Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

Archivi per il mese di “Maggio, 2015”

Comunicato stampa. Refusi elettorali? Errare humanum, remediare angelicum.

Prendendo atto con sorpresa del quintuplo refuso apparso nelle liste elettorali (Albo pretorio del 23 maggio) con riferimento alle elezioni comunali che si terranno il 31 maggio, comunichiamo che ricorsi da parte del Gruppo25Aprile non ce ne saranno. Dalle verifiche effettuate in data odierna non emergono infatti elementi per ritenere doloso o volontario il macroscopico errore da molti segnalato (essendo i manifesti già affissi sulla pubblica via) in conseguenza del quale, nei manifesti come quello della foto, i nostri (ex) candidati sono ancora presenti nella lista di un candidato Sindaco, nonostante la rinuncia comunicata il 30 aprile nelle forme di legge (firma autenticata da pubblico ufficiale) all’ufficio elettorale competente. Questo per dovere di cronaca.

Cosa sia andato storto (e soprattutto come rimediare al rischio di trarre in inganno gli elettori, che più ci preoccupa) dovrà stabilirlo la commissione elettorale competente, nella cui rapida decisione confidiamo.

Il Gruppo25Aprile

Venezia, 28 maggio 2015

AlboPretorio23maggio2015PS ore 16. Un grazie a Veneziatoday, che ha correttamente riportato i termini della vicenda:

http://www.veneziatoday.it/politica/elezioni/comunali-2015/candidati-ritirati-sostituzione-manifesti-elettorali.html

http://www.veneziatoday.it/politica/elezioni/comunali-2015/candidati-ritirati-sostituzione-manifesti-elettorali.html?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter

Venezia e isole, quanti siamo? Aggiornamento 12 marzo

In quanti siamo, nella città d’acqua? Continuiamo a perdere due residenti al giorno (la media dei 10 mesi precedenti)? Difficile dirlo: la pagina Internet del Comune conosce al momento – udite udite- qualche problema tecnico, proprio alla vigilia delle elezioni. Per sapere “quanti siamo” abbiamo dovuto ripescare questa analisi, che risale a due mesi fa. Un invito agli uffici comunali competenti: fate in modo che quel disguido tecnico non duri a lungo, altrimenti diventerebbe sospetto: https://portale.comune.venezia.it/millefoglie/statistiche/home

LiberaVenezia

Palazzo Barzizza

Santa Croce 5068

San Marco 3849

Dorsoduro 6602

San Polo 4721

Castello 11995

Sant’Elena 1869

Cannaregio 16043

Totale sestieri

50.147

Giudecca 4560

Sacca Fisola 1482

Isola di San Giorgio 5

Totale comprensivo delle isole della Giudecca e Sacca Fisola:

56.194

ISOLE

Murano 4430

Burano 2534

Sant Erasmo 688

Mazorbo 287

Mazorbetto 2

Vignole 60

Torcello 16

Totale città insulare

64.211

LITORALE

Lido14657

Alberoni 1019

Malamocco 1013

 Pellestrina 3803

Totale generale

84.703

Foto: Marco Gasparinetti

Elaborazione dati: Paolo Apice

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Al Sindaco che verrà: Trilogia demaniale, capitolo secondo

Un’impresa “sfrattata” che chiede soltanto di poter continuare a lavorare, ma rischia di dover chiudere i battenti. Il suo lavoro? produrre imbarcazioni. La sua colpa? Essere una realtà imprenditoriale che crea posti di lavoro senza “padrini” politici e senza gravare sul contribuente. I suoi pregi? Produrre imbarcazioni ad un prezzo ragionevole e fornire servizi post-vendita apprezzati da chi si ostina a circolare in barca come sempre si è fatto in Laguna, e per la manutenzione sa di poter contare su di loro e sulla posizione ottimale sia per chi viene da Venezia o dalle isole sia per chi viene da Mestre: Punta San Giuliano.

Un’azienda che ormai fa parte della storia locale in virtù dell’ininterrotta attività che iniziò negli anni 70 e che vorrebbe semplicemente poterla continuare in zona (chiedono troppo?) magari trovando collocazione più a monte in aree di proprietà comunale. Come fare? Dando modo al Sindaco che verrà (fra poche settimane) di valutare una collocazione alternativa, per la quale i contatti con gli uffici comunali competenti sono già avviati da tempo e si sono svolti nel modo più costruttivo, da entrambe le parti, nonostante il commissariamento del Comune di Venezia abbia interrotto quel percorso ritardando l’individuazione di una soluzione logica e condivisa.

Alle elezioni mancano ormai pochissimi giorni eppure l’azienda rischia di dover chiudere i battenti, se allo sfratto verrà dato seguito prima che ad occuparsi della vicenda possa essere un Sindaco eletto.

Storie di ordinaria follia italiana? No, cose da Demanio perché il fabbricato è proprietà demaniale.

BRUBE

La stampa locale ne ha già parlato all’epoca del primo tentativo di sfratto in via amministrativa, ma la vicenda si sta avviando alle sue battute conclusive dopo che il TAR del Veneto ha respinto la richiesta di sospensiva e i legali dell’azienda hanno introdotto un ricorso al Tribunale ordinario ex art. 700 del Codice di Procedura Civile. Proviamo a riassumerne il senso, senza addentrarci nei meandri della procedura in corso, prima che sia troppo tardi?

A Punta San Giuliano da più di 40 anni opera un’azienda a conduzione familiare che ha soddisfatto la domanda di generazioni di veneziani con imbarcazioni studiate per la navigazione in Laguna, al ritmo di una quarantina all’anno in media, per un totale “circolante” che probabilmente supera le mille unità. Basta dare un’occhiata ai canali e ai rii di Venezia per rendersi conto di quanto siano “presenti” le imbarcazioni prodotte con quel marchio: BRUBE, che prende il suo nome dal fondatore Bepi Bruson (al centro, nella foto che segue).

Brube3 Con raccomandata datata primo aprile 2015 (primo aprile, in segno di involontaria ironia?) e nonostante le cause pendenti innanzi al Tribunale civile di Venezia con cui la BRUBE sta facendo valere i suoi diritti nei confronti dell’Agenzia del Demanio, l’impresa ha ricevuto lo sfratto con diffida “a rilasciare il compendio entro e non oltre 20 giorni, con l’avvertimento che in mancanza “si procederà con l’ausilio della Forza Pubblica a spese dell’occupante”.

Con lettera dell’8 aprile 2015 il Subcommissario Scognamiglio ha invitato l’Agenzia del Demanio a soprassedere ricordando che:

  1. Le amministrazioni precedenti avevano già avviato iniziative a favore di una ricollocazione delle attività produttive esistenti;
  2. è interesse dell’Amministrazione comunale avviare un confronto al fine di addivenire ad una condivisione dello scenario finale in un’ottica di valorizzazione dei patrimoni immobiliari di entrambe le Amministrazioni pubbliche.

Non sappiamo se a tale lettera sia stata data risposta, ma vogliamo sperare che l’Agenzia del Demanio si astenga da qualsivoglia forzatura nelle prossime settimane, in modo tale da permettere alla prossima Amministrazione comunale (qualunque essa sia) di riprendere il filo dei contatti già avviati grazie alla sensibilità dimostrata dagli uffici comunali che per una volta non si sono dimostrati “sordi” ma al contrario hanno fatto quello che ci si attenderebbe da una Pubblica Amministrazione: ascoltare e agire in un’ottica di servizio alle imprese e ai cittadini, per poi individuare una soluzione che salvaguardi l’interesse collettivo e i diritti soggettivi degli interessati.

All’Agenzia del Demanio pubblicamente rivolgiamo questo appello, in attesa che le elezioni ci ridiano un Sindaco e un Consiglio comunale eletti: giù le mani dalla BRUBE, che è anche un pochino nostra.. come tutte le aziende che si ostinano a fare impresa, a costruire barche e a creare occupazione, in un territorio comunale che ne ha disperatamente bisogno.

Il Gruppo25Aprile

Foto: Selina Zampedri, Marco Gasparinetti

Al Sindaco che verrà: Trilogia demaniale, capitolo primo

Chi si illude che il Sindaco di Venezia abbia pieni poteri sul territorio comunale, deve tener conto di una realtà ben diversa: aree strategiche per il futuro per la città sono in realtà gestite in quasi totale autonomia da tre soggetti terzi: Porto, Aeroporto e Agenzia del Demanio. Altre come l’Arsenale, che sono state recentemente “restituite” alla città, sono in gran parte vincolate (dalla legge che le ha restituite) sia dal punto di vista della destinazione d’uso (Biennale, MoSe) sia dal punto di vista della gratuità (!) di cui beneficiano gli illustri occupanti, privando il Comune di importanti risorse finanziarie.

Porto, Aeroporto e Arsenale rappresentano altrettanti volani per lo sviluppo e per la creazione di posti di lavoro, in relazione ai quali il Sindaco deve poter interloquire con autorevolezza, ed è per questo che per Venezia vorremmo un Sindaco autorevole, capace di trattare alla pari con chi quelle aree gestisce. A quelle tre aree strategiche ne vanno aggiunte altre, che nei piani dell’Agenzia del Demanio (e/o della Cassa Depositi e Prestiti) sono destinate ad un futuro diverso da quello che come cittadini auspichiamo: si tratta di alcune isole minori della Laguna e di Punta San Giuliano.

Cominciamo questa trilogia con l’isola di San Giacomo in Paludo, che rischia di diventare l’ennesimo albergo, ospitando lo “stato degli atti” aggiornato che ci è stato cortesemente fornito da Dario Vianello. Nelle prossime due puntate ci occuperemo di Punta San Giuliano e di un’altra isola demaniale di cui si mormora che verrà alienata per farne ancora un altro albergo (!) Per finire, ricordiamo che sempre dall’Agenzia del Demanio dipende il futuro dell’isola di Poveglia, di cui ci siamo già occupati come gruppo aderendo alle iniziative di “Poveglia per tutti” e scrivendo per primi al Demanio, allo scopo di scongiurare l’assegnazione dell’isola a quello che è ora diventato un candidato Sindaco, e in quanto tale ha dichiarato di rinunciare (per adesso) a ogni pretesa sull’isola:

https://gruppo25aprile.org/tag/agenzia-del-demanio/

SGP2

L’isola di S. Giacomo in Paludo ex polveriera dell’Esercito Italiano ha un importante passato storico e archeologico essendo stata nello scorso millennio scorso prima Ospizio per Pellegrini poi Convento Cistercense Femminile e successivamente Priorato dei Frati Minori, per poi diventare parte del sistema difensivo militare lagunare ad opera degli occupatori Austriaci

“Un’isola per Venezia un impegno per l’ambiente”: con questo slogan VAS iniziò la sua avventura legata a S. Giacomo in Paludo con l’ottenimento, nel 1999, della concessione per 6 anni a fronte di un progetto di recupero e restauro conservativo finalizzato alla creazione di un Centro Studi Ambientale Lagunare che favorisse l’utilizzo pubblico e partecipato del sito.

Dal 1999 al 2005 durante il periodo della prima concessione vennero completati i lavori di marginatura e alcune campagne di scavo archeologico ricostruirono la storia documentata del sito. In quel periodo VAS si attivò per ottenere un rinnovo più duraturo che potesse garantire almeno 20 anni di concessione per favorire gli investitori interessati al progetto. Invece il primo rinnovo, nel 2006, fu ancora di 6 anni riproponendo le citate difficoltà aggravate dalla crisi economica in atto.

Nel 2012, alla scadenza della concessione, la richiesta di rinnovo venne rifiutata ed ebbe inizio una difficile fase di contenzioso con l’Agenzia del Demanio che nel frattempo aveva inserito S.Giacomo in Paludo, con Poveglia e un Palazzo Veneziano, nel progetto Valore Paese-Dimore finalizzato alla concessione per 99 anni di beni demaniali destinati a una “riqualificazione turistico ricettiva”. Durante alcuni contatti avuti con i referenti locali dell’Agenzia del Demanio ci fu detto che l’isola non poteva più essere data in concessione diretta, ma che Vas avrebbe potuto comunque partecipare al bando di assegnazione. Nell’autunno del 2013 il legale di Vas inoltrò ricorso al TAR del Veneto contro la scadenza della concessione e per conferma del rinnovo e nel marzo 2014 il Tribunale Amministrativo accolse il ricorso imponendo la conferma della concessione per altri 6 anni. E’ da sottolineare come a fianco dell’Agenzia del Demanio, del ministero dell’Economia e Finanze e di Invitalia Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo d’Impresa Spa si sia schierato anche il Ministero dei Beni e Attività Culturali. Nel frattempo alla sentenza del TAR veniva fatta opposizione al Consiglio di Stato e dagli atti scoprimmo che l’isola insieme ad altri beni lagunari era stata ceduta alla Cassa Depositi e Prestiti con atto notarile del 28 dicembre 2013 che risulta a tutti gli effetti essere ora la nuova proprietaria. Il 26 febbraio 2015 il Consiglio di Stato ha accettato il ricorso e ha annullato la sentenza del Tar e quindi la CDP ha inviato comunicazione di sfratto.

Le domande che ci poniamo sono due:

  • tutta questa operazione immobiliare, perché di questo si tratta, che svende i beni dei cittadini a soggetti privati è stata fatta nella legalità? Poteva il Demanio negare il bene al Comune in base alla norma della legge sul Federalismo Demaniale e poi invece venderla alla CDP togliendola dal progetto di valorizzazione? Il tutto con una sentenza del Tar che aveva decretato il diritto di Vas al rinnovo della concessione.
  • È lecito che lo stato venda i beni dei cittadini contro la loro volontà? è lecito che ai cittadini venga sottratto parte del loro territorio a causa di meri fini speculativi immobiliari che magari favoriscono “gli amici degli amici” senza portare nessun beneficio al territorio stesso?

Testo di Dario Vianello, presentato in occasione dell’incontro pubblico “Diamo un Futuro alle nostre Isole”, organizzato dal Gruppo25Aprile in data 26 aprile 2015.

Foto: Marco Gasparinetti

SanGiacomo Aprile2015

Le nostre proposte: 7) Isole dimenticate, di Carlo Beltrame

Atti dell’incontro pubblico del 26 aprile 2015 (Palazzo Da Mula, Murano)

Relatore: Carlo Beltrame

Il futuro delle isole dimenticate della laguna

Carlo Beltrame

Molte isole minori sono state smilitarizzate e quindi abbandonate negli anni ’70 e da lì sono state sottoposte a devastazione. Negli anni ’80 e ’90, è partita una corsa al restauro (definita salvaguardia) senza purtroppo una programmazione del destino di questi luoghi. Ancora oggi manca una progettazione a lungo termine, manca una visione globale. Soluzione unica in hotel di lusso oppure abbandono con conseguente sciacallaggio di ogni cosa asportabile.

Lavori promossi dal MAV ed eseguiti dal CVN con costi altissimi. Lavori in alcuni casi sovradimensionati e uso frequente di materiali considerati da molti specialisti non idonei e incompatibili con l’ambiente lagunare (cemento, cemento armato, palancole larsen…): esempio di Torcello dove il sen. F. Casson, allora magistrato, aprì un’inchiesta per danno al patrimonio e teorizzò per la prima volta l’illegalità del sistema chiuso controllore e controllato espresso dal CVN. Tutto ciò è stato spiegato molti anni dopo dalle dichiarazioni che P.G. Baita ha fatto ai magistrati: “prima del 2003 il CVN non sapeva come spendere i soldi e si inventava i lavori”…

Dal 2003, anno in cui il governo Prodi sdogana il MOSE, i lavori di salvaguardia in Laguna vengono chiusi per concentrarsi sulle bocche di porto dimenticandosi delle isole.

Su moltissime isole non si è ancora intervenuto ma esse avrebbero bisogno di un intervento di salvaguardia e di arginamento del fenomeno dello sciacallaggio: solo come esempi, si veda l’isola di S. Giorgio in Alga, vero gioiello di grandissima importanza storica, l’isola di San Secondo, in posizione strategica, lungo il ponte della Libertà; l’isola di S. Giuliano (che era la punta di S. Giuliano, quindi legata alla terraferma), che sta scomparendo per erosione.

Malgrado tutto, questi lavori hanno permesso anche di accumulare molte conoscenze, sia storiche sia ambientali, collazionate dal Servizio Informativo del CVN.

Informazioni storiche: acquisite durante attività di assistenza archeologica e ricerche storiche compiute da professionisti e ditte specializzate (Torcello, Burano, S. Cristina, Certosa ecc.).

Informazioni di tipo ambientale (sulle barene, sulle variazioni climatiche, sul livello del mare…).

Attività di ricerca ambientale e di archeologia preventiva, o di emergenza, costate molti milioni di euro ogni anno che devono restituire qualcosa alla collettività.

Chiuso il Servizio Informativo, tutta la documentazione è stata immagazzinata e rischia di andare perduta.

Anche le ricerche compiute negli ultimi anni dall’Università Ca’ Foscari (a San Lorenzo di Ammiana, La Cura-S.Ariano, S. Giacomo in Paludo, Torcello, Lazzareto Nuovo) e dalla Soprintendenza Archeologica (a S.Francesco del Deserto, Torcello, Burano, Murano (conterie) potrebbero essere valorizzate.

Murano ha l’opportunità di offrirsi come punto di riferimento, volano per un turismo culturale e ambientale delle isole.

Propongo quindi la creazione di un centro accoglienza visitatori (più che un museo tradizionale) da collocare in una delle tante fornaci o conterie dismesse. Centro moderno, con supporti multimediali, per raccontare la storia di Venezia (a cui manca un museo “della città”) e in particolare degli insediamenti nelle isole, dalle origini ad oggi, e delle attività produttive di questi luoghi.

Nel centro si potrebbero sviluppare molti temastismi: dalla storia dei lazzareti alla storia delle difese militari, dalla Repubblica alla Secondo Guerra Mondiale, solo come esempi.

Storia strettamente intrecciata con lo sviluppo dell’ambiente, ambiente molto dinamico, variato nei secoli.

Da Murano potrebbero partire imbarcazioni a basso impatto dirette al Lazzareto Nuovo, S. Giacomo in P., S. Lorenzo di Ammiana per una visita dei luoghi nel loro ambiente accompagnati da guide specializzate.

Progetto sostenibile anche attraverso fondi europei e realizzabile anche attraverso le potenzialità locali, ossia le università, il CNR, le soprintendenze e altri enti di ricerca.

Il Comune deve tornare ad essere interlocutore unico per progetti sulla laguna; deve essere messo in grado di coordinare e gestire progetti europei e ovviamente di ricevere fondi.

Esempi virtuosi di musei che funzionano e progettati in maniera intelligente e moderna, che ci vengono invidiati in tutto il mondo, non mancano e sono, ad esempio, il Museo di Storia Naturale. Sotto il cappello del Comune, ispirati anche da queste realtà di successo, pensiamo a richiamare i turisti nell’isola di Murano attraverso l’istituzione di una realtà divulgativa di questo tipo.

Le nostre proposte: 6) l’Arcipelago Torcellano (Francesco Zane)

Atti dell’incontro pubblico del 26 aprile 2015 (Palazzo Da Mula, Murano)

Relatore: Francesco Zane

“La rinascita dell’Arcipelago Torcellano”

26aprileZane

Mi presento per i più che non mi conoscono, sono Francesco Zane e mi son laureato all’Università Cà Foscari di Venezia prima in Economia e Commercio poi in Economia del Turismo con la tesi che oggi presenterò a grandi linee e che s’intitola “La Rinascita dell’Arcipelago Torcellano: il ruolo del turismo e gli scenari di valorizzazione territoriale”.

Obiettivo della tesi è stato lo studio delle dinamiche socio-economiche che contraddistinguono le tre isole maggiori dell’arcipelago, quindi Burano-Mazzorbo e Torcello e l’identificazione degli scenari di valorizzazione territoriale evidenziando il ruolo crescente del turismo.

Per iniziare il discorso dobbiamo partire, però, da Venezia centro storico e le problematiche del turismo veneziano. Oggi come oggi, Venezia sembra più una sorta di “grande imbuto” che riversa tutti i visitatori verso l’area marciana.

I benefici portati dal turismo sono evidenti: maggiore reddito, maggior occupazione; tuttavia questo tipo di turismo, un turismo “mordi e fuggi”, un turismo “di massa”, comporta pure delle problematiche, alcuni esempi sono: il congestionamento del centro storico, lo sforamento della capacità di carico, l’incremento spropositato dei prezzi dei beni, dei servizi e degli immobili, l’effetto spiazzamento (inteso come espulsione di residenti e delle attività connesse alla residenzialità) e i forti impatti ambientali.

La soluzione, dunque, è gestire il turismo in modo strategico: controllando i flussi turistici ed indirizzandoli verso un turismo sostenibile, ed ecco spiegato il collegamento logico con l’Arcipelago Torcellano, come possibile soluzione alle problematiche del turismo veneziano.

Oggi, le tre isole di Burano, Mazzorbo e Torcello, sono colpite da una grave crisi sociale ed economica. La crisi sociale è testimoniata dal dimezzamento negli ultimi trent’anni del numero dei residenti, da 5.200 abitanti del 1981 ad un preoccupante 2.823 del 2015; vi è poi l’invecchiamento della popolazione locale e tutto ciò comporta, come si può immaginare, forti ripercussioni sui servizi offerti.

Il grafico qui rappresentato ci mostra invece la struttura e dinamica della popolazione per fasce d’età: tutte le curve hanno un andamento negativo tranne quella dai 65 anni in su che registra una crescita. I giovani diminuiscono sempre più mentre gli anziani aumentano. Quindi una fotografia abbastanza preoccupante!

Per una migliore comprensione e analisi del problema odierno “spopolamento lagunare” riporto alcune strategie definite dal Piano Regolatore del 1962

Se oggi il problema è quello della drastica riduzione della popolazione lagunare, si scopre che nel 1962 il problema era opposto, vi era il problema del “sovraffollamento” !

Piano Regolatore del 62 che ci definisce anche le modalità in cui deve avvenire lo sfollamento: si era calcolato un “optimum” di 4.000 abitanti, per far ciò era però necessario il trasferimento di circa 3.000 persone e come? Testuali parole:

Questo sfollamento potrà avvenire esclusivamente verso quelle località ove già parte della popolazione di Burano trova lavoro. È questo il caso di Murano che assorbe attualmente la manodopera buranella, mentre è lecito ritenere che il previsto sviluppo del Litorale del Cavallino possa determinare una spontanea migrazione”.

Con un po’ di ironia si può facilmente concludere che gli obiettivi del Piano sono stati pienamente conseguiti e che quello che il Piano Regolatore Generale del 1962 definisce come “optimum” fu raggiunto nel 1996; il problemino è che da allora al 2015 si sono persi più di 1000 abitanti pari al 25% della popolazione e la situazione è destinata a peggiorare se non si interviene !

Quali possono essere le soluzioni a questo tipo di problematiche?

Gli incentivi fiscali, maggiori servizi, maggiori collegamenti con l’entroterra veneziano in particolare con Cà Noghera o Altino.

Uno dei tanti problemi strettamente legati allo sfollamento è il numero eccessivo di case in vendita nell’arcipelago Torcellano. Il fatto è ormai noto ai più da anni ma si è diffuso ulteriormente con l’articolo pubblicato dal Corriere del Veneto Domenica 27 aprile dello scorso anno intitolato “Vendesi Burano, anche i turisti lasciano, boom di offerte, una casa su sei sul mercato”. Un altro dato allarmante che ci fa riflettere. Per far fronte a questo problema dal punto di vista non residenziale ma turistico una chiave può essere l’albergo diffuso. Iniziamo col dire che l’albergo diffuso è un albergo a tutti gli effetti, un albergo orizzontale nel senso che vi sono tanti appartamenti con camere con servizi in strutture differenti però, la gestione è unitaria e tutto avviene in un borgo storico in un borgo antico, quindi Burano rappresenta un luogo ideale per sviluppare questo tipo di progetto. Il secondo aspetto da sottolineare è che con l’albergo Diffuso si viene a recuperare quel tipo di piccole abitazioni di pescatori, un tempo abitate da pescatori oggi disabitate. Tengo a ripetere che l’Albergo diffuso prende in considerazione solo immobili veramente di piccole dimensioni e che deve essere attuato in sinergia con politiche forti sulla residenzialità.

Per quanto riguarda la crisi economica che attanaglia l’arcipelago Torcellano, è importante far notare come questa crisi colpisca in particolare i mestieri tradizionali di sempre, come l’agricoltura e la pesca.

Secondo la relazione dell’agronomo Corazzin, oggi ci troviamo in una fase di passaggio da una condizione di utilizzo del suolo a fini produttivi ad una fase di dismissione delle produzioni.

Un esempio in controtendenza, (ed ecco qui una spia di Rinascita dell’arcipelago Torcellano), è certamente la tenuta Venissa, importante esempio di recupero ambientale.

Per quanto riguarda la pesca, le cause della crisi sono riconducibili principalmente al caro gasolio, alla moria di vongole, alla riduzione del pescato e da qualche settimana a questa parte si è aggiunta la spiacevole vicenda degli sgravi fiscali che ha colpito la Cooperativa San Marco- pescatori di Burano.

Titolo di un articolo della Nuova del 3 aprile 2015: “Cooperativa San Marco di Burano un caso kafkiano, allo stesso tempo debitrice e creditrice, sembra impossibile un accordo con l’INPS”. Cooperativa che conta 90 pescatori 8 dipendenti e che oggi rischia di chiudere. Tanto per capirci nel 1995 di pescatori ce n’erano 135 oggi 90 e sono in forte rischio pure questi.

Comunque la tesi s’intitola la Rinascita dell’Arcipelago Torcellano che vuole essere anche un auspicio, un augurio.

Per rispondere a questa crisi, al reddito sempre più aleatorio dei pescatori, la Cooperativa San Marco-Pescatori di Burano ha ideato il progetto “Pescaturismo Burano: un museo a cielo aperto”.

Con questa iniziativa i visitatori hanno la possibilità di seguire i pescatori da vicino e conoscere così la Laguna e il mare da una prospettiva del tutto nuova, del tutto particolare.

Per analizzare gli scenari di valorizzazione territoriale abbiamo poi studiato due soggetti che operano nella Laguna Nord di Venezia.

Il Consorzio Venezia Nativa (che non è il Consorzio Venezia Nuova) consorzio che intende rappresentare le diverse attività economiche e sociali delle isole e che nasce per rispondere alla crisi socio-economica dell’arcipelago; una delle proposte chiave è senza ombra di dubbio il collegamento acqueo di Burano con l’entroterra veneziano le cui finalità sono: favorire la residenzialità e migliorare l’accessibilità turistica. Due le proposte in campo: un collegamento con Cà Noghera o con Altino.

Per l’attuazione del progetto Cà Noghera si prevede un avvio sperimentale senza la realizzazione di particolari interventi infrastrutturali presso il Cantiere Nautico Beraldo e una fase definitiva che vede la funzione di terminal scambio gomma/acqua nel compendio dell’ex Forte Pepe in Località Cà Noghera oggi di proprietà del comune.

La fase sperimentale è già stata in parte attuata durante le giornate di isole in rete per esempio.

Vi è poi il Parco della Laguna Nord di Venezia, nato il 12 maggio 2014 dopo oltre trenta lunghi anni di dibattito, i cui obiettivi sono: la difesa dell’ambiente lagunare, favorire la residenzialità attraverso incentivi e sgravi fiscali e lo sviluppo di un turismo slow.

Si tratta di una nuova tipologia di parco, un parco ambientale ed antropologico.

Il concetto di Parco ha infatti subito un’evoluzione culturale nel corso della storia, i primi sono nati verso la fine dell’ 800 come Yellowstone e si tratta di santuari della natura, aree dove la presenza umana è quasi completamente assente.

Nei Parchi d’oggi, invece, si pone al centro la comunità locale che ha sviluppato uno stile di vita, una cultura, un’identità interdipendenti con i processi naturali.

Tutto questo per dire che di vincoli e tutele nel territorio lagunare ce ne sono già ed è invece opportuno trasformare questi in opportunità di sviluppo.

Per tradurre tutte queste belle parole in azioni concrete è necessaria una chiave che sarà in mano alla prossima giunta comunale e che si chiama Piano Ambientale, oggi è un altro punto di domanda.

In conclusione, l’arcipelago Torcellano può rappresentare una destinazione autonoma e complementare a Venezia, una destinazione capace di sviluppare un nuovo tipo di offerta qualificata, basata sul binomio settore primario-settore turistico (penso alla Tenuta Venissa e al progetto pescaturismo).

Per far tutto ciò però, è necessario unire le forze e fare rete anche tra realtà apparentemente lontane: imprenditori agricoli, ristoratori, artisti, associazioni culturali ecc.

BuranobyTagliapietraFoto: Stefano Barzizza, Alessandro Tagliapietra

Le nostre proposte: 5) Tutela dell’artigianato tipico lagunare

Atti dell’incontro pubblico del 26 aprile 2015 (Palazzo Da Mula, Murano)

Relatori: Stefano Bravo e Saverio Pastor

“Tutela e promozione dell’artigianato tipico lagunare”

Viviamo un periodo pluridecennale durante il quale ben poco si è fatto per l’artigianato proprio mentre esso aveva già iniziato a sprofondare in una profondissima crisi locale e strutturale; nell’indifferenza della politica si è lasciata ai singoli imprenditori ogni iniziativa per la sua (e loro) sopravvivenza.

Non dimentichiamo che in città le attività artigiane, ed in particolare quelle dell’artigianato artistico, sono state perno dell’economia cittadina e hanno offerto grandi opportunità di lavoro. Esse fanno parte integrante della nostra cultura e della nostra storia.

Dobbiamo invertire la tendenza al declino e puntare sulle imprese artigiane in modo che siano protagoniste del rilancio socio-economico e culturale della nostra città.

Ricordiamo anche che basta un decennio per perdere secoli di conoscenze e di saper-fare; che mentre UNESCO e cultura internazionali cercano di salvaguardare il Patrimonio Culturale Intangibile i nostri politici si sono fin qui dimostrati sordi e distratti davanti alla drammatica evidenza di queste problematiche.

Saverio Pastor

Vogliamo qui affrontare alcuni problemi riguardanti queste attività produttive con attenzione particolare per quella fascia di artigiani definiti “della mano e della mente” o più comunemente Artistici.

Come artigiani dell’Associazione El felze pensiamo alla gondola e a tutti i mestieri ad essa collegati, ma ricordiamo anche il vetro e i lavori ad esso connessi ei lavori antichi della città, alcuni dei quali sono già andati persi: oresi, argentieri, gioiellieri, tappezzieri, ebanisti, decoratori e laccatori. I restauratori che ci permettono di conservare il passato, di trasmetterlo come patrimonio: dai mobili, alle opere artistiche, all’edilizia: dai pavimenti agli stucchi, dalla pietra al metallo.

Pensiamo però che il più grande problema dell’artigianato veneziano sia la diminuzione degli abitanti (residenza) e quindi chiediamo al candidato sindaco di cercare di invertire drasticamente la tendenza all’esodo e di aumentare la residenzialità. A questo si è impegnato nell’incontro pubblico del 7 marzo dedicato ai sestieri, ed è un impegno che non ci stancheremo mai di sollecitare e sentirgli ripetere, anche in questa sede.

Come chi vive in città, gli artigiani subiscono poi i drammi connessi ad un mercato immobiliare impazzito che va governato con sapienza.

Ricordiamo anche che all’interno dell’Arsenale lavorava una buona fetta di questa tipologia di artigiani, infatti il dibattito sulla riqualificazione dell’Arsenale li mette spesso al centro delle ipotesi future; anche il velleitario progetto di ricostruzione del Bucintoro potrebbe essere un’occasione di rilancio delle manifatture cittadine. Chiariamo però da subito che non si può immaginare alcuna attività in quel complesso se esso non viene riaperto realmente e decisamente alla città e, comunque, se alcune imprese lì troveranno una sede ciò non dovrà comportare l’impoverimento del tessuto urbano di artigiani, che dovranno invece presidiare comunque la città.

GONDOLA, CANTIERISTICA E ATTIVITA’ COLLEGATE.

L’Istituzione per la Conservazione della Gondola e la Tutela del Gondoliere da anni si è appiattita su quest’ultimo obiettivo (la tutela del gondoliere) dimenticando i costruttori della più famosa barca del mondo. Mentre ben due gondolieri siedono in Cda l’insieme dei costruttori deve proteggersi da sé muovendosi tra mille asperità: dalla ricerca di un laboratorio, ad un capitale, spesso cospicuo, investito in materie prime, attrezzature e personale.

Servono ormai regole certe. Non è possibile che il regolamento comunale decida come debba essere addobbata una gondola e l’abbigliamento del gondoliere, ma non come debba essere costruita la barca e i suoi accessori. Sta dilagando il compensato marino e presto si perderà la capacità di costruirla in legno massiccio. Forcole e ferri da prua rischiano di essere costruiti al di fuori delle tradizioni, senza manualità né personalizzazione, come da sempre si è fatto. Il regolamento comunale sul servizio va rivisto implementando disciplinari per la costruzione di gondola ed accessori DOC. Se non possiamo vietare il compensato, potremmo incentivare le barche in massiccio con finanziamenti e premi per chi costruisce e per chi acquista.

Alle gondole è stata recentemente imposta una targa rilasciata dal Comune. Proponiamo che essa serva per avere una scheda della gondola: anno di costruzione, cantiere e tutti gli artigiani che ci hanno lavorato, dall’intagliatore, al fonditore al remèr. Proponiamo quindi una tracciabilità degli oggetti a garanzia di costruzione fatte seguendo disciplinari condivisi tra Istituzione. gondolieri e artigiani.

Ricordiamo ciò che di buono offrivano le corporazioni: persone autorizzate per la loro capacità ad esercitare un lavoro e prodotti certificati da fatture e marchi; ogni “bottega” avrà un suo Marchio che servirà a contraddistinguere e garantire un prodotto di alta qualità.

Dobbiamo poi rilanciare il vero trasporto tipico veneziano con la ripresa dei “traghetti da parada” oggi in parte dismessi e fortemente ridotti. Anche su questo punto, al candidato Sindaco chiediamo un impegno preciso per salvaguardare un servizio pubblico che, oltre a fluidificare la mobilità pedonale alleggerendo la pressione sui ponti che collegano le due rive del Canal Grande, fa parte integrante e irrinunciabile della nostra identità di città d’acqua. Oltre a questo impegno, che richiede semplicemente la manutenzione dei pontili a carico del Comune, al candidato Sindaco chiediamo anche di considerare l’ipotesi di ripristinare analogo servizio a Murano, dove storicamente esisteva e dove la domanda turistica è in espansione costante, anche come occasione per creare occupazione in un’isola dove il settore del vetro continua a perdere posti di lavoro: con la tariffa attualmente in vigore a Venezia per i non residenti (2 euro) si tratta di un servizio di trasporto pubblico che si auto-sostenterebbe, collegando le fermate ACTV “Faro” e “Navagero” e accorciando i tempi di percorrenza anche per i residenti.

Per rilanciare la cantieristica si dovrà pensare non solo alle gondole ma anche alle altre tipologie di barche tradizionali. Questo si può fare anche ripensando il regolamento della concessione spazi acquei con l’agevolazione e la gratuità per gli ormeggi delle barche tradizionali e in legno: che senso ha tutto il dibattito sui pali in legno o in plastica se poi ai pali –dinanzi a palazzi vincolati obbligatoriamente in legno- si consente l’ormeggio a un ferro da stiro in plastica?

Si coinvolga la regione del Veneto con il rifinanziamento e miglioramento della legge regionale 1/96 che qualche merito lo ha avuto.

EDILIZIA E RESTAURO

Altro settore questo fondamentale; in esso si incrociano profondamente il sapere e la conoscenza con l’utilizzo dei materiali. Dalla costruzione al recupero filologico; qui identifichiamo la capacità di conservare e trasmettere alle generazioni future quel che riceviamo come patrimonio: dal palazzo al mobile, alla pietra al marmo, dal legno al metallo ai pavimenti.

Siamo all’anno Zero. Nessuna iniziativa pubblica, nessun tipo di coordinamento; una mappatura; un reale controllo sulle capacità di chi esercita tali lavori. Anche qui servono poche ma certe regole scritte.

Magari si può riprendere quanto fatto –e dannatamente dimenticato- con la Scuola Europea del Restauro a San Servolo dove si concentravano da tutta Europa stuccatori, terrazzieri, decoratori, marangoni e fabbri di primordine. Va fatto ogni tentativo per far tesoro degli ultimi artigiani ancora in attività.

Inoltre la nuova edificazione dovrebbe restare un miraggio mentre è concreta e quotidiana la necessità di interventi di restauro e di riqualificazione edilizia ed urbana (questo dovrebbe essere un punto fondamentale del programma per prossimi 5-25 anni).

VETRO
Certo il vetro ha una serie di problemi che sembra impossibile districare, ma bisognerebbe sempre ricordarsi che a Murano era attiva una vera e propria industria, che tuttora impiega un migliaio di addetti. Un rilancio deve per forza unire allo stesso tavolo Imprenditori e Amministrazioni, a tutti i livelli.

Sul punto rinviamo alla relazione di Lucia Cimarosti, che parlerà fra poco.

Anche qui, come del resto in tutti i settori, serve la coscienza che da soli non se ne esce. Se uno chiude, non è un concorrente in meno. Capiamo che il restare vivi e attivi dipende dall’unicità del prodotto fornito.

SGRAVI CONTRIBUTIVI

Nell’immediato, va assolutamente affrontata a livello nazionale ed europeo la questione della restituzione degli sgravi contributivi, che si trascina da 20 anni con risvolti kafkiani e nell’immediato (non fra 6 mesi o fra un anno!) rischia di portare alla chiusura di decine di aziende da Burano a Chioggia passando per Murano e i sestieri; su questo rinviamo alla nota trasmessa dal Gruppo25Aprile in data 9 aprile 2015 e all’analogo appello rivolto da Confindustria sulle pagine della stampa locale in occasione della visita (rinviata) del premier Matteo Renzi.

Murano 26 aprile 2015

ALTRI ARTIGIANI

Non meno importanti sono altri settori dove troppo spesso tutto è lasciato ad una volontà individuale degli imprenditori: dal mantenere uno spazio alla formazione del personale.

Il Tessile: ormai ci sono le due grandi imprese Bevilacqua e Rubelli con connotazioni e modalità diverse. Mentre il secondo ha accettato una sfida internazionale e si è inserito nel mercato, Bevilacqua ha continuato la lavorazione antica di secoli ma ancora di nicchia.

Il Merletto: sembra ormai una semplice illusione. O si è in grado di offrire un futuro a chi ci lavora oppure una sua sopravvivenza sembra impossibile. Se a Burano e Torcello si continuerà a mescolare il prodotto artigianale con quello industriale, quello locale con quello d’impostazione, non si vede un futuro. Forse la strada può essere quella di istituire dei corsi o sostenere le donne che avrebbero qualche modesta velleità imprenditoriale.

Ricordiamo anche i Bocaleri e i Mascherai che difendono una loro dignità e cercano una loro certificazione di qualità.

Crediamo si debba fare l’impossibile per rilanciare l’artigianato, anche trovando il modo di far conoscere e appassionare i giovani a queste attività; esse sono arte, cultura e storia della nostra città e possono garantire redditi dignitosi.

Sono possibili nuovi rapporti con le Istituzioni culturali della nostra città: dalla Biennale alle Università dall’Accademia di Belle Arti ai Licei Artistici: si possono avviare progetti culturali con gli artisti internazionali e nei corsi di laurea legati alle tematiche proposte e avviare anche stage estivi per ragazzi delle superiori.

In conclusione anche in questo settore, come in molti altri in città bisogna riscrivere le regole, e farle rispettare.

Gli artigiani de el felze e il Gruppo25Aprile

Le nostre proposte: 4) il Polo Nautico di Punta San Giuliano

Il Gruppo25Aprile, piattaforma civica e apartitica, non appoggerà nessun partito o candidato Sindaco fra quelli che si contenderanno il primo turno alle prossime elezioni comunali (31 maggio). A tutti i candidati Sindaco, senza distinzione alcuna, mette a disposizione il contributo di idee e proposte elaborate in occasione dei tre incontri pubblici che ha organizzato a spese sue e senza finanziamenti esterni a Venezia (il 7 marzo), Mestre (24 aprile) e Murano (26 aprile), in relazione alle problematiche delle distinte (e per molti versi diverse) realtà territoriali che compongono il Comune di Venezia:

https://gruppo25aprile.org/category/i-nostri-eventi/

Mestre_-_Canaletto_-_piazza_Barche

Nel corso dell’incontro di Mestre, abbiamo affrontato il tema di Punta San Giuliano intesa come cerniera ideale fra le tre realtà territoriali (città d’acqua, città di terraferma e isole minori).

Quella che segue è una sintesi della relazione di Selina Zampedri.

Mestre città anfibia. Nella sua storia recente, dalla metà del ‘900 in poi, questa sua peculiare caratteristica è stata accantonata per far spazio a speculazioni edilizie che hanno cambiato profondamente la città, dimenticando che Piazza Barche si chiamava così perché punto di partenza e di arrivo di un collegamento acqueo con Venezia (nella foto, il celebre dipinto del Canaletto che la raffigura a metà del Settecento). In questi ultimi anni la situazione sta cambiando, riscoprendo una città ai confini tra terra e acqua.

Una via d’acqua fondamentale per Mestre è il Canal Salso, da cui partivano i collegamenti da e per Venezia, e da cui ancora partono alcune merci dai magazzini posti nelle vicinanze di Punta San Giuliano. Proprio in Punta San Giuliano, vive una realtà frastagliata e molto vivace: il Polo Nautico, che vede la collaborazione di sei gruppi nautici sportivi con il denominatore comune di fare sport in ambito lagunare.

Il Polo Nautico  svolge un ruolo essenziale che va al di là della semplice attività sportiva amatoriale e agonistica, grazie a percorsi educativi che le società offrono ai ragazzi e studenti delle scuole insegnando, oltre allo sport, la tutela e l’amore per il proprio ambiente.

Inoltre, in questo parco acqueo, si allenano ragazzi e adulti affetti da disabilità fisiche e non, in un percorso di recupero fisico e psichico importante che dà ottimi risultati. Per esempio, vorrei ricordare la “Vela per tutti”, la “Paracanoa” del Canoa Club e il gruppo del Trifoglio Rosa, di cui fanno parte le donne che hanno subito delle operazioni a causa del tumore al seno.

Ci sono ancora molti problemi da affrontare: per esempio non ci sono servizi pubblici, né di acqua né di terra che portano i cittadini mestrini e veneziani in Punta San Giuliano, e la questione parcheggi è a dir poco caotica. Si dovrebbe quindi dare la possibilità ai frequentatori del Polo di avere dei parcheggi agevolati, oltre che una mobilità pubblica di terra e di acqua funzionante per tutto l’anno.

Forte Marghera, Punta San Giuliano e Venezia potrebbero essere collegate da mezzi a basso impatto ambientale, creando così opportunità lavorative e alleggerendo la pressione sugli altri varchi di accesso a Venezia. Il Forte ha delle grosse potenzialità come punto di incontro tra arte, artigianato locale e turismo ambientale, nuove frontiere di lavoro per la cittadinanza.

Il Polo Nautico di San Giuliano è una realtà frastagliata (e fragile, dal punto di vista del quadro giuridico attuale) che ha bisogno di essere tutelata e necessita di un disegno complessivo, dunque di un Sindaco democraticamente eletto che possa interloquire con tutti i soggetti interessati e facilitare la ricerca di soluzioni condivise.

Necessità di aprire da subito un tavolo di lavoro con il Demanio, proprietario di una parte dei terreni e fabbricati, come da lettera del Subcommissario Scognamiglio dell’8 aprile indirizzata all’Agenzia del Demanio di Venezia. Con tale lettera, predisposta dagli uffici comunali competenti grazie alla sensibilità del dr. Dorigo, si chiede all’Agenzia di instaurare un confronto con l’amministrazione comunale prima di compiere scelte irreversibili (sfratti forzosi) pregiudizievoli per gli interessi della città e degli operatori già insediati in quell’area. Le realtà operanti a Punta San Giuliano chiedono garanzie per il futuro e meritano di essere ascoltate.

Selina Zampedri

Selina Zampedri

Le nostre proposte: 3) Sicurezza e decoro per il rilancio di Mestre

Il Gruppo25Aprile, piattaforma civica e apartitica, non appoggerà nessun partito o candidato Sindaco fra quelli che si contenderanno il primo turno alle prossime elezioni comunali (31 maggio). A tutti i candidati Sindaco, senza distinzione alcuna, mette a disposizione il contributo di idee e proposte elaborate in occasione dei tre incontri pubblici che ha organizzato a spese sue e senza finanziamenti esterni a Venezia (il 7 marzo), Mestre (24 aprile) e Murano (26 aprile), in relazione alle problematiche delle distinte (e per molti versi diverse) realtà territoriali che compongono il Comune di Venezia:

https://gruppo25aprile.org/category/i-nostri-eventi/

24aprile2015

Nell’incontro di Mestre, l’accento è stato posto sulla sicurezza come premessa necessaria per il rilancio di Mestre e del suo tessuto commerciale; proposte specifiche sono poi state dedicate alla cultura e alle attività sportive, con particolare riferimento al polo nautico di Punta San Giuliano.

Quella che segue è una sintesi della relazione presentata dal nostro Nicola Tognon (primo a sinistra, nella foto di Stefano Barzizza). Separatamente pubblichiamo anche la relazione di Selina Zampedri (scheda tematica n° 4, nella rubrica “La Venezia che vogliamo”).

  1. Sicurezza

Riteniamo la questione sicurezza come centrale per l’ attività della futura Amministrazione Comunale. A Mestre infatti, in questi ultimi anni, si sono registrati fenomeni sempre più preoccupanti legati alla cosiddetta microcriminalità. Comportamenti contro il patrimonio e la persona che si sono tradotti anche in furti in case e negozi, in scippi e aggressioni soprattutto a danno di donne e anziani, anche in zone frequentate e durante le ore del giorno. A questo si aggiunge un fenomeno per certi versi recente per la storia della Città, per lo meno per numeri e diffusione: la presenza di un esercito di disperati che la crisi economica e flussi migratori non controllati hanno portato, specialmente nelle aree centrali di Mestre e in quelle industriali dismesse di Porto Marghera, elette a ricovero di senza fissa dimora. Ormai assistiamo quotidianamente a comportamenti che destano allarme sociale e infondono nei cittadini senso di insicurezza e timore.

Riteniamo certamente doveroso distinguere i casi sociali dai delinquenti comuni, da chi si trova costretto a dormire per strada da chi lo fa per abitudine o stile di vita. Fatto questo doveroso distinguo la risposta però deve essere ferma. Chi si trova in difficoltà va aiutato, chi invece si comporta con disprezzo nei confronti delle norme va punito e allontanato. L’integrazione e l’accoglienza infatti passano necessariamente attraverso il rispetto delle regole condivise e di civiltà che ci siamo dati. I cittadini hanno il diritto di poter vivere gli spazi pubblici serenamente, di utilizzare i giardini pubblici che non sono e non devono essere luoghi per spaccio e bivacchi, di poter circolare in ambienti protetti e controllati.

  1. Villaggio San Marco

Sempre in tema di lotta al degrado e di qualità urbana richiamiamo la necessità di agire per dare risposta al problema delle bonifiche del Villaggio San Marco dopo la sua cancellazione dall’Area SIN di Porto Marghera, destinataria invece di fondi pubblici per disinquinamento e recupero ambientale.

  1. Commercio

La vita e il commercio cittadino risentono in modo grave degli effetti della crisi economica nazionale e internazionale, dei costi di gestione e di affitti spesso insostenibili e non adeguati alla congiuntura negativa del momento e di una forte concorrenza proveniente dai centri commerciali sempre più numerosi e a ridosso dell’area urbana di Mestre.

La chiusura dei negozi del centro e il depauperamento delle attività commerciali hanno lasciato il posto  a fenomeni di degrado, abbandono e conquista del territorio da parte di sbandati, emarginati, microcriminalità. La conferma che negozianti e cittadini sono lo strumento più vicino e immediato di controllo sociale.

Per invertire la tendenza riteniamo si debbano promuovere da un lato forme di sostegno economico e agevolazioni e dall’altro investire su cultura ed eventi di qualità, creando occasioni di incontro e socializzazione, facendo della città un nuovo centro attrattivo  per acquisti, tempo libero, intrattenimento. Grazie anche a Biennale, Università, realtà associative e giovanili, crediamo ci siano ampi margini di manovra per ottenere risultati positivi.

  1. Cultura

Proponiamo la creazione in centro a Mestre di un museo civico cittadino (o di uno spazio dedicato e separato all’interno del costituendo M9, che copre soltanto la storia del Novecento) che possa finalmente accogliere le testimonianze storiche rappresentate dalla collezione Urbani de Gheltof da troppo tempo abbandonata in depositi comunali. Un gesto importante per il recupero della memoria storica della comunità mestrina.

Nicola Tognon

Post scriptum

In data 4 maggio, il Gruppo25Aprile ha anche aderito all’appello per lo stadio Francesco Baracca, che qui riproduciamo:

AI CANDIDATI SINDACO PER IL COMUNE DI VENEZIA

Lo stadio comunale Francesco Baracca, attualmente in gestione alla Mestrina F.C. 1929, si appresta a compiere il 14 giugno prossimo, 90 anni di vita, risultando di fatto uno degli stadi più antichi d’Italia.

Per la città di Mestre uno dei pochissimi simboli di memoria collettiva rimasti. Generazioni di mestrini si sono passati il testimone sui quei gradoni, migliaia i ragazzi che hanno calciato un pallone su quel prato.

Di fatto forse il più importante luogo di aggregazione della terraferma insieme a Piazza Ferretto, per una città che è sempre più carente di luoghi di incontro.

Riteniamo quindi che lo Stadio di Mestre debba essere considerato un valore collettivo, storico e sociale che travalica la mera quotazione commerciale dell’area in questione.

Area che le precedenti amministrazioni hanno pensato di affidare ad EstCapital Group, gestore del fondo immobiliare della Città di Venezia, rendendola edificabile, per “fare cassa”.

Causa – evidentemente – la crisi che ha investito pesantemente il mondo dell’edilizia, stiamo vivendo una situazione di “stallo”, che prevedibilmente si protrarrà per molto tempo ancora. Situazione che rende comunque precario il futuro che coinvolge in modo fattivo la Società Sportiva che gestisce lo stadio, la prima squadra, le centinaia di ragazzi del settore giovanile e relative famiglie, ed emotivamente i numerosi appassionati che seguono il calcio a Mestre.

I promotori di questo documento chiedono dunque a tutti i candidati a ricoprire la futura carica di Sindaco di Venezia, di sottoscrivere questo appello, prendendo pubblicamente l’impegno – nel caso di elezione a Primo Cittadino – di preservare lo stadio Francesco Baracca, valutandone un possibile vincolo storico – o quantomeno – di garantirne la disponibilità alle maggiori società di calcio mestrine almeno fino a quando non sarà realizzato un nuovo impianto per Mestre, con uguale o superiore capienza.

Mestre

Le nostre proposte: 2) Arsenale e lavoro

Arsenale, quale futuro?

Premessa:

Il prossimo Sindaco, per rendere possibile la creazione di posti di lavoro che non siano soltanto quelli legati alla monocultura turistica, dovrà affrontare seriamente la questione Arsenale. L’Arsenale occupa tuttora una delle superfici più ampie della città ed è in buona parte inaccessibile alla cittadinanza. Della necessità di ridare vita allo storico cuore industriale di Venezia, con proposte e idee non sempre condivisibili, si parla da decenni ma nemmemo l’onda di entusiasmo dei primi anni del 2000 che proponeva la creazione di un grande museo del mare è arrivata a nulla. Il risultato di quella stagione fu un bando europeo della Marina Militare, con richieste assolutamente insostenibili, andato deserto. Fatto sta che allora venne persa una grande occasione in un periodo non ancora toccato dalla crisi economica che ora ci attanaglia. Alla prossima amministrazione comunale, oltre ad un dialogo costante con le associazioni riunite nel “forul futuro arsenale”, chiediamo fin d’ora:

  1. Accelerazione nell’applicazione del disegno complessivo espresso nel Documento Direttore dell’Arsenale (da ora DDA) del 2014. Ogni azione e progetto proposto dovranno rientrare in un disegno globale di apertura al pubblico di tutto l’Arsenale nella sua interezza. L’Arsenale è sempre stato un impianto industriale unitario, talmente unitario da essere stato organizzato anche per un armamento seriale delle imbarcazioni militari. Questo concetto è espresso chiaramente anche nel primo decreto di vincolo posto dal MiBAC nel 1986 e poi allargato dai successivi decreti alla parte nord.

A differenza di quanto previsto dal DDA, la percorribilità del complesso non dovrà essere spezzata ma unitaria, priva quindi di barriere. Andrà quindi trovato un accordo con la Marina Militare per aprire al pubblico anche gli spazi di proprietà demaniale militare (edifici sulla darsena grande e Arsenale Vecchio) il cui immenso valore storico impone di trovare una soluzione per una loro fruizione libera dagli attuali vincoli.

Le singole realtà istituzionali e imprenditoriali presenti nell’Arsenale dovranno garantire la circolazione al pubblico senza barriere anche negli interni più significativi.

  1. La Biennale dovrà garantire la visitabilità del complesso nei periodo di chiusura dell’attività espositiva. Un esempio felice è senza dubbio l’iniziativa di apertura nel Carnevale. Per sostenere i costi potrà chiedere un biglietto di ingresso. Gli spazi della Biennale dovranno essere organizzati con pannellistica e altri supporti anche multimediali in grado di raccontare al visitatore la storia dei singoli edifici. Particolarmente importante sarà curare questi aspetti per le Corderie, le Fonderie e le Sale d’Armi visto il loro immenso valore storico, perlopiù dimenticato dalle amministrazioni. La Biennale dovrà però anche liberare l’ingresso presso le Fonderie trattandosi dell’accesso migliore al complesso, previsto peraltro nel progetto di Museo del Mare.
  1. La complessità storica dell’Arsenale e il suo interesse culturale mondiale impone la costituzione di un organismo scientifico di alto profilo di consulenza che esprima pareri sulle scelte da prendere. Ogni azione e progetto dovranno essere vagliati quindi da un comitato di esperti che fornisca pareri tecnici alla Soprintendenza BAA e al Comune.
  1. La fruizione degli edifici non ancora restaurati dovrà ovviamente passare per una fase di risanamento per metterli perlomeno in sicurezza. Particolarmente urgente appare, per l’importanza storica, un celere intervento sulle tese delle Galeazze.

A questo proposito appare fondamentale accedere anche ai finanziamenti europei.

  1. All’ingresso dell’Arsenale (qualunque sarà la via di accesso scelta ma sicuramente la migliore è quella delle Fonderie) dovrà essere allestito un centro per l’accoglienza dei visitatori con ampio ristorante, bookshop e vendita di merchandisings; supporti multimediali dovranno spiegare al visitatore dove si trova e cosa sta per visitare facendogli percorrere virtualmente i 1000 anni di storia di questa parte della città.
  1. L’Arsenale non dovrà limitarsi a diventare un percorso museale ma dovrà essere vivo. A questo scopo dovrà essere favorito l’insediamento di istituzioni, di attività imprenditoriali e artigianali e associazioni sportive e culturali compatibili con il complesso. Andrà quindi favorito l’insediamento di:

– istituzioni preposte alla ricerca, alla tutela e alla conservazione del patrimonio storico di Venezia e del Mare;

– istituzioni preposte alla ricerca e alla salvaguardia nel campo marino;

– attività imprenditoriali nel settore della piccola nautica con preferenza per la cantieristica tradizionale e tutto il settore artigianale legato alle imbarcazioni; a differenze di quanto prescritto dal DDA le attività cantieristiche tradizionali dovranno essere insediate nella parte sud.

– attività imprenditoriali impegnate nel settore della ricerca e della conservazione nel settore dei beni culturali e degli studi sul mare (es. imprese che operano nel campo del monitoraggio dell’ambiente marino, dell’archeologia, del restauro ecc.);

– associazione sportive e culturali compatibili (ad es. remiere, associazioni di studi storici);

Andranno favorite quelle attività che possano integrarsi anche nel percorso di visita per la particolare attinenza alla funzione storica dell’Arsenale.

Sarà opportuno prevedere la creazione di servizi comuni come in una sorta di incubatore di imprese e istituzioni così da permettere l’abbattimento dei costi e facilitare il superamento dei problemi burocratici particolarmente forti in questo luogo sottoposto a vincolo dal MiBAC.

Andrà infine favorito l’insediamento di grandi istituzioni di ricerca internazionali che potrebbero portare competenze di alto livello, posti di lavoro e un buon indotto a tutto il quartiere di Castello.

  1. Tra i progetti compatibili potrà rientrare anche quello di costruzione del Bucintoro ma solo dopo attenta valutazione dell’aspetto storico-filologico dell’iniziativa che dovrà portare alla costituzione di un laboratorio storico navale nella fase di costruzione. Va detto comunque che a questo progetto sarà certamente da preferire quello di recupero, documentazione, studio, consolidamento ed esposizione della galea trecentesca di S. Marco in Boccalama il cui interesse scientifico è indiscutibile e il cui richiamo turistico sarà probabilmente meglio spendibile. E’ bene che tutti sappiano che si tratta dell’unica galea medievale conservata, di un relitto in ottieme condizioni e forse del più importante ritrovamento archeologico-navale in assoluto: Il mondo si chiede come è possibile che non sia già stata recuperata. Il progetto di recupero della galea, di intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, andrà comunque sostenuto con la costituzione di una Fondazione in grado di raccogliere i fondi privati necessari. La collocazione del relitto, nella parte sud, era già prevista nel progetto di constituzione del Museo del Mare, allora coordinato dalla Marina Militare, curiosamente ignorato del tutto nel DDA. Parte della progettazione dell’operazione, con studi di fattibilità, è già disponibile da tempo in uno studio commissionato dal CVR.
  1. Il Museo Storico Navale, di proprietà della Marina Militare, dovrà essere rilanciato sulla base di un accordo tra Ministero della Difesa e Comune. La sua collezione è straordinaria ma il suo allestimento è anacronistico e del tutto inadeguato e va quindi ripensato anche sulla base del progetto elaborato per il Museo del Mare dell’Arsenale. Il rilancio dovrà passare per un progetto di restauro, rilievo e studio delle barche utile per la creazione di un percorso espositivo adeguato.

Il Museo Storico Navale e il Padiglione delle Navi vanno integrati nel percorso di visita dell’Arsenale.

Conclusioni:

  1. Il nostro gruppo propone che il Documento Direttore dell’Arsenale, redatto dal Comune nel 2014, venga attuato nelle sue grandi linee in tempi rapidi. Questo documento, condivisibile nell’impostazione generale, appare lacunoso sulla questione dei rapporti tra Comune e Biennale e del rapporto tra quest’ultima e il complesso arsenalizio. La nostra proposta è che si arrivi a quell’unitarietà del percorso di visita dell’Arsenale, raccomandato dal Documento Direttore, chiedendo alla Biennale di liberare l’ingresso delle Fonderie e di rendere percorribili gli spazi occupati semestralmente (almeno le Corderie e le Sale d’Armi) nei mesi di chiusura delle attività espositive.
  2. Il nostro gruppo propone che in Arsenale, anche nella parte resa di recente disponibile dalla Marina Militare, vengano ospitate istituzioni nazionali ed internazionali di prestigo possibilmente legate al mare e ai beni culturali, e che si attraggano aziende ed imprese artigianali, compatibili con il complesso storico, nell’ottica che l’Arsenale non debba diventare solo un grande museo ma anche un complesso storico vivo in cui sia possibile creare posti di lavoro sia nel settore turistico-culturale sia in altri ambiti.

Relatore : Carlo BELTRAME

Nato a Venezia nel 1969 dove ho sempre vissuto. Laureato a Padova, specializzato a Trieste e dottorato ad Haifa. Insegno Archeologia all’Università Ca’ Foscari dove, tra le altre cose, mi occupo della storia e dell’archeologia della navigazione veneziana. Per molti anni sono stato libero professionista. Per ricerca ho organizzato missioni in Italia e all’estero. Ho lavorato volontariamente sul progetto di museo del Mare in Arsenale voluto dalla Marina Militare. A Venezia ho organizzato convegni e corsi che hanno visto la partecipazione di studenti e studiosi da tutto il mondo. Per lavoro ho avuto modo di conoscere bene la laguna e le sue isole: un ambiente perfetto per compiere opere inutili e costose fuori dagli sguardi indiscreti che andrebbe invece salvaguardato con meno cemento e più materiali tradizionali.

Non mi sono mai candidato in precedenza nè ho mai militato in un partito. Sono fortemente convinto che nella politica cittadina sia prioritario concentrare le energie per bloccare l’emorragia di residenti; per fare questo sono convinto che sia necessario promuovere attività lavorative qualificate, forme di incentivo e defiscalizzazione, il recupero degli immobili inutilizzati per farne abitazioni, il blocco immediato dei cambiamenti d’uso e verifiche capillari e severe delle forme di affittanze turistiche.

30aprileCarloBeltrame

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