghero
  240. Loretta Pagani
  241. Michele Migliori
  242. Antonella Bundu
  243. Alessandro Zabban
  244. Mirco Zanaboni
  245. Massimo Bellomo
  246. Federico Sereni
  247. Stefania Brunini
  248. Margherita Biagini
  249. Fabio Podestà
  250. Anna Ippolito

.. .. lista in corso di aggiornamento!

Nella foto: la nostra sede in campo de la Bragora, dove raccoglieremo altre firme in occasione della festa in campo, sabato e domenica.

Bragora 4

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Il comunicato stampa delle dieci città in inglese:

European cities believe that homes should be used first and foremost for living in. Many cities suffer from a serious housing shortage. Where homes can be used more lucratively for renting out to tourists, they disappear from the traditional housing market, prices are driven up even further and housing of citizens who live and work in our cities is hampered.

Cities must protect the public interest and eliminate the adverse effects of short term holiday rental in various ways. More nuisances, feelings of insecurity and a ‘touristification’ of their neighbourhoods is not what our residents want. Therefore (local) governments should have the possibility to introduce their own regulations depending on the local situation.

For this, we need strong legal obligations for platforms to cooperate with us in registration-schemes and in supplying rental-data per house that is advertised on their platforms.

Platforms like Airbnb have exact rental data and they provide numerous services to guide the supply, simplify the process and influence the prices. Yet, according to the AG’s opinion, they would have no obligation at all to provide municipalities with information about the rentals to help them prevent violations of local or national regulations, for instance on the maximum number of days allowed. Enforcement would be for the authorities concerned alone, which have to identify anonymous addresses (data held by platforms), which places an excessive burden on public funds.

Where platforms claim that they are willing to cooperate with the authorities, in practice they don’t or only do so on a voluntary basis.

One thing must be clear: A carte blanche for holiday rental platforms is not the solution.

We will continue to address the housing shortages in our cities and continue to ensure that our cities remain livable. We sincerely hope for the cooperation of the new European Parliament and the incoming European Commission.

Traduzione:

Le città europee ritengono che le case dovrebbero essere utilizzate prima di tutto per viverci. Molte città soffrono di una grave carenza di alloggi. Laddove le case possono essere utilizzate in modo più redditizio per l’affitto ai turisti, scompaiono dal tradizionale mercato immobiliare, i prezzi salgono ulteriormente e le possibilità abitative per i cittadini che vivono e lavorano nelle nostre città sono compromesse.
Le città devono proteggere l’interesse pubblico ed eliminare gli effetti negativi degli affitti di breve termine in vari modi. Più disagi, sentimenti di insicurezza e la turistificazione dei loro quartieri non è ciò che vogliono i nostri residenti. Pertanto i governi (locali) dovrebbero avere la possibilità di introdurre i propri regolamenti in base alla situazione locale.
Per questo, abbiamo bisogno di forti obblighi normativi affinché le piattaforme cooperino con noi nei regimi di registrazione e nella fornitura di dati delle inserzioni per le locazioni pubblicizzate sulle loro piattaforme.
Piattaforme come Airbnb hanno dati precisi sulle locazioni e forniscono numerosi servizi per guidare l’offerta, semplificare il processo e influenzare i prezzi. Tuttavia, secondo il parere dell’AG, non avrebbero alcun obbligo di fornire ai Comuni informazioni sugli affitti per aiutarli a prevenire le violazioni delle normative locali o nazionali, ad esempio sul numero massimo di giorni consentiti.
Laddove le piattaforme sostengono di essere disposte a collaborare con le autorità, in pratica non lo fanno, o lo fanno solo su base volontaria.
Una cosa deve essere chiara: concedere carta bianca alle piattaforme di pubblicizzazione degli affitti brevi non è la soluzione.
Continueremo ad affrontare la carenza di alloggi nelle nostre città e continueremo a garantire che le nostre città rimangano vivibili. Speriamo sinceramente nella collaborazione del nuovo Parlamento europeo e della Commissione europea entrante.

Further background information

In a case at the Regional Court in Paris, involving AIRBNB Ireland, the investigating judge decided to refer to the EU Court of Justice to ask for a preliminary ruling on whether the services provided in France by AIRBNB Ireland, benefit from the freedom to provide services, laid down by the so called E-commerce Directive of the European Union.

The Advocate General’s opinion on this to the Court (published April 30, 2019) is affirmative to this question.

This will have, we fear, one major implication: Homes needed for residents to live and work in our cities, will become more and more considered as a market for renting out to tourists. We think that cities are best placed to understand their residents’ needs. They have always been allowed to organize local activities through urban planning or housing measures. The AG seems to imply that this will simply no longer be possible in the future when it comes to Internet giants.

The threats and risks for the social and livable configuration of our cities are evident.

Traduzione:

In un caso sollevato presso il tribunale regionale di Parigi, che coinvolge AIRBNB Irlanda, il giudice istruttore ha deciso di adire la Corte di giustizia della UE chiedendo una sua pronuncia pregiudiziale in merito alla questione se i servizi forniti in Francia da AIRBNB Ireland beneficino della libera prestazione di servizi, previsto dalla cosiddetta direttiva sul commercio elettronico.
L’opinione espressa su questo argomento dall’Avvocato Generale alla Corte (pubblicata il 30 aprile 2019) è che la risposta a questa domanda è affermativa.
Il nostro timore è che questo avrà la seguente implicazione: le case necessarie ai residenti per vivere e lavorare nelle nostre città, diventeranno sempre più oggetto del mercato per l’affitto ai turisti. Riteniaamo che le città siano nella posizione migliore per comprendere le esigenze dei loro residenti.
È sempre stato nella loro possibilità intervenire per organizzare le attività locali attraverso la pianificazione urbana o misure abitative. L’opinione dell’Avvocato Generale sembra implicare che d’ora in avanti, quando si tratta dei giganti del web, questo non sarà più possibile.
Le minacce e i rischi per la configurazione sociale e vivibile delle nostre città sono evidenti.

Rassegna stampa:

The Guardian 20 giugno 2019

https://www.theguardian.com/cities/2019/jun/20/ten-cities-ask-eu-for-help-to-fight-airbnb-expansion?CMP=share_btn_fb&fbclid=IwAR2qrCG0SpSsdabc19oNDvY-wHlAc-k-EjgMrbMMDWtUnoge–DQbqC6lLw

 

 

Venezia caleidoscopio di nazionalità. Come è cambiato in questi 5 anni?

Questa pagina, che oggi festeggia i 1.200 “abbonati”, è nata esattamente 5 anni fa e all’epoca avevamo pubblicato una serie di statistiche sulla Venezia insulare (quella dove non si circola in automobile, per intenderci: nella Municipalità “litorale” di Lido e Pellestrina le imbarcazioni convivono invece con le 4 ruote).

Abbiamo aggiornato oggi il dato sulla Municipalità di Venezia Murano e Burano, che riserva non poche sorprese. Partiamo dalle 20 nazionalità più rappresentate fra la popolazione residente: fra parentesi abbiamo indicato la differenza rispetto al 2014.

  1. Romania: 483 (+ 50) passa dal terzo al primo posto;
  2. Cina: 476 (+ 73) sale dal quarto al secondo posto;
  3. Filippine: 409 (- 131) scende dal primo al terzo posto;
  4. Ucraina: 364 (- 7) sale di una posizione;
  5. Moldova: 320 (- 189) scende dal secondo al quinto posto;
  6. Francia: 247 (+ 40) sale di una posizione;
  7. Bangladesh: 205 (- 38) ne perde una;
  8. Sri Lanka: 183 (+ 20)
  9. Regno Unito: 158 (+ 27)
  10. Germania: 147 (+ 7)
  11. Albania: 138 (+ 21)
  12. Stati Uniti d’America: 108 (- 4)
  13. Spagna: 96 (+ 16)
  14. Giappone: 78 (+ 4)
  15. Tunisia: 67 (+ 7)
  16. Polonia: 66 (+ 1)
  17. Brasile: 64 (+ 10)
  18. Nigeria 62 (assenti nella «Top 20» precedente)
  19. Russia: 57 (+ 19)
  20. Croazia: 50 (- 2)
  21. Egitto: 50 (- 18)

La curva complessiva della popolazione residente è ben nota (grafico sottostante, elaborazione di Margherita Belgioioso sui dati dell’anagrafe comunale). Quello che colpisce nel dato sulla popolazione straniera, che è globalmente in linea con quello generale, sono le modalità “selettive” del saldo migratorio, come se questo colpisse le fasce economicamente più disagiate della popolazione, mentre con il segno + troviamo i Paesi più ricchi e quelli emergenti, con l’eccezione della Nigeria.

Con riferimento a quelle che nel 2014 erano le prime due posizioni in classifica, il calo della popolazione residente di nazionalità moldova e filippina è percentualmente superiore al calo della popolazione “autoctona” e probabilmente segue le dinamiche note a quest’ultima, che si trasferisce per motivi economici al di là dal ponte pur continuando a lavorare a Venezia.

residenti città d'acqua

Le nazionalità complessivamente presenti sono 120. Per una Municipalità che supera di poco i 60.000 residenti (isole comprese) non sono poche! Se il caleidoscopio è ancora ricco in linea con la storia di Venezia, va anche detto che la percentuale della popolazione straniera sul totale della popolazione residente è nettamente inferiore al dato medio comunale e anche diversamente ripartita: la nazionalità prevalente a Mestre è il Bangladesh, che a Venezia occupa soltanto il settimo posto.

Nelle posizioni successive alla ventesima troviamo:

  1. Marocco: 41 (- 2)
  2. Serbia: 40 (+ 1)
  3. Cuba: 40 (+ 11)
  4. Austria: 31 (+ 5)
  5. Grecia: 30 (+ 3)
  6. Kosovo: 29 (+ 5)
  7. Afghanistan: 29 (+ 9)
  8. Corea del Sud: 28 (+ 8)
  9. Repubblica Dominicana: 28 (+1)
  10. Iran: 27 (+ 2)
  11. Perù: 27
  12. Turchia 26
  13. Pakistan 26
  14. Perù 26
  15. Belgio 25
  16. Israele 25
  17. Tailandia 25
  18. Bulgaria 24
  19. Messico 23
  20. Senegal 21
  21. India 21
  22. Svizzera 20
  23. Messico 20
  24. Iraq 18
  25. Canada 15
  26. Georgia 14
  27. Irlanda 13
  28. Paesi Bassi 12
  29. Libano 12
  30. Giordania 12
  31. Finlandia 11
  32. Eritrea 11
  33. Danimarca 10
  34. Argentina 9
  35. Ecuador  9
  36. Algeria 9
  37. Congo 9
  38. Costa d’Avorio 9
  39. Ungheria 9
  40. Portogallo 8
  41. Slovenia 7
  42. Australia 7
  43. Venezuela 7
  44. Somalia 7
  45. Nepal 7
  46. Salvador 7
  47. Slovacchia 6
  48. Svezia 6
  49. Macedonia 6
  50. Colombia 6
  51. Lettonia 5
  52. Indonesia 5
  53. Mali 5
  54. Gambia 5
  55. Sierra Leone 5
  56. Lituania 4
  57. Bosnia Erzegovina 4
  58. Panama 4
  59. Kenya 4
  60. Cile: 4
  61. Camerun 4
  62. Siria 4
  63. Ghana 4
  64. Lussemburgo 3
  65. San Marino 3
  66. Madagascar 3
  67. Armenia 3
  68. Guinea 3
  69. Giamaica 3
  70. Kirzigistan 3
  71. Yemen 3
  72. Bolivia 3
  73. Togo 3
  74. Etiopia 3
  75. Sudan 2
  76. Norvegia 2
  77. Malta 2
  78. Nuova Zelanda 2
  79. Mauritius 2
  80. Birmania 2
  81. Guinea Bissau 2
  82. Honduras 2
  83. Angola 2
  84. Malesia 1
  85. Uruguay 1
  86. Uganda 1
  87. Tanzania 1
  88. Guatemala 1
  89. Kazakistan 1
  90. Tagikistan 1
  91. Estonia 1
  92. Singapore 1
  93. Ciad 1
  94. Benin 1
  95. Burkina Faso 1
  96. Cechia 1
  97. Repubblica centrafricana 1
  98. Zimbabwe 1
  99. Vietnam 1
  100. Ignota 1
  101. Apolidi 1

 

Iperturismo: il nostro intervento al Festival del cinema di Oslo

Il Festival internazionale del cinema documentario di Oslo, giunto alla sua undicesima edizione, ha invitato il Gruppo25aprile a portare la sua testimonianza nella giornata conclusiva, dedicata al tema dell’iperturismo (“overtourism”) – unici ospiti italiani in una rassegna di alto livello che quest’anno ha premiato “The silence of others” di Almudena Carracedo (Spagna, 2018):

Spunto per il dibattito era la proiezione di un documentario di Antje Chris dal titolo provocatorio “Tourist go home”,  che mette a confronto le realtà di Barcellona, Venezia e Dubrovnik con interviste ai sindaci rispettivi e anche, nel caso di Venezia, a gruppi di attivisti come il Comitato “No Grandi Navi”. Canto e controcanto piuttosto nitidi (viste le opposte posizioni) anche se le interviste sono “datate” e non riflettono gli sviluppi più recenti quali ad esempio la tassa di sbarco o “contributo di accesso” a Venezia.

Il tema del dibattito – in lingua inglese – non era limitato alle grandi navi (che nel caso di Venezia sono l’aspetto più “mediatico” e facilmente comprensibile nel loro contrasto anche visivo con la delicatezza del tessuto urbano e ambientale). Trattandosi di una piattaforma civica che da quasi 5 anni lavora “a 360 gradi” ci era stato chiesto di fare una presentazione a tutto campo e ci abbiamo provato, nei limiti di tempo accordati.

Quella che segue è una sintesi dei punti toccati dal nostro portavoce Marco Gasparinetti.

Tralasciamo volutamente – perché chi ci legge già la conosce – la parte dell’intervento dedicata ad illustrare al pubblico internazionale la “storia” e la ragion d’essere del Gruppo25aprile, nato nell’anno dello scandalo del “MoSe” (2014) anche come reazione cittadina alla sfiducia nei partiti tradizionali che da quello scandalo erano usciti screditati. Piattaforma civica pluralista e apartitica – che non vuol dire “apolitica”, dato che chiunque si occupi della “polis” fa in qualche modo politica – ma soprattutto gruppo di persone profondamente innamorate di Venezia e della sua Laguna.

Oslo 1 Gasp

Oslo, 3 marzo 2019

Venezia è il paradosso vivente di una città pedonale i cui livelli di inquinamento hanno ormai raggiunto quelli di Milano, mentre i residenti sempre meno numerosi continuano a sobbarcarsi tutti gli svantaggi della città pedonale senza più vederne i benefici in termini di salute. Non solo a causa delle grandi navi (assenti o quasi nel periodo invernale), ma di un traffico acqueo locale impazzito per rincorrere le necessità di un turismo sempre più invadente: lo dimostrano i dati sul biossido di azoto (che diversamente dalle PM10 sono meno sensibili all’inquinamento “di fondo” e riflettono da vicino le fonti emissive locali) registrati dalla centralina ARPAV in rio Novo.

Ma questo è soltanto uno dei paradossi di una città che dopo avere “inventato” il turismo e averne tratto anche grandi benefici sembra aver perso completamento il controllo della sua creatura – un po’ come nella storia di Frankestein, volendo fare una citazione cinematografica. Per riprendere in mano la situazione gli strumenti ci sarebbero e lo strumento cardine è quello indicato in un celebre quanto inapplicato studio di Ca’ Foscari: la soglia o “capacità di carico”. Inapplicato o disapplicato per molti motivi ma soprattutto per mancanza di un requisito chiave: la volontà politica.

La politica locale negli ultimi anni si è dimostrata incapace di offrire una visione di lungo termine o anche soltanto un “progetto” di città, limitandosi a rincorrere il voto delle singole categorie e in particolare di quelle più rumorose o influenti, che non necessariamente rappresentano la maggioranza della popolazione ma sono meglio attrezzate per fare quadrato e per fare attività di lobby, non sempre alla luce del sole.

“Soglia di carico” dovrebbe essere il punto di partenza della governance cittadina mentre il “contributo di accesso” (che sarebbe più corretto chiamare “biglietto di ingresso”) frettolosamente adottato in questi giorni è una cortina fumogena che non risolve nessuno dei problemi sul tavolo: l’apertura a getto continuo di nuovi alberghi sui due lati del ponte dimostra che la giunta in carica predica una cosa (ridurre i flussi) e fa il suo contrario. Stesso discorso per grandi navi e lancioni gran turismo, che il sindaco in carica non ha nessuna intenzione di limitare; idem con il raddoppio dell’aeroporto che porterà moltitudini di nuovi turisti pernottanti e quindi esenti dal “contributo di accesso”. Se veramente si volessero limitare gli accessi è da qui che si inizierebbe il percorso: “a monte” e non a valle del processo.

Anziché affrontare il problema alla radice o potare l’albero, si taglia qualche ramoscello a caso (quelli più deboli: gli ospiti dei residenti) per occultare il vero progetto politico, che è al servizio delle grandi catene alberghiere e delle compagnie di navigazione (piccole e grandi). Venezia non più città ma “museo a cielo aperto” con biglietto di ingresso, per l’appunto. E i residenti?

Sulle spalle dei residenti grava tutto il peso (ignoto a chi decide per noi vivendo altrove) e i molteplici impatti dei singoli fattori di “pressione” turistica. A titolo di esempio:

  • difficoltà di trovare casa (che non dipende dagli escursionisti ma dalla trasformazione della città in albergo diffuso);
  • difficoltà di trovare un lavoro che non sia legato alla monocultura turistica, con conseguente “brain drain” (esodo del segmento di popolazione più giovane ed istruita, costretta a cercare lavoro altrove);
  • trasporti pubblici al collasso (questo sì a causa degli escursionisti);
  • perdita di identità e trasformazione del tessuto commerciale con appiattimento e omologazione verso il basso dell’offerta, che si adatta alla domanda (fenomeno comune a tutte le località dove fanno scalo le navi da crociera e/o l’escursionismo di giornata);
  • perdita di “saperi” e di attività artigiane che nel caso di Venezia avevano raggiunto punte di eccellenza irripetibili. Una volta perse sono molto difficili da ricostruire.

Per far passare il “contributo di accesso” si è voluta spacciare come verità assoluta l’equazione “pernottanti” = turisti buoni, escursionisti = “turisti cattivi”. Visione semplicistica: se a Venezia non troviamo più case è forse colpa dei non pernottanti, unico “target” del contributo di accesso? Ogni fattore di pressione genera un impatto, il problema quando i fattori si moltiplicano è il loro effetto cumulativo.

Pernottanti ed escursionisti creano pressioni diverse con effetti cumulativi sulle comunità locali, compito della politica è anticiparle per trovare il giusto equilibrio. Anticiparle e non subirle o rincorrerle con pastrocchi improvvisati e slegati da ogni tentativo di pianificazione.

Come gruppo25aprile non ce l’abbiamo con i turisti (“they are not to blame if they want to see Venice”) ma con le scelte politiche che stanno trasformando noi e loro in vacca da mungere (“milk cow”), con il duplice risultato di peggiorare la qualità della vita per i residenti e la qualità dell’accoglienza turistica che storicamente era invece elevata, a Venezia – e il rischio di creare tensioni simili a quelle già viste a Barcellona, che hanno ispirato il titolo del film (“Tourist go home”).

Il risultato, che qualsiasi ristoratore o albergatore potrà confermare è la perdita del turismo di qualità a profitto di quello da attirare e magari spennare una sola volta (perché difficilmente ritornerà). Per alcuni operatori (pochi ma grandi, quelli che lavorano con i grandi numeri) questo può tradursi in maggiori guadagni: per la maggioranza significa invece “lavorare di più per guadaganare di meno”. Il recentissimo studio della Confartigianato, presentato all’Ateneo Veneto pochi giorni fa, è ricco di indicazioni al proposito.

Quello con l’iperturismo è un patto faustiano: dietro a parole come “valorizzazione” e “sviluppo” rischia di celarsi un baratto in cui le comunità locali vendono l’anima (delle città) e anche i polmoni (di chi ci vive) Per l’aldilà c’è ancora tempo, ma i polmoni presentano il conto molto prima.

Oslo 2 panel

Il dibattito successivo è stato particolarmente ricco di spunti e ha permesso di affrontare le varie opzioni astrattamente percorribili: dalla “congestion charge” (che a Londra esiste dal 2003) applicandola ai vettori più inquinanti come fattore di internalizzazione dei costi – e con reinvestimento del gettito nel miglioramento dei servizi di trasporto, come nel caso di Londra – a un sistema di prenotazioni obbligatorie come quello applicato nelle Galapagos, previa definizione della soglia di carico.

Nel corso del “panel” è stato evidenziato come la natura onerosa o gratuita delle prenotazioni sia secondaria dal punto di vista della gestione quantitativa dei flussi, mentre quella qualititativa richiede invece strumenti più sofisticati, che includono anche tecniche di marketing o demarketing, e non si riducono al solo biglietto di ingresso. Chi paga un biglietto di ingresso si aspetta qualcosa in cambio, e trasformare l’ospite in acquirente ha le sue controindicazioni comportamentali: un oligarca non ha problemi a pagare cifre anche elevate, ma dopo averle pagate si comporterà da “padrone” in casa altrui – e la buona educazione non è sempre proporzionale allo spessore del portafoglio.

Un grazie particolare al moderatore del dibattito: Stig Arild Pettersen, Editor at Store Norske Leksikon, and host of foreign policy podcast Du Verden!

Per le foto, grazie a: Giulia Brighenti!

 

 

 

 

 

Tassa di sbarco: pro e contro

Domenica 20 gennaio alle 16 la nostra sede in campo de la Bragora ospiterà un incontro pubblico sul tema “caldo” del momento: la tassa di sbarco. L’incontro è aperto a tutti nei limiti di capienza della sede; in considerazione dell’affluenza prevista, suggeriamo puntualità.

Al tavolo dei relatori avremo, in ordine alfabetico: il sociologo Gianfranco BETTIN; Marco GASPARINETTI portavoce del 25 aprile; Giampietro PIZZO di VeneziaCambia; Claudio VERNIER presidente dell’associazione Piazza San Marco e il professor Stefano ZECCHI.

Visto l’interesse suscitato dal tema e l’assenza di documenti di riferimento, abbiamo predisposto la seguente nota di analisi per strutturare il dibattito, postandola anche sulla nostra pagina facebook dove stiamo raccogliendo i primi commenti e che utilizziamo anche per i nostri sondaggi sul tema:

https://www.facebook.com/veneziamiofuturo/

Rispetto alla tassa di sbarco, a nostro parere, non si tratta di applaudire o fischiare per partito preso, ma di ragionare e valutare i pro e contro nell’ottica di un bilanciamento degli interessi, che non possono ridursi all’esigenza di “fare cassa”.

Con questo spirito – pragmatico e costruttivo – intendiamo inviare all’amministrazione comunale le nostre osservazioni di residenti sulla tassa di sbarco, i cui dettagli verranno discussi in Consiglio comunale nelle prossime settimane (entro il 28 febbraio, se la volontà è quella di renderla applicabile già da quest’anno).

Come immagine per l’evento abbiamo scelto un ponte levatoio, di quelli che Venezia non ha mai avuto (diversamente da altre città coeve) se non dopo la caduta della Repubblica: questo della foto si trova ai giardini “reali”, creati per volere di Napoleone al posto dell’immenso granaio che nei secoli precedenti sfamava la popolazione evitando tumulti sociali: dal granaio ai giardini “reali” e al ponte levatoio il passo fu breve ed è anche metafora delle trasformazioni sociali che una tassa di sbarco potrebbe generare, qualora applicata senza discernimento.

ponte levatoio

PREMESSA:

Il comma 1129 del maxiemendamento alla legge di Bilancio per il 2019 ha introdotto per il Comune di Venezia la facoltà (facoltà non significa obbligo) di imporre ai visitatori giornalieri nella città antica (ad esclusione quindi di Mestre) il pagamento di un ticket di ingresso compreso tra i 2,5 euro e i 10 euro definito come « tassa di sbarco », applicabile su “tutti i vettori” e alternativo all’imposta di soggiorno.

Alcuni osservatori hanno già sollevato dubbi sul fatto che l’alternativa vada interpretata in senso soggettivo con riferimento al soggetto di imposta e non invece in senso territoriale come scelta secca fra tassa di sbarco e imposta di soggiorno a livello comunale, come era finora evvenuto nelle isole dove la tassa di sbarco è già stata introdotta (esempi : Elba, Ponza, Capri, Ischia). In attesa di chiarimenti interpretativi, questa nota di analisi è basata sulla prima ipotesi, che è quella sostenuta dall’amministrazione comunale.

I) Executive Summary (sintesi):
Con riserva di rivedere la nostra posizione alla luce del dibattito di domenica e di quello interno al gruppo facebook, la posizione del gruppo allo stato attuale può essere riassunta come segue:
  1. Siamo favorevoli ad una tassa di sbarco applicata ai vettori per i quali era stata immaginata e istituita (a beneficio di alcune isole minori che già la applicano, ma sono prive di collegamenti su gomma o su rotaia con la terraferma): grandi navi e altri mezzi di trasporto acqueo collettivo, rispetto ai quali la tassa ha anche una funzione di internalizzazione dei costi ambientali che tali vettori scaricano sulla collettività, senza che le casse comunali ne traggano alcun beneficio pur dovendone sopportare l’impatto.
  2. Siamo contrari ad una tassa di sbarco applicata ai mezzi di trasporto individuali, sia per questioni di proporzionalità rispetto al fine perseguito sia per le difficoltà di riscossione che richiederebbero controlli a valle particolarmente intrusivi e potenzialmente lesivi della libertà di circolazione, senza che sia possibile individuare un « sostituto di imposta » incaricato della percezione. A questo proposito ricordiamo che ogni eccezione alla libertà di circolazione sancita dai Trattati europei e dalla Costituzione italiana deve rispondere a principi di necessità, proporzionalità e non discriminazione.
  3. Siamo fortemente scettici (sondaggio in corso, con una maggioranza interna contraria) rispetto all’eventualità di applicare la tassa di sbarco anche a chi arriva a Venezia in tram o in treno, sia perche l’impatto ambientale di questi mezzi di trasporto è inferiore rispetto agli altri, sia per le difficoltà intrinseche di applicazione e la farraginosità dei controlli necessari rispetto alla platea degli interessati: la necessità di riscuotere la tassa per il solo tragitto Mestre-Venezia, esentandone ovviamente i residenti e i lavoratori pendolari nonché gli studenti iscritti negli istituti superiori e nelle università cittadine, ma anche i turisti che alloggiano nelle strutture ricettive di Mestre ed altre categorie esenti quali familiari e parenti in visita, comporterebbe infatti due rischi alternativi:
A) formalità burocratiche eccessive per chi dovrebbe a quel punto dimostrare di essere esente dalla tassa, qualora questa venisse riscossa « a monte » della prenotazione (tenendo anche presente che i biglietti non sono nominativi, e le opportunità di evasione sarebbero elevate);
B) qualora si optasse invece per la riscossione « a valle » sul mezzo di trasporto stesso, il rischio che i costi di riscossione superino i ricavi al netto dell’aggio da riconoscere al vettore, in particolar modo qualora venisse accolta la richiesta del Governatore Zaia che mira ad esentare dalla tassa di sbarco tutti i residenti nella regione Veneto: le persone da controllare nel tragitto Mestre-Venezia sarebbero infatti talmente numerose – e in un lasso di tempo talmente breve – da rendere necessaria la presenza a bordo di un esercito di controllori, e il numero delle persone esenti da tassa talmente elevato da rendere anti-economico quel tipo di controlli individuali.
II) Le categorie esenti
Siamo ben consapevoli della corsa alle esenzioni che si scatenerà non appena si discuteranno le modalità di applicazione della tassa, e siamo pronti a fornire noi stessi una lista di esenzioni che a nostro modo di vedere sono necessarie, a partire dai 12.000 veneziani non residenti ma iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e dai veneziani di nascita che qui hanno conservato affetti e famiglia pur non essendo più residenti (anche a seguito della creazione del Comune di Cavallino Treporti dove risiede ormai la maggioranza della popolazione originaria di Burano : soggetti a tassa di sbarco anche loro, quando tornano a casa ?).
Siamo tuttavia consapevoli che quando scatta quel tipo di corsa, a vincerla non sono ragioni di equità o giustizia ma la forza delle singole lobby: a titolo di esempio basti citare la richiesta degli albergatori jesolani di esentare tutti gli ospiti delle loro strutture, anche se queste non pagano imposta di soggiorno sul territorio comunale di Venezia.
Da parte nostra proponiamo quindi di rovesciare la logica ricordando che la tassa di sbarco è l’eccezione e non può diventare la regola: a stabilirlo è la Costituzione italiana (articolo 16) laddove stabilisce che : « Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza ».
Se l’assoggettamento alla tassa di sbarco e ai controlli che ne derivano è l’eccezione e non la regola, ne consegue che sarebbe più utile definire le categorie soggette alla tassa anziché fare una lista di categorie esenti (che sarà tanto più lunga quanto più numerose saranno le lobby a chiederla). Le delibere o le ordinanze di applicazione ne guadagneranno in termini di trasparenza e facilità di applicazione, e da parte nostra siamo pronti a dare un contributo per definire in modo chiaro ed equo le categorie soggette alla tassa quali ad esempio: crocieristi, passeggeri non residenti di lancioni gran turismo e altri mezzi di trasporto la cui clientela prevalente è quella turistica e di giornata che si intende « colpire » con questa tassa.
III) Le finalità della tassa
Contrariamente a quanto indicato in alcune dichiarazioni propagandistiche, il gettito della tassa di sbarco è vincolato ad alcune tipologie di spesa ben precise, che la Legge istitutiva cosi definisce: “raccolta e smaltimento dei rifiuti, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali, interventi in materia di turismo, polizia locale e mobilità, nonché i relativi servizi pubblici locali”. In altri termini, si tratta di una « tassa di scopo » su cui è inutile alimentare illusioni.
30 milioni di euro è il costo annuo supplementare stimato da Veritas e Comune per la raccolta dei rifiuti legata al turismo. Tale importo è già compensato dall’imposta di soggiorno il cui gettito è in crescita costante: 31.755.944 euro nel 2017, contro i 28.165.437 del 2015.
Se gli introiti di questa nuova tassa dovessero servire soltanto o prevalentemente ad aumentare l’organico della polizia locale incaricata di vigilare sulla sua riscossione, saremmo in presenza di un mostro o moloch burocratico in stile sovietico, che si auto-alimenta senza alcun beneficio per la cittadinanza. Dall’insediamento della giunta Brugnaro l’organico della Polizia Municipale è già aumentato del 50%, con 200 nuovi agenti già entrati in servizio e i 70 supplementari di cui al bilancio di previsione 2019.
Da parte nostra proponiamo invece che :
  1. Le modalità di riscossione siano tali da evitare che i costi di gestione e burocratici assorbano i ricavi, oltre ad essere fonte di intralcio e vessazioni nella vita quotidiana dei residenti ;
  2. Il gettito della tassa al netto dei costi di gestione venga utilizzato per una riduzione sostanziale e non puramente simbolica delle aliquote TARI (tassa rifiuti) per le utenze domestiche, che a Venezia sono particolarmente elevate proprio in ragione del carico supplementare rappresentato dal turismo;
  3. dal momento che tale riduzione sarebbe già eticamente dovuta grazie all’aumento del gettito dell’imposta di soggiorno, gli introiti della tassa di sbarco dovrebbero inoltre essere destinati al miglioramento dei servizi pubblici locali con particolare riferimento al rinnovo di una flotta palesemente obsoleta per quel che riguarda il trasporto acqueo, mentre tutti gli investimenti in corso sono “stranamente” riferiti al trasporto su gomma che per definizione non attraversa la città antica: siamo forse mucca da mungere per spendere i soldi altrove?
IV) Le modalità di riscossione
Come già indicato in premessa, siamo fermamente contrari a qualunque ipotesi di tornelli all’ingresso di Venezia, che la trasformerebbero (anche nell’immaginario collettivo) in un parco a tema con la definitiva abdicazione al suo ruolo di Città viva e capoluogo di Regione.
La riscossione andrà quindi effettuata a monte (con il meccanismo del sostituto di imposta, che la incorpora nel titolo di viaggio) e con modalità tali da rendere supeflui i controlli a valle in città, anche perché questi provocherebbero rallentamenti inaccettabili e vessatori al flusso di persone che quotidianamente arrivano a Venezia per motivi di studio o di lavoro.
Varchi e tornelli esistono nei porti e aeroporti, dove già i passeggeri vengono controllati per altri motivi e prima dello « sbarco ». Immaginarne l’installazione in piazzale Roma o davanti alla stazione ferroviaria o in riva degli Schiavoni significa non conoscere le dinamiche dei flussi che pure avrebbero dovuto essere già state oggetto di analisi quantitativa e qualitativa da parte delll’amministrazione comunale, grazie ai 10 milioni di euro ricevuti (e non spesi) grazie al « patto per Venezia » del 2016.
In questo ci associamo all’analisi pubblicata dagli amici di « Progetto Firenze » che è giunta a queste conclusioni:
«Anche in una città cinta da mura, o dal mare, l’introduzione di una tassa d’ingresso caricherebbe chiunque vi arrivi per finalità diverse dal turismo dell’onere di dimostrarsi esenti attraverso un percorso burocratico di certificazione, di cui si può facilmente immaginare il peso. Un danno ancor più grande verrebbe poi dal fatto che la nuova tassa fornirebbe alle istituzioni deputate al governo del territorio nuove risorse, e al contempo un formidabile alibi, per continuare a sostenere un modello di sviluppo turistico profondamente sbagliato, indissolubilmente legato alla continua invenzione di nuove strategie di marketing per garantire l’arrivo di flussi sempre maggiori di visitatori».

 

Ricordiamo infine che questo dibattito non lo organizziamo per caso: come piattaforma civica siamo stati i primi a reagire con un appello alla ragionevolezza, subito dopo le dichiarazioni trionfalistiche del Sindaco quando la tassa di sbarco è stata approvata dai due rami del Parlamento, e per conoscere la nostra posizione si è mossa anche la stampa estera. L’intervista che segue è del 27 dicembre, i dubbi rimangono:

 

 

 

 

 

 

 

Per non combattere a mani nude

COMUNICATO STAMPA

Grande successo per il primo bando di gara lanciato, a titolo sperimentale, dal gruppo25aprile tramite il suo braccio operativo (l’associazione 25 aprile) al fine di dare un aiuto concreto a chi desidera restare o ritornare a Venezia, ma deve combattere a mani nude contro il carro armato della monocultura turistica che tutto travolge al suo passaggio.

42 le richieste di contributo ricevute, 34 sono quelle che hanno totalizzato un punteggio pari o superiore a 40 punti nella graduatoria provvisoria pubblicata oggi sul canale ufficiale del gruppo:
​20 le donne, 14 gli uomini, in una fascia di età che va dai 24 ai 64 anni. ​Molte le professioni rappresentate a conferma delle difficoltà oggettive incontrate da chi desidera restare o ritornare a Venezia: numerosi sono ad esempio i lavoratori pendolari che pur avendo un lavoro a Venezia non hanno ancora trovato un tetto a prezzi accessibili. Fra i richiedenti ci sono artigiani della cantieristica minore, insegnanti, tecnici sanitari, cuochi, banconieri, commesse, camerieri e portieri di albergo, marinai ACTV e impiegati.
Nessuna delle sei richieste che figurano in cima alla graduatoria è riconducibile ad iscritti al gruppo25aprile o a loro parenti, e questo conferma l’interesse suscitato dall’iniziativa avviata a titolo sperimentale da questa piattaforma civica, che festeggia proprio oggi il raggiungimento di quota 2.000 iscritti. Il nostro ringraziamento va quindi ai quotidiani e ai mass media che ci hanno aiutato a far conoscere il bando di gara oltre il “perimetro” degli aderenti al “25 aprile”.
Mani Salvataggio.JPG

In cima alla graduatoria provvisoria si trova una madre che vive da sola con il figlio e ha ricevuto un provvedimento di sfratto per finita locazione.

Se con questo bando di gara avremo permesso anche soltanto ad una famiglia di non dover abbandonare Venezia, potremo dire che ne valeva la pena e ci stiamo già attrezzando per un secondo bando di gara che verrà lanciato a fine giugno” – ha dichiarato il portavoce dell’associazione Dario Vianello.

A questo punto sarebbe importante che anche l’amministrazione comunale facesse la sua parte – ha aggiunto il portavoce del “gruppo25aprile” Marco Gasparinetti – perché questi numeri smentiscono chi aveva affermato che “la gente non vuole vivere a Venezia“: al contrario, c’è chi si aggrappa con tutte le sue forze a questa città unica al mondo per non essere costretto a lasciarla, e fra chi ci lavora sono molti quelli che vorrebbero anche viverci, se soltanto si mettesse mano ad una politica per la casa che da troppi anni è completamente assente. Questo contributo di 3.000 euro è solo una goccia in mezzo al mare: ad altri spetta fare di più e meglio per raccogliere questo grido di dolore che è anche di speranza e di amore per Venezia”.

I portavoce
Dario Vianello, per l’associazione 25 aprile Venezia
Marco Gasparinetti, per il “gruppo25aprile”
“Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma l’oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo”.

(Madre Teresa di Calcutta)

 

Un’imbarcazione a remi in canal grande e le mani che sostengono la città, opera dell’artista Lorenzo Quinn intitolata “Support”, sono le immagini che abbiamo scelto per illustrare lo spirito dell’iniziativa, insieme con questa seconda foto della Canottieri Querini (Castello):
Querini Salvataggio

Quando l’UNESCO fa FIASCO, è il momento dell’orgoglio

Sindaco inconcludente, regione assente e ministri compiacenti possono forse sperare di prendere in giro l’UNESCO che è lontana – e a quanto pare ci sono riusciti – ma chi vive o lavora qui tocca con mano ogni giorno i troppi problemi irrisolti, dalla mancanza di case e lavoro qualificato ai danni provocati da un turismo di massa e di bassa qualità che tutto piega alla sue esigenze e sta devastando il tessuto sociale con l’espulsione continua di residenti e la scomparsa dei negozi di vicinato, le attività artigianali sacrificate alla paccottiglia prodotta in serie, il traffico acqueo al collasso.
Venezia merita di meglio. Ai cittadini e alle cittadine, ai sindacati, ai comitati e alle realtà associative chiediamo uno scatto di orgoglio per dire a voce alta che è ora di voltare pagina.
Il 2 luglio manifesteremo uniti, senza bandiere di partito, per reclamare il nostro diritto di restare o ritornare a vivere in quella che alcuni vorrebbero ridurre a semplice vetrina, priva di vita e di abitanti.
voglio vivere cop FB
Lo faremo il 2 luglio che è il secondo compleanno della giunta in carica (“dategli tempo” o “lasciamoli lavorare” non è più una scusa credibile) e coincide anche con l’inizio della sessione UNESCO che avrebbe dovuto prendere una decisione su Venezia. Avrebbe dovuto, ma non lo farà. Come mai?

Al primo anno di giurisprudenza, quando viene spiegata la differenza fra “termini perentori” e “termini ordinatori” (quelli privi di sanzione), ai secondi viene associato il termine ironico “canzonatori”. Quelli fissati dall’UNESCO sono termini canzonatori. Prendiamone atto: il termine del primo febbraio 2017 per il caso Venezia, già rinviato al 30 aprile e allegramente ignorato dalle autorità italiane, è stato ora prorogato al 31 dicembre 2018, se le conclusioni del documento che qui pubblichiamo verranno confermate dalla sessione del “World Heritage Committee” che si riunirà a partire dal 2 luglio – ma per quel che riguarda Venezia sarà una semplice formalità.

Conseguenza pratica: tutto rinviato all’estate del 2019, alla quarantatreesima sessione di quel Comitato che si riunisce soltanto una volta all’anno.

UNESCO 2018

Vengono in questo modo premiate le manovre dilatorie e le piccole furbizie che a furia di cambiare le carte in tavola miravano esattamente a questo risultato, e gravemente indebolita ne risulta, a nostro modo di vedere, l’autorità morale di chi fissa scadenze creando aspettative e speranze nell’opinione pubblica,  senza poi farle rispettare.

Ci dispiace per l’UNESCO, ma d’ora in poi faremo da soli, perché la fiducia tradita non ritornerà e i problemi di Venezia non possono attendere l’estate del 2019.

Rispetto all’anno scorso la popolazione residente nella città d’acqua è calata di mille persone circa, che si aggiungono ai mille già persi nell’anno precedente. Flussi turistici: l’unica misura annunciata riguarda un “contaturisti”, come se ne avessimo bisogno per sapere quando sono troppi. Grandi Navi: son sempre là, a ridosso delle nostre case. Quelle che si sgretolano sotto la pressione del moto ondoso causato da un traffico acqueo fuoro controllo, con i contributi alle spese di restauro azzerati perché il MoSe si è mangiato tutte le risorse della Legge Speciale.

DOMENICA 2 LUGLIO, MANIFESTAZIONE CITTADINA UNITARIA per Venezia.

Hanno già aderito (in ordine alfabetico):

Assemblea Sociale per la Casa
Asolapo Italia
Comitato per la restituzione dell’Arsenale a Venezia
Effetto Venezia
Forum Futuro Arsenale
Generazione 90
Gruppo25Aprile
Gruppo WSM
Italia Nostra
L’Altra Venezia
Movimento Autonomia di Mestre
Possibile
Sanca veneta
Scendiamo in campo
Società di Mutuo Soccorso Carpentieri e Calafati
Sindacato Unione Inquilini Venezia
Venessia.com
Venezia Arte Cultura & Turismo
Venezia Cambia
Venezia-Mestre Due Grandi Città
VeneziaMioFuturo
Verdi Ambiente Società
Daniele Giordano, Segretario Generale CGIL-FP Venezia
Mario Ragno, Segretario Generale UIL-FPL Venezia
 voglio vivere cop FB
Il testo dell’appello comune a tutti noi:
Il 2 luglio manifesteremo uniti, senza bandiere di partito, per reclamare il nostro diritto di restare o ritornare a vivere in quella che alcuni vorrebbero ridurre a semplice vetrina, priva di vita e di abitanti”.
Domenica 2 luglio alle 11, appuntamento in Campo dell’Arsenale.

 

2017: gli appuntamenti di gennaio

2 gennaio alle 17: brindisi di buon anno e conferenza stampa!

20 gennaio alle 17: il sesto incontro pubblico di #Veneziamiofuturo, che si terrà nell’aula magna dell’Ateneo Veneto (campo San Fantin, Venezia). Programma definitivo e informazioni aggiornate in tempo reale sulla pagina facebook dell’evento:

https://www.facebook.com/Veneziamiofuturo-Venicemyfuture-1386457084717794/

2016-dicembre

Domenica 29 gennaio, per non discriminare chi lavora anche di sabato: assemblea generale del gruppo25aprile; insieme decideremo le priorità di lavoro, ci divideremo i compiti e formeremo dei gruppi tematici per essere ancora più efficaci, incisivi e rapidi nelle risposte ai molti problemi irrisolti.

Avete idee, proposte, suggerimenti? Volete darci una mano? Tel. 345.345.96632017

Venezia, per noi, cos’è?

Parafrasando Paolo Conte (“Genova per noi”): Venezia, per noi, cos’è?

Per molti di noi, Venezia è innanzitutto una scelta e un progetto di vita. Per altri è già ricordo, a volte intriso di rimpianti o recriminazioni legate a quello che potrebbe essere e non è. Per una maggioranza di noi è la realtà quotidiana di cui siamo al tempo stesso orgogliosi e preoccupati, per altri è una vita da pendolari e per altri ancora è soltanto un sogno. Per tutti noi è un luogo unico da difendere e preservare come tale, una battaglia da combattere insieme con chi la condivide ed è questo che ci accomuna.

Fra di noi c’è chi lavora a Venezia ma dorme altrove (a volte per scelta, più spesso per necessità) e chi lavora altrove per potersi pagare un mutuo (spesso esorbitante) a Venezia. Fra di noi ci sono studenti che a Venezia vorrebbero restare e veneziani di nascita che vorrebbero tornare, e c’è anche chi ci ha ormai rinunciato o teme di doverla lasciare.

Fra di noi ci sono veneziani di nascita e veneziani adottivi, veneziani di ritorno e aspiranti tali. Fra di noi c’è chi è determinato a restare, chi vorrebbe tornare e chi rischia di dover partire o ha scelto di fare una vita da pendolare, pur di conservare un legame stabile con questa città che amiamo oltre ogni logica di tipo economico.

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In che proporzioni si distribuiscono le situazioni individuali sopra accennate? Lo abbiamo chiesto ai nostri iscritti con un sondaggio interno, e il risultato è questo:

  1. Vivo in Laguna e intendo restarci: 220 persone.
  2. Vivo in terraferma ma farei volentieri le valigie per vivere in Laguna, se le condizioni lo permettessero: 54.
  3. Risiedo a Venezia facendo la spola con un’altra città europea: 27.
  4. La mia vita è alternata fra terraferma e Venezia ma vorrei risiedere in modo permanente a Venezia: 20.
  5. Vivo in Laguna ma rischio di dover fare le valigie: troppo cara e/o troppo scomoda: 14.
  6. Ho vissuto lontano da Venezia a causa del lavoro ma sono tornato/a, nonostante le difficoltà: 10.

Seguono altre risposte, che hanno totalizzato meno di 10 voti. Quelle di cui sopra rappresentanto già un campione rappresentativo di 345 persone.

Il dato confortante su cui vorremmo lavorare con proposte concrete sono le risposte che in classifica occupano la posizione numero 2 e 4 ed esprimono un desiderio di vivere a Venezia se le condizioni lo permettessero, mentre il dato preoccupante su cui occorre riflettere d’urgenza sono le risposte che occupano la posizione numero 5. Al netto del saldo demografico che per un fatto di età media nei sestieri continuerà a presentarsi con il segno “meno” (il numero annuo di nascite si attesta sulle 500 unità, insufficiente a compensare i decessi per cause naturali) il saldo “migratorio” (differenza fra arrivi e partenze) è infatti l’unico su cui possiamo sperare di incidere nel breve termine.

Complessivamente, dal sondaggio interno emerge un segnale incoraggiante: la volontà di restare o tornare o comunque di mantenere un legame “forte” con questa realtà unica al mondo; è del resto lo spirito con cui siamo stati in grado di organizzare con il semplice passaparola, senza annunci su facebook e senza pubblicità, il flashmob del’anno: #Veneziamiofuturo.

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Certo, si potrebbe obiettare che il Gruppo25aprile ha sue caratteristiche di impegno civico che lo rendono rappresentativo della fascia più attiva della popolazione, ma non della popolazione in generale. Vero anche questo.

E allora, chiunque voglia parlare seriamente di spopolamento dei sestieri per individuare soluzioni, anziché fermarsi allo stadio della denuncia o dei piagnistei, dovrebbe partire da questo dato di fatto (Venezia sarà anche cara e scomoda, ma di pazzi o romantici e idealisti che ci vogliono vivere ce ne sono ancora tanti) e fare un’indagine seria basata su un campione statistico più ampio, al quale andrebbero fatte alcune domande del tipo: A) a Venezia ci vivi e intendi restare? Quali sono le tre cose che chiederesti al sindaco? B) Venezia l’hai lasciata? Per quali motivi l’hai lasciata e cos’è che ti impedisce di tornare a viverci? C) A Venezia lavori tutti i giorni ma non ci vivi; sei pendolare per scelta irrevocabile tua o saresti interessato a trasferirti in laguna, e a quali condizioni?

Con la campagna di opinione #Veneziamiofuturo ci stiamo ponendo proprio questo tipo di domande, a cui è urgente dare risposta; lo stiamo facendo sestiere per sestiere, e ne daremo conto anche su questa pagina oltre che su quella pubblica che abbiamo creato su facebook.

Prossimo appuntamento con i sestieri: aula magna dell’Ateneo Veneto (campo San Fantin, di fronte alla Fenice), il 20 gennaio 2017 alle ore 17.

Nel frattempo, i nostri più fervidi auguri di Buone Feste a tutti voi e un annuncio breve alla stampa locale: il 2 gennaio alle 5 del pomeriggio, brindisi di buon anno e conferenza stampa, gli inviti sono pronti a partire domani e seguiranno  le vie abituali.

Il portavoce

resiresi

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