Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

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#Referendum Due visioni a confronto

La Nuova Venezia (edizione online) ha intervistato l’On.le Nicola Pellicani e il portavoce del Gruppo25Aprile, Marco Gasparinetti. In vista del voto di domani, proponiamo qui i passaggi centrali delle due interviste.

Per il NO

Nicola Pellicani:

“Io sono contrario alla divisione tra Mestre e Venezia perché dividersi è illogico. Pensiamoci: questo referendum è un’iniziativa anacronistica. Guardiamo al resto del nostro continente: in Europa si punta su grandi piattaforme di governo territoriale, perché si è visto che “piccolo è bello” nell’amministrare non esiste. I problemi del nostro territorio sono complessi e vasti. Per questo ci vuole una piattaforma amministrativa più grande e non ancora più piccola di adesso”.

Per il SI

Marco Gasparinetti:

“La presidente della Commissione europea ha iniziato il suo discorso di insediamento programmatico parlando di Venezia simbolo del cambiamento climatico, Venezia è e sarà sempre al centro. Noi ci battiamo per gli studenti, per i lavoratori precari, per chi non riesce ad avere la residenza, perché tutti abbiano una dignità oggi impedita dal mercato impazzito delle locazioni. Urge un’amministrazione che si occupi solo dei problemi di una città lagunare, di istanze del territorio destinate oggi ad essere in minoranza in consiglio comunale”.

https://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2019/11/29/news/le-ragioni-del-si-due-citta-diverse-che-meritano-energie-dedicate-1.38033597

Gasp intervista 28 nove 19 NV 29 nove 19

 

La notizia del giorno: come perdere 100 milioni di euro..

..grazie alla lungimiranza di un Sindaco che pratica la politica della sedia vuota:

gazzettino 3 maggio 2016L’investimento complessivo, come risulta dall’articolo a firma Maurizio Dianese, era pari a 100 milioni di euro, ma cosa volete che sia a fronte della possibilità di pavoneggiarsi in via Piave chiedendo poteri speciali per il Sindaco sceriffo, per far fronte al degrado della stessa zona in cui il Sindaco imprenditore volta le spalle agli investitori che avevano un accordo di programma già pronto e stilato da Comune, Regione e Ferrovie?

In attesa di conoscere le ragioni del Sindaco, pubblichiamo i commenti del consigliere comunale (e capogruppo PD) Andrea Ferrazzi, che da assessore all’Urbanistica aveva seguito la vicenda in prima persona:

“Come ampiamente previsto e denunciato anche in Consiglio Comunale l’incapacità di decidere di questa Amministrazione comunale sta facendo saltare la riqualificazione di tutto l’asse della stazione, uno dei progetti più importanti per la nostra Città. Il Sindaco dovrà spiegare alla città tutta perché ha bloccato un accordo già pronto sul quale bastava mettere la firma. Dovrà spiegare perché impedisce un investimento privato di 30 milioni in favore della città. Dovrà spiegate perché fa perdere 2 milioni di opere di urbanizzazione più un altro paio in opere dirette. Dovrà spiegare perché blocca la riqualificazione di tutto l’asse della stazione ferroviaria, oggi in condizioni indecorose. Dovrà spiegare alle famiglie intercluse di Via Gazzera perché non partono i lavori per le loro nuove case. Dovrà spiegarlo, oltre che ai privati, anche alle Ferrovie e alla Regione, con le quali avevo pazientemente costruito l’Accordo di programma bello e pronto per essere firmato.
E infine dovrà spiegarlo ai cittadini di Via Piave e via Trento, dove ieri è andato a fare l’ennesima passerella scaricando sul Governo Nazionale il peso dell’incapacità di trovare soluzioni sulla sicurezza e sul decoro al di la delle chiacchiere propagandistiche.
Ci auguriamo ci siano ancora i margini per un difficile recupero. Chiediamo al Sindaco di agire immediatamente per evitare questa sciagura alla nostra città, della quale si assumerebbe pienamente la responsabilità”.

Sulla medesima vicenda è intervenuto anche Nicola Pellicani, consigliere comunale della Lista Civica Casson, che sulla sua pagina dichiara:

GIUNTA BRUGNARO IRRESPONSABILE: FA DEMAGOGIA SULLA PELLE DEI CITTADINI
Mentre il sindaco e mezza giunta comunale fanno la solita parata in via Piave in nome della sicurezza, il gruppo spagnolo H10, di fronte alla latitanza di Brugnaro e del Comune, abbandona il progetto da 30 milioni di euro che avrebbe consentito di riqualificare la zona di via Piave e della stazione, rianimando il centro città e perciò contribuendo in modo significativo a bonificare l’intera area dalla criminalità che continua ad essere padrona della zona. Brugnaro ha fatto della sicurezza la sua bandiera, ma come tutti sanno negli ultimi mesi gli episodi criminali sono in aumento. Non solo. La riorganizzazione della Polizia Municipale si sta rivelando un flop, vista la rivolta di 200 vigili pronti a presentare le dimissioni dopo i tagli agli stipendi e al caos organizzativo. È evidente come il “pugno di ferro” annunciato dal sindaco sia solo l’ultima sparata demagogica alla Gentilini, costruita solo per gettare fumo negli occhi ai residenti, giustamente sempre più preoccupati per l’aggravarsi della situazione. Ormai è sempre più chiaro come questa amministrazione stia navigando a vista, senza un progetto di rilancio della città.
Con l’addio degli spagnoli la città perde una grande occasione. Il gruppo H10, grazie all’accordo di programma sottoscritto con Comune, Regione, Ferrovie e Immobiliare Favretti, era pronto a trasformare l’ex palazzo delle Poste in un albergo. Ma il progetto prevedeva anche il rifacimento della stazione ferroviaria, oltre al raddoppio del Parco Piraghetto e la realizzazione di alloggi per le famiglie “prigioniere” dei due passaggi a livello della Gazzera.
Ma di fronte all’immobilismo e ai continui rinvii di Brugnaro hanno deciso di ritirare l’investimento, come si apprende da un articolo di stampa.
Si tratta solo dell’ennesimo effetto della politica dei rinvii che caratterizza la giunta Brugnaro. Adesso il sindaco dovrà spiegare ai cittadini le motivazioni della mancata firma, che oltre ad aver fatto sfumare l’intero progetto, produrrà per il Comune un mancato incasso di 2 milioni di euro derivanti da oneri vari. Qualcuno potrebbe anche rivolgersi alla Corte dei Conti.

 

 

 

Primarie 15 marzo: i risultati

Dato definitivo NON ufficiale.

Votanti: 12.888

Felice Casson 7.178 voti pari al 55,62%

Nicola Pellicani 3.147 voti pari al 24,42%

Jacopo Molina 2.573 voti pari al 19,96%

Il bello e il difficile cominciano adesso.. e non intendiamo nasconderci le difficoltà. Senza trionfalismi, crediamo di aver contribuito a scegliere la persona giusta per affrontarle.

Non sarà sufficiente ma è la premessa indispensabile per ricostruire sulle macerie dell’anno zero.

VeniceRoofs

..e adesso tocca al centro-destra. Nell’interesse di Venezia, unica bussola di questo Gruppo, ci auguriamo che a sua volta esprima una candidatura autorevole e credibile, in grado di affrontare la situazione disastrata che erediterà dalle passate amministrazioni. In questo modo, chiunque vincerà le elezioni a maggio potrà contare sul nostro rispetto di Cittadini attivi. Con lo stesso criterio, ci auguriamo che in Consiglio comunale stavolta possa esserci anche un’opposizione vera che sia coscienza critica e sentinella non dormiente: quella che è mancata a Venezia in questi ultimi anni. Al M5S auguriamo di ricomporre le sue divisioni interne e di poter svolgere quel ruolo, nel prossimo Consiglio comunale.

Il Gruppo25Aprile

Manca niente, in questa foto? Parliamone insieme, il 7 marzo

20150222_122725Domenica 22 febbraio, primo incontro pubblico fra i tre candidati alle primarie del centro-sinistra, a Venezia. Il Gruppo25Aprile nota con soddisfazione che, a partire da ieri, TUTTI i candidati sono pubblicamente contrari al progetto di scavo del Contorta perseguito dall’Autorità Portuale, e saluta con sollievo questo primo successo di un movimento di opinione che è nato proprio su queste pagine, sei mesi fa.

Al netto delle semplificazioni giornalistiche, una cosa invece ci preoccupa, alla lettura della stampa quotidiana: “tre candidati un programma” – titola il Gazzettino, che in locandina scrive “divisi solo sulle grandi navi” (con Molina e Pellicani in favore dell’opzione Marghera, e Casson più propenso all’opzione offshore) e nell’occhiello dell’articolo in prima pagina (edizione locale) scrive testualmente: “e qualcuno tra il pubblico si spazientisce: dite tutti le stesse cose”.

Gazzttino 23 febbraioLa ricostruzione giornalistica forse non riflette interamente la vivacità del dibattito, ma a preoccuparci non è tanto l’appiattimento dei candidati su un programma unico “preconfezionato” dal partito quanto l’assenza di proposte sui problemi che ci stanno più a cuore: se su quei problemi dicessero “tutti le stesse cose”, potremmo anche rallegrarcene ma così non è stato, finora.

Nelle pagine interne, il resoconto del Gazzettino sottolinea differenze di approccio sulla programmazione dei flussi turistici, “con Casson favorevole a una city card e a una city tax diversificata in base all’arrivo e Pellicani più propenso alla sola city card” (fine citazione). Dibattito interessante ma che per noi viene DOPO e non prima, perché PRIMA delle primarie vorremmo conoscere la posizione dei candidati su una questione pregiudiziale, che abbiamo denunciato anche nel volantinaggio alla Fenice:

2211e nelle nostre domande pubbliche ai candidati:

Dalle proteste alle proposte: le nostre prime domande ai candidati Sindaco

Benissimo discutere della questione city card/city tax (per i pendolari del turismo, dato che gli stanziali già pagano la tassa di soggiorno) ma non vorremmo che la campagna elettorale in questa fase (primarie del centro-sinistra) si giocasse su quel tema, trascurando invece LA questione centrale che questo e altri gruppi (gli amici di venessia.com per primi, cronologicamente) denunciano da tempo: “salvare Venezia” da grandi navi e pendolarismo turistico di massa va bene, ma per salvare “cosa”?

La foto di copertina (quella pubblicata qui in alto) è stata scelta per la metafora che rappresenta: salvare una cornice priva di vita, come a Pompei? Dov’è finita la persona (Sant’Antonio o Madonna o Gesù bambino, non lo sappiamo) che animava quella nicchia nella pietra? Dove sono finiti i residenti? Se “salvare” Venezia vuol dire soltanto preservare quel pezzo di muro, avremo fallito.

Se la città che è anche civiltà anfibia, con i suoi abitanti e il suo stile di vita unico al mondo si riduce a conchiglia vuota non c’è grande opera che possa compensare la perdita.

Se la città continua a svuotarsi di residenti con il meccanismo perverso dei cambi di destinazione d’uso non sapremo che farcene, di un intervento “salvifico” che servirebbe soltanto a farne un palcoscenico asettico per turisti danarosi e annoiati a caccia di “selfies”, riproducendo la dicotomia che i residenti già conoscono: i ricchi di qua, i meno benestanti (turisti o abitanti che siano) “di là dal ponte”, a Mestre; taxi e lancioni Gran Turismo in Canal Grande, mentre canoe e kayak ne vengono espulsi come da recente ordinanza (entrerà in vigore il primo marzo).

Su questa pregiudiziale intendiamo incalzare i candidati alle primarie, prima di decidere una eventuale partecipazione attiva (con dichiarazione di voto) alle primarie del 15 marzo: sullo scavo del Contorta abbiamo incassato una prima vittoria, ieri, ma la battaglia a tutela della residenza appartiene al DNA di questo gruppo fin dalla sua fondazione, il 25 aprile 2014, e su questo misureremo i candidati Sindaco nelle prossime settimane.

Il 7 marzo alle 10.30 ne discuteremo pubblicamente qui: in Campo San Tomà, alla Scoletta dei Calegheri. La cittadinanza è invitata a partecipare, e con la cittadinanza chiunque abbia a cuore questa città.

San Tomà

Venezia, 23 febbraio 2015.

Il martedì grasso delle Primarie: Alea Iacta Est?

Prologo: al quartier generale di Galleria Matteotti, una sola domanda era da giorni sulle labbra degli strateghi incaricati di catapultare il proncosole cacciariano delle Gallie dall’omonima fondazione mestrina all’ambito posto di comando della Nuova Roma (Venezia): lo varcherà, o non lo varcherà, Nicola Pellicani? Oserà, o non oserà? Non si riferivano al Rubicone ma al braccio di laguna che separa Mestre dal Lido di Venezia e le politiche dell’ACTV hanno ormai reso periglioso quanto uno sbarco in Normandia sotto raffiche di vento che vaporetti vetusti non sono più in grado di sopportare, quali fuscelli in balia dei flutti quando si rompe l’invertitore e all’orizzonte appare una Costa crociere da 130.000 tonnellate di stazza, con il rischio che ai comandi ci sia il figlio segreto di Francesco Schettino.

RUBICONELa data inizialmente prevista per lo sbarco era martedì 17 febbraio, ma i fini strateghi consultarono il calendario romano e si resero conto che l’operazione militare in terreno ostile sarebbe coincisa con i numeri di prestigio del leggendario Mago Silvan (l’unico in grado di resuscitare il centro-destra dal Regno dei Morti, se solo lo volesse), che avrebbe attirato ben altre folle ed era capacissimo di inghiottire i candidati Sindaco nel suo cilindro per farli riapparire tra il pubblico con le sembianze di coniglietti, per non parlare delle simultanee sfilate carnevalesche del martedì grasso, poco propizie allo storytelling che si voleva aggressivo, epocale e glorioso.

Vennero indi consultate le previsioni meteorologiche e quelle degli aùguri, che giurarono e spergiurarono di avere visto uno stormo di pellicani cacciare (verbo sintomatico) tutti i piccioni e i gabbiani dai tetti della città da conquistare, per poi planare trionfanti in Piazza San Marco (Palazzo Ducale) e venne pertanto deciso che lo sbarco avrebbe avuto luogo il 18 febbraio,  mercoledì delle Ceneri e primo giorno della Quaresima, decisamente più propizio alla lettura del brano del profeta Gioele nel quale Iddio rivolge al suo popolo  il seguente richiamo alla triste realtà del bilancio comunale in dissesto: «Così dice il Signore: ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti» (Gioele, 2,12). E così fu.

Mercoledì 18 febbraio, dal nostro corrispondente al Lido di Venezia.

Partita in incognito da Piazzale Roma sotto lo sguardo perplesso di Alessandro Gassman, dopo aver sequestrato un vaporetto ACTV grazie ad un tanko addobbato con le bandiere #chiediaNicola e #chiediaNicolaLIMOB (parola d’ordine: “#l’IMOB non ce l’ha, l’ha dimenticato a casa”), la spedizione che avrebbe cambiato il corso delle primarie toccava terra in prossimità di Piazzale Santa Maria Elisabetta.

Per un tragico malinteso, l’avvertimento di rito del personale di bordo (“attenti al passo”) veniva erroneamente interpretato come riferimento al passo dell’oca con cui i locali esponenti di Forza Nuova avrebbero accolto (a suon di manganellate) il figlio del deputato comunista, secondo una vox populi destituita di fondamento ma sufficiente a mettere in fuga la truppa, poco adusa alle onde spaventosamente alte della laguna, terrorizzata dalla reputazione destrorsa dell’isola e già duramente provata dalla perigliosissima traversata, nonostante le scorte di farmaci per il mal di mare e l’assistenza spirituale di ben tre cappellani militari ai quali, a titolo precauzionale, era stato richiesto di impartire l’estrema unzione al candidato Sindaco prima che mettesse piede sul vaporetto.

Resosi conto di essere rimasto solo, il nostro Eroe dimostrava uno sprezzo del pericolo pari soltanto al sollievo di aver ritrovato qualcosa di simile alla terraferma: si inginocchiava per emulare il nobile gesto di Cristoforo Colombo dopo l’analoga traversata, onde baciare il suolo in segno di ringraziamento. Quale non fu la sua delusione quando, al momento di urlare “terra! terra!” si rese conto che Piazzale Santa Maria Elisabetta era in realtà un’immensa pozzanghera che, come ben noto ai residenti, risulta allagata per 250 giorni all’anno (quando va bene) grazie alla perspicacia degli uffici tecnici comunali.. Il sollievo cedette il posto al panico: acqua ovunque, circondato dall’acqua. Che fare? Abbandonare l’impresa o cimentarsi nell’impossibile?

Fu a quel punto che, circondato dalle onde del pozzangherone alte due centimetri almeno, lo sentirono urlare singhiozzando: “riportatemi a terra, chiamate subito Ceolin, voglio tornare al Palco!”

Tornare a terra, ma come?

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Abilmente sobillato dai civatiani infiltrati fra la folla, con Monica Sambo vestita alla marinara e Federica Travagnin in toga da udienza, il personale viaggiante dell’ACTV proclamava uno sciopero ad oltranza anche se non era venerdì, in spregio ad ogni nobile tradizione, ed essendo i marinai in maggioranza chioggiotti, gli osservatori più smaliziati ci videro lo zampino dell’altro candidato “forte”: Felice Casson che di Chioggia è originario.

Per convincere il personale della concorrente (ma non troppo) Alilaguna, generalmente refrattario agli scioperi, scendeva in campo il terzo candidato alle primarie: Sebastiano Bonzio con il megafono delle grandi occasioni, che rivendicava il diritto allo sciopero retribuito con premio di produzione garantito per le giornate di sciopero, accolto da applausi a scena aperta e inni a Che Guevara, con gli Inti Illimani leggermente acciaccati dai reumatismi a dargli manforte su una zattera appositamente noleggiata dagli amici di Forte Marghera.

bonzio

Che fare, per rientrare a Mestre nonostante il duplice sciopero? Nuotare? Volare?

Fu a quel punto che il perfido Molina, quarto candidato alle primarie e in leggerissimo svantaggio nei sondaggi, ebbe il colpo di genio: quello che avrebbe cambiato per sempre le sorti delle elezioni e con esse della Storia Patria. Appositamente istruiti dal fido Caberlotto, dal pontile del piazzale antistante arrivarono con passo felpato due taxisti d’acqua abusivi, e proposero l’indegno baratto al candidato spiaggiato in terra (anzi in acqua) ostile: “Le serve un taxi?” Gli occhi di Pellicani si illuminarono di immenso: “è il Cielo che li manda” – pensò, prima di udire l’indegna proposta a lui indirizzata dai medesimi: “Per Piazza Barche fanno 850 euro, pagamento anticipato in contanti.. o giuramento immediato di desistenza dalle primarie con dichiarazione di voto in favore del mite e buono Jaci Molina, che Dio lo benedica”.

Il povero Nicola estrasse dal portafoglio 4 carte american express fra cui una platinum placcata d’oro con diamanti incastonati, regalo del padre.. e una dozzina di altre carte di credito tempestate di murrine made in Zelarino, ma non ci fu nulla da fare: diversamente dai taxi di terraferma, quelli d’acqua notoriamente non accettano carte di credito e tanto meno le accettano quelli abusivi.

Pellicani si arrese all’evidenza: dura lex sed taxi lex.. l‘alternativa era fra una morte certa ed orribile nel pozzangherone di Santa Maria Elisabetta, sotto lo sguardo beffardo del benzinaio Ugo, e un accordo di desistenza in favore dell’ineffabile Molina.

Jacopo Molina

Epilogo:

il nostro corrispondente dal Lido non ha potuto riferirci come sia finita la serata: preso da compassione e comprensibile pietas, ha abbandonato inorridito la scena del crimine quando il candidato ex favorito ha cominciato a urlare frasi sconnesse ma udibili fino a Pellestrina e financo a Sant’Erasmo: “nooooo di notte al Lido da solo col benzinaio nooooo non lasciatemi qui vi prego nooo ve lo chiede il Partito ve lo chiede la città ve lo chiede Cacciari ve lo chiede anche il Re nooooo da solo al Lido di notte con Ugo nooo”.

Disclaimer:

Non ce ne vogliano i Candidati Sindaco. Semel in Anno: era Carnevale e a Carnevale ogni scherzo vale. Da domani torniamo alle cose serie; saremo altrettanto caustici, ma in altre e più protocollari forme.

alessandrogassman

Il nostro registro di voto

Il Gruppo25Aprile non è un’entità virtuale: siamo persone in carne ed ossa, ci riuniamo regolarmente e a volte votiamo. Il nostro registro di voto viene utilizzato a fini interni ma abbiamo deciso di renderlo pubblico perché può dare qualche indicazione anche a chi ci segue su queste pagine, senza avere formalmente aderito al Gruppo.

Un dato su tutti, in vista delle primarie che si avvicinano. Abbiamo chiesto agli iscritti di rispondere (con voto palese e nominativo) a questa domanda: “Come gruppo stiamo preparando una lista di domande per i candidati Sindaco, e alcuni li vorremmo anche incontrare, per parlarne a voce. Voi chi vorreste incontrare, fra i candidati probabili?” Risultato: in cima alle preferenze figura Felice Casson con 53 voti, in coda Nicola Pellicani, con zero voti. (fra i due, ad una certa distanza ma con un buon risultato, i candidati del M5S e la “non candidata” della Lega: Francesca Zaccariotto). Pochi, tanti? Siamo un movimento di opinione e come in tutti i movimenti di opinione, il voto interno del “direttivo” informale (gli attivisti) è solo la punta dell’iceberg.

A questo punto, la domanda che sorge spontanea è: se le primarie del centro-sinistra le vincesse Pellicani, che nel voto interno ha ricevuto zero preferenze, il Gruppo cosa farebbe?

Si tratta di uno scenario che abbiamo discusso in riunione il 25 gennaio, e siamo pronti a quell’eventualità, anche se crediamo di poter contribuire ad evitarla. Come? Chi ci segue su queste pagine lo capirà presto; nel frattempo troverà qui in calce il risultato del voto che rappresenta anche il “mandato” all’interno del quale il suo portavoce si muoverà, nei prossimi giorni.

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Registro di voto Gruppo25Aprile

  • Scavo del Canale Contorta

Votanti: 87

Scavo Contorta SI: zero voti

Scavo Contorta NO : 87 voti.

  • Pubblicazione lettera da Londra (« restituite le chiavi »)

Votanti : 46

Sfavorevoli alla pubblicazione : zero voti

Favorevoli alla pubblicazione con tagli : zero voti

Favorevoli alla pubblicazione integrale senza commenti : 14 voti

Favorevoli alla pubblicazione con « endorsement » iniziale : 32 voti.

  • Dimissioni di Paolo Costa

Votanti : 82

Favorevoli alla richiesta di dimissioni immediate: 74

Vada in pensione (ne ha già tre) e si occupi dei nipotini : 8

Rimanga al suo posto : zero voti.

  • Quali candidati Sindaco vogliamo incontrare ?

Felice Casson : 53 voti

Elena La Rocca : 38

Davide Scano : 26

Francesca Zaccariotto : 22

Jacopo Molina : 17

Enrico Zanetti : 6

Nicola Pellicani: zero voti.

Il ParaDosso del PD, e l’incognita della società civile

Vox populi a Tessera (VE), 26 gennaio 2015. Pubblicare la foto di questa scritta non significa condividerne i contenuti, ma semplicemente esercitare il diritto di cronaca per porsi una domanda, in vista delle elezioni: se il PD locale viene percepito in questo modo da una parte della popolazione, con una forzatura dialettica che comunque esprime la rabbia incosciente di chi ha vergato queste parole in un’area ben sorvegliata dalla telecamere (quella dell’aeroporto), cosa c’è che non torna, nell’immagine di un Partito che si definisce Democratico e quindi per essenza antitetico rispetto all’epiteto della scritta?

20150126_104820Il PD governa il Comune di  Venezia, direttamente o per interposta persona, dal 1993. Non proveremo qui a fare un bilancio di questi 22 anni di governo, ma ci limiteremo a dire che in questo periodo non c’è stata nomina o promozione, ai vertici della macchina comunale e delle numerose partecipate (le ex “municipalizzate”) su cui questo partito non abbia avuto un “diritto di riguardo” – per usare un gentile eufemismo – a volte trattando le nomine con gli altri partiti della coalizione (e a volte anche con l’opposizione, con il premio di consolazione rappresentato da qualche impiego ben retribuito al Casinò), a volte con un Sindaco “esterno” al partito ma pur sempre “dipendente” dai voti del PD in Consiglio comunale.

Nel bene e nel male, di quanto fatto e di quanto non fatto a Venezia negli ultimi 22 anni il partito porta una certa responsabilità e della situazione di bilancio che lascerà in eredità al prossimo Sindaco porta una responsabilità schiacciante, comunque si voglia esaminare la questione: se il bilancio disastrato è colpa del patto di stabilità con il Governo centrale, perché quel governo “sordo” è comunque targato PD e si fregia di due sottosegretari veneziani all’economia; se invece è il risultato di scelte sbagliate o clientelari a livello locale, in quelle scelte il PD ha avuto un ruolo preponderante.

Come uscirne, garantendo il necessario rinnovamento? Fino a poche settimane fa, le “primarie” più volte rinviate (e già questo dovrebbe fare riflettere) vedevano in campo 6 contendenti potenziali, fra cui un candidato esterno al partito e due che (pur essendo iscritti al partito) si presentavano all’insegna della “discontinuità” con l’amministrazione uscente (quella commissariata a seguito dello scandalo del MoSe). Una candidatura renziana (di un renziano della primissima ora) e una candidatura all’insegna della legalità: quella del Senatore Felice Casson che aveva (invano) chiesto elezioni anticipate per evitare alla città l’agonia di un commissariamento lungo un anno, in cui i “poteri forti” non avrebbero (e non hanno) trovato nessun contrappeso politico e avrebbero (hanno) approfittato della situazione per “spingere” alcuni costosi progetti a loro cari, come ad esempio lo scavo del Contorta. In queste primarie, che si dicono “aperte”, partecipa anche un candidato della società civile: Giovanni Pelizzato, proprietario della libreria più antica di Venezia (la Toletta) e neo-eletto Presidente regionale della ALI (Associazione Librai Italiani).

Tre candidature nel segno della (necessaria) rottura con il passato: un passato dominato dai finanziamenti di un’oligarchia di imprese e faccendieri che, mentre il Consiglio comunale dibatteva delle cose più disparate, si occupavano delle cose “serie”: quelle che gonfiano il portafoglio (il loro e accessoriamente, come abbiamo appreso, quello di alcuni politici e funzionari conniventi o compiacenti) grazie ai finanziamenti dell’ignaro contribuente italiano e a strani meccanismi denominati “aggio”, “concessionario unico” et similia. Mentre i pochi si arricchivano, Venezia perdeva altri 4.000 residenti (dal 2010 a oggi) e per la prima volta cominciava a perdere abitanti anche Mestre, con la crisi del commercio di vicinato (sacrificato sull’altare dei grandi centri commerciali) e altri effetti collaterali su cui ritorneremo, nelle prossime settimane.

In questi lunghi mesi, la società civile si è trovata a svolgere un ruolo di “supplenza” inaspettata e ha saputo sorprendere la classe politica a più riprese: opponendosi ad alcune alienazioni immobiliari (l’isola di Poveglia, villa Heriot) e creando una mobilitazione senza precedenti quando, in reazione al “blitz” agostano dell’Autorità portuale, ha creato in brevissimo tempo un movimento di opinione inedito e trasversale per difendere la Laguna di Venezia dall’ennesimo scempio.

Tradizionalmente, a Venezia, la società civile dimostra una grande capacità di mobilitazione sulle singole battaglie ma alla fine dei conti, quando si tratta di votare, preferisce “delegare” la politica ai partiti, fingendo di non sapere che ogni problema nasce da un contesto e quel contesto lo determina la politica: con gli strumenti di pianificazione territoriale, le scelte di bilancio e quelle edilizie, con le nomine negli enti che contano e nella macchina comunale che gestisce gli aspetti pratici del vivere quotidiano. Stavolta poteva/potrebbe essere diverso, perché quel meccanismo di delega in bianco si è inceppato.

Cos’è che non piaceva ad alcuni, in questo scenario? Non erano abbastanza ligi a certi interessi, i tre candidati di cui sopra? Sta di fatto che l’apparato del PD si è affannosamente messo alla ricerca dell’ennesimo candidato esterno ma politico (come lo erano stati Paolo Costa e Giorgio Orsoni) da presentare come candidato “di sintesi” (fra chi e cosa? o fra chi e chi?) artificialmente individuato nella figura del segretario generale di una fondazione principalmente nota per l’organizzazione di un “festival della politica” a Mestre. Che il tentativo sia riuscito, in apparenza almeno, lo dimostra l’impressionante sfilza di correnti che si sono prontamente schierate con il candidato di sintesi (errata corrige: le correnti nel PD non esistono, come non esistono le nomine pilotate e gli appalti teleguidati – ci scusiamo quindi per questo involontario refuso). Fossimo al posto del candidato esterno (quello vero: Giovanni Pelizzato, uomo libero e di grande cultura) ci chiederemmo, a questo punto, se i giochi non siano già fatti e decisi a tavolino, e se sia il caso di prestarsi a fare da “foglia di fico” per permettere al Partito di affermare che le primarie erano “aperte” alla società civile (opportunamente confinata in un angolo e messa in condizione di non nuocere ai manovratori, ovviamente).

Comunque vada a finire, la prima uscita pubblica del “candidato di sintesi” ha raggiunto vette ineguagliabili di ironia involontaria: all’ingresso, un grande pannello con la scritta “Nicola Pellicani Sindaco. Cambiamo insieme”; all’interno, i protagonisti del “cambiamento”: una mezza dozzina di assessori comunali uscenti e tutta la nomenklatura del PD locale. Fra le dichiarazioni virgolettate riprese dalla stampa locale (Nuova Venezia del 25 gennaio), questa perla di bravura: “Ho implementato il programma del PD che condivido” (implementato, strano anglicismo che in lingua inglese corrisponde a “ho attuato, realizzato”). Segno di bravura (programma di 80 pagine, già realizzato prima ancora di insediarsi) o atto di sottomissione del candidato “esterno”? A qualche chilometro di distanza (Lido di Venezia) parlava il Senatore Casson, che al PD è formalmente iscritto; molti cittadini e rappresentanti dei comitati spontanei che hanno difeso il territorio in questi mesi, assente la nomenklatura che era invece schierata ad ascoltare l’esterno “designato” (il terzo, dopo Paolo Costa e Giorgio Orsoni). Sono i paradossi del PD locale: il partito ParaDossale.

Nulla di nuovo sotto il sole, ma con una grande e inedita incognita: la società civile stavolta cosa farà? Se ne starà seduta sugli spalti a sgolarsi, dividersi in opposte tifoserie per poi ritrovarsi unanime a brontolare 6 mesi dopo, come da tradizione, o deciderà finalmente di mettersi in gioco, nella consapevolezza che le circostanze stavolta sono diverse e irripetibili? Se rinnovamento deve essere, lo delegherà al partito che da 22 anni ininterrotti governa la città o si farà carico della sua parte di responsabilità? Da questa incognita dipenderà, in larga misura, l’esito di queste elezioni.. che scontato non è, contrariamente a quanto vorrebbero farci credere.

La frase del giorno

Venerdi 6 marzo: “stiamo facendo un progetto di recupero lagunare con all’ interno un canale e non viceversa”!

“Martedi’ presenteremo le integrazioni sull’ impatto ambientale che ci sono state richieste riguardo allo scavo del canale Contorta e potremo cosi’ dimostrare che stiamo facendo un progetto di recupero lagunare con all’ interno un canale e non viceversa“. Paolo Costa (Presidente Autorità Portuale) citato dall’ANSA.

san servolo

Devastare la laguna per poi “ricuperarla” richiama alla memoria il fulgido esempio di un Imperatore romano che fece dar fuoco alla città per ricostruirla meglio, dopo l’incendio. Ci creda chi vuole crederci, a Paolo Costa vorremmo sommessamente far notare un piccolo dettaglio: se le cose stessero come lui dice, l’Autorità Portuale non avrebbe nessuna competenza in materia (di ricupero lagunare); se invece è l’ennesima presa per i fondelli, la archivieremo alla voce “propaganda”. Provaci ancora, Paul..

Domenica 22 febbraio: “io non ho mai fatto politica”!

Chi l’ha detto, nella memorabile intervista al Gazzettino in edicola oggi? Nicola Pelicani, candidato Sindaco. Lo stesso che da anni organizza il “Festival della Politica” di  Mestre? http://www.festivalpolitica.it/sedi.aspx

Strana concezione del termine, quella del candidato che da sempre fa politica (con il festival di Mestre) e adesso si candida come se quegli ambienti non li avesse mai frequentati, lui che ne è il segretario generale. “Io non ho mai fatto politica” – prendiamone atto.

Immediata la solidarietà di Toto Cotugno, che ha diffuso il seguente comunicato: “Anch’io non ho mai fatto canzoni: cantavo solo al festival di San Remo”!

Domenica 22 fabbraio: “Il crocierista non è turista”!

Titolo sorprendente, per l’intervento di Paolo Costa (Presidente Autorità Portuale) in prima pagina sul Gazzettino di oggi. Per capirne il senso occorre leggerlo per intero ed ecco svelato l’arcano, nelle parole di Costa: “La crociera è un turismo ma è un turismo che impiega sempre più il suo tempo libero in nave e, comunque, lontano da Venezia”.

Ottima notizia: significa che i tempi sono maturi per la soluzione offshore, dato che il crocierista comunque resta sulla nave (dove tutto è organizzato per farlo sentire a suo agio) e dunque all’economia locale cosa lascia, oltre alle emissioni solforose? All’economia locale non porta affatto il contributo che si pensava, ma quello descritto da Costa stesso che di queste cose se ne intende: “a Venezia le navi caricano  le provviste per l’intera crociera e vi acquistano i servizi e le manutenzioni”.. tutte cose che possono continuare a fare senza bisogno di sfrecciare nei nostri canali.

Mercoledi 28 gennaio: innovazione o Monarchia?

Mi ha fatto riflettere, qualche giorno fa, leggere che la mia era una candidatura “di testimonianza”: il rischio concreto, in una competizione serrata come quella che si prospetta, è di ridurre a una battaglia di minoranza un’ipotesi che – invece – vorrebbe portare per la prima volta al governo della città un’idea innovativa. Di questa idea ho deciso di farmi portatore, per mobilitare le energie vive della città: l’obiettivo rimane, ma non è detto che la mia candidatura alle primarie sia il modo migliore per aggregare la società civile”. Giovanni Pelizzato, Presidente dei librai veneti e candidato indipendente alle primarie del PD.

Con sincronismo perfetto, un osservatore attento come Jan van der Borg denuncia il rischio di una deriva monarchica del PD veneziano, nell’articolo che qui riproduciamo: Italia e Olanda

Domenica 25 gennaio: “ho implementato il programma”!

In linea di principio, il Gruppo25Aprile diffida di chi utilizza anglicismi quando non sono necessari, e ancor più quando li utilizza in modo improprio.

“Ho implementato il programma del PD che condivido” – dichiara il candidato Sindaco Nicola Pellicani alla sua prima uscita pubblica, con riferimento al programma che il PD ha faticosamente partorito in vista delle prossime elezioni (il virgolettatto l’abbiamo preso da “la Nuova Venezia” del 25 gennaio).

Ha implementato, quindi l’ha già realizzato? Caspita! Trascurando il fatto che detto programma è volutamente generico e starà ai candidati Sindaco riempirlo di contenuti, superare le ambiguità e convincere l’elettorato, ci inchiniamo al cospetto dell’unico Candidato Sindaco che quel programma l’ha già decodificato e attuato (“implementato”) prima ancora di essere eletto. Ai suoi “spin doctors”, consigliamo l’utilizzo di qualche buon dizionario e segnaliamo che (per chi va di fretta) ne esistono anche versioni online: http://it.dicios.com/enit/implementation

Mercoledí 21 gennaio: il Patto dei Lazzaroni

“Se si va avanti cosí i cittadini non eleggono più le Province, non eleggeranno il nuovo Senato e neppure i parlamentari”. Vannino Chiti, Senatore PD, con riferimento ai “capilista bloccati” fortemente voluti dall’asse Berlusconi-Renzi nella riforma elettorale in corso di adozione, che fa parte del “pacchetto” concordato fra i due.

La prima e la seconda non sono più ipotesi da “conspiracy theory” ma norme di legge, la terza lo sarà presto. Commento di Stefano Folli (su Repubblica): “L’Italicum nascerà da un partito in frantumi“. Commento dei Senatori 5 stelle: “Il Paese sappia che oggi nasce una nuova maggioranza, con Forza Italia che diventa indispensabile alla sopravvivenza del governo. Il Patto del Nazareno è ormai un partito politico”. Commento anonimo veneziano: patto del Nazareno o patto dei Lazzaroni?

Lunedi 19 gennaio: Primarie per pochi intimi?

“il partito non vuole che si facciano male, il consiglio che arriva da Roma è quello di fare una sintesi, le primarie non devono creare ferite e spaccature”. Marco Stradiotto, segretario provinciale PD, dalle pagine de la Nuova Venezia ci spiega perché i candidati alle primarie devono essere “due, al massimo tre”.

Che le segreterie di partito trattassero gli elettori come bambini era cosa nota, ma che a Venezia trattino come bambocci anche i loro candidati alle primarie è una simpatica novità, che ci riempie di tenerezza. Pensandoci meglio, tuttavia, la tenerezza cede il posto ad un duplice dubbio: dando per scontato (come fa il PD) che chi vincerà le primarie ha già vinto le elezioni, perché limitare la scelta dei cittadini in questo modo, nelle segrete stanze di un singolo partito? E una volta lanciate le primarie, che diversamente dalle elezioni vere e proprie non sono controllate da presidenti e scrutatori  “terzi” rispetto al partito, quali garanzie abbiamo che non si ripeta anche a Venezia lo scenario già visto in Liguria? Piccola annotazione per capirci meglio: scrutatori e rappresentanti di lista ai seggi elettorali rivestono la qualifica di pubblici ufficiali e possono incorrere nei reati specifici contemplati dalla normativa elettorale, ma per le cosiddette “primarie” è nebbia fitta, anzi “caígo” come si dice in laguna.. e il caígo non è propizio alla navigazione. Muniamoci dunque di radar, per le primarie prossime venture..

Domenica 18 gennaio: Sindaco di chi?

Non sarà facile per il nuovo sindaco di Venezia, che sarà anche Sindaco della Città metropolitana, amministrare un territorio vasto e con esigenze diverse che va da Portogruaro a Cavarzere passando per Chioggia. Figurarsi se poi la città metropolitana dovesse estendersi anche a Padova e Treviso“.

La “punturina” domenicale di Roberto Bianchin (Nuova Venezia) ci ricorda la posta in gioco alle prossime elezioni comunali, con il Sindaco della città capoluogo che ex lege diventa Sindaco della città metropolitana. Fra gli effetti collaterali della riforma Delrio c’è anche questo, e si capisce perché sia stata ribattezzata legge Delirio. In attesa delle elezioni, a Venezia si registra infatti la più alta concentrazione di Prefetti in Italia: oltre al massimo tutore dell’ordine pubblico (che in questo ruolo è unanimemente apprezzato) la città commissariata si fregia di un Prefetto facente funzioni di Sindaco, Consiglio e Giunta comunale (come faccia a fare tutto questo è un mistero, dato che cumula le predette funzioni con quelle di Prefetto a Gorizia) e ora, grazie alla riforma Delirio, di un terzo Prefetto che gestisce la defunta ma non troppo Provincia: “Con decreto prefettizio del 12 gennaio 2015 il dott. Cesare Castelli, prefetto, è stato nominato Commissario per la provvisoria amministrazione della Provincia di Venezia sino all’insediamento del Consiglio metropolitano”.

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