Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

Archivio per la categoria “A come Ambiente”

Bonifiche di Porto Marghera: basta con lo scaricabarile!

Comunicato stampa

Venezia 12 settembre 2019

La Laguna di Venezia ed i suoi abitanti hanno già pagato un prezzo altissimo all’industrializzazione forzata della gronda lagunare, figlia di un’epoca in cui la parola «ambiente» doveva ancora fare il suo ingresso nel vocabolario giuridico e nelle Leggi dello Stato.

Le bonifiche sono ineludibili e non procrastinabili per restituirle ciò che le è stato tolto, come attestato dalla designazione dell’area industriale di Porto Marghera come area SIN (Sito di Interesse Nazionale) ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo 22/97 (decreto Ronchi).

Come Gruppo25aprile riteniamo essenziale che ognuno faccia la sua parte, anziché giocare allo scaricabarile: il Governo nazionale onorando gli impegni assunti con il «Patto per Venezia» e ancor prima con la creazione dell’area SIN, i privati proprietari o ex proprietari onorando i loro obblighi in applicazione di due principi cardine dell’ordinamento: il «chi inquina paga», sancito da una direttiva europea sulla responsabilità ambientale che tuttavia non ha efficacia retroattiva,  e la diligenza richiesta a chi è attualmente proprietario dei luoghi pur non essendo responsabile delle attività inquinanti del passato, ma li ha acquistati a prezzi «stracciati» nella consapevolezza che erano inquinati.

Dalla lettura dei quotidiani oggi in edicola (nella foto: il servizio a firma Roberta Brunetti per il Gazzettino) si evince l’impressione che una delle parti in causa, incidentalmente sindaco di Venezia, voglia addossare al Ministro in carica tutte le colpe. Per essere credibile quando sale in cattedra, umilmente gli consiglieremmo di voler dare per primo il buon esempio nell’area di cui è proprietario e per la quale ha grandi progetti, con le ricche plusvalenze che potranno risultarne: perché il Signor Architetto Luigi Brugnaro che “accusa” il Ministro dell’ambiente Sergio Costa di negligenza è lo stesso che – se non andiamo errati – ha fatto ricorso contro il Ministero con una delle sue tante società (Porta di Venezia) che non accetta di accollarsi la sua parte nelle bonifiche dei Pili di cui è proprietaria.

In considerazione del fatto che la società in questione è confluita in un Blind Trust, rivolgiamo pubblicamente questo piccolo pro-memoria al Sindaco, che non è più tenuto a sapere di essere tuttora proprietario dell’area dei «Pili» – o per meglio dire potrebbe far finta di non saperlo.

il Gruppo 25aprile

https://twitter.com/25aprileVenezia/status/1172108191104217088

Fontanelle a Venezia: la risposta di Veritas

Avevamo scritto a Veritas, allegando una lista delle fontanelle non funzionanti segnalate dai nostri iscritti e sottolineando il contributo che la rete di fontane esistenti potrebbe e dovrebbe dare alla riduzione delle bottigliette di plastica “usa e getta” che troppo spesso finiscono nei nostri canali.

Abbiamo ricevuto ieri la risposta, e la pubblichiamo qui per conoscenza di tutti perché contiene dati interessanti e aggiornati, sulla ripartizione fra sestieri e isole.

Nell’immagine introduttiva, l’articolo che il Corriere aveva dedicato alla nostra iniziativa.

Prot. n. 74808

Egregio dott. Gasparinetti,

in riferimento alla Sua ultima e-mail, siamo a segnalarLe che il numero di fontanelle aperte nella sola Città Antica è di 75, così suddivise:

–          Castello 17;

–          San Marco 7;

–          Cannaregio 12;

–          San Polo 11;

–          Santa Croce 7;

–          Dorsoduro, Giudecca e Sacca Fisola 21;

a cui si aggiungono:

–          12 a Murano;

–          45 in tutte le altre isole (Burano, Torcello, S. Francesco, S. Erasmo, Vignole, Lido e Pellestrina).

Il totale è di 132 fontane aperte e gestite da Veritas in base al contratto di servizio con il Comune di Venezia.

L’elenco è consultabile anche al link  https://www.google.com/maps/d/viewer?mid=16wdjwh7e6EUA2gM2-Kl_PKya4qOH9O1k&ll=45.44987671107283%2C12.362834278824494&z=13.

L’acqua potabile che viene erogata è, senza ombra di dubbio, tra le migliori d’Italia per qualità e caratteristiche, attentamente controllata e sicura: ogni anno ne vengono prelevati 10.000 campioni e analizzati 200.000 parametri da più Enti accreditati.

Ulteriori fontane potrebbero essere aperte a seguito di necessari interventi manutentivi, che sono in fase di programmazione da parte della Direzione dei lavori pubblici, affinché siano rese fruibili per la prossima stagione estiva.

Cogliamo l’occasione per segnalarLe il link alla nostra App “Scoasse” che periodicamente viene aggiornata riportando le fontane aperte.

Play Store: https://play.google.com/store/apps/details?id=com.veritasscoasse&hl=en_US

App Store: https://apps.apple.com/us/app/veritas-scoasse/id1380061591?ign-mpt=uo%3D4

Nell’ottica di una fattiva collaborazione tra cittadini, Associazioni ed Istituzioni restiamo a disposizione per ulteriori segnalazioni sul servizio, di cui resta evidente il forte impatto sociale ed ambientale.

L’occasione ci è grata per porgerLe cordiali saluti.

DIREZIONE GENERALE

VERITAS

 

Fontanelle non funzionanti: il nostro appello

Venezia, 30 milioni di turisti all’anno. 90 milioni di bottigliette di plastica, la stima per difetto.

Cestini insufficienti a contenerle, con il risultato che ce le ritroviamo nei rii e nei canali, ed il rischio che entrino nella catena alimentare.

Venezia ricca di tesori a cielo aperto ma anche di fontane. Il paradosso: in queste giornate di calura, moltissime non sono funzionanti.

Il nostro appello a Veritas (la partecipata comunale che ne gestisce l’apertura) e al Comune di Venezia è semplice: riapritele, almeno quando la temperatura supera i 30 gradi: questa ondata di calore non sarà l’ultima e non farlo – nelle condizioni climatiche che ci attendono – potrebbe costituire interruzione o turbamento di pubblico servizio.

La mappa delle nostre fontanelle è consultabile sul sito ufficiale “VeneziaUnica”, che a giusto titolo ne vante le virtù:

https://www.veneziaunica.it/it/content/refill-venezia

..e allora, come mai quest’anno ne sono state chiuse più del solito? Con l’aiuto dei nostri iscritti ne abbiamo contate 53 inattive o non funzionanti. Per segnalarne altre, chi non utilizza facebook può scriverci a questo indirizzo: 25aprileVenezia@gmail.com

(Foto: Martina Purisiol)

Le fontanelle non funzionanti:

CASTELLO
Campo Do Pozzi
Campo San Francesco della Vigna
Campo Santa Giustina
Campiello de la Fraterna (lato salizzada dei greci)
Campo de le Gate
Via Garibaldi civico 1636/A
Barbaria de le Tole, calle Torelli
Corte Bianco fronte Castello 269
Civico 5488 fronte hotel canaletto
Corte Nova (fra i numeri civici 2870 e 2889)
Campiello drio la pietà, in prossimità Hotel Bisanzio
Da ponte Sant’Anna per andare in Campo Ruga
Seco Marina
S. Elena di fronte all’asilo

CANNAREGIO
Campo San Leonardo
Campo San Geremia
Rio terà Barba Frutariol
Campo s. Canciano
Calle Priuli dei Cavalletti vicino hotel Abbazia di fronte al civ. 102
Fondamenta Ormesini, Calle Lezze
Corte Contarina
San Giobbe. corte Cendon, di fronte al civico 529/b
Campo de le becarie, accanto al civico 823

SAN POLO
San Tomà dietro l’edicola, campiello Scoazzera
Corte Rota (laterale calle lunga Santa Maria Mater Domini)
Campielletto, vicino Calle dei Boteri
Campo s. Agostin
Fontanella dietro la chiesa di S.Rocco

SANTA CROCE
Campiello de le Strope, dietro Rio Marin
campiello del Piovan (C.po s.Giacomo dell’Orio, fronte canale, lato ingresso chiesa)
Corte de la Cazza
Riva di Biasio

DORSODURO
rio terà Saloni, zona Zattere
Rio terà Catecumeni, Salute
Calle dell’Avogaria
S.Marta calle Larga Rosa
Campiello Surian
Fdm Zattere uscendo da calle Trevisan
Piscina S.Agnese.

SAN MARCO
Rio terà Colonnette (calle dei Fabbri)
San Samuele Corte Lezze (San Marco 3299)
Corte della Vida (San Marco 3089)

GIUDECCA – SACCA FISOLA
Campo dei Lavraneri davanti caserma dei carabinieri

MURANO
le 3 da Colonna a Ponte Longo lungo il rio dei vetrai
le 4 dei due parchi pubblici
Campo San Bernardo
Ramo San Salvador
Calle Bressagio

Venezia “capitale verde europea” 2022?

Premessa numero 1: in guerra, in amore e in campagna elettorale tutto o quasi è lecito, e nulla vieta a un/una candidata di ricorrere alle promesse più fantasiose, compresa la candidatura di Venezia a capitale mondiale dello sci alpino, per raccogliere qualche voto. Se invece parliamo di candidare Venezia ad essere “capitale verde europea” un minuto dopo aver sostenuto – nella medesima conferenza stampa! – che l’aria è irrespirabile e la città invivibile a causa dell’iperturismo, come ha fatto qualcuno in questi giorni, allora diventa necessario fare chiarezza per evitare che il tutto si riduca ad una “boutade” o spot elettorale rovinando il potenziale di quella che poteva anche essere una buona idea: questo per noi è fare informazione, che è cosa diversa dal fare polemica o campagna elettorale.

Premessa numero 2: quello di “capitale verde europea” (European Green Capital) è un titolo onorifico della durata di un anno, che viene riconosciuto dalla Commissione UE alle città che sanno proporsi come modello o esempio virtuoso per le altre (“The city’s capacity to act as a role model, inspiring other cities, promoting best practices and further raising awareness” – fine citazione). La capitale verde per il 2019 è Oslo; la procedura di selezione per il 2022 segue un calendario ben preciso e regole altrettanto precise. Vediamo di riassumerle, basandoci sulla procedura pubblicamente consultabile?

  1. Maggio 2019 apertura del concorso; luglio 2019: workshop per le città candidate; ottobre 2019: deposito delle candidature con tutti gli allegati (piano di azione e strategia di comunicazione, in particolare). Novembre 2019 – Marzo 2020: valutazione delle candidature: aprile 2020: pubblicazione della “shortlist”; giugno 2020 (vigilia di elezioni comunali, nel caso di Venezia): proclamazione della capitale verde europea per il 2022.
  2. Ad essere candidato può essere soltanto un Comune nella sua interezza, e non sue singole parti o articolazioni territoriali (Municipalità); il Comune in questione deve avere popolazione pari o superiore a 100.000 residenti. Il Comune di Venezia nel suo insieme è un modello o esempio virtuoso?

Alla luce dei due punti che precedono, correttezza istituzionale vorrebbe che eventuali candidature per il 2022 venissero proposte al Sindaco in carica, unico abilitato a candidare il Comune nei termini sopra indicati (cioè entro il mese di ottobre 2019) anziché annunciate in una conferenza stampa con la tecnica di chi tira fuori un coniglio dal cappello, tanto per raccogliere qualche “ooh” di meraviglia e approvazione.

Se invece quanto annunciato alla stampa è il risultato di un involontario errore o refuso, sarebbe bene che chi vuole candidare Venezia a capitale verde europea dicesse anche qual è il suo progetto, e magari si candidasse direttamente a fare il Sindaco per attuarlo al fine di rimuovere le cause ostative alla candidatura, che saranno qui riassunte nel modo più semplice e sintetico possibile:

  1. La valutazione delle candidature è basata su 12 indicatori ambientali da coprire sulla base di a) un piano di azione e b) una strategia di comunicazione che illustri da un lato il coinvolgimento dei cittadini e dall’altro le azioni da promuovere come ambasciatori verdi (“Citizen communication and involvement to date in relation to the 12 environmental indicators” e “How they intend to fulfill their role of EU Ambassador, inspiring other cities” – fine citazione); il tutto entro il mese di ottobre.
  2. Fra le cause ostative alla proclamazione, se guardiamo alle edizioni precedenti, figura la “litispendenza” intesa come esistenza di procedure di infrazione della legislazione europea in uno o più dei 12 temi ambientali assunti ad indicatore, ed è qui che il quadro si fa drammatico, per Venezia. Limitandoci alle procedure che sono già in fase avanzata, basterà citarne tre per capire quanto sia velleitaria una candidatura “prematura”:

I) Qualità dell’aria: lo sforamento sistematico e da molti anni del valore limite giornaliero per le PM10 sul territorio comunale (tutte le centraline, nessuna esclusa) è già stato oggetto di una prima sentenza di condanna ed è attualmente oggetto della Causa C-644/18 (Corte di Giustizia dell’Unione europea) senza nessuna prospettiva di miglioramento alle porte, come dimostrano i dati dei primi due mesi dell’anno;

II) Il trattamento delle acque reflue (fognature), su cui sta per partire una seconda causa europea come riportato anche dalla stampa locale pochi giorni fa, e anche in questo caso Venezia è nella lista dei Comuni inadempienti;

III) Bonifiche e discariche abusive, a causa delle quali siamo in fase di pagamento delle  multe UE per non avere ottemperato alla sentenza precedente: http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/rifiuti_e_riciclo/2018/12/04/con-bonifica-28-discariche-risparmiati-11-milioni-multa-ue_c9df6d09-11cf-4fc1-ba72-12a102c48ef7.html

Dato che fra gli indicatori figurano anche l’acqua e la biodiversità, si potrebbe aggiungere che il piano morfologico e ambientale della Laguna di Venezia, obbligatorio in base alla legislazione europea è stato “respinto al mittente” dal Ministero dell’Ambiente, stando a quanto riportato dalla stampa locale e anche dal documento ufficiale che ne chiede una profonda revisione ed è scaricabile a questo indirizzo: https://va.minambiente.it/it-IT/Comunicazione/DettaglioUltimiProvvedimenti/1302

In queste circostanze, chi candida Venezia ad essere “capitale verde europea” avrà l’onere di spiegare come intende rimuovere le cause ostative alla proclamazione, se non vuole coprirsi e coprirci di ridicolo. Al momento siamo certamente conosciuti come capitale europea dell’overtourism, a cui stiamo sacrificando proprio oggi un migliaio di alberi per permettere l’ampliamento dell’aeroporto. Chi ci ha candidati a “capitale verde” sarà presente anche oggi?

Conclusione

Candidare il Comune di Venezia a “European Green Capital” potrebbe essere una buona idea?

Sì, nonostante tutte le difficoltà del percorso potrebbe esserlo anche secondo noi, ma a tre condizioni:

  1. Un arco temporale più lungo, che non sia strumentale alla campagna elettorale per le europee ma al conseguimento dei risultati necessari: è la differenza fra progettualità al servizio della Città e “siparietto” o teatrino al servizio del singolo candidato, il cui palco rischia di crollare non appena se ne verificano le basi, come nel caso di una candidatura veneziana per l’anno 2022 (che non regge, per i motivi sopra esposti).
  2. La capacità di catalizzare uno slancio corale e non di parte o di fazione o di corrente di un singolo partito, coinvolgendo tutte le forze politiche di buona volontà e le molte realtà che per l’ambiente stanno facendo qualcosa di concreto, a Venezia. Un programma fatto di impegni precisi e non fumosi, che veda come obiettivo intermedio le elezioni del 2020 ed eventualmente una candidatura di Venezia per il 2025, quando i cambiamenti necessari avranno portato i frutti necessari – se ci sarà la volontà per attuarli.
  3. La capacità di creare un percorso partecipato in cui la cittadinanza capisca i vantaggi ma anche i sacrifici necessari (e li accetti) perché l’operazione abbia successo; a giudicare dalla grande mobilitazione giovanile in corso, non è una missione impossibile ed è proprio a questi ragazzi e a queste ragazze che dobbiamo essere riconoscenti per la grande lezione che ci stanno dando in questi giorni: la lezione è che mobilitazioni di massa così ampie sono possibili soltanto se i suoi protagonisti non si sentono “usati” da altri e se nessun partito, sindacato o associazione cerca di metterci sopra il suo “cappello”.

Venezia, 19 marzo 2019

Fonti citate:

http://ec.europa.eu/environment/europeangreencapital/index_en.htm

Nell’immagine: le città candidate per il 2021 (il termine scadeva nell’ottobre 2018, e la “capitale” verrà proclamata a giugno di quest’anno). Copyright Commissione europea

Green Capital 2021

 

 

 

 

La parola data va rispettata, anche e soprattutto al “Marco Polo”

“Qui non ci saranno abbattimenti di specie arboree come i pini marittimi, che assolvono ad una funzione di polmone verde”ing. Davide Bassano, a nome della SAVE, il primo marzo 2017:

1 marzo 17 quote SAVE

A distanza di un anno dalla protesta per il progetto di SAVE di creare un park di altri 230 posti sulla pinetina adiacente alla darsena (formata da 64 alti pini marittimi) la pineta è stata distrutta con l’abbattimento di oltre la metà dei pini. Molti dei rimanenti sono destinati al taglio perchè intralciano i vialetti e gli stalli” – è l’appello che abbiamo ricevuto dal Comitato cittadini di Tessera e Campalto oggi 3 maggio 2018, insieme con questa foto:

maggio 2018

Per difendere quella pineta ci eravamo mobilitati un anno fa, e speravamo che fosse un capitolo chiuso – perché la parola data per noi è sacra e a maggior ragione in quello che per molti ospiti stranieri in arrivo è il “biglietto da visita” di Venezia: l’aeroporto Marco Polo che per accoglierli si sta avviando al secondo allargamento in pochi anni.

Non sottovaluteli questi ospiti stranieri: negli aeroporti da cui partono è tradizione “mitigare” l’impatto ambientale del traffico generato dagli aeroporti piantando centinaia di alberi o conservandoli là dove già ci sono – e noi che spettacolo offriamo al loro arrivo? Del nostro aeroporto vorremmo poter essere fieri, anziché essere costretti a denunciarne la miopia.

2 marzo 17 NV quote Gasp

Cara SAVE

di parcheggi nel tuo Masterplan ne hai già altri 8 fra multipiano e parcheggi a raso. Che bisogno c’è di sradicare questi pini adesso che hai ottenuto anche il collegamento ferroviario per l’aeroporto?

Il nono parcheggio resterà vuoto e al posto dei pini marittimi a noi resterà solo tanta rabbia per questo inutile sfregio. Ti sei rimangiata la parola data un anno fa?

Se ti stai allargando è con l’aumento delle tasse aeroportuali quindi lo fai “a spese nostre”, in tutti i sensi. Per questo ci permettiamo di dirti

Cara SAVE

che macini utili a valanga per i tuoi azionisti grazie al “brand” Venezia, da questa città hai avuto tutto quello che hai chiesto ma alla città cosa dai? #VeneziaChiedeRispetto, per quel lembo di pineta marittima sopravvissuta.

Per quella pineta ci siamo già mobilitati e siamo pronti a rifarlo, a sostegno dei comitati locali. A buon intenditor poche parole..

Il Gruppo25aprile

In difesa di Sant’Elena

Dall’ing. Giorgio Griffon, residente a Sant’Elena, riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo al dibattito. Se l’assessore competente vorrà rispondere nel merito delle obiezioni, avrà pari spazio. Da parte nostra ci limitiamo ad aggiungere che la realizzazione di nuovi approdi per “lancioni gran turismo” a Sant’Elena richiede la revisione degli Accordi sottoscritti con l’Autorità Portuale di cui alla Delibera di Consiglio n.70/2015.

Sant'Elena Griffon

“Perché non ha senso dislocare a S. Elena gli approdi dei motoscafi turistici”

Introduzione

Il quartiere di S. Elena è stato costruito all’inizio del ‘900, negli anni tra le due guerre, su un interramento (la “Sacca di S. Elena”) realizzato nel corso dell’800 fra l’estremità della Venezia storica, che terminava dove ora sono i Giardini, e l’isola di S. Elena, che anticamente era un’isola della laguna, completamente separata.

Per questo motivo a S. Elena, tranne la chiesa gotica con il suo chiostro, non c’è nulla di interessante da vedere per un turista. Il parco antistante le case è stato realizzato così per espressa volontà dell’amministrazione di allora, al fine di non interferire sulla visione di Venezia dall’acqua con le “nuove costruzioni”. La pineta, estesa per una lunghezza di circa 400 m e larga circa 80 m, è il più grande parco del centro storico di Venezia e risulta esposto al vento di scirocco che viene dal mare, superando il Lido, e lo rende un luogo particolarmente fresco d’estate. Al contrario, le case proteggono il parco dalla bora e dai venti del nord, rendendolo piacevole da frequentare anche durante le giornate invernali.

La relativa lontananza dal centro di Venezia (S. Marco – Rialto) nonché dai punti di collegamento con l’entroterra (Piazzale Roma e stazione), insieme all’assenza di monumenti, hanno mantenuto S. Elena al di fuori dei movimenti speculativi che infieriscono sul resto della città, comportando prezzi delle case sensibilmente inferiori, ma anche una densità di alberghi e strutture ricettive in genere decisamente modesta.

Il pontile del vaporetto è servito da diverse linee, che permettono ai residenti di muoversi piuttosto facilmente raggiungendo senza troppa difficoltà le altre zone cittadine. Del resto, San Marco è raggiungibile con una lunga quanto magnifica passeggiata lungo le rive di Venezia, piacevole da fare se se ne ha il tempo e la stagione non è troppo calda.

Ora, in questa situazione che potrebbe sembrare idilliaca si inserisce il progetto del Comune di Venezia che prevede, tra altre iniziative, lo sfruttamento della riva di S. Elena per l’insediamento di pontili per motoscafi turistici: in particolare, a quanto è dato capire, motonavi provenienti da località della costa adriatica (Caorle, Jesolo, Bibione, Eraclea).

Le forme di impatto del turismo

Lo svantaggio per gli stessi turisti e l’impatto sulla logistica

I turisti fatti sbarcare a S. Elena si troveranno a una distanza di 2 km abbondanti dalla meta del loro viaggio, cioè S. Marco e il centro città, strada da percorrere su una riva interrotta da nove ponti ed esposta al sole, quindi impraticabile proprio nella stagione turistica e inadatta a chiunque non sia abituato a camminare, tanto più che arrivati a San Marco non si trova certo un luogo riposante.

È abbastanza ovvio pensare che una frazione molto importante di quei turisti tenterà di prendere un vaporetto dal pontile di S. Elena, che è sì servito da numerose linee, ma non certo attrezzato per un carico di migliaia di persone in una/due ore, com’è quello prodotto dalle motonavi: il risultato saranno gruppi di turisti in forte disagio costretti a pagare un biglietto esoso per trovarsi a competere con i residenti nel tentativo di salire su un mezzo che faccia percorrere loro gli ultimi due chilometri del loro viaggio. Sul vaporetto di linea 1, dalle 10 al primo pomeriggio sarà impensabile salire alle fermate di S. Elena, Giardini e Arsenale, in quanto i mezzi saranno costantemente intasati. Analogamente avverrà al ritorno, quando i turisti al rientro dovranno raggiungere nuovamente S. Elena per potersi imbarcare.

L’inquinamento chimico

Si desumono dal sito di una compagnia di navigazione della costa adriatica vicina a Venezia i dati relativi ad una motonave turistica: lunghezza 28 m (poco più di un vaporetto di linea 1, che ne misura 24) e due motori da 1350 HP ciascuno.

Per fare un confronto, un grosso camion può avere un motore da 500-600 HP, cioè una motonave turistica equivale a circa 4 o 5 grossi camion. La potenza massima viene utilizzata durante il viaggio in mare, ma anche durante l’approdo, quando sono necessarie accelerazioni e decelerazioni per fare manovra nelle acque ristrette circostanti i pontili (chi avesse dei dubbi vada a farsi una passeggiata sulla riva degli Schiavoni intorno alle 11 di mattina, osservi le navi in manovra e… annusi l’aria).

Naturalmente si tratta di motori Diesel, cioè particolarmente inquinanti; lo scarico delle motonavi è normalmente collocato a poppa, al livello dell’acqua o, in rari casi, in un camino che non raggiunge altezze tali da disperdere rapidamente in atmosfera i fumi. Pertanto, tutti i fumi così prodotti verranno raccolti dal vento di scirocco che soffia dal mare e condotti verso le case di S. Elena, con un risultato meno idilliaco rispetto alle premesse di questo scritto.

L’inquinamento idrodinamico

Ovviamente le motonavi, muovendosi, producono onde; la produzione è particolarmente impattante in quanto si tratta di scafi “plananti” dotati di ampi specchi di poppa che a bassa velocità sono completamente immersi e muovono grandi quantità di acqua; c’è poi l’aspetto troppo spesso trascurato delle correnti prodotte dalle eliche, responsabili di notevoli danni alle rive, poco conosciuti perché poco visibili (ma ben messi in luce in uno studio di Insula di alcuni anni fa, quando il Comune era in grado di svolgere la manutenzione dei rii). Questo comporta che lo specchio d’acqua antistante S. Elena diverrà “off limits” per piccole barche anche in semplice transito (e meglio non pensare nemmeno a quelle a remi), mentre le rive subiranno un’ulteriore aggressione, subdola quanto trascurata.

L’inquinamento acustico

I mezzi turistici producono rumori durante la navigazione, anche a bassa velocità, a causa della forma dei condotti di scarico che entrano in risonanza dato il basso numero di giri dei motori marini, fenomeno rispetto al quale non esiste alcuna forma di controllo.

Oltre a questo, le motonavi sono obbligate a emettere segnali acustici durante le manovre (un fischio: a dritta, due fischi: a sinistra, tre fischi: indietro). Le piante del parco, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non producono nessun abbattimento delle emissioni acustiche, che invaderanno il parco stesso e arriveranno direttamente alle case.

L’impatto ambientale sul parco

I turisti sbarcati, analogamente a quanto avviene ora sulla riva degli Schiavoni, si raccoglieranno in gruppi prima di muoversi verso il centro cittadino; similmente, prima dell’imbarco, arriveranno a S. Elena con un certo anticipo; durante queste pause è logico pensare che cercheranno riparo dal sole, magari un posto dove sedersi, eventualmente comperare qualcosa da bere e da mangiare e di conseguenza avranno bisogno di: spazio più o meno attrezzato, bar/ristoranti, cestini dei rifiuti, servizi igienici.

Attualmente a S. Elena non c’è niente di tutto questo.

Il parco non può essere considerato un luogo dove far sostare quotidianamente migliaia di persone perché il suolo erboso sarebbe immediatamente distrutto e ridotto a terra nuda. Se sussistono dubbi in proposito si vada a fare un altro giro sulla riva degli Schiavoni e si osservi lo stato dei “masegni” di trachite ivi presenti, ben più resistenti del prato di S. Elena.

I locali pubblici attualmente presenti sono due e relativamente distanti dalla riva; è facile immaginare che potrebbero svilupparsi o essere affiancati da altre iniziative imprenditoriali, sacrosante in sé, ma sistematicamente basate sull’insediamento di plateatici nell’unico spazio disponibile, cioè il parco.

Al centro della pineta, nella parte ovest, si trova la piccola costruzione dei bagni pubblici, provvista anche di una fontana, anch’essa adatta a sostenere la pressione degli attuali utilizzatori del parco e non certo allo sfruttamento massivo da parte di migliaia di persone al giorno senza controllo. Inutile precisare che lo stesso andirivieni da e per la fontana sarà sufficiente a distruggere il manto erboso.

I cestini della spazzatura sono pochi, come in genere in tutta Venezia, e non si vede come potrebbero contenere i residui prodotti dalla massa dei turisti.

L’ipotesi che il Comune, insieme al nuovo insediamento, sia in grado di dotare il parco di cestini, bagni nonché personale che vigili sul comportamento corretto e disincentivi la distruzione del parco prodotta dalla semplice presenza di alcune migliaia di persone è del tutto fuori luogo, visto che queste attenzioni non ci sono nemmeno per la piazza San Marco e le zone più monumentali della città, dove ci si può sedere a bivaccare su qualunque scalino e anche i turisti rispettosi (che, non dimentichiamolo, esistono e soffrono molti disagi) faticano a buttare via una coppetta di gelato.

Quindi è ovvio aspettarsi un parco ridotto a un immondezzaio, con terra polverosa e alberi dietro i quali migliaia di persone andranno a orinare, fino a quando gli imprenditori non ne chiederanno il taglio per realizzare dei bei plateatici sufficientemente grandi per ospitare le masse paganti.

Naturalmente non è nemmeno il caso di parlare di flora e fauna del parco, nonostante a S. Elena siano presenti specie straordinarie che però non hanno nessun interesse monetario: forse a qualcuno può interessare sapere che nell’intera regione del Veneto l’assiolo, un piccolo gufo, in anni ormai passati è stato messo in crisi dai pesticidi, e solo il centro storico di Venezia ha continuato ad ospitarne coppie che poi hanno ripopolato anche l’entroterra. Attualmente, nelle sere estive, a S. Elena è normale sentire il richiamo dell’assiolo e il verso stridulo della civetta, che si nutrono di grossi insetti notturni a loro volta a loro agio nel parco, nonché di piccoli animali (topi, rospi) che di giorno non si vedono. Di prima mattina, invece, capita di sentire il richiamo del picchio rosso che batte sui tronchi. Questi ed altri animali costituiscono un ecosistema destinato a scomparire.

Invece, per topi, scarafaggi, mosche e zanzare sarà un vero bengodi, fra i rifiuti dei turisti, i residui di bar e ristoranti, l’assenza di predatori naturali sterminati dall’uomo.

L’impatto paesaggistico

La riva di S. Elena, a differenza dalle altre rive di Castello fino al molo di San Marco, e da quelle delle Zattere, ha un bassofondo sporgente per una buona decina di metri (le briccole infisse a quella distanza segnalano infatti la distanza dal canale di navigazione); questo comporta che qualsiasi approdo deve prima sporgere fino al canale, poi sporgere ulteriormente per raggiungere il pontile a cui possano attraccare i mezzi. Si ricorda che, a differenza dai pontili dell’azienda di trasporti, quelli per mezzi turistici prevedono l’approdo della nave perpendicolare alla riva, per sfruttare meglio lo spazio; questo comporta che a S. Elena i pontili sporgerebbero da 30 a 40 m rispetto alla riva attuale, quindi sarebbero molto più visibili di quelli attualmente posti sulla riva degli Schiavoni.

Questa circostanza avrà un’ulteriore ricaduta negativa sulla libertà di manovra dei vaporetti di linea, che saranno ostacolati da motonavi e motoscafi in manovra (se se ne vuole un piccolo esempio si vada al pontile delle Zattere, a fianco del quale c’è il pontile dell’Alilaguna, con motoscafi rigorosamente perpendicolari alla riva e si verifichi l’intralcio quando i mezzi si muovono contemporaneamente).

L’impatto economico

Come nel resto di Venezia, la presenza di turisti, per quanto involontaria ed anzi coatta, produrrà immediatamente possibilità di guadagno legate al soddisfacimento di bisogni minimi ed immediati: bar, trattorie, venditori di ricordini, merce varia e naturalmente abusivi di ogni risma, la cui presenza attualmente non si è in grado di arginare in zone ben più vicine al centro. È ovvio che questo indotto distorto, inservibile ai residenti, porterà ad un aumento del valore degli immobili ad esso collegati, cioè piani terreni da destinare, appunto, a locali o a magazzini. Contemporaneamente l’uso degli immobili per residenza sarà disincentivato dato il peggioramento della qualità della vita, mentre molti saranno indotti almeno a tentare un utilizzo commerciale, ovviamente basato sul turismo in quanto obiettivamente unica possibilità di guadagno.

Una semplice conclusione

Lo scenario fin qui delineato non è apocalittico, ma costituisce la evidente conseguenza logica di una scelta che metterà a disagio i turisti ed in croce i residenti di una delle poche zone tranquille e vivibili rimaste nel centro di Venezia; non si tratta di una diluizione dell’impatto sul resto della città, perché questo quartiere sarà completamente devastato, con un peggioramento nella qualità della vita (ambiente, inquinamento, difficoltà di spostamento, prezzi elevati, ecc.) tale da comportarne il sacrificio totale; quindi nessuna forma di diluizione, che dovrebbe invece essere costituita da una condivisione degli svantaggi controllata e governata.

Pertanto, se il fine di una distribuzione degli svantaggi derivanti dal turismo di massa è escluso, rimane come unico scopo quello di far guadagnare soldi a poche categorie che godranno un privilegio esclusivamente economico, con gravissimo svantaggio per i veneziani come per gli stessi turisti, che dovrebbero associarsi alla protesta in quanto considerati ancora una volta esclusivamente per i soldi che possono portare, facendo attenzione a dare loro in cambio il minimo indispensabile.

Giorgio Griffon

Benvenuto Franceschini! Conferenza stampa congiunta 12 maggio alle 12.30

A 10 mesi di distanza dalla risoluzione UNESCO del 14 luglio scorso, Sindaco e giunta comunale continuano a prendere tempo e cambiare le carte in tavola alternando proclami generici e marce indietro, senza aver ancora dato una sola risposta concreta ai problemi reali e ai rilievi che potrebbero portare Venezia e la sua Laguna nella lista dei siti in pericolo:

  1. zero risposte sulla perdita continua di residenti, che dall’insediamento della giunta in carica sono diminuiti di oltre 1.600 unità nella sola Municipalità di Venezia (dagli 84.134 iniziali agli 82.524 del 30 aprile 2017);
  2. un “atto di indirizzo” fumoso e privo di efficacia giuridica su flussi turistici e moto ondoso, con dichiarazioni contrastanti che cambiano ogni giorno e ci stanno coprendo di ridicolo agli occhi del mondo;
  3. come “risposta” al problema delle grandi navi, dopo l’abbandono del progetto Contorta da parte della stessa Autorità Portuale, non in grado di dare risposta alle criticità emerse in procedura di VIA, e dopo che nella risposta iniziale del primo febbraio veniva indicato l’impresentabile scavo delle Tresse, ora sembra che dal cilindro del prestigiatore uscirà l’ennesimo scavo presentato come “adeguamento di canale esistente”: quello del Vittorio Emanuele, che triplicherebbe i tempi di percorrenza (e quindi le emissioni di sostanze nocive) rispetto al percorso attuale, il tutto per portarle nella stessa stazione marittima a ridosso delle nostre case e per farlo richiede lo scavo di milioni di metri cubi di fanghi, il tutto senza uno straccio di progetto ancora consultabile.

Dato che il Ministro Franceschini sarà a Venezia il 12 maggio e la risposta definitiva all’UNESCO ha subito l’ennesimo rinvio, la nostra risposta alle varie e contraddittorie dichiarazioni che abbiamo appreso a mezzo stampa verrà affidata ad una conferenza stampa congiunta che si terrà:

venerdi 12 maggio alle ore 12.30

presso la Scoletta dei Calegheri, in campo San Tomà

Aderiscono alla conferenza stampa, in ordine alfabetico:

  1. Ambiente Venezia
  2. Assemblea Sociale per la Casa
  3. Comitato No Grandi Navi
  4. Ecoistituto del Veneto Alex Langer
  5. Forum Futuro Arsenale
  6. Gruppo25Aprile
  7. Italia Nostra – sezione di Venezia
  8. L’Altra Venezia
  9. Municipalità di Venezia
  10. VeneziaCambia
  11. Venezia Civiltà Anfibia
  12. Veneziamiofuturo
  13. Verdi Ambiente e Società
  14. We Are Here Venice

————————————

La posizione del Gruppo25Aprile, più volte ribadita a proposito delle Tresse e del Contorta, è di netta contrarietà a progetti velleitari che con nomi e tracciati diversi si alternano in un gioco delle tre carte perché partono tutti dallo stesso presupposto o pregiudizio: portare a tutti i costi le grandi navi nel cuore della Laguna, in una stazione marittima costruita a ridosso delle nostre case, scavando milioni di metri cubi di fanghi la cui qualità è facilmente intuibile se si osserva la mappa che segue:

canale-vittorio-emanuele-iii

Ai ministri che si riuniranno in sede di Comitatone formalmente chiediamo che le decisioni su una materia così delicata siano precedute da un’analisi comparata di tutte le opzioni disponibili, nessuna esclusa.

Il Gruppo25Aprile

In difesa della pineta di Tessera: rassegna stampa e galleria fotografica

Gazzettino, prima pagina e articolo all’interno del dorso di Venezia:

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Nuova Venezia:

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Galleria fotografica, seconda parte (foto Mirko Manzin):

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12 marzo, in difesa della pineta di Tessera

Senza bandiere e senza comizi, il video della pacifica manifestazione in difesa di quel poco che resta della pineta di Tessera, minacciata dall’ennesima orgia di cemento e parcheggi. Un grazie alla regista, Loredana Spadon:

In English, for our foreign friends:

Video: Citizens rally at Tessera to save the trees, over 1500 sign petition to stop the cutting.

Galleria fotografica, prima parte (Andrea Sperandio):

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as 3

 

 

 

Comunicato stampa: che aria respiriamo, a Venezia?

Venezia, 6 gennaio 2017

Con riferimento alle dichiarazioni rilasciate dall’ARPAV (Agenzia Regionale per l’Ambiente del Veneto) al Gazzettino oggi in edicola, il Gruppo25Aprile sottolinea che:

  1. Ad essere in discussione non è il numero complessivo di stazioni di monitoraggio per la qualità dell’aria (“centraline”) presenti nel territorio comunale o zonale ma la loro ubicazione nella città d’acqua (Venezia e isole), dove l’unica centralina presente in 500 km² di Laguna è classificata come “stazione di fondo”, che per definizione registra valori più bassi, mentre la normativa europea richiede che ve ne sia anche una di traffico per valutare l’esposizione effettiva della popolazione rispetto alle fonti locali di inquinamento, che nel caso di Venezia comprendono il traffico acqueo (con un contributo pari a quasi il 50% delle polveri sottili o PM2.5).
  2. Se all’ARPAV sta a cuore la salute dei cittadini – cosa di cui non dubitiamo – non si capisce perché per fare ciò che da anni viene chiesto occorra aspettare che ad ordinarlo sia l’Europa: di prescrizioni dovrebbero bastare quelle dei medici di base e pediatri di Venezia che anche quest’anno hanno sottolineato la gravità del problema e le sue ripercussioni in termini di salute dei singoli (bambini e anziani in particolare) i cui costi si scaricano sul servizio sanitario che è competenza regionale.
  3. Il costo medio di una stazione di monitoraggio in Europa si aggira sui 20.000 euro, cifra risibile in confronto ai costi umani ed economici del trattamento delle patologie causate o aggravate dall’inquinamento atmosferico (asma e altre patologie respiratorie, maggiore incidenza di incidenti cardiovascolari, tumori) secondo le risultanze ufficiali dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Se i costi umani di tali patologie gravano sulle famiglie, quelli economici gravano anche sulle casse regionali; il Gruppo25Aprile intende pertanto investire della questione il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, da cui dipendono le nomine ai vertici ARPAV e la supervisione sull’operato dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente.

L’articolo del Gazzettino:

arpav-2017-gennaio-6

..e quello del giorno precedente, che dava conto della nostra posizione:

arpav-2017-gennaio-5

La prima foto è tratta da:

https://gruppo25aprile.org/?s=la+laguna+chiede

L’appello dei medici:

APPELLO DEI PEDIATRI DI FAMIGLIA DI MESTRE E VENEZIA
Come pediatri di famiglia siamo molto preoccupati per l’aumento dell’inquinamento
atmosferico nella nostra città, con continui superamenti dei valori massimi consentiti, in modo ripetuto e persistente.
Da anni sono noti gli effetti nocivi di un ambiente inquinato sulla salute umana, soprattutto
nelle fasce più fragili, come i bambini, per le loro caratteristiche particolari.
L’OMS stima che circa un terzo delle malattie che colpiscono l’infanzia, dalla nascita ai 18
anni, sia da attribuire ad un ambiente insalubre o insicuro.
Nei primi anni di vita alcuni organi, come il cervello e i polmoni, si trovano in una fase di rapida crescita e di sviluppo incompleto, perciò possono essere danneggiati più
facilmente.
L’immaturità delle vie metaboliche del bambino comporta una minore capacità di eliminare
le sostanze nocive, mentre in proporzione alla sua massa corporea egli ne assume di più:
per esempio un piccolo di un anno scambia un volume d’aria doppio rispetto ad un adulto.
Inoltre i bambini, per la loro altezza, respirano in un’atmosfera peggiore, perché entro un metro dal suolo si concentrano sostanze nocive come i gas di scarico delle auto ed un piccolo in passeggino respira proprio all’altezza dei tubi di scappamento.
Nei bambini è dimostrata con certezza la correlazione tra livelli di inquinamento
atmosferico e basso peso alla nascita, aumento di polmoniti e bronchiti, asma, tosse
secca notturna, riduzione della capacità respiratoria.
E’ noto inoltre che le particelle più piccole tra le polveri sottili possono attraversare la
placenta, veicolando veleni che creano danni irreversibili all’embrione.
Dato che la maggior parte dei neuroni cerebrali si forma entro i due anni, l’assorbimento di
sostanze neurotossiche può creare lesioni permanenti e minare lo sviluppo psicomotorio.
Ci sono poi, se possibile ancor più temibili, gli effetti a distanza, visto che i bambini
saranno esposti agli effetti nocivi per un tempo più lungo.
Le evidenze scientifiche sembrano purtroppo trovare conferma in questo periodo nei nostri
piccoli pazienti.
Non è un caso se, oltre alla comune patologia stagionale, nelle ultime settimane ci
troviamo a fronteggiare moltissimi casi di tosse intrattabile e persistente, particolarmente
grave nei numerosi bambini asmatici, ma presente anche in soggetti finora sani.
La salute dei nostri bambini non può essere affidata alla speranza della pioggia, ai capricci
di un clima così modificato dal deteriorarsi delle condizioni del pianeta.
Quindi, come ci impone il nostro codice deontologico, chiediamo con forza alle Autorità
competenti e alle Amministrazioni di prendere con urgenza provvedimenti contro questa
emergenza sanitaria, sia immediati, sia strutturali nel più lungo periodo.
I PEDIATRI DI FAMIGLIA DI MESTRE E VENEZIA

 

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