Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

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Nuovo regolamento edilizio: “in medio stat virtus”

Domani 12 dicembre il Consiglio comunale esaminerà il nuovo regolamento edilizio, che contiene alcune novità (non retroattive) quali ad esempio l’obbligo di fosse settiche, per gli alloggi non collegati alla rete fognaria, a carico di chi vorrà avviare attività di locazione turistica a Venezia (articolo 63 comma 4).

Nel corso dell’audizione accordataci dalle commissioni consiliari riunite, in data 7 ottobre, abbiamo portato la posizione di una piattaforma civica che ha avuto il coraggio di mettere la questione ai voti, prima di “schierarsi” su un tema che oggettivamente rischiava di dividerci: al nostro interno ci sono anche titolari di strutture ricettive, eppure tutti hanno compreso che così non si può andare avanti, e anche chi riteneva di avere in mano delle pepite d’oro rischia di ritrovarsi a medio termine nella situazione di chi cerca di vendere conchiglie su una spiaggia marocchina: si chiama legge della domanda e dell’offerta, e ha le sue regole ferree. L’eccesso di offerta (sui due lati del ponte) deprime il valore economico del bene. L’oro è un bene rifugio perché è raro, le conchiglie non lo sono.

Stabilire dei limiti al dilagare delle locazioni turistiche extra-alberghiere è innanzitutto una condizione necessaria per salvaguardare la residenzialità, ed è anche un modo per tutelare chi ha già investito in questo settore e rischia di ritrovarsi con una manciata di sabbia in mano. A nostro parere, le locazioni turistiche extra-alberghiere possono rappresentare un elemento importante nel “mix” dell’economia cittadina, ma non devono diventare una metastasi che divora tutto il resto, con il rischio di divorare anche se stessa per eccesso di offerta.

Al nuovo regolamento edilizio, proprio perché l’obbligo di fosse settiche non è retroattivo e quindi non cambia le regole del gioco “in corso d’opera”, riconosciamo il merito di aver trovato il giusto equilibrio fra esigenze opposte ma non inconciliabili, nell’ottica di un bilanciamento degli interessi che è compito della buona politica:

“in medio stat virtus”

Queste novità sono invece osteggiate con un accanimento sguaiato e toni da crociata (quelli che abbiamo cercato di evitare, per non creare divisioni ulteriori in una città già “divisa” dal recente referendum) da parte di chi forse ha individuato una nicchia potenziale di voti in vista delle elezioni comunali: presentare qualche emendamento a favore delle locazioni turistiche fa parte del normale gioco di “lobby”, presentarne 303 come ha fatto una singola consigliera comunale si chiama invece “ostruzionismo”.

L’ostruzionismo nelle aule parlamentari o consiliari è arma delicata e degna di miglior causa, visto che stiamo parlando di obblighi non retroattivi volti a risolvere due problemi reali: quello dello scarico di acque reflue nei nostri rii e quello di un eccesso di offerta che rischia di strangolare non solo la residenzialità ma anche le strutture ricettive a conduzione familiare, se la tendenza dovesse continuare ai ritmi attuali.

A nostro modo di vedere, si tratta di una miopia che ignora anche i “fondamentali” economici: quelli della domanda e dell’offerta. Un eccesso di offerta determina infatti una guerra dei prezzi che soffoca proprio le attività a conduzione familiare (a favore dei quali dicono di operare piattaforme come “airbnb”) mentre a sostenere le pratiche di “dumping” possono essere soltanto gli interessi organizzati intorno a grandi catene o speculatori con le spalle robuste e il portafoglio stragonfio, che con le finalità originarie della “share economy” non hanno nulla a che vedere.

Nell’auspicio che il buon senso prevalga anche in Consiglio comunale, senza toni da crociata o da barricata, così come è stato nella commissione consiliare competente, per conoscenza di tutti pubblichiamo il testo inviato dal nostro gruppo di lavoro all’assessore Massimiliano De Martin in occasione dell’audizione del 7 ottobre (nella foto, un momento della seduta di commissione).

Venezia, 7 ottobre 2019

Crediamo non occorra essere degli esperti per capire che la nostra città si trova di fronte ad una grave difficoltà. Non si tratta di una difficoltà che abbia a che fare con la sua gestione o con la sua capacità di intercettare risorse o con la naturale difficoltà che ogni città ha nel rispondere ai bisogni dei suoi cittadini.

La Venezia insulare è concretamente di fronte alla difficoltà di pensare al proprio futuro; è questo un tema che troppe volte viene soprasseduto o allontanato da urgenze più incombenti ma parlare di futuro per la nostra città è ormai urgente ed improcrastinabile. Il futuro ha inevitabilmente a che fare con il nostro presente ed è per questo che si devono fare i conti con la sostenibilità e l’equilibrio tra l’azione antropica, che si è sedimentata per secoli in questa città rendendola unica ed inimitabile e l’azione che l’uomo oggi riversa in essa intrecciandone gli effetti ai temi di più larga scala come le questioni ambientali, i divari sociali e la continua ricerca di mobilità.

Sono temi questi che si legano alla sostenibilità e che vedono in questa modifica al regolamento edilizio una sfida complicata ma importantissima. Di sicuro questa rappresenta la possibilità di una azione concreta verso un’immagine di futuro per Venezia, un’idea capace di inscriverla entro una cornice di città più sostenibile e quindi più proiettata sul futuro. Ma sostenibilità, lo sappiamo, è un termine particolarmente polisemico.

Di sostenibilità si può parlare entro declinazioni differenti. Certamente la più nota è quella ambientale: rii e canali interni alla città alla stregua di condotture fognarie all’aria aperta a cui si aggiungono i carichi inquinanti provenienti dai motori e vernici dei natanti nonché da moltitudini di sversamenti illeciti, che per forza di cose, umanamente sono impossibili da vigilare ma che portano carichi inquinanti pesantissimi a cui noi tutti quotidianamente siamo esposti.

La sostenibilità si traduce anche nella dimensione di salvaguardia di una società che non riesce a trovare nelle politiche abitative pubbliche e private un equilibrio con l’incontenibile sviluppo turistico dell’ultima decade, producendo continue disuguaglianze spaziali che si stanno letteralmente esasperando. Va ricordato che la sola deroga alle fosse settiche per i privati civili fu decisa come compromesso per favorire la residenzialità e non per sostenere la trasformazione degli alloggi in affitti turistici, in un periodo tra l’altro, in cui questo fenomeno non era certamente prevedibile.

Allegato:

In questo documento di sintesi sono riassunte le considerazioni svolte dal G25A (Gruppo25Aprile) in occasione dell’audizione del 7 ottobre relativamente all’articolo 63 comma 4 del Regolamento edilizio nella versione licenziata dalla Giunta comunale.

Una disposizione che – a nostro modo di vedere – ha le potenzialità per garantire una diffusione equilibrata, controllata e sostenibile delle locazioni turistiche extra-alberghiere in un contesto ambientale e sociale fragilizzato quale è quello di Venezia e della sua Laguna.

Ci riferiamo alla proposta di assoggettare anche i titolari di queste abitazioni civili all’obbligo di adeguamento degli scarichi reflui, così come da facoltà determinativa attribuita al Sindaco di Venezia dalla Legge Speciale per Venezia n. 206/95. Obbligatorietà della messa a norma degli scarichi reflui individuata come intervento igienico-sanitario di riferimento per il privato già nel 1994 all’interno del “Progetto generale guida per il rinnovo della fognatura del centro storico di Venezia e delle isole della laguna” elaborato dal Comune di Venezia congiuntamente con la Regione Veneto e il Magistrato alle Acque, e a cui fanno riferimento le disposizioni della Legge speciale n. 206/1995. Progetto generale guida e legge speciale chiaramente ancorate ad un approccio conservativo per gli interventi di risanamento delle ‘aree storiche’ di Venezia, aree ad alta criticità ambientale e tessuto urbano fragile, vale a dire oltre l’80% della superficie della città, che ha ancora in larghissima parte il sistema fognario di una città d’acqua tardomedievale.

Al centro di tale approccio è stato posto l’obiettivo di riduzione del carico inquinante sversato nei rii da raggiungere con il minor impatto possibile ed accettabili condizioni igieniche nelle aree abitate. Obiettivo da attuarsi attraverso un sistema integrato di interventi nella rete pubblica e nelle aree private. Per queste ultime aree, si è deciso di realizzare tali interventi di adeguamento fognario mediante adozione di piccoli impianti di depurazione o interposizione negli edifici di fosse settiche, con l’obiettivo stimato già nel 1998 da uno studio Insula di realizzare almeno 11mila fosse settiche ad uso civile (v. allegati Insula).

Questo tipo di interventi, a nostro avviso, è tutt’oggi destinato a mantenere obiettivi di accettabili condizioni igienico-sanitarie con il minor impatto possibile quando riferiti a singole abitazioni civili, anche ammettendo come la loro edificazione nei contesti abitativi di tipo condominiale risulti invece limitata da un insieme di condizioni tecnico-progettuali, anche fisiche (spazi e distanze) o di autorizzazioni condominiali, tutte indispensabili per poter presentare il relativo progetto di adeguamento.

Obiettivi di accettabili condizioni igienico-sanitarie con il minor impatto possibile che risultano massimizzati, fino alla cessazione totale di qualsiasi forma di impatto ambientale, se si considera l’evoluzione tecnologica che sta attraversando il settore merceologico degli impianti di depurazione e smaltimento delle acque reflue per usi civili. Ci riferiamo alle vasche sopraelevate (installate al di sopra del pavimento), spesso combinate con sistemi di funzionamento di tipo elettrico (per esempio i sistemi a motovibrazione, anche insonorizzati).

Impianti che per la loro installazione non comportano alcuno scavo nel sottosuolo e alcun utilizzo di materiale cementizio, servendosi di materiali costruttivi come il polimerizzato di polipropilene, non biodegradabile e resistente agli effetti corrosivi delle maree, quindi pienamente eco-sostenibile. Sono manufatti già installati in alcune centinaia di abitazioni civili veneziane con costi di installazione e collaudo leggermente superiori rispetto alle tradizionali fosse nel sottosuolo (15 mila – 18 mila euro) ma comunque ragionevoli e giustificati alla luce dei maggiori ricavi che le locazioni brevi di tipo turistico permettono di conseguire rispetto alle locazioni di lungo periodo.

Impianti dalla progettazione ingegneristica di crescente utilizzo anche se di ancora moderata diffusione, i cui brevetti sono depositati presso il Comune di Venezia per usi civili nelle ‘aree storiche’ e che vengono consigliati dagli stessi tecnici comunali in alternativa all’edificazione della tradizionale fossa settica. Considerata anche l’esistenza di una procedura di infrazione europea per le note carenze di impianti di depurazione e smaltimento delle acque reflue in città, tale soluzione appare auspicabile oltre che promettente per l’evoluzione tecnologica di cui è investita, nonché per le sue ricadute sul piano occupazionale, trattandosi di soluzione che può essere realizzata da imprese locali.

Il gruppo25aprile

 

Aumenti TARI: appello al Consiglio comunale

Per la seconda volta in due anni, il Consiglio comunale si appresta ad approvare un aumento della tassa sui rifiuti (la TARI) che grava principalmente sugli abitanti anche se la mole abnorme di rifiuti prodotti e trattati a Venezia dipende principalmente dai flussi turistici fuori controllo piuttosto che dalla produzione domestica dei (sempre meno numerosi) residenti rimasti.

Dopo gli aumenti retroattivi (!!!) del 4% in media decisi nel 2015, l’aumento ulteriore che oggi verrà discusso è pari al 5% quando il tasso di inflazione italiano è fermo allo 0,1%. La somma di questi due aumenti è di 30 volte superiore al tasso di inflazione che è stato dello 0,3% circa nel biennio corrispondente. Al Sindaco che in un celebre duetto via twitter con un grande cantante aveva intimato “fora i schei” vorremmo dedicare la locandina fotografata oggi in edicola (foto Marco Pala), che a questo punto assume un doppio senso:

foraischeiQuesto ulteriore aumento, se approvato dal Consiglio comunale convocato in data odierna, aggraverà la situazione già documentata dall’ente di bacino ambientale di Venezia, secondo cui Venezia e Chioggia sopportano i costi più elevati della tariffa media per residente, intorno ai 119 euro procapite, contro i 70 euro dei Comuni del Litorale e una media generale (Venezia compresa) di 92 euro nei comuni del bacino ambientale (corrispondente con l’ex Provincia di Venezia con l’aggiunta di Mogliano).

Oltre a gravare sui conti delle famiglie e degli operatori economici, un aumento della TARI si riflette anche sul mercato degli affitti che a Venezia tende inesorabilmente a privilegiare le più lucrative locazioni turistiche rispetto ai contratti di locazione di lungo periodo, in una città che continua a perdere abitanti ogni anno.

Contro questa iniquità prendiamo posizione come contribuenti e come piattaforma civica:

  1. Al Consiglio comunale chiediamo di votare contro questo ulteriore aumento della TARI;
  2. Alla partecipata comunale VERITAS che riscuote la TARI e anche le bollette dell’acqua (servizio idrico integrato) pubblicamente chiediamo di incrociare i dati per stanare le case dichiarate come “vuote” dai proprietari e in realtà affittate ai turisti. Il beneficio che ne risulterebbe per le casse comunali sarebbe duplice se si considera anche l’imposta di soggiorno evasa. 
  3. Agli organi di stampa chiediamo di continuare l’opera di informazione sul volume abnorme di rifiuti trattati a Venezia, rispetto alla media nazionale, e di promuovere quella che in gergo viene definita come “internalizzazione dei costi del turismo” e nel Trattato UE trova consacrazione giuridica nel principio “chi inquina paga” (“Polluter pays principle”): a Venezia paga sempre Pantalone (il contribuente), ma le tasche di Pantalone non sono senza fondo e in troppi hanno già lasciato la città per il suo costo della vita abnorme rispetto a quello dei Comuni confinanti.

#Santandrea in Consiglio comunale: la testimonianza di chi c’era

Ieri sera una ventina di persone, di cittadini, di provenienza politica differente e trasversale, hanno deciso di rimanere nelle sale di Ca Farsetti fino a notte inoltrata in rappresentanza dei duecento che avevano affollato la Sala San Leonardo sabato scorso.

Erano li a dare testimonianza dell’ennesimo scempio perpetuato ai danni della nostra città. Di fronte a loro al di là di una balaustra, un altro gruppo di cittadini, eletti, di provenienza politica altrettanto trasversale, votava o si “asteneva dal votare contro” alla letterale regalia di un’intera isola dal Comune di Venezia a un singolo privato.

Colpisce ma non sorprende la prepotente e a tratti arrogante narrazione secondo la quale chi si opponeva a questa “valorizzazione” null’altro sarebbe che un miope retrogrado che non accetta e rifiuta un “regalo dallo stato a costo zero”.

E’ l’accusa più banale e più frequente che viene mossa a coloro i quali tengono alla tutela del patrimonio culturale del nostro paese e che si oppongono alla mera mercificazione dello stesso. Ma non stupiamoci se su molti media sarà passata così.

Non stupiamoci ma assolutamente non stanchiamoci nemmeno di raccontare, a nostra volta, quanto sia evidente e imbarazzante, ripercorrendo la metafora del regalo, come il Comune di Venezia abbia deciso di accettare il “pacco dono” con la mano destra e regalarlo a un privato con la mano sinistra (o viceversa, scegliete voi, gli addendi “destra e “sinistra” in questo moto direzionale sono tranquillamente intercambiabili e sovrapponibili).

A nulla è servita l’opera di opposizione tenace e preparata di Monica Sambo e del Movimento 5 Stelle; a nulla è servito l’educato intervento del Presidente della Municipalità Giovanni Andrea Martini, a nulla è servita un’assemblea di 200 cittadini, a nulla è servita l’elezione di una nuova giunta che avrebbe dovuto “poderghea far”.

La velocità, la totale mancanza di trasparenza e comunicazione con i cittadini, il professionale pressapochismo con il quale è stato redatto un documento (che nella precedente versione, poi emandata, riportava addirittura per iscritto il nome del privato in questione!!!) mostrano come si sia volutamente messo in piedi un castello fatto ad incastro, tra documenti ed allegati. L’intero edificio della bozza null’altro è che l’attorcigliarsi di un filo rosso-bianco-fucsia il quale, una volta dipanato, si mostra legare con doppio nodo la sorte del Forte di Sant’Andrea a quello delle vicende della vicina Isola della Certosa.

Personalmente non ho nulla contro l’operato di Vento di Venezia all’isola della Certosa, non ne conosco le specificità e mi astengo da qual si voglia giudizio. Vero è che lo stato dell’arte attuale ci obbliga a prendere una posizione netta e di contrasto, non tanto nei confronti dell’operatore, ma certamente nei confronti di un progetto povero, banale, non delineato, assolutamente non contestualizzato o partecipato e di respiro breve, che vuole quel medesimo operatore come unico interlocutore.

Personalmente credo che la questione non debba finire qui, sono convinto che la vicenda vada portata su altri tavoli.

Venezia, con la sua millenaria cultura, non è un giocattolo, non è un “prodotto”, un “brand” da apporre sulla porta dell’ennesimo albergo con SPA e piscina a sfioro, è un valore universale che va difeso sin dalla singola piccola pietra.

Pier Paolo Scelsi

(la testimonianza che qui ospitiamo esprime il punto di vista dell’autore, e non rappresenta una presa di posizione del gruppo25aprile)

25gennaio2015 ConsiglioComunale

Gli appuntamenti dei prossimi giorni: giù le mani da Sant’Andrea!

Con una fretta che a molti di noi pare sospetta, la delibera sulla “valorizzazione” dell’isola di Sant’Andrea con i suoi allegati (quanti di voi li conoscono?) dopo un fugace passaggio in commissione consiliare il 14 gennaio è già stata iscritta all’ordine del giorno del Consiglio comunale convocato per lunedì 25 gennaio.

Nel confermare l’incontro (aperto a tutti) organizzato per sabato 30 gennaio, invitiamo ciascuno (cittadini, giornalisti e consiglieri comunali) ad informarsi e documentarsi su un colpo di mano che non è stato preceduto da alcuna forma di partecipazione o consultazione pubblica e nemmeno dalla pubblicazione delle planimetrie che illustrano il progetto di valorizzazione (commerciale, più che culturale) di un luogo simbolico che appartiene a tutti e meriterebbe ben altro rispetto: se la città attende questa restituzione dal lontano 1797, perché non concedersi almeno due mesi per spiegare ai cittadini l’uso che se ne intende fare, prima di renderlo irreversibile con una delibera di cui quasi nessuno (e forse nemmeno i consiglieri comunali che la voteranno) conosce le numerose implicazioni? Il bene comune di cui stiamo parlando è questo:

Sant'Andrea

L’accordo di “valorizzazione” siglato dalle tre amministrazioni competenti è datato 22 dicembre, cosa impediva all’amministrazione comunale di prendersi il tempo di spiegare, convincere gli scettici (scetticismo comprensibile, visti i precedenti) e soppesare i pro e i contro per apportare eventuali correttivi nell’unico interesse che una PUBBLICA amministrazione è tenuta per legge a perseguire?

Duplice appuntamento nei prossimi giorni:

Lunedì 25 gennaio alle ore 15 a Ca’ Farsetti, per il Consiglio comunale chiamato ad approvare la delibera che, con i suoi allegati, spianerebbe la strada a trasformazioni profonde e irreversibili;

Sabato 30 gennaio alle ore 17 in sala San Leonardo, per l’incontro pubblico che abbiamo organizzato in giornata e orario tali da permettere la partecipazione di chi lavora, e non per questo deve essere privato della possibilità di esprimersi su un progetto che riguarda un bene comune unico in Italia.

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Cinque secoli di storia non si privatizzano in questo modo, senza l’ombra di un dibattito con la città che ha ricevuto in prestito quel complesso monumentale inestimabile per consegnarlo alle prossime generazioni, possibilmente integro come noi l’abbiamo ricevuto dalle precedenti. Giù le mani da Sant’Andrea!

Aderiscono all’incontro pubblico, in ordine alfabetico (lista provvisoria):

AmbienteVenezia

Amico Albero

Comitato Certosa e Sant’Andrea

Ecoistituto del Veneto Alex Langer

FAI (Delegazione Venezia)

Gruppo25aprile

Italia Nostra (sezione di Venezia)

Istituto Italiano dei Castelli (sezione Veneto)

L’Altra Venezia

Movimento Consumatori

Poveglia per tutti

Sanca Veneta

VAS (Verdi Ambiente Società)

Venezia Cambia

Venessia.com

WSM

Per chi volesse consultare i documenti che verranno votati dal Consiglio comunale, dato che l’amministrazione comunale non lo ha fatto ne abbiamo pubblicato noi la versione PDF a questo indirizzo:

https://www.facebook.com/groups/Gruppo25aprileVenezia/

Il 18 gennaio avevamo scritto: “nel caso in cui l’accordo di valorizzazione di cui abbiamo preso conoscenza, già siglato dal vice Sindaco Colle, dall’agenzia del Demanio e da Renata Codello per il Ministero dei Beni Culturali in data 22 dicembre 2015, non venisse reso pubblico in tempo utile e comunque con congruo anticipo rispetto alla sua discussione in Consiglio comunale, saremo noi a farlo”.. e siamo persone di parola.

https://gruppo25aprile.org/2016/01/18/quale-futuro-per-santandrea/

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Quale futuro per Sant’Andrea?

La fortezza di Sant’Andrea, nella memoria storica della città e per il valore simbolico che riveste, ha un’importanza paragonabile a quella di Palazzo Ducale. Le prospettive che si aprono con la restituzione del complesso monumentale di Sant’Andrea al Comune di Venezia, in applicazione della normativa sul federalismo demaniale e come previsto da una proposta di delibera che è già stata discussa a livello di commissione consiliare in data 14 gennaio 2016, meritano almeno un incontro pubblico e aperto agli interventi della cittadinanza, che non sia condizionato o teleguidato da interessi di parte.

1Considerato che la proposta di delibera verrà portata in Consiglio comunale già nelle prossime settimane, di concerto con altre realtà associative abbiamo deciso di organizzare un incontro pubblico a scopo conoscitivo, che si terrà a Venezia sabato 30 gennaio. Per informazioni e iscrizione alla lista degli interventi (brevi) programmati, potete fin d’ora contattare:

25aprile2015@gmail.com (segreteria organizzativa) o

marco.gasparinetti@ec.europa.eu (moderatore dell’incontro)

SantandreaVenezia attendeva questo momento dal 1797, anno in cui ha perso la sovranità sulla fortezza che dominava l’accesso principale alla sua Laguna, rendendolo inviolabile. L’isola di Sant’Andrea appartiene a noi tutti ed è quanto di più caro ci appartenga, fra i beni demaniali di cui è prevista la restituzione in virtù del “federalismo demaniale”. Le decisioni che riguardano il suo utilizzo futuro non sono soltanto l’affare di quei pochi che hanno potuto prendere conoscenza degli allegati alla delibera o dei beneficiari diretti della medesima.

La città ha il diritto di sapere e il diritto di capire: alla proposta di delibera finalizzata al trasferimento è infatti allegato un “accordo di valorizzazione” che (contrariamente a quanto previsto dal Piano di Assetto Territoriale) prevede attività di tipo turistico e ricettivo, fra cui un ristorante, un “centro benessere” e la costruzione di un albergo che prenderà il posto di questo edificio:

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La proposta di delibera prevede (al punto 4) di “dare mandato ai competenti Uffici comunali per rendere compatibile, ove necessario, la strumentazione urbanistica vigente ai Programmi di Valorizzazione allegati”. Non sono quindi i programmi di valorizzazione che devono conformarsi alla strumentazione urbanistica vigente, ma quest’ultima che dovrà piegarsi all’accordo di “valorizzazione” economica dell’isola.

Al punto 2, la delibera prevede di “dare mandato al Vicesindaco di sottoscrivere l’Accordo di valorizzazione” allegato alla proposta, che a quanto ci consta non è stato reso pubblico. Senza pregiudizi o “sospetti” particolari, ci chiediamo se non sia opportuno renderne pubblici i contenuti in virtù dei principi generali contenuti nello Statuto comunale: Il Comune di Venezia agisce “con metodo democratico, secondo principi di partecipazione, trasparenza, solidarietà e programmazione”.

Nel caso in cui l’accordo di valorizzazione di cui abbiamo preso conoscenza, già siglato dal vice Sindaco Colle, dall’agenzia del Demanio e da Renata Codello per il Ministero dei Beni Culturali in data 22 dicembre 2015, non venisse reso pubblico in tempo utile e comunque con congruo anticipo rispetto alla sua discussione in Consiglio comunale, saremo noi a farlo su questa pagina e nei gruppi facebook delle associazioni promotrici dell’incontro del 30 gennaio, come contributo di trasparenza a una discussione che non può avvenire soltanto nelle segrete stanze, perché Sant’Andrea appartiene a noi tutti.

Sant'Andrea.jpg

“Il patrimonio culturale non può essere messo al servizio del denaro perché è un luogo dei diritti fondamentali della persona. E perché deve produrre cittadini: non clienti, spettatori o sudditi”.
Tomaso MONTANARI: Privati del patrimonio, Einaudi, 2015

Fonti normative:

Decreto Legislativo 28 maggio 2010, n.85

“Attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio, in attuazione dell’articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n. 42 “

pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 134 dell’11 giugno 2010

Articolo 5, commi 5 e 6:

5. In sede di prima applicazione del presente decreto legislativo, nell’ambito di specifici accordi di valorizzazione e dei conseguenti programmi e piani strategici di sviluppo culturale, definiti ai sensi e con i contenuti di cui all’articolo 112, comma 4, del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, lo Stato provvede, entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto, al trasferimento alle Regioni e agli altri enti territoriali, ai sensi dell’articolo 54, comma 3, del citato codice, dei beni e delle cose indicati nei suddetti accordi di valorizzazione.

6. Nelle città sedi di porti di rilevanza nazionale possono essere trasferite dall’Agenzia del demanio al Comune aree già comprese nei porti e non più funzionali all’attività portuale e suscettibili di programmi pubblici di riqualificazione urbanistica, previa autorizzazione dell’Autorità portuale, se istituita, o della competente Autorità marittima.

Ai consiglieri comunali della lista Brugnaro

paninipertuttiVenezia, 26 novembre 2015

Ai consiglieri comunali della maggioranza “fucsia” che in preda agli indomabili morsi della fame hanno fatto mancare il numero legale in Consiglio comunale oggi, impedendo che venissero votate tutte le mozioni a loro sgradite: grazie per averci dimostrato a qual punto sia dura la vita dei consiglieri comunali di maggioranza, e quanto conti per voi uno stomaco pieno. Abbiamo capito il messaggio:

la prossima volta vi portiamo noi i panini e gli hamburger, ma almeno finite il lavoro per cui siete pagati. Grazie!

Firmato

G25A

In diretta dal Consiglio comunale.. parte seconda

Il Consiglio comunale ha dunque approvato a maggioranza la delibera con cui autorizza il cambio destinazione d’uso (da residenziale ad alberghiera) richiesto da una società il cui amministratore unico (e unico socio) è il marito di una consigliera comunale, che è proprietaria delle unità immobiliari in questione e ne trarrà un beneficio economico in termini di maggior valore (plusvalenza) probabilmente vicino al 500% (semplice stima la nostra, tratta da operazioni simili già effettuate in zone di pregio comparabile, a Venezia). Qualunque sia la plusvalenza, il segnale “politico” non cambia.

Il Consiglio comunale ha infatti approvato la delibera nonostante il parere contrario della Municipalità di Venezia e malgrado le circostanze emerse nel corso del dibattito grazie ad una istanza di accesso agli atti del capogruppo M5S Davide Scano, le cui risultanze sono piuttosto imbarazzanti: in una città il cui bilancio comunale è sull’orlo del precipizio benché i turisti siano 30 milioni all’anno (e dovrebbero quindi rappresentare una fonte di entrate significativa) l’imposta di soggiorno versata alle casse comunali dalla società in questione è veramente poca cosa, rispetto alle decine di appartamenti gestiti, e mentre il numero di turisti aumenta ogni anno, l’importo versato da tale società alle casse comunali segue una curva inversa:

anno 2014: pernottamenti dichiarati 365, imposta di soggiorno 661 euro

anno 2013: pernottamenti dichiarati 384 imposta di soggiorno 742,8 euro

anno 2012: pernottamenti dichiarati 838 imposta di soggiorno 1.568 euro

Simile andamento è dato riscontrare se si analizzano i bilanci della società in questione, che evidenziano un fatturato in calo dell’11% rispetto all’esercizio precedente. La società ha chiuso gli ultimi due esercizi in perdita (20.000 euro circa nel 2014, 30.906 nel 2013) pur non essendo proprietaria degli appartamenti che gestisce (come si evince dal suo stato patrimoniale) e non dovendo quindi affrontare costi di manutenzione ordinaria o straordinaria, dato che si limita ad esercitare un’attività di intermediazione con riferimento a beni immobiliari di indiscutibile qualità e ottimamente posizionati, in zone di pregio e sicuramente appetibili per il suo “target” turistico, come ad esempio questi:

http://www.rentalinitaly.com/it/Venezia/appartamenti.html?data_da=2015-12-24&data_a=2015-12-31&num_persone=4&&ord_by=Category&sort_order=DESC&num_apt_per_page=10

A spiegare il risultato in perdita nei due ultimi esercizi non sono gli ammortamenti e non è il costo del personale, dato che la società ha solo due dipendenti, ma se è in perdita ci saranno dei validissimi motivi e non ci azzarderemo certo noi a trarne delle conclusioni affrettate. Ci limitiamo a osservare che in queste aride cifre, se veramente corrispondono alla realtà economica soggiacente, facciamo fatica a riconoscere l’immagine di “imprenditore di successo” che ci eravamo fatti, dopo aver letto le interviste alla stampa della consigliera comunale in questi giorni.

In attesa della prossima puntata, prendiamo atto del fatto che il Consiglio comunale ha oggi approvato la richiesta presentata da tale società a beneficio di una consigliera comunale e ci congratuliamo con lei per la plusvalenza conseguita.

Ca'Loredan

In diretta dal Consiglio comunale: parte prima

  1. Immaginiamo che.. il tasso di occupazione medio degli alberghi a Venezia nel 2014 fosse pari al 77,3%
  2. immaginiamo che.. il tasso di occupazione per una società specializzata nella locazione di appartamenti ai turisti sia invece stabilmente inferiore al 4%, dato desunto dalla tassa di soggiorno versata nelle casse comunali dalla società medesima e ottenuto con apposita istanza di accesso agli atti grazie alla tenacia di un consigliere comunale. Se quel dato è veritiero e quella società fa tanta fatica a riempire le case di turisti, perché non provano ad affittare a famiglie normali, anziché chiedere altri alberghi? Magari otterrebbero un tasso di occupazione molto più remunerativo di quello che dichiarano (indirettamente) versando la tassa di soggiorno.. o la spiegazione logica magari è un’altra?
  3. Immaginiamo che quella società sia la stessa che ha introdotto la richiesta di cambio destinazione d’uso a beneficio della consigliera comunale il cui marito ne è amministratore unico, per trasformare altre tre case in alberghi.
  4. Immaginiamo che il Consiglio comunale chiamato a votare la delibera in favore di quella consigliera non fosse al corrente di quanto sopra esposto, mentre conosce benissimo la difficile situazione di bilancio in cui versano le casse comunali.. situazione talmente critica che il Sindaco, dopo aver confermato i tagli della gestione commissariali e gli aumenti tariffari, ha anche ipotizzato di vendere alcuni gioielli di famiglia fra cui un quadro di Klimt:

klimt-judith2--salome-1909Immaginiamo ancora che la diretta in webstreaming del Consiglio comunale, già priva di video fin dall’inizio, proceda ad intermittenza rendendone la comprensione impossibile e si interrompa misteriosamente perdendo anche l’audio proprio quando quella delibera viene messa in dicussione, e il consigliere Davide Scano (capogruppo del M5S in Consiglio comunale) si appresta ad esporre le risultanze della sua istanza di accesso agli atti, ottenute stamattina.. dobbiamo credere alle coincidenze?

“Per problemi tecnici il video non sarà disponibile ma si potrà seguire lo streaming in audio” – annunciava la pagina del Comune ad inizio seduta.. e quando si è arrivati al punto 3 dell’ordine del giorno (quello della delibera in questione) è stranamente sparito anche l’audio. Troppi accessi simultanei? Non vogliamo nemmeno pensare che sia una cosa voluta, ma il risultato non cambia e se fosse un risultato voluto..

contro questo maldestro e gaglioffo tentativo di CENSURA, fate sapere quanto sta accadendo in Consiglio comunale oggi. Fatelo sapere, su tutti i canali!

Consiglio comunale 5 novembre, vogliamo rinsavire?

Cari consiglieri comunali,

sui cambi di destinazione d’uso domani avete un’ultima occasione di invertire la tendenza che sta uccidendo Venezia, perché rende irreversibile la trasformazione delle case in alberghi. L’occasione è propizia e dovreste saperla cogliere, dato che quella delibera “urgente” con cambio di destinazione d’uso andrebbe a beneficio diretto di una consigliera comunale, che si era guardata bene dal segnalarvi la cosa.

Ci sono situazioni in cui chi è stato eletto dalla cittadinanza deve avere il coraggio di ignorare gli ordini di partito e rispondere soltanto alla propria coscienza. Se non avrete quel coraggio nemmeno domani, la battaglia si sposterà fuori da Palazzi che non ci rappresentano più. Non aspettateci in via Palazzo a Mestre per il Consiglio comunale che si riunisce domani, giovedì 5 novembre: non faremo gazzarra né schiamazzi in aula, non è il nostro stile.

Se voi sarete sordi facendo quadrato come una “casta” indifferente, rispetto allo scandalo creato dalla vicenda, anziché cambiare rotta come potete ancora fare con il voto di domani.. sappiate che allora anche noi “faremo quadrato” e saremo ovunque, saremo in tanti, quando meno ve lo aspettate e dove meno ve lo aspetterete. Nelle forme più incruente e creative, con le modalità gandhiane che abbiamo fatto nostre, per sbugiardare la vostra ipocrisia in mondovisione.

3novembre2015(Copyright: Corriere della Sera 3 novembre 2015, articolo Gloria Bertasi ed Elisa Lorenzini)

Abbiamo cercato di capire il punto di vista altrui, come sempre facciamo: in questi giorni abbiamo letto le interviste rilasciate ai giornali dalla diretta interessata. Al capitolo “etica”, la consigliera comunale in questione dichiara al Corriere che:

Io nel privato non posso gestire il mio patrimonio per il bene della comunità”.

Benissimo, ineccepibile, ma allora perché candidarsi in Consiglio comunale, dove l’unica bussola dovrebbe essere proprio il bene della civitas? L’ha ordinato il medico? Nulla le vieta di tornare a “fare vino” e affari immobiliari, nessuno si permetterebbe più di giudicare l’incoerenza (e i conflitti di interesse) fra la sua vita politica e quella imprenditoriale.

Sostiene ancora di essersi rivolta agli uffici comunali “come qualsiasi cittadino“, come se gli uffici comunali non ne conoscessero il ruolo politico e l’influenza che i “politici” in generale possono esercitare sulle loro carriere in caso di diniego eventuale, in una congiuntura in cui ai dipendenti comunali è stato tagliato quasi tutto e molti dipendono dal surplus di stipendio generato dalle “posizioni organizzative”, per arrivare a fine mese. Afferma anche che “ne ho parlato con gli uffici, da due anni li frequento spesso“. Come qualsiasi cittadino? Beata lei.

Chicca finale della consigliera: “è assurdo che non si possa fare il proprio lavoro da imprenditore in trasparenza e serenità se si ha un ruolo politico” – sostiene nell’intervista che pubblichiamo in calce. “Trasparenza”? Ma allora perché far presentare la richiesta (PG/2015/0052765 del 4 febbraio 2015) da una società di nome Rentalinitaly, dove il suo nome ovviamente NON appare pur essendo SUOI gli appartamenti di cui chiede il cambio di destinazione d’uso che ne triplicherebbe o quintuplicherebbe il valore? Per appurare che socio unico e amministratore unico della società è il coniuge della consigliera comunale abbiamo dovuto effettuare una visura camerale. La trasparenza sarebbe questa?

3novembre2015 II(Copyright: Corriere della Sera 3 novembre 2015, intervista Monica Zicchiero)

Appeilo ai consiglieri comunali:

Molti di voi sono stati eletti con promesse solenni di discontinuità rispetto al passato, nella lista di un candidato Sindaco che prometteva “30.000 nuovi residenti”. Approvare quella delibera sarebbe forse un segno di discontinuità con le pratiche del passato? In che senso potrebbe facilitare l’arrivo di nuovi residenti, dato che la destinazione alberghiera sottrae spazi ulteriori alla residenzialità attuale o potenziale? Fatevi in coscienza questa domanda, prima di votare.

Un’ultima annotazione, prima del voto: non c’è nulla di personale in questa battaglia civica. Altrettanto faremo ogni qual volta gli interesssi personali di un mandatario politico (di maggioranza o di opposizione che sia) dovessero emergere in delibere sottoposte al Consiglio comunale, nei prossimi mesi. A questa vicenda siamo particolarmente sensibili per il suo valore emblematico, e i motivi li abbiamo illustrati ben prima di sollevare il “caso Locatelli” che ne è diventato il simbolo:

https://gruppo25aprile.org/category/fenice-un-gruppo-allopera/

e

https://gruppo25aprile.org/2015/10/01/linsostenibile-leggerezza-dellessere-veneziani/

Per il G25A

Il portavoce

Venezia, 4 novembre 2015

Consiglio comunale 29 ottobre: i piedi sulla città?

Nel film « le mani sulla città », il grande regista Francesco Rosi denunciava i meccanismi della speculazione immobiliare e della corruzione politica che stavano cambiando volto all’Italia. Nel caso di Venezia si potrebbe agevolmente girare un film e intitolarlo « i piedi sulla città » : 60 milioni di piedi che ogni anno solcano i nostri masegni, secondo i dati ufficiali dell’Annuario del turismo edito dal Comune, creando una pressione ormai insostenibile sul tessuto urbano, ambientale e sociale di Venezia in un crescendo senza fine che è ormai fonte di inquietudine anche per l’UNESCO e potrebbe presto portare questa città patrimonio dell’Umanità (e non dell’Umana Spa) nella lista dei siti a rischio, ad opera dell’apposito Comitato che si riunirà a giugno del 2016.

60 milioni di piedi (che calzino infradito o tacchi a spillo poco importa) in una città ormai stabilmente scesa sotto la soglia dei 60.000 abitanti, in un rapporto di mille piedi per abitante, con un paradosso apparentemente inspiegabile : un bilancio comunale in difficoltà nonostante tutti i dolorosi tagli della gestione commissariale, che per il terzo anno consecutivo si avvia a sforare il patto di stabilità malgrado la manna apparente di tutti quei turisti che – come ci dicono – sono una benedizione del Signore mentre (paradosso dei paradossi) molte attività commerciali continuano a chiudere e il valore di avviamento di quelle esistenti continua a diminuire, vittima di un turismo di massa divenuto incompatibile con il turismo di qualità che genera ben altro indotto, ma per definizione tende a scansare i luoghi devastati da quello di massa e che quindi rischiamo di perdere, come dimostrano i commenti di molti osservatori stranieri.

Nella vita bisogna saper scegliere e per Venezia è giunto il tempo delle scelte. Le linee programmatiche 2015-2020 che il Consiglio comunale si appresta a discutere nella seduta del 29 ottobre potevano e dovevano essere l’occasione per affrontare questo paradosso, avviando almeno una seria discussione sulle scelte strategiche necessarie per invertire la tendenza allo spopolamento (e scegliere su quale tipo di turismo “puntare”) a maggior ragione se si considera che fra le promesse del Sindaco in carica c’era quella di « 30.000 nuovi residenti ». Nessuno di noi si aspettava di vederli arrivare in tre mesi, ma a più di quattro mesi dalle elezioni sarebbe lecito attendersi almeno un’indicazione del « come » mantenere le promesse elettorali ; per la cronaca, il contatore dei residenti ha invece registrato una perdita ulteriore di 300 unità, nei primi 3 mesi di mandato della nuova Giunta comunale. Sulla regolamentazione dei flussi turistici le proposte della società civile e del mondo imprenditoriale non mancano, ma di nessuna abbiamo trovato traccia nelle linee programmatiche che verranno discusse dal Consiglio comunale, luogo per eccellenza deputato a discutere di scelte strategiche come questa.

Nell’introduzione alle Linee Programmatiche 2015-2020, tuttavia, è scritto che si tratta di « un progetto continuamente in divenire, aperto ai contributi e alle integrazioni che i corpi intermedi della societàcivile e i singoli cittadini vorranno continuare a farci arrivare, perché la democrazia è partecipazione ». Nel rallegrarci per questo segnale di apertura, come piattaforma civica abbiamo quindi elaborato il documento qui allegato, e su questa base siamo pronti a confrontarci con il Sindaco e la sua Giunta nell’ottica di democrazia partecipata che a parole almeno è stata annunciata. Sui singoli temi lavoriamo da mesi e saremo in grado di integrare le osservazioni di sintesi con un’analisi dettagliata e documentata delle soluzioni proposte.

Venezia, 28 ottobre 2015

Il Gruppo25Aprile

VeniceRoofs

Allegato 1 :

Osservazioni sull’impianto complessivo delle « Linee Programmatiche 2015-2020 »

Le linee programmatiche 2015-2020 dovrebbero offrire una strategia e una visione di insieme della Venezia che vogliamo di qui al 2020; di tale strategia o visione di insieme non vi è traccia apparente, che non sia quella di una sorta di eutanasia programmata della città d’acqua, ai cui residenti non resterà che un futuro di sudditanza assoluta rispetto alle esigenze della monocultura turistica, per la gioia della speculazione che vede crescere il valore a metro quadro di ogni immobile che da residenziale si trasforma in albergo o residenza turistica.

Quella che traspare dal documento è una città al servizio di porto, VTP, aeroporto e tour operators (cinesi in particolare, con un potenziale già stimato in 400 milioni di arrivi) in un ribaltamento di ruoli deleterio perché privo di contrappesi o freni inibitori, volto a massimizzare i flussi turistici anziché razionalizzarli a profitto di un turismo di qualità e della città stessa, che ne diventa mero “contenitore” (capitolo 7: infrastrutture, sono tutte al servizio dei vettori che potranno in quel modo convogliare a Venezia masse crescenti di turisti).

Siamo seduti su una miniera d’oro (Venezia), ma come in certe colonie di altre epoche, la miniera verrà sfruttata in modo tale che i proventi finiscano altrove, e pazienza se mercurio e cianuro avranno nel frattempo ammorbato l’aria e l’acqua. Qual è il contributo di porto, aeroporto e VTP al bilancio comunale? Zero. E allora perché perseguire una politica di grandi opere (allargamento aeroporto e stazione marittima, scavo del Vittorio Emanuele, alta velocità da Mestre all’aeroporto) senza contropartite per la città che ne subirà i disagi? Se vogliamo parlare di strategia, il punto di partenza dev’essere la consapevolezza che i nostri problemi sono collegati fra loro e in particolare :

  1. La pressione turistica, in un rapporto di causa a effetto ormai evidente, continua a espellere residenti, negozi di vicinato e attività artigianali, senza nemmeno portare a benefici tangibili per il bilancio comunale. L’IVA percepita su quel fiume di denaro in “transito” viente integralmente versata allo Stato, così come le tasse portuali e quelle di ancoraggio, mentre l’imposta di soggiorno (l’unica che finisce nelle casse comunali) paradossalmente colpisce soltanto il turismo più stanziale e sostenibile. La razionalizzazione dei flussi turistici (adottando una almeno delle proposte già sul tavolo, che potrebbero essere sottoposte ad analisi comparata in termini di costi/benefici) potrebbe invece generare le risorse necessarie a riportare in equilibrio il bilancio comunale (rapporto fra entrate e spese correnti) e finanziare una politica per la casa nella Venezia insulare, che è totalmente assente nelle linee programmatiche: queste parlano soltanto di un censimento già realizzato due anni fa, come se non fosse mai stato fatto. Nulla si dice della necessità di completare almeno quanto già avviato – esempio, gli appartamenti alle Conterie a Murano – e del come ristrutturare/restaurare le 600 unità immobiliari vuote e/o inagibili.
  2. Fra gli argomenti NON affrontati dalle linee programmatiche, una seconda lacuna ci sorprende in modo particolare: il trasporto acqueo che è ormai al collasso, in una città dove ogni giorno si riversano, per motivi di lavoro, decine di migliaia di pendolari in aggiunta ai flussi turistici ormai incontrollati; eppure tali flussi generano introiti notevoli per l’ACTV, che avrebbe dovuto reinvestirli nel rinnovo di una flotta ormai vetusta, inquinante e totalmente inadeguata rispetto alla domanda. Si è preferito spremere la flotta come un limone (con il prezzo dei biglietti a 7,5 euro per i non residenti) reinvestendo i profitti altrove? Ora di cambiare rotta perché la situazione sta diventando insostenibile, come dimostrato dai sempre più frequenti guasti meccanici a bordo. Della lotta al moto ondoso poi non abbiamo trovato traccia, nel documento, eppure è uno dei problemi che rischia di finire (anche) nel mirino dell’UNESCO, per le conseguenze che comporta sul nostro patrimonio architettonico.
  3. Trovare casa a Venezia è condizione necessaria ma non sufficiente, se i redditi da lavoro delle persone che ci vivono sono insufficienti per poter restare in città; come gruppo abbiamo sempre insistito sul binomio casa/lavoro. Creare posti di lavoro è stata una delle prime promesse del futuro sindaco Brugnaro in campagna elettorale. Essa riguarda sia la terraferma che la città insulare. Di seguito ci occupiamo della creazione di posti di lavoro nella città insulare per le sue caratteristiche speciali rispetto a tutte le altre città venete, italiane ed europee. Noi proponiamo la creazione di posti di lavoro in settori non collegati, né direttamente, né indirettamente al turismo; ciò al fine di evitare quella totale dipendenza di Venezia dal turismo e di creare attività produttive alternative in settori che tengano conto della fragilità della Venezia insulare. La conditio sine qua non è quella di bilanciare tramite esenzioni fiscali i maggiori costi di gestione di qualsiasi attività produttiva nella Città insulare; ovviamente tutto nel rispetto della normativa europea che vieta gli aiuti di stato, aiuti intesi come sovvenzioni, esenzioni fiscali, agevolazioni di qualsiasi tipo, anche non in denaro, che distorcerebbero la libera concorrenza europea. In attesa di arrivare al grande obiettivo del riconoscimento di una specialità di Venezia a livello europeo attraverso l’art 107 del Trattato di Lisbona, obiettivo che vorremo vedere riconosciuto nel Programma di governo di Venezia, la strada è quella dell’utilizzo della deroga a questa normativa che si chiama “aiuti de minimis”. Questa deroga prevede la possibilità di aiutare fino a 200.000 euro in tre anni le imprese. Da calcoli fatti con Comune, Eurosportello e Camera di Commercio, le imprese “insulari” non collegate alla attività turistica che potrebbero beneficiarne attirandone di nuove e incrementando il numero dei posti di lavoro sono circa 5.000 (vedo documento Unioncamere: allegato 2). Questo come obiettivo di breve termine per invertire la tendenza; nel medio termine, rilanceremo inoltre la proposta di una zona franca (con esenzione fiscale per tutte le imprese che creano o mantengono posti di lavoro non collegati al turismo). Dove? Per non ripetere gli errori commessi dal Governo nazionale con la vicenda degli sgravi contributivi (vicenda kafkiana che sta portando alla restituzione di tali sgravi maggiorati di interessi), la zona franca andrebbe circoscritta alla Venezia insulare, riservandola a feterminate tipologie di attività produttive e artigianali che ancora esistono o possono essere create, con le conseguenti ricadute occupazionali in quello spazio vasto che è l’arsenale e nelle isole dove ancora esistono realtà manifatturiere e artigianali, la cui sopravvivenza è sempre più a rischio.
  4. La “miniera d’oro” chiamata Venezia genera un fatturato di 10 miliardi all’anno, imposte pari a 3 miliardi circa e un residuo fiscale (differenza fra imposte riscosse e servizi o trasferimenti statali, inclusi quelli per il MoSe) pari a un miliardo di euro all’anno. I margini di manovra per un negoziato con lo Stato centrale ci sarebbero, con queste premesse. Qualcuno potrebbe obiettare che lo Stato italiano non accorderebbe mai alla Venezia insulare una zona franca, per il precedente che potrebbe creare rispetto ad altre zone insulari? Per conoscere la risposta occorre proporlo, cosa che non è stata mai fatta.. ma la cosa più grave è che di zone franche le linee programmatiche parlano eccome, in un senso completamente diverso : quello di una zona franca doganale da allargare in terraferma, per facilitare il commercio con i Paesi extra UE (gli unici ancora soggetti a dazi doganali). Quali posti di lavoro si possono creare, e quanti se ne distruggono, con una zona franca di quel tipo ? Altri scaricatori di porto, per le merci in arrivo dalla Cina ? Sono quelli i posti di lavoro di cui abbiamo bisogno, a Venezia ?
  5. Oltre al rifinanziamento della Legge speciale, su cui bene fa il Sindaco a puntare i piedi perché è un atto dovuto per la manutenzione ordinaria, si potrebbe anche ragionare su un “reddito di guardiania” (o di cittadinanza, intesa però come residenza a tempo pieno) da finanziarsi con i proventi del turismo o con parte dell’IVA da trattenersi sul territorio (le ipotesi fin qui discusse con i sottosegretari all’economia a livello di ipotesi produrrebbero un gettito di 20 milioni di euro all’anno).
  6. Quello che va assolutamente ribaltato, in ogni caso, è il rapporto di sudditanza che traspare dalle linee programmatiche così come sono attualmente strutturate: per riequilibrare il rapporto di forze con il meccanismo di pesi e contrappesi che è la grande conquista delle democrazie liberali avanzate, ognuno faccia il suo mestiere ! Fermo restando che le società per azioni sono costituite a fine di lucro e il lucro da perseguire è quello degli azionisti, il ruolo di un Sindaco è quello di far valere le ragioni della civitas (i cittadini), e non di spolparla (svuotandola dei suoi abitanti) per poi gettarne la carcassa in pasto agli avvoltoi che volteggiano in cerca di preda.

TurismoVenezia

Allegato 2: Documento Unioncamere

Oggetto: ipotesi di quantificazione del finanziamento da richiedere al Governo italiano per la compensazione dei maggiori costi delle imprese di Venezia insulare

DATI SULLE AZIENDE DI VENEZIA INSULARE

La Camera di Commercio e l’Unioncamere hanno ottenuto il file dell’elenco delle aziende con sede nella Venezia insulare. Sono circa 12.000.

LE AZIENDE SU CUI CONCENTRARE GLI INCENTIVI

Ipotizzando di selezionare le aziende che potranno avere accesso agli incentivi sulla base della classificazione ATECO (attività manifatturiere e servizi, escluse tutte le attività legate al turismo), le aziende da considerare sono circa 5.000.

LA QUANTIFICAZIONE DELLA RICHIESTA AL GOVERNO

Volendo quantificare la richiesta da rivolgere al Governo per la copertura finanziaria di tali incentivi, possiamo utilizzare come punto di riferimento il tetto “de minimis” di 200.000 Euro (previsto nella nuova proposta) su tre anni.

Così facendo, l’ammontare totale risulta il seguente:

5.000 x 200.000 Euro= 1.000.000.000 Euro

1.000.000.000: 3 anni = 333.333.333 Euro (333 milioni di Euro) all’anno

Gli sgravi contributivi contestati dalla Commissione europea e concessi dal Governo italiano alle aziende di Venezia e Chioggia nel periodo 1995/1997 ammontano a 37,7 milioni di Euro

La cifra di 333 milioni di Euro è piuttosto elevata, anche considerando che alcune aziende avranno già usufruito di parte di essa e che, in base all’esperienza dell’Unioncamere, non tutte le aziende ammissibili ne fanno uso. Però serve per capire che probabilmente non c’è bisogno di chiedere deroghe specifiche per Venezia in quanto le possibilità concesse dalla ”de minimis” sono sufficienti.

FORMA DELL’AIUTO

Gli sgravi fiscali (vedi proposta di legge presentata da Unioncamere) sono la forma più snella, economica e semplice da gestire in quanto richiedono solo un lavoro di controllo delle dichiarazioni (dichiarazioni dei redditi e dichiarazioni de minimis) fatte dalle aziende.

Diversamente, la gestione di sovvenzioni implica la creazione di un ufficio presso Comune e/o Camera di commercio esclusivamente dedicato alla assegnazione, gestione e controllo delle stesse.

CONDIZIONE PER LA CONCESSIONE DEGLI INCENTIVI

Anche se la de minimis può essere concessa in modo incondizionato, si possono individuare delle condizioni che le aziende devono soddisfare per poter godere degli incentivi.

Tali condizioni possono essere legate all’obiettivo di premiare le aziende che fanno innovazione, ricerca e sviluppo o supportare quelle che si devono adeguare a norme ambientali restrittive, ecc. ecc.

NB l’importo massimo utilizzabile nel triennio corrisponde grosso modo al residuo fiscale che Venezia accumula in media ogni anno, nei confronti dello Stato italiano.

Ca'Loredan

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