L’amministrazione comunale è al servizio della città e non della maggioranza di turno, per due motivi elementari:
- perché a pagarne i costi di funzionamento è tutta la città e non solo quelli che hanno votato questo o quel candidato;
- perché il principio di “imparzialità” è uno dei cardini della Pubblica Amministrazione, che non può e non deve far dipendere dal colore politico dei cittadini interessati la concessione di alloggi popolari, plateatici, spazi acquei, licenze o autorizzazioni, contributi o sovvenzioni, appalti di opere pubbliche o affidamenti diretti senza bando di gara, per fare soltanto alcuni esempi. Quando ad essere scardinato è questo principio normativo, che ha forza di Legge ed è utilizzabile anche come motivo di ricorso al TAR, si apre la strada all’arbitrio e alle prevaricazioni.
Diamo quindi ospitalità al comunicato stampa che segue in calce, anche se non è opera nostra, perché a Venezia rappresenta un fatto senza precedenti per le accuse che contiene e per le firme di chi l’ha redatto. Firme pesanti: 7 ex direttori della macchina comunale fra cui quello dell’avvocatura civica, un capo ufficio stampa che ha lavorato con 4 sindaci diversi per andarsene un anno fa senza nemmeno aspettare la pensione, pur di non ridursi a fare lo YES MAN dell’ultimo arrivato.. altro non aggiungeremo, buona lettura a tutti:
COMUNICATO STAMPA
Ex direttori del Comune: “Cosa sta succedendo a Venezia?”
In Comune di Venezia si è alterato il rapporto tra amministratori e personale (dirigenti, funzionari, impiegati), e tale fenomeno rischia di compromettere la relazione tra cittadini e Amministrazione comunale. E’ questo l’allarme lanciato da sette ex dirigenti apicali del Comune di Venezia e dall’ex capo Ufficio Stampa, che con una lettera denunciano la grave situazione che tende a condizionare, se non ad obbligare, le scelte della dirigenza, in contrasto con la separazione che il legislatore ha posto tra direzione politica e conduzione amministrativa.
“Dopo la netta scissione delle competenze che ha concentrato sulla struttura tutte le conseguenti responsabilità penali civili e amministrative, – scrivono gli ex direttori Luigi Bassetto, Manuel Cattani, Sandro Del Todesco, Roberto Ellero, Giulio Gidoni, Oscar Girotto, Maria Maddalena Morino e l’ex capo Ufficio Stampa, Enzo Bon – sta ora avanzando un quadro normativo contraddittorio che crea le condizioni in cui la parte politica, che resta comunque “irresponsabile”, acquista poteri di “condizionamento” nei confronti della dirigenza con una strisciante invasione nel campo dell’autonomia che la legge le assegna.
Appare infatti evidente che la condizione di insicurezza del mantenimento della propria posizione se non addirittura del proprio posto di lavoro, proposta nell’ambito di una confusa riforma della PA, ha generato, in alcuni casi, un rapporto viziato tra amministratori e dirigenti/funzionari in cui l’aspettativa dei primi non è un lavoro di squadra basato sulla leale collaborazione dei dipendenti, finalizzata al bene pubblico attraverso la qualità dell’offerta di servizi e la regolarità degli atti, bensì l’assoluta fedeltà all’amministratore di turno che si deve esprimere attraverso l’acritica esecuzione di ordini impartiti senza alcun preventivo coinvolgimento”.
Tale distorsione di rapporti viene fatta percepire ai cittadini del comune lagunare come l’esito di inefficienza e di inaffidabilità dei dipendenti pubblici, quando invece Venezia è stata per oltre trent’anni un esempio nazionale per il numero e la qualità di servizi resi ai cittadini e per l’imparzialità e il rispetto delle leggi basate su buone pratiche di controllo e trasparenza.
“All’avvicinarsi della scadenza di metà mandato – continuano – appare evidente la necessità di una netta inversione di tendenza perché non valorizzare le risorse umane e le professionalità esistenti nel comparto pubblico veneziano è un vero spreco da parte dell’Amministrazione. L’esibizione di una superficiale e preconcetta valutazione negativa del lavoro svolto dai dipendenti e delle stesse relazioni sindacali va ben oltre l’obiettivo di migliorare l’organizzazione, per diventare pericolosamente funzionale alla sottrazione di importanti realizzazioni e servizi alla diretta gestione pubblica. Giustificare questa linea alimentando, con atteggiamenti e comportamenti, i falsi luoghi comuni sui pubblici dipendenti significa avvalorare l’idea che l’esistenza stessa e la qualità dei servizi si possono ottenere solo percorrendo le pratiche di esternalizzazione e privatizzazione”.
Grave il giudizio anche sullo svilimento del ruolo delle Municipalità, che per anni sono state eccellenze di decentramento e di erogazione di servizi ai cittadini, e sulla scelta di licenziare il personale precario, che avrebbe invece potuto essere riconfermato all’interno del bilancio che il Commissario Zappalorto aveva lasciato in eredità alla Giunta Brugnaro.
“Bisogna – concludono – stimolare una nuova consapevolezza, che deve partire proprio da chi conosce i problemi del cittadino perché li affronta quotidianamente col proprio lavoro, per evitare l’abbandono della continuità nei processi di riqualificazione urbana e socio-economica, che produce l’inevitabile improvvisazione nella gestione politico-amministrativa e l’imposizione di una visione artificiosamente ottimistica, trasmessa con modalità superficiali, come scelta di disimpegno dalle responsabilità del degrado e del crescente senso di insicurezza denunciato dai cittadini. Bisogna, in definitiva, evitare la perdita di fiducia nelle istituzioni delle città.
Noi sottoscrittori di queste riflessioni, facendo appello a tutti i livelli di responsabilità, chiediamo venga salvaguardato l’enorme patrimonio di competenza, impegno ed onestà di cui sono portatori i dipendenti del Comune di Venezia. E i dipendenti di tutte le strutture pubbliche, per la loro stessa esperienza, siano consapevoli che va sempre contrastata ogni svalutazione del loro lavoro, azione che rappresenta un ulteriore rischio di svalutazione del lavoro in generale. Noi ci siamo!”