Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

Archivi per il mese di “ottobre, 2015”

Arancia meccanica in Piazza San Marco? No grazie

Il pestaggio di una persona in Piazza San Marco ad opera di cinque persone incappucciate, ieri in pieno giorno, è la dimostrazione che il nuovo Sindaco a Venezia ha finora fallito su tutti i fronti, “sicurezza e decoro” inclusi. Il suo mandato è iniziato con il pestaggio di un fotografo in Piazza San Marco, ad opera di persone (identificate) della stessa nazionalità della persona che ieri le ha prese:

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/07/11/news/fotografo-picchiato-da-un-gruppo-di-venditori-abusivi-1.11760017

.. e nessuno intende a lui imputare la situazione di degrado che si era progressivamente creata ben prima del suo arrivo, con decine di venditori abusivi che agiscono indisturbati e a volte molestano i passanti, ma quanto accaduto ieri era previsibile ed evitabile. Per evitare che si ripeta basterebbe introdurre una pattuglia fissa in Piazza, come in molti chiedono inascoltati da mesi, ma la testa del Sindaco è probabilmente altrove: là dove pesca i voti, in terraferma. Quanti residenti sono rimasti, nel sestiere di San Marco, con lo spopolamento che continua inesorabile per fare spazio alla monocultura turistica? Meno di quelli che vivono alla Giudecca, ormai.

Il Gruppo25Aprile condanna con fermezza ogni forma di violenza e richiama il Sindaco alle sue responsabilità in materia di tutela dell’ordine pubblico: per presidiare la nostra unica Piazza basterebbe una pattuglia fissa e i precedenti ormai numerosi rendono la misura indifferibile, prima che l’episodio di ieri inneschi  una escalation di violenze e rappresaglie.

Marco Gasparinetti

Portavoce,

Gruppo25Aprile

31 ottobre 2015

I fatti di ieri:

http://www.le-ultime-notizie.eu/articulo/caccia-all-uomo-in-piazza-san-marco-rn-5-incappucciati-seminano-il-panicorn-per-giustiziare-un-ambulante/1436739

arancia-meccanica

Moto ondoso : il punto di vista dei residenti

In questi giorni ci pervengono segnalazioni sempre più numerose sull’impatto del traffico acqueo sulle case dei residenti (case costruite sull’acqua, non dimentichiamolo, e a volte senza una riva o una fondamenta a fare da argine).

Pubblichiamo qui la lettera dei residenti sul Rio di Noale, sottolineando che analoghe segnalazioni ci sono arrivate da Rio della Fava, Rio dei Mendicanti e Rio Santa Marina.

A quanto ci consta, il nuovo Sindaco ha voluto trattenere anche la delega al traffico acqueo; contiamo quindi sul suo (invidiabile) dono dell’ubiquità per affrontare anche questo problema, o delegare finalmente la materia all’Assessore competente.

il Gruppo25Aprile

28 ottobre 2015

27ottobre2015 MotoOndoso

Consiglio comunale 29 ottobre: i piedi sulla città?

Nel film « le mani sulla città », il grande regista Francesco Rosi denunciava i meccanismi della speculazione immobiliare e della corruzione politica che stavano cambiando volto all’Italia. Nel caso di Venezia si potrebbe agevolmente girare un film e intitolarlo « i piedi sulla città » : 60 milioni di piedi che ogni anno solcano i nostri masegni, secondo i dati ufficiali dell’Annuario del turismo edito dal Comune, creando una pressione ormai insostenibile sul tessuto urbano, ambientale e sociale di Venezia in un crescendo senza fine che è ormai fonte di inquietudine anche per l’UNESCO e potrebbe presto portare questa città patrimonio dell’Umanità (e non dell’Umana Spa) nella lista dei siti a rischio, ad opera dell’apposito Comitato che si riunirà a giugno del 2016.

60 milioni di piedi (che calzino infradito o tacchi a spillo poco importa) in una città ormai stabilmente scesa sotto la soglia dei 60.000 abitanti, in un rapporto di mille piedi per abitante, con un paradosso apparentemente inspiegabile : un bilancio comunale in difficoltà nonostante tutti i dolorosi tagli della gestione commissariale, che per il terzo anno consecutivo si avvia a sforare il patto di stabilità malgrado la manna apparente di tutti quei turisti che – come ci dicono – sono una benedizione del Signore mentre (paradosso dei paradossi) molte attività commerciali continuano a chiudere e il valore di avviamento di quelle esistenti continua a diminuire, vittima di un turismo di massa divenuto incompatibile con il turismo di qualità che genera ben altro indotto, ma per definizione tende a scansare i luoghi devastati da quello di massa e che quindi rischiamo di perdere, come dimostrano i commenti di molti osservatori stranieri.

Nella vita bisogna saper scegliere e per Venezia è giunto il tempo delle scelte. Le linee programmatiche 2015-2020 che il Consiglio comunale si appresta a discutere nella seduta del 29 ottobre potevano e dovevano essere l’occasione per affrontare questo paradosso, avviando almeno una seria discussione sulle scelte strategiche necessarie per invertire la tendenza allo spopolamento (e scegliere su quale tipo di turismo “puntare”) a maggior ragione se si considera che fra le promesse del Sindaco in carica c’era quella di « 30.000 nuovi residenti ». Nessuno di noi si aspettava di vederli arrivare in tre mesi, ma a più di quattro mesi dalle elezioni sarebbe lecito attendersi almeno un’indicazione del « come » mantenere le promesse elettorali ; per la cronaca, il contatore dei residenti ha invece registrato una perdita ulteriore di 300 unità, nei primi 3 mesi di mandato della nuova Giunta comunale. Sulla regolamentazione dei flussi turistici le proposte della società civile e del mondo imprenditoriale non mancano, ma di nessuna abbiamo trovato traccia nelle linee programmatiche che verranno discusse dal Consiglio comunale, luogo per eccellenza deputato a discutere di scelte strategiche come questa.

Nell’introduzione alle Linee Programmatiche 2015-2020, tuttavia, è scritto che si tratta di « un progetto continuamente in divenire, aperto ai contributi e alle integrazioni che i corpi intermedi della societàcivile e i singoli cittadini vorranno continuare a farci arrivare, perché la democrazia è partecipazione ». Nel rallegrarci per questo segnale di apertura, come piattaforma civica abbiamo quindi elaborato il documento qui allegato, e su questa base siamo pronti a confrontarci con il Sindaco e la sua Giunta nell’ottica di democrazia partecipata che a parole almeno è stata annunciata. Sui singoli temi lavoriamo da mesi e saremo in grado di integrare le osservazioni di sintesi con un’analisi dettagliata e documentata delle soluzioni proposte.

Venezia, 28 ottobre 2015

Il Gruppo25Aprile

VeniceRoofs

Allegato 1 :

Osservazioni sull’impianto complessivo delle « Linee Programmatiche 2015-2020 »

Le linee programmatiche 2015-2020 dovrebbero offrire una strategia e una visione di insieme della Venezia che vogliamo di qui al 2020; di tale strategia o visione di insieme non vi è traccia apparente, che non sia quella di una sorta di eutanasia programmata della città d’acqua, ai cui residenti non resterà che un futuro di sudditanza assoluta rispetto alle esigenze della monocultura turistica, per la gioia della speculazione che vede crescere il valore a metro quadro di ogni immobile che da residenziale si trasforma in albergo o residenza turistica.

Quella che traspare dal documento è una città al servizio di porto, VTP, aeroporto e tour operators (cinesi in particolare, con un potenziale già stimato in 400 milioni di arrivi) in un ribaltamento di ruoli deleterio perché privo di contrappesi o freni inibitori, volto a massimizzare i flussi turistici anziché razionalizzarli a profitto di un turismo di qualità e della città stessa, che ne diventa mero “contenitore” (capitolo 7: infrastrutture, sono tutte al servizio dei vettori che potranno in quel modo convogliare a Venezia masse crescenti di turisti).

Siamo seduti su una miniera d’oro (Venezia), ma come in certe colonie di altre epoche, la miniera verrà sfruttata in modo tale che i proventi finiscano altrove, e pazienza se mercurio e cianuro avranno nel frattempo ammorbato l’aria e l’acqua. Qual è il contributo di porto, aeroporto e VTP al bilancio comunale? Zero. E allora perché perseguire una politica di grandi opere (allargamento aeroporto e stazione marittima, scavo del Vittorio Emanuele, alta velocità da Mestre all’aeroporto) senza contropartite per la città che ne subirà i disagi? Se vogliamo parlare di strategia, il punto di partenza dev’essere la consapevolezza che i nostri problemi sono collegati fra loro e in particolare :

  1. La pressione turistica, in un rapporto di causa a effetto ormai evidente, continua a espellere residenti, negozi di vicinato e attività artigianali, senza nemmeno portare a benefici tangibili per il bilancio comunale. L’IVA percepita su quel fiume di denaro in “transito” viente integralmente versata allo Stato, così come le tasse portuali e quelle di ancoraggio, mentre l’imposta di soggiorno (l’unica che finisce nelle casse comunali) paradossalmente colpisce soltanto il turismo più stanziale e sostenibile. La razionalizzazione dei flussi turistici (adottando una almeno delle proposte già sul tavolo, che potrebbero essere sottoposte ad analisi comparata in termini di costi/benefici) potrebbe invece generare le risorse necessarie a riportare in equilibrio il bilancio comunale (rapporto fra entrate e spese correnti) e finanziare una politica per la casa nella Venezia insulare, che è totalmente assente nelle linee programmatiche: queste parlano soltanto di un censimento già realizzato due anni fa, come se non fosse mai stato fatto. Nulla si dice della necessità di completare almeno quanto già avviato – esempio, gli appartamenti alle Conterie a Murano – e del come ristrutturare/restaurare le 600 unità immobiliari vuote e/o inagibili.
  2. Fra gli argomenti NON affrontati dalle linee programmatiche, una seconda lacuna ci sorprende in modo particolare: il trasporto acqueo che è ormai al collasso, in una città dove ogni giorno si riversano, per motivi di lavoro, decine di migliaia di pendolari in aggiunta ai flussi turistici ormai incontrollati; eppure tali flussi generano introiti notevoli per l’ACTV, che avrebbe dovuto reinvestirli nel rinnovo di una flotta ormai vetusta, inquinante e totalmente inadeguata rispetto alla domanda. Si è preferito spremere la flotta come un limone (con il prezzo dei biglietti a 7,5 euro per i non residenti) reinvestendo i profitti altrove? Ora di cambiare rotta perché la situazione sta diventando insostenibile, come dimostrato dai sempre più frequenti guasti meccanici a bordo. Della lotta al moto ondoso poi non abbiamo trovato traccia, nel documento, eppure è uno dei problemi che rischia di finire (anche) nel mirino dell’UNESCO, per le conseguenze che comporta sul nostro patrimonio architettonico.
  3. Trovare casa a Venezia è condizione necessaria ma non sufficiente, se i redditi da lavoro delle persone che ci vivono sono insufficienti per poter restare in città; come gruppo abbiamo sempre insistito sul binomio casa/lavoro. Creare posti di lavoro è stata una delle prime promesse del futuro sindaco Brugnaro in campagna elettorale. Essa riguarda sia la terraferma che la città insulare. Di seguito ci occupiamo della creazione di posti di lavoro nella città insulare per le sue caratteristiche speciali rispetto a tutte le altre città venete, italiane ed europee. Noi proponiamo la creazione di posti di lavoro in settori non collegati, né direttamente, né indirettamente al turismo; ciò al fine di evitare quella totale dipendenza di Venezia dal turismo e di creare attività produttive alternative in settori che tengano conto della fragilità della Venezia insulare. La conditio sine qua non è quella di bilanciare tramite esenzioni fiscali i maggiori costi di gestione di qualsiasi attività produttiva nella Città insulare; ovviamente tutto nel rispetto della normativa europea che vieta gli aiuti di stato, aiuti intesi come sovvenzioni, esenzioni fiscali, agevolazioni di qualsiasi tipo, anche non in denaro, che distorcerebbero la libera concorrenza europea. In attesa di arrivare al grande obiettivo del riconoscimento di una specialità di Venezia a livello europeo attraverso l’art 107 del Trattato di Lisbona, obiettivo che vorremo vedere riconosciuto nel Programma di governo di Venezia, la strada è quella dell’utilizzo della deroga a questa normativa che si chiama “aiuti de minimis”. Questa deroga prevede la possibilità di aiutare fino a 200.000 euro in tre anni le imprese. Da calcoli fatti con Comune, Eurosportello e Camera di Commercio, le imprese “insulari” non collegate alla attività turistica che potrebbero beneficiarne attirandone di nuove e incrementando il numero dei posti di lavoro sono circa 5.000 (vedo documento Unioncamere: allegato 2). Questo come obiettivo di breve termine per invertire la tendenza; nel medio termine, rilanceremo inoltre la proposta di una zona franca (con esenzione fiscale per tutte le imprese che creano o mantengono posti di lavoro non collegati al turismo). Dove? Per non ripetere gli errori commessi dal Governo nazionale con la vicenda degli sgravi contributivi (vicenda kafkiana che sta portando alla restituzione di tali sgravi maggiorati di interessi), la zona franca andrebbe circoscritta alla Venezia insulare, riservandola a feterminate tipologie di attività produttive e artigianali che ancora esistono o possono essere create, con le conseguenti ricadute occupazionali in quello spazio vasto che è l’arsenale e nelle isole dove ancora esistono realtà manifatturiere e artigianali, la cui sopravvivenza è sempre più a rischio.
  4. La “miniera d’oro” chiamata Venezia genera un fatturato di 10 miliardi all’anno, imposte pari a 3 miliardi circa e un residuo fiscale (differenza fra imposte riscosse e servizi o trasferimenti statali, inclusi quelli per il MoSe) pari a un miliardo di euro all’anno. I margini di manovra per un negoziato con lo Stato centrale ci sarebbero, con queste premesse. Qualcuno potrebbe obiettare che lo Stato italiano non accorderebbe mai alla Venezia insulare una zona franca, per il precedente che potrebbe creare rispetto ad altre zone insulari? Per conoscere la risposta occorre proporlo, cosa che non è stata mai fatta.. ma la cosa più grave è che di zone franche le linee programmatiche parlano eccome, in un senso completamente diverso : quello di una zona franca doganale da allargare in terraferma, per facilitare il commercio con i Paesi extra UE (gli unici ancora soggetti a dazi doganali). Quali posti di lavoro si possono creare, e quanti se ne distruggono, con una zona franca di quel tipo ? Altri scaricatori di porto, per le merci in arrivo dalla Cina ? Sono quelli i posti di lavoro di cui abbiamo bisogno, a Venezia ?
  5. Oltre al rifinanziamento della Legge speciale, su cui bene fa il Sindaco a puntare i piedi perché è un atto dovuto per la manutenzione ordinaria, si potrebbe anche ragionare su un “reddito di guardiania” (o di cittadinanza, intesa però come residenza a tempo pieno) da finanziarsi con i proventi del turismo o con parte dell’IVA da trattenersi sul territorio (le ipotesi fin qui discusse con i sottosegretari all’economia a livello di ipotesi produrrebbero un gettito di 20 milioni di euro all’anno).
  6. Quello che va assolutamente ribaltato, in ogni caso, è il rapporto di sudditanza che traspare dalle linee programmatiche così come sono attualmente strutturate: per riequilibrare il rapporto di forze con il meccanismo di pesi e contrappesi che è la grande conquista delle democrazie liberali avanzate, ognuno faccia il suo mestiere ! Fermo restando che le società per azioni sono costituite a fine di lucro e il lucro da perseguire è quello degli azionisti, il ruolo di un Sindaco è quello di far valere le ragioni della civitas (i cittadini), e non di spolparla (svuotandola dei suoi abitanti) per poi gettarne la carcassa in pasto agli avvoltoi che volteggiano in cerca di preda.

TurismoVenezia

Allegato 2: Documento Unioncamere

Oggetto: ipotesi di quantificazione del finanziamento da richiedere al Governo italiano per la compensazione dei maggiori costi delle imprese di Venezia insulare

DATI SULLE AZIENDE DI VENEZIA INSULARE

La Camera di Commercio e l’Unioncamere hanno ottenuto il file dell’elenco delle aziende con sede nella Venezia insulare. Sono circa 12.000.

LE AZIENDE SU CUI CONCENTRARE GLI INCENTIVI

Ipotizzando di selezionare le aziende che potranno avere accesso agli incentivi sulla base della classificazione ATECO (attività manifatturiere e servizi, escluse tutte le attività legate al turismo), le aziende da considerare sono circa 5.000.

LA QUANTIFICAZIONE DELLA RICHIESTA AL GOVERNO

Volendo quantificare la richiesta da rivolgere al Governo per la copertura finanziaria di tali incentivi, possiamo utilizzare come punto di riferimento il tetto “de minimis” di 200.000 Euro (previsto nella nuova proposta) su tre anni.

Così facendo, l’ammontare totale risulta il seguente:

5.000 x 200.000 Euro= 1.000.000.000 Euro

1.000.000.000: 3 anni = 333.333.333 Euro (333 milioni di Euro) all’anno

Gli sgravi contributivi contestati dalla Commissione europea e concessi dal Governo italiano alle aziende di Venezia e Chioggia nel periodo 1995/1997 ammontano a 37,7 milioni di Euro

La cifra di 333 milioni di Euro è piuttosto elevata, anche considerando che alcune aziende avranno già usufruito di parte di essa e che, in base all’esperienza dell’Unioncamere, non tutte le aziende ammissibili ne fanno uso. Però serve per capire che probabilmente non c’è bisogno di chiedere deroghe specifiche per Venezia in quanto le possibilità concesse dalla ”de minimis” sono sufficienti.

FORMA DELL’AIUTO

Gli sgravi fiscali (vedi proposta di legge presentata da Unioncamere) sono la forma più snella, economica e semplice da gestire in quanto richiedono solo un lavoro di controllo delle dichiarazioni (dichiarazioni dei redditi e dichiarazioni de minimis) fatte dalle aziende.

Diversamente, la gestione di sovvenzioni implica la creazione di un ufficio presso Comune e/o Camera di commercio esclusivamente dedicato alla assegnazione, gestione e controllo delle stesse.

CONDIZIONE PER LA CONCESSIONE DEGLI INCENTIVI

Anche se la de minimis può essere concessa in modo incondizionato, si possono individuare delle condizioni che le aziende devono soddisfare per poter godere degli incentivi.

Tali condizioni possono essere legate all’obiettivo di premiare le aziende che fanno innovazione, ricerca e sviluppo o supportare quelle che si devono adeguare a norme ambientali restrittive, ecc. ecc.

NB l’importo massimo utilizzabile nel triennio corrisponde grosso modo al residuo fiscale che Venezia accumula in media ogni anno, nei confronti dello Stato italiano.

Ca'Loredan

Sabato 17, al cinema con il Gruppo25Aprile!

Cantiere Groggia e Gruppo25Aprile

con il patrocinio della

Municipalità di Venezia-Murano-Burano

in anteprima regionale

PRESENTANO:

“L’Italia al tempo della peste”

Un film di

FULVIO GRIMALDI

..che parla anche di Venezia

Venezia, 17 ottobre 2015

Ore 20.30

Proiezione e dibattito con il regista e con il Senatore Felice Casson

Moderatore: Alessandro “Bibi” Bozzato

Entrata GRATUITA

fino ad esaurimento dei posti disponibili

Teatro GROGGIA

Cannaregio 3150, Venezia (fermata ACTV Sant’Alvise)

17ottobreLocandina.jpgNel capitolo veneziano, il film di Fulvio Grimaldi contiene varie interviste ad alcuni dei protagonisti delle battaglie veneziane di questi ultimi anni, che vi lasciamo il piacere di scoprire sabato sera. C’è chi si è tenuto la delega alla cultura per censurare libri e fotografie, e offre da bere per dimenticare? Noi proviamo ad offrire cultura, con la proiezione gratuita di un film che farà riflettere e si farà ricordare..

..perché questo film-documentario parla di grandi navi e di grandi scavi, di MoSe e di bricole vaganti, di spopolamento della città e della nostra “beffa” alla prima della Fenice (22 novembre 2014); è un film “di denuncia” e in quanto tale potrà non piacere a tutti, ma a tutti consigliamo di vederlo per intero prima di giudicare. Appuntamento al Groggia, sabato sera!

Groggia

Patto faustiano, con l’anima altrui?

Piazza San Marco

Il Corriere in edicola oggi 11 ottobre pubblica un editoriale di Claudia Fornasier, dedicato alla situazione di bilancio del Comune di Venezia, che si distingue per lucidità di analisi ed equilibrio ; è una lettura che andrebbe consigliata a chiunque abbia a cuore le sorti della nostra città, e del quale vorremmo sottolineare tre passaggi in particolare :

  1. « l’arte è l’anima della città e a vendersi l’anima non ci ha mai guadagnato nessuno » ;
  2. La specificità lagunare non smette di essere tale, ma i governi hanno smesso di finanziare la Legge Speciale;
  3. Non esistono grandi invenzioni per uscire da questa situazione. Quattro sindaci ne hanno già indicate diverse. Si chiamano autonomia impositiva, deroga al Patto di stabilità, possibilità di tassare i croceristi,e di trattenere una quota dei biglietti dei treni. Il primo passo però è uno solo. Venezia è speciale e lo Stato deve ricominciare a riconoscerlo. E l’arte non si vende, perché è l’anima della città » (l’editoriale si conclude con questo passaggio, per noi essenziale perché proiettato nel futuro che vorremmo, per Venezia).

Il nuovo Sindaco vuol vendere i Klimt e gli Chagall di Ca’ Pesaro (e perché non anche i Kandinsky), da lui definiti come “modernariato”. Complicazioni giuridiche a parte, se ne potrebbe dedurre che al nuovo Sindaco, in crisi di idee nonostante i 100 giorni già trascorsi lavorando “18 ore al giorno”, sia venuta la tentazione faustiana di vendere l’anima (l’arte) in cambio di un bene supremo ? Il paragone non sarebbe offensivo, per chi conosce l’epica complessità della figura di Faust nell’opera di Goethe. Il problema è che Luigi Brugnaro da Spinea, residente a Mogliano Veneto, non venderebbe l’anima sua (in quel caso sarebbero affari suoi, di cui non ci impicceremmo) ma l’anima altrui : quella di Venezia, che non gli appartiene.. e allora la metafora più idonea potrebbe essere quella di Totò che vende la fontana di Trevi.

Vendere i gioielli di famiglia, ammesso e non concesso che si possa fare ? Ma allora potevamo tenerci i tanto vituperati Sindaci di prima : dal nuovo Sindaco molti aspettavano, in materia di bilancio comunale, un segno di discontinuità che finora non c’è stato. Prima di vendere ciò che non gli appartiene, al Sindaco converrebbe valutare invece le opzioni note da tempo, fra cui “in primis” quelle magistralmente riassunte nell’editoriale del Corriere, e una in particolare che potrebbe trovare attuazione in tempi rapidi, senza attendere improbabili miracoli romani.

La legge istituiva dell’imposta di soggiorno prevede infatti la possibilità, per i Comuni come Venezia, di applicare un’imposta di sbarco. A Venezia finora è stata fatta la scelta di tassare il turismo stanziale che porta ricchezza (tassa di soggiorno e indotto) chiudendo un occhio sulle tante strutture ricettive abusive, e adesso si vorrebbe anche sovvenzionare (con lo scavo del Vittorio Emanuele) una forma di turismo predatorio che alle casse comunali non porta neanche un centesimo : quello delle grandi navi.

Prima di vendere l’argenteria di famiglia, si valuti la possibilità di tassare e/o disincentivare quelle forme di turismo di giornata che alla città lasciano ben poco, se non montagne di rifiuti, e che oltretutto hanno un effetto repellente sul turismo di qualità (che genera ben altri indotti ed entrate, anche per le casse comunali); si verifichino (con l’aiuto di Veritas, società partecipata) le migliaia di strutture ricettive abusive che producono rifiuti senza pagare nemmeno la tassa corrispondente ; si faccia finalmente quella riorganizzazione delle partecipate (già suggerita dal Commissario Zappalorto)  in cui si annidano molti sprechi, e che è stata votata all’unanimità dal Consiglio comunale su proposta del M5S, nella seduta di settembre; si riprendano in mano i molti suggerimenti ricevuti in eredità dalla gestione commissariale: questo ci aspetteremmo, dal nuovo Sindaco. Non ne è capace ? Abbia la decenza di dimettersi prima che la città lo sommerga di fischi.. o di pernacchie, se vorremo anche noi ispirarci al Principe Antonio De Curtis in arte Totò.

M.G.

10 ottobre 2015

L’editoriale a pagina 1 del Corriere del Veneto (copyright: Corriere della Sera):

“Venezia non si vende. Quattro mosse che lo Stato può fare”, di Claudia Fornasier

Gli ultimi quattro sindaci di Venezia hanno rappresentato tutti gli schieramenti poltici, dal centrosinistra al centrodestra passando per un commissario prefettizio, vicino al cuore del governo. E tutti e quattro hanno cominciato la difficile navigazione nelle acqie del Canal Grande annunciando la fine degli sprechi, per approdare tutti alla stessa fermata:la richiesta di misure speciali per Venezia. Basterebbe fermarsi alle dichiarazioni del commissario mandato dal governo, un tecnico super partes per definizione, che in un anno ha fatto tanti viaggi della speranza a Roma, e in corsia preferenziale, quanti i suoi predecessori politici. La conclusione è semplice, il problema del fabbisogno economico straordinario di Venezia è un fatto strutturale e oggettivo. Soggettive sono le invenzioni del Sindaco di turno per farvi fronte, che sia l’alienazione di palazzi, l’asta di azioni pregiate, la privatizzazione del Casinò. Un’asticella sempre più alta fino alla proposta dell’attuale primo cittadino Luigi Brugnaro di cedere opere d’arte come i quadri di Klimt. Ma l’arte è l’anima della città e a vendersi l’anima non ci ha mai guadagnato nessuno.

Sgombriamo il campo dagli equivoci: il bilancio del Comune di Venezia finora è stato in pareggio. Il problema dei conti è farli tornare senza smettere di salvaguardare la città, anche a causa del Patto di stabilità (50-60 milioni l’anno da accantonare) calcolato sui soldi della Legge speciale ricevuti in passato e che dal 2005 la città non riceve più … La specificità lagunare non smette di essere tale, ma i governi hanno smesso di finanziare la Legge Speciale. L’opinione pubblica che è inorridita davanti alla Fenice in cenere forse non sa che la rete anticinendio non è ancora conclusa per mancanza di soldi, ma il ministro Franceschini che giustamente dice al Sindaco di far male all’Italia con l’idea di vendere le opere d’arte, tace su quanto faccia male all’immagine dell’Italia l’immagine di un governo che ha smesso di occuparsi di Venezia, Mose a parte. Non è solo colpa di Roma. C’è  stato uno scandalo grande come quello del Mose. Ci sono stati sprechi  e gestioni poco oculate neghli anni”ricchi”, quando limiti a iniziative, aiuti, assunzioni anche, non se ne sono messi..

Non esistono grandi invenzioni per uscire da questa situazione. Quattro sindaci ne hanno già indicate diverse. Si chiamano autonomia impositiva, deroga al Patto di stabilità, possibilità di tassare i croceristi,e di trattenere una quota dei biglietti dei treni. Il primo passo però è uno solo. Venezia è speciale e lo Stato deve ricominciare a riconoscerlo. E l’arte non si vende, perché è l’anima della città.

Claudia Fornasier

San Giorgio

Foto: Marco Gasparinetti, 10 ottobre 2015

Lettera aperta al Patriarca di Venezia

8ottobre2015 restauro

Lettera aperta al Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia:

Al PATRIARCA di Venezia,

S.E. Mons. Francesco Moraglia

Ci rivolgiamo a Lei come Padre della Chiesa Veneziana e punto di riferimento della nostra comunità. Ascoltando i suoi numerosi interventi e le parole da Lei pronunciate il 6 ottobre al Padiglione Aquae, mentre ragionava sul contenuto dell’Enciclica “Laudato Sì” del Santo Padre, siamo rimasti positivamente colpiti dal suo insistere su questioni a noi particolarmente care: la vivibilità di Venezia e la necessità di porre dei limiti al turismo.

La città d’acqua, come è ben noto, si sta spopolando anche a causa di una pressione turistica di massa che ha assunto le forme di una vera e propria invasione che tutto travolge, tutto trasforma nella direzione di una monocultura di basso profilo che annienta il tessuto socio-economico. Tale pressione espelle residenti in favore di attività ricettive, fa cessare imprese artigianali e commerciali di qualità che vengono soppiantate da bar o attività, tutte uguali e ripetitive, di prodotti indegni e scadenti che nulla hanno a che vedere con la storia e la tradizione manifatturiera veneziana. Quello che conta è sfruttare l’oggi senza pensare al domani che diventa sempre più incerto.

Di fronte a questa situazione drammatica e alla sensibilità da Lei dimostrata, a Lei rivolgiamo un accorato e pubblico appello. Premesso che l’allarmante calo demografico dovrebbe trovare risposta in serie politiche abitative, che sono di competenza comunale e regionale, chiediamo anche alla Curia e alle comunità religiose presenti in città, di contribuire per quanto possibile ad invertire questa tendenza.

Sono molte le strutture e gli immobili (conventi, luoghi di preghiera, appartamenti) che sono adibiti in parte o completamente a uso foresteria, affittacamere, ricettivo. Se per esigenze economiche e per mancanza di vocazioni si rende necessaria una riconversione e riutilizzo di questi spazi, perché non pensarlo in funzione della città, per chi volesse continuare a viverci non potendosi permettere canoni di locazione astronomici? A famiglie che avessero difficoltà a reperire un alloggio, a genitori separati, ad anziani specie se soli, a lavoratori che volessero trasferire o riportare la loro residenza a Venezia?

Le parrocchie, le congregazioni, gli istituti privati paritari sono i primi che risentono della perdita di abitanti. Pochi bambini da iscrivere alle materne, fedeli sempre più rari o assenti, chiese vuote e chiuse, calo di offerte ed attività di volontariato. A parte qualche singola realtà che può considerarsi ancora un’oasi felice, il quadro complessivo a Venezia è per noi motivo di preoccupazione. A titolo di esempio, pensiamo al vasto complesso del convento di Sant’Alvise (ex Canossiane) il cui futuro è attualmente incerto; in spazi così vasti, è immaginabile creare delle nuove comunità tra religiosi e laici dove, nel legittimo rispetto delle esigenze di ognuno, possano vivere anche coppie con figli, dando speranza e futuro alla nostra comunità? Non sarebbe questa una grandissima occasione e opportunità per dar seguito concretamente alle preoccupazioni e questioni anche da Lei sollevate? Trasformare questo luogo per la città, in funzione di chi ci vive. Sarebbe meraviglioso ad esempio se nei vasti spazi al piano terra trovassero posto anche attività artigianali, compatibili con questi luoghi, per far vivere tradizioni ed eccellenze che rischiano di scomparire. Teniamo al momento nella mente e nel cuore le Sue parole:

“Venezia vive e viene dall’acqua e noi sopravviveremo solo se metteremo al centro l’uomo e le attività umane. Perché ci sono attività che non portano ricchezza immediata ma che nel tempo metteranno a frutto il patrimonio che ha da secoli questa città. Guardiamo al dopo, alle prossime generazioni “. E noi vorremmo tanto che di generazioni di veneziani residenti in città ce ne fossero ancora molte per l’avvenire.

Primi firmatari:

  1. Nicola Tognon
  2. Alberto Alberti
  3. Flavia Antonini
  4. Philippe Apatie
  5. Stefano Barzizza
  6. Marco Baseggio
  7. Carlo Beltrame
  8. Alberto Benvenuti
  9. Enrica Berti
  10. Marilanda Bianchini
  11. Marina Biral
  12. Anna Bolcato
  13. Marco Borghi
  14. Matelda Bottoni
  15. Alessandro Bozzato
  16. Davide Bozzato
  17. Gaetano Brandini
  18. Roberta Bravin
  19. Margherita Bravo
  20. Stefano Bravo
  21. Cinzia Bubacco
  22. Massimo Callegari
  23. Gian Campi
  24. Carla Capone
  25. Elena Carpenedo
  26. Anna Cecchinato
  27. Francesco Ceselin
  28. Flavio Cogo
  29. Antonella Colussi
  30. Marisa Convento
  31. Simonetta Cordella
  32. Dalia Crestani
  33. Fabrizio Crociani
  34. Lorena Culloca
  35. Raffaele De Falco
  36. Valeria De Lazzari
  37. Tommaso De Michiel
  38. Davide De Sanzuane
  39. Mariuccia D’ Este
  40. Francesco Di Pumpo
  41. Riccardo Domenichini
  42. Bruno Fantin
  43. Daniela Foa’
  44. Paolo Fornelli
  45. Sabrina Forte
  46. Francesco Foschi
  47. Michele Fosco
  48. Nicoletta Frosini
  49. Orsola Frosini
  50. Marco Gasparinetti
  51. Chiara Gerardi
  52. Giorgio Griffon
  53. Federico Grubissa
  54. Adriano Kraul
  55. Rosanna Ligi
  56. Fabio Lombardo
  57. Mauro Magnani
  58. Salvatore Marchese
  59. Laura Marchetto
  60. Mara Marini
  61. Angelo Marzollo
  62. Anna Michieletto
  63. Chiara Mioni
  64. Giuseppe Mirisciotti
  65. Edda Molinari
  66. Maria Teresa Morini
  67. Elvira Naccari
  68. Francesco Nifini
  69. Silvia Nordio
  70. Lucia Papuzzi
  71. Saverio Pastor
  72. Magda Pattarello
  73. Beatrice Penso
  74. Tiziana Penzo
  75. Elena Perale
  76. Lucia Piastra
  77. Gianluigi Placella
  78. Bruno Politeo
  79. Tiziana Polito
  80. Gildo Pomentale
  81. Francesca Possiedi
  82. Silvana Quadri
  83. Lucio Regalini
  84. Alessandra Regazzi
  85. Liliana Romanato
  86. Cristina Romieri
  87. Marilena Rossetto
  88. Lucia Santini
  89. Veronica Sarti
  90. Rita Sartori
  91. Valentina Scapinello
  92. Roberto “Bart” Scarpa
  93. Veronica Scarpa
  94. Elisabetta Sciarra
  95. Claudio Sensini
  96. Franca Simoli
  97. Alberto Spernich
  98. Anna Tasso
  99. Giuseppe Tattara
  100. Annamaria Tissi
  101. Massimo Tomasutti
  102. Monica Tonussi
  103. Alice Veronese
  104. Dario Vianello
  105. Luciana Vianello
  106. Marco Vidal
  107. Matteo Visonà Dalla Pozza
  108. Francesca Voltolina
  109. Selina Zampedri
  110. Margherita Zocco

NB la lettera qui pubblicata in bozza verrà consegnata quando avrà raccolto un numero di adesioni statisticamente rilevante, all’interno e all’esterno del gruppo: i contenuti sono largamente condivisibili e la sottoscrizione dell’appello non richiede (né implica) adesione al Gruppo25Aprile.

Per aderire all’appello potete:

1) lasciare un commento con le vostre generalità (comprensive del Comune di residenza, se non è Venezia) su questa pagina;

2) inviare una email “aderisco all’appello al Patriarca” (firmandola con gli stessi criteri di cui sopra) a: tognon.nicola@gmail.com

3) partecipare alla discussione in corso nel gruppo: https://www.facebook.com/groups/Gruppo25aprileVenezia/

Ghea podemo far.. fiasco?

Comunicato stampa

L’espressione “fare fiasco” (equivalente di “fare cilecca”) trae origine dalla vicenda di un artista che ogni sera si esibiva in simpatici monologhi, che condivideva con oggetti a cui si rivolgeva adoperando parole e smorfie divertenti.  Una sera – così si narra – decise di esibirsi in un monologo portandosi come compagno di scena un tipico fiasco da vino; invece di divertire il pubblico però, l’artista lo annoiò a tal punto che questo reagì e iniziò a fischiarlo a più non posso.

Impegnati com’erano nell’erogazione di spritz agli elettori, i vincitori delle ultime elezioni comunali (all’insegna dello slogan “ghea podemo far”) sembrano aver dimenticato l’origine dell’espressione e anche, en passant, i doveri fondamentali dell’esecutivo comunale. Pagina bianca, quella che tutti aspettavamo per poter valutare la nuova Giunta comunale:

http://consigliocomunale.comune.venezia.it/?pag=8

A ricordare quegli obblighi (che non sono affatto una formalità) ci ha pensato un’interpellanza urgente presentata al nuovo Sindaco, in data 5 ottobre, dalla lista Casson che in Consiglio comunale conta su cinque consiglieri eletti.

Nell’interpellanza, che il Senatore Casson ha inviato per conoscenza anche al Prefetto di Venezia, si ricordano due passaggi cruciali che sono alla base di tutta la dinamica istituzionale in quanto permettono al Consiglio comunale e alle Municipalità di svolgere il ruolo a cui sono preposti, e ai cittadini (nonché agli organi di stampa) di capire in quale direzione concretamente si muoverà l’amministrazione comunale.

I passaggi essenziali sono i seguenti, e il virgolettato è tratto dallo Statuto comunale di Venezia.

Articolo 10: “Entro sessanta giorni dalla nomina, ogni assessore/a presenta al Sindaco un programma di referato con l’analisi della situazione in atto, l’indicazione degli obiettivi annuali e pluriennali e quella degli strumenti operativi che si intendono attivare. Il Sindaco nei successivi trenta giorni, previo esame da parte della Giunta, trasmette i programmi di referato alle Commissioni competenti ed alle Municipalità”.

Articolo 5bis: “Entro tre mesi dalla prima seduta del Consiglio, il Sindaco, sentita la Giunta, consegna ai Capigruppo Consiliari il testo contenente le linee programmatiche relative alle azioni ed ai progetti da realizzare nel corso del mandato. Entro il mese successivo il Consiglio esamina il programma di governo che viene sottoposto a votazione finale”.

Per quanto attiene al secondo obbligo, la prima seduta del Consiglio comunale si è tenuta in data 2 luglio e i tre mesi sono scaduti senza che al Consiglio comunale venisse trasmesso uno straccio di programma. Per quel che riguarda il primo, che è propedeutico al secondo, i termini sono ampiamente trascorsi e l’interpellanza chiede di sapere “se e quando si intendano rispettare tutti i termini legislativamente fissati”.

Lo Statuto comunale è la Magna Charta dell’attività istituzionale cittadina. Come piattaforma civica ci auguriamo che ai ritardi eventuali venga posto rimedio al più presto, essendo a tutti evidente la necessità di una strategia di governo e di una visione complessiva dei molti problemi che quotidianamente tocchiamo con mano.

Venezia 6 ottobre 2015

VeniceRoofs

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Co Zuin e Venturini, no xe bessi né zecchini..

Calle Larga dei proverbiNdR Riceviamo e pubblichiamo, alla voce “diritto di satira”:

Co Zuin e Venturini, no xe bessi (1) né zecchini.

No xe schei pai vaporetti, co Brugnaro a Ca’ Farsetti..

Mentre lori i viagia a sbafo e ghe piase, el motoscafo!

Sovrastati dai turisti, con le facce un poco tristi,

Venessiani e mestrini, pendolari e margherini

Fan la fila anche per ore, in attesa del vapore.

Co’ che riva el Sior Brunetta, speta el tram ma sensa fretta:

Assesor xe el Sior Boraso, e gli orari vanno a caso.

Vicesindaco, ea Colle? Non si muove, sembra in folle.

Si dimette una leghista ? Sceglieranno una cubista.

Se ne va la Zaccariotto ? Non faranno un Quarantotto.

« Siete tutti dei somari » – già pontifica Cacciari,

con proteste del somaro, quello vero, perché il rischio già lo sente :

Ei fa rima con Brugnaro, e per lui è deprimente.

Piange e urla anche Zoggia : l’han sentito fino a Chioggia

Ma il suo pianto è assai cortese, e prepara larghe intese.

La morale della storia, resterà nella memoria :

Riso amaro e a denti stretti, con Brugnaro a Ca’ Farsetti.

N. Tommaseo, esule in Londra, 5 ottobre 2015

(1) “besso” o “bezzo”:  moneta veneziana in rame del peso di 4 grammi  e del valore di mezzo soldo, equivalente a sei bagattini, utiizzata nei territori della Serenissima per le transazioni bagatellari (= di modica entità). 

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L’insostenibile leggerezza dell’essere (veneziani)

I fatidici “100 giorni” della nuova amministrazione sono passati, ora di guardare allo specchietto retrovisore alcune delle tante promesse fatte in campagna elettorale. Esempio: i 30.000 nuovi residenti.  Nessuno di noi si aspetta di vederli arrivare in tre mesi e in cuor suo forse nessuno prende troppo sul serio quella cifra, ma quanto meno vorremmo vedere un’inversione di tendenza perché quella della perdita di abitanti a Venezia è una questione seria, per non dire di sopravvivenza.

All’indomani delle elezioni avevamo pubblicato alcuni dati, e qui li riprendiamo perché per noi almeno, ogni promessa è debito.

Il contatore dei residenti al 30 giugno 2015 indicava

264.495 residenti nel Comune, così ripartiti:

179.757 nelle quattro Municipalità di terraferma e

84.738 nelle due Municipalità della città d’acqua (Venezia-Murano-Burano: la Venezia “insulare”; e Lido-Pellestrina: Venezia “litorale”) di cui

64.072 nella Municipalità di Venezia e 56.072 a Venezia-Venezia (lo “storico” contatore della farmacia di San Bortolo, che comprende anche i residenti alla Giudecca).

“Questo il dato di partenza, su cui misureremo la nuova amministrazione esattamente come abbiamo misurato la precedente” – avevamo scritto all’indomani delle elezioni.

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Cosa segna il contatore dei residenti al 30 settembre 2015? Scopriamolo insieme:

264.062 residenti a livello comunale (saldo: meno 433) di cui

179.642 nelle quattro Municipalità di terraferma (saldo: meno 115)

84.420 nelle due Municipalità d’acqua (saldo: meno 318) di cui

63.791 nella Municipalità di Venezia (saldo: meno 281) con il dato dei sestieri che è sceso sotto quota 56.000 (e di questo hanno già parlato i quotidiani): 55.830 contando anche Giudecca e Sacca Fisola, che scendono sotto quota 50.000 se dal totale si tolgono queste due isole.

Dati aggiornati al 30/09/2015
Fonte dei dati: Comune di Venezia – Anagrafe della popolazione residente

OLYMPUS DIGITAL CAMERADei 30.000 nuovi residenti nemmeno l’ombra, all’orizzonte. A noi sarebbe bastato invertire la tendenza, ma a quanto pare nulla è cambiato al riguardo, rispetto alle amministrazioni precedenti. Che dire, di questi primi 100 giorni? Nei gruppi facebook circola già (in una sorta di versione contemporanea del Gobbo di Rialto e del Pasquino di Roma) questo breve poemetto popolare:

100 giorni son passati, e Brugnaro li ha sprecati
in polemiche, proclami, feste, selfies e baciamani.
Fatti pochi e inconcludenti. Tagli tanti, ai residenti.
Il bilancio? può aspettare, non sa più cosa tagliare.
Per mandarlo a quel paese, manca solo qualche mese.
Veneziani gran Signori, pagheremo anche il viaggio,
per l’illustre personaggio.. purché sia di sola andata:
con partenza da Marghera, su una nave da crociera.

Inversione di rotta cercasi, per smentire quegli ultimi versi..

https://www.facebook.com/groups/Gruppo25aprileVenezia/

https://twitter.com/25aprileVenezia

2211 loc

Calendario brugnariano

Venezia, primo ottobre (o brumaio?) Anno Primo

Dopo il calendario gregoriano, avremo il calendario brugnariano: quello da cui vengono fatti sparire i giorni infausti?

La propaganda sovietica è passata alla storia, fra le tante cose negative, per il vezzo di far “sparire” dalle foto ufficiali (opportunamente ritoccate) le vittime delle purghe staliniane affinché di loro si perdesse anche il ricordo. Memore dell’insegnamento, la propaganda fucsia sembra aver deciso di far sparire le date sgradite dal calendario, nella sua rassegna stampa ufficiale:

http://www.brugnarosindaco.it/rassegna-stampa/

Coincidenza vuole che manchi proprio il 29 settembre, data in cui alcuni quotidiani hanno pubblicato certe domande forse non gradite:

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/09/29/news/brugnaro-una-campagna-elettorale-da-315-mila-euro-1.12175367?ref=hfnvveer-2

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneziamestre/notizie/politica/2015/29-settembre-2015/caramelle-penne-fucsia-spot-tv-costi-sindaco-quattro-volte-casson-2301983063120.shtml

Il risultato (involontariamente) comico è che la rassegna stampa “di regime” pubblica una mezza smentita, senza che ai suoi lettori sia dato capire a cosa si riferisce. Che sbadati! Rimediamo noi a codesta disattenzione, pubblicando qui il link agli articoli del 29 settembre ma anche, con il massimo risalto possibile, le rassicurazioni dello staff del Sindaco diffuse il giorno successivo e citate nell’articolo di Alberto Vitucci di ieri, 30 settembre:

 

30settembre2015

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