L’Ateneo Veneto avrà presto un/a nuovo/a presidente, eletto o eletta dall’assemblea dei soci che si riunirà lunedì 11 dicembre. Il prestigio storico dell’istituzione è grande, ma più grandi ancora sono le sue potenzialità se riuscirà a scrollarsi di dosso la polvere accumulata nel tempo e ad essere spazio di approfondimento libero da condizionamenti politici o di partito.
Lo statuto dell’Ateneo non contiene clausole esplicite di incompatibilità con incarichi di partito; questo non impedisce di sollevare una questione di opportunità – anzi la rende più urgente, in attesa di modifiche statutarie che a parere di molti sono auspicabili e indifferibili.
Per dialogare con tutta la città e non soltanto con una sua parte, per essere credibile nei criteri di attribuzione dei suoi prestigiosi spazi, per preservare la propria autonomia e indipendenza di giudizio, l’Ateneo Veneto deve non soltanto essere ma anche “essere percepito” come un’isola di eccellenza, di confronto e di dialogo e non come una sezione di partito.
In questo senso, la o il Presidente deve “essere come la moglie di Cesare”, per poter rispondere innanzitutto alle aspettative dei soci e dare piena attuazione a uno statuto che a questa Onlus assegna il compito di “cooperare al processo ed alla divulgazione delle scienze, delle lettere, delle arti e della cultura, in ogni loro manifestazione e nell’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale”.
I candidati alla Presidenza sono tre persone le cui qualità umane non sono in discussione: non è di questo che si tratta ma dell’autonomia dell’Ateneo Veneto. Il nostro auspicio, sul piano dell’opportunità e della credibilità dell’Ateneo Veneto, è che il nuovo Presidente non sia legato ad un partito politico, qualunque sia il partito in questione.

Nell’immagine: Calpurnia, moglie di Cesare (copyright: Diletta Boni)