Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

Archivi per il mese di “Maggio, 2014”

Poveglia: la risposta del Demanio

16 maggio 2014. Riceviamo e volentieri ospitiamo la risposta dell’Agenzia del Demanio alla nostra lettera aperta del 14 maggio:

Agenzia_Demanio

Con riferimento alla procedura on line di vendita, ad offerta libera, della proprietà superficiaria dell’isola di Poveglia per la durata di anni 99, l’Agenzia del Demanio comunica che in data 13 maggio si è chiusa l’ultima fase di rilanci telematici.
Il miglior offerente è risultato essere la Società Umana SpA con il prezzo di € 513.000.
Come previsto dall’avviso di vendita, l’Agenzia del Demanio, nel termine di 30 giorni dalla chiusura della procedura, si riserva di valutare la convenienza economica a contrarre al maggior prezzo offerto.
La Società Umana SpA, nel termine previsto, riceverà comunicazione circa l’esito della valutazione.
Paola Cambria
Portavoce Agenzia del demanio

Quanti siamo, e chi siamo?

La ragion d’essere di questo gruppo l’abbiamo spiegata nella nostra prima lettera: siamo la Venezia che non si arrende, quella che nelle sue isole ha trovato (o ritrovato) un’armonia e un senso civico altrove perduti, quella che qui intende restare e quella che qui vorrebbe tornare, se solo venissero ricostituite le condizioni minime (casa e lavoro, in primis) che in passato non erano mai mancate. Quanti siamo? Il dato attuale lo troverete alla fine di questa pagina. Negli ultimi 12 anni abbiamo perso (fra Venezia e isole minori) quasi 10.000 residenti, 100.000 ne abbiamo persi rispetto al “picco” storico degli anni 50, ed è questo che ci preoccupa, in una città costruita per dare da vivere a 150.000 abitanti (la “capacità” teorica del patrimonio abitativo esistente, che coincide anche con la media storica sul lungo periodo).

VeniceRoofs

Certo, il numero dei residenti non coincide con quello degli utenti che dal suo “stato di salute” ( e da quello dei suoi servizi) dipendono: a Venezia ci sono anche studenti (23.811, nell’anno accademico 2012-2013), seconde case (16.000 circa) e tantissimi pendolari che ogni giorno (alzandosi all’alba) attraversano il ponte della libertà perché a Venezia hanno il loro lavoro, ma sempre più spesso è un lavoro che non è retribuito a sufficienza per poter vivere a Venezia; in numeri più contenuti, abbiamo anche il fenomeno opposto: quello dei veneziani che lavorano altrove (per scelta o per necessità) perché in una città dominata dalla monocultura turistica è soltanto “altrove” che possono esercitare un’attività professionale consona agli studi intrapresi, o semplicemente perché è l’unico modo per pagare le rate di un mutuo per abitazioni che (a Venezia) sono decisamente più care che altrove.

A tutti loro ci rivolgiamo, perché interesse di tutti è avere vaporetti che funzionano, uffici pubblici che siano anche “aperti al pubblico”, negozi di prossimità, un ospedale di eccellenza e altre cose ancora: quelle che rendono una città vivibile. Chiediamo troppo?

Puntadogana

Il gruppo25aprile è anche un gruppo Facebook. Volete aderire? Ci trovate qui:

https://www.facebook.com/groups/Gruppo25aprileVenezia/

In questa sezione (“i nostri dati”) pubblicheremo alcune statistiche utili per capire i problemi di questa città. Aride cifre? Forse, ma il vantaggio dei numeri è quello di fornire un parametro oggettivo, non manipolabile a seconda delle convenienze politiche. La statistica più importante (che su questa pagina intendiamo aggiornare regolarmente) è quella sulla popolazione residente, ed è da questa che vogliamo partire, con l’obiettivo di invertire la tendenza che da decenni vede il segno “meno”, ogni volta che confrontiamo il numero di residenti con quello dell’anno precedente.

Il “contatore” di Venezia in senso stretto (sestieri + Giudecca) è meritoriamente esposto dalla farmacia Morelli (in campo San Bortolo), ad iniziativa del gruppo venessia.com; quello che “inauguriamo” oggi comprende invece tutte le isole che con i sestieri storici condividono la condizione insulare (e il cui insediamento umano, come nel caso di Torcello e Malamocco, è addirittura anteriore alla fondazione di Venezia). Dal punto di vista amministrativo, questo territorio coincide con quello di due delle 6 municipalità in cui è stato suddiviso il Comune unico di Venezia-Mestre, in omaggio (più simbolico che reale) alle esigenze di decentramento amministrativo che in questa realtà “anfibia” sono particolarmente sentite, perché diversi sono i problemi da affrontare nelle due realtà (quella di terra e quella d’acqua). Pronti per i dati? Eccoli:

Popolazione residente al 12 maggio 2014, suddivisa per municipalità

VENEZIA INSULARE (Venezia Murano Burano): 64.826;

VENEZIA LITORALE (Lido e Pellestrina): 20.836;

Totale città d’acqua: 85.662 residenti.

Totale municipalità di TERRAFERMA: 179.832

Fonte dei dati: Comune di Venezia – Anagrafe della popolazione residente.

Siete interessati a seguire l’evoluzione demografica dei prossimi mesi? Questo dato verrà aggiornato ogni settimana, e pubblicato qui:

Quanti siamo?

Se ad interessarvi è invece soltanto il totale dei sestieri + Giudecca, il contatore di venessia.com è consultabile qui:

http://www.venessia.com/contatore.htm

Poveglia. La nostra lettera aperta al Demanio

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Con riferimento all’esito del bando di gara (invito pubblico ad offrire) relativo all’isola di Poveglia, il gruppo 25 aprile:

– premesso di aver sottoscritto (da posizione distinta e autonoma) il fondo di scopo appositamente creato dall’associazione “Poveglia per tutti”;
– essendo fermamente convinto che la salvaguardia di Venezia e della sua laguna passa anche dalla difesa delle sue isole minori;
1) esprime perplessità sulla congruità del miglior prezzo offerto per la proprietà superficiaria (della durata di 99 anni) del compendio immobiliare denominato Isola di Poveglia e Ottagono;
2) sottolinea la sua preoccupazione per l’assenza di indicazioni in merito all’uso del bene demaniale da parte del miglior offerente, la cui identità è stata resa nota in data 13 maggio, alla luce di quanto già avvenuto in altre situazioni (scuola grande della misericordia);
3) confida nella competenza e integrità della commissione che dovrà ora pronunciarsi sulla congruità del prezzo offerto;
4) senza pregiudizio o preclusione alcuna nei confronti delle persone fisiche o giuridiche offerenti, ritiene che tale valutazione non possa prescindere dall’interesse storico e architettonico dell’isola di Poveglia e dall’interesse pubblico alla fruibilità di tale patrimonio, già appartenente alla Repubblica di Venezia, che lo Stato italiano ha acquisito in virtù del principio di successione fra Stati (norma di diritto internazionale consuetudinario) al pari di molti altri compendi immobiliari;
5) nelle more dell’aggiudicazione eventuale, invita il Demanio (civile e militare) nelle sue varie articolazioni a farsi carico delle sue responsabilità in relazione a questo e ad altri beni immobiliari ubicati nella laguna di Venezia (ad esempio: fortezza di Sant’Andrea), al fine di evitare il ripetersi di situazioni come questa di Poveglia, in cui la “dismissione definitiva da parte del Ministero della Sanità nel 1979 con la conseguente rovina dei fabbricati, mai più utilizzati”, si pone in evidente contrasto con la tutela del bene comune che lo Stato è tenuto a perseguire. In relazione a questo ed altri beni demaniali dello Stato, il Gruppo 25 aprile auspica inoltre la piena applicazione del federalismo demaniale, nei limiti e nelle forme della legislazione applicabile ( “de jure condito” e “de jure condendo”).

Venezia, 14 maggio 2014

Perché questa lettera? I fatti, in sintesi:

Cosa sta succedendo? Succede che per fare cassa, il demanio dello Stato italiano ha deciso di alienare alcuni beni della collettività fra cui l’isola della foto, mettendoli all’asta. Base d’asta: zero euro (!) con il rischio concreto che un’isola a noi cara finisca per pochi spiccioli in mano all’ennesima speculazione immobiliare, con benefici scarsi o nulli per le casse dello Stato che si dice di voler risanare (e questo sarebbe veramente il colmo). Per evitare che questo accada, un gruppo di cittadini ha creato un’associazione (“Poveglia per tutti”) che ha aperto una campagna di sottoscrizioni per partecipare all’asta.

Il gruppo 25 aprile (che riunisce più di 180 persone) ha aderito alla sottoscrizione con qualche decina di quote individuali da 99 euro e una quota collettiva intestata al gruppo. La sottoscrizione “Poveglia per tutti” ha permesso di raccogliere una somma superiore ai 400.00 euro, significativa (anzi straordinaria, visti i tempi ristrettissimi) ma non sufficiente a superare l’offerta presentata da un imprenditore che per l’isola di Poveglia (e l’ottagono adiacente) ha offerto 513.000 euro. Chiusa la seconda fase dell’asta (in data 13 maggio), la parola spetta ora alla “commissione di congruità” demaniale che avrà un mese di tempo per pronunciarsi sulla congruità dell’offerta; è il motivo per cui il gruppo 25 aprile ha scritto questa lettera aperta al Demanio, alla quale daremo (e vi preghiamo di dare) la più ampia diffusione.

A presto su queste pagine e/o sulla nostra pagina facebook:

https://www.facebook.com/groups/1499740350248934/

 

Notre appel du 25 avril 2014 (versione française)

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Le 25 avril est le jour qui célèbre les douze derniers siècles de Venise placée sous le patronage de Saint Marc (San Marco), ainsi que l’anniversaire de la libération de l’Italie, il y a plus de soixante ans. C’est une date qui nous est particulièrement chère à nous, Vénitiens, et tandis que nous aimerions célébrer cet anniversaire, nous ne pouvons nous empêcher de nous demander comment nous le pourrions ? Quand une telle ville, unique, génère des revenus si vertigineux, et que cette richesse s’en va ailleurs alors que les coffres de la ville restent assurément vides, qu’y a-t-il à célébrer ?

Pendant des siècles, la ville de Venise a fourni maison et refuge à 150 000 habitants. Au cours des dernières années cependant, le nombre d’habitants est passé sous le seuil des 57 000 résidents, et, malheureusement, Venise continue de perdre ses citoyens à raison d’un millier par an. Sans aucun signe qui suggérerait un renversement de cette tendance inquiétante, il ne peut être question de célébration.

Au lieu de cela, on ne peut que se retrousser les manches et se demander :

« Où nous sommes-nous trompés ? »

« Comment pouvons-nous changer cela avant qu’il ne soit trop tard ? »

Et, peut-être le plus important : « Combien de temps reste-t-il avant que soit atteint le seuil critique qui conduirait à la fermeture de notre hôpital et des écoles pour nos enfants? »

À ceux qui souhaitent assurer un avenir à cette ville – une ville au passé si riche – nous demandons d’apporter des idées judicieuses et viables sur ces quelques points qui devraient tous nous unir, au-delà des frontières politiques, et de donner voix à des propositions raisonnables et des solutions concrètes, loin de l’arrière-boutique du bavardage habituel.

Le « statut spécial » de Venise est déjà reconnu en partie par une loi particulière dont les changements font encore aujourd’hui l’objet de débats au Sénat. Nous devons mettre à profit ce moment pour présenter des propositions concrètes à tous ceux qui sont impliqués, et ne pas gaspiller cette chance inespérée. Un vrai « statut spécial » pour Venise permettrait de tenir compte des besoins spécifiques et uniques de cette ville insulaire, notamment en lui permettant de retenir sur place la majorité des taxes générées par l’économie locale, de sorte qu’elles puissent être utilisées pour soutenir les services locaux, et inciter les citoyens et les entreprises à vivre et travailler dans la ville lagunaire. En outre, nous appelons à l’examen d’avantages fiscaux pour les artisans et les producteurs similaires à la « zone franche » mise en place par d’autres pays européens dans leurs propres régions insulaires, visant tous à raviver et préserver cette identité vénitienne unique.

Dans les prochains mois, nous présenterons publiquement nos propositions sur ​​les questions qui sont vitales pour nous tous. Si nos idées sont dignes d’intérêt, nous espérons qu’elles trouveront l’élan pour influencer les élections municipales de 2015.

Dans la poursuite de cette démarche, nous devons choisir si nous voulons encore remettre les clefs de cette ville à ceux qui voudraient l’utiliser simplement comme une toile de fond en papier mâché. En cela, nous devons comprendre et communiquer que la vraie richesse de Venise est d’être une civilisation en elle-même, née de et sur ​​l’eau, unique de par son histoire si spécifique, ses traditions, ses habitants et leur mode de vie. Pour cette raison, nous sommes du même coté de ceux qui veulent se recentrer sur le tourisme de qualité qui peut être à la fois durable et rentable, même à long terme, tout en prenant soin de ce qui fournit à Venise son allure : son histoire, ses traditions et, surtout, sa population.

Si nos idées se répandent comme nous le souhaitons, le 25 avril 2015 sera l’occasion de célébrer une nouvelle « libération » de Venise (et de Mestre), débarrassée(s) des projets inadéquats et désuets qui ont longtemps ruiné notre vie et notre communauté en général. Et ce que nous espérons qui en ressortira, c’est la fierté retrouvée de vivre dans une ville où « San Marco » signifiera beaucoup plus que juste le nom d’un énième hôtel.

Signatures:

  1. Marco Gasparinetti
  2. Roberto “Bart” Scarpa,
  3. Giorgio Omacini,
  4. Sebastiano Giorgi,
  5. Alberto Baffa,
  6. Franco Filippi,
  7. Stefano Soffiato,
  8. Davide Bozzato,
  9. Paolo Lanapoppi,
  10. Massimo Tomasutti,
  11. Nicola Tognon,
  12. Lorenzo Greco,
  13. Marco Sitran,
  14. Simonetta Cordella,
  15. Matelda Bottoni,
  16. Giuliana Longo,
  17. Andrea Fasolo,
  18. Enrico Mancosu,
  19. Stefano Bravo,
  20. Manuel Tiffi,
  21. Vincenza Monica,
  22. Lorena Della Togna,
  23. Mauro Magnani,
  24. Davide Ubizzo,
  25. Ginevra Bottoni,
  26. Werner Roskosch,
  27. Bruno Politeo,
  28. Giovanni Vio,
  29. Mauro Dardi,
  30. Lucia Santini,
  31. Giuliana de Gobbis,
  32. Marco Vidal,
  33. Maurizio Zennaro,
  34. Gian Luigi Vianello,
  35. Mario Heinz,
  36. Saverio Pastor,
  37. Alberto Toso Fei,
  38. Cesare Peris,
  39. Paolo Valdisserri,
  40. Matteo Secchi,
  41. Elena Barinova,
  42. Jacopo Gottardo,
  43. Nicola Bergamo,
  44. Roberta Chiarotto,
  45. Cristina Seno,
  46. Robert Pjevalica,
  47. Luana Ghezzo Pivetta,
  48. Jaclyn Adamowicz Reding,
  49. Matteo Freschi,
  50. Marica Fabbro,
  51. Michela Scibilia,
  52. Barbara Rossi,
  53. Margherita Bravo,
  54. Nelli-Elena Vanzan Marchini (associazione Venezia Civiltà Anfibia)
  55. Davide Del Negro (associazione “i Giovani Veneziani”)
  56. Carla Sitran
  57. Kyvin Sant
  58. Laurie Hussissian
  59. Riccardo Domenichini
  60. Bruno Gorini
  61. Maurizio Del Maschio
  62. Ksenia Fedulova
  63. Giuliano Dalla Venezia
  64. Gianni Darai
  65. Walter Fano
  66. Gilberto Penzo
  67. Adriano De Vita
  68. Sergio Corduas
  69. Pieralvise Zorzi
  70. Alessandro Ervas
  71. Ermanno Ervas
  72. Cristina Marson
  73. Veronica Scarpa
  74. Alice Veronese
  75. Alessandro Bozzato

Da dove veniamo.. e dove vogliamo andare?

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Da dove veniamo? Da una tradizione millenaria di auto-governo (697-1797) e successivamente (perso lo status di Repubblica indipendente) di autonomie locali che si è interrotta soltanto negli anni 20: quando con due distinti decreti (e senza alcuna consultazione popolare) vennero aboliti i Comuni esistenti per farne un Comune unico, funzionale agli interessi dei gerarchi dell’epoca che stavano sviluppando il mega-progetto chiamato Porto Marghera. Fu in quel momento che Venezia venne invitata a voltare le spalle a quel mare da cui aveva tratto la sua ricchezza, e con il quale tuttora celebra ogni anno il suo “sposalizio”, nel giorno della Sensa; ma il futuro, si disse allora, era quello che si preparava nel petrolchimico “di là dal ponte”.

Dove vogliamo andare? Verso un Comune a statuto speciale (come “speciale” è la legge per Venezia e la sua laguna) che sia nuovamente padrone del suo destino, in grado di affrontare i suoi problemi specifici (come la mobilità acquea, che ha ben poco a che vedere con il trasporto su gomma) e finalmente capace di far valere la sua unicità di comunità lagunare (compresi i costi che questo comporta, per le attività produttive e per la residenzialità) in Italia e in Europa.

Dove ci porterebbe invece l’inerzia? Sul piano inclinato di una dicotomia perdente, che ormai è sotto gli occhi di tutti ed è quella fra una città bronx (Mestre) e una città museo (Venezia), unite da un ponte ma disunite su tutto il resto, perché la politica attuale pratica il vecchio “divide et impera”, utilizzando la prima come serbatoio elettorale (per poi dimenticarsene il giorno dopo le elezioni) e la seconda come semplice “esca” per investimenti e speculazioni i cui profitti finiscono altrove, anziché essere destinati alla manutenzione e alla sopravvivenza del corpus sociale di questa città unica al mondo. I residenti nella città-museo sono di troppo, in questo disegno? Si farà di tutto per farli traslocare “di là dal ponte” anche loro, come i 100.000 (centomila!) che li hanno già preceduti negli ultimi 50 anni, prendendoli per stanchezza (come? con il costo della vita alle stelle, il trasporto acqueo al collasso, la trasformazione delle case in alberghi, la mancanza di opportunità di lavoro che non siano quelle legate alla monocultura del turismo di massa). A meno che..

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..a meno che Venezia non riprenda in mano il suo destino, e Mestre non si riappropri del suo, ognuna eleggendo i suoi rappresentanti in Consigli comunali distinti, anziché trastullarsi con il finto decentramento di “municipalità” ricche di poltrone per gli allocchi ma prive di poteri reali: “meno poltrone e più poteri reali”, è la chiave di volta della nostra proposta.

Sarà difficile? Un consiglio agli scettici: mai sottovalutare l’orgoglio di questa città, che nei momenti più disperati si è già dimostrata capace di un colpo di reni inaspettato: come nel 1848-49, con il governo provvisorio guidato da Manin e Tommaseo, e pochi decenni fa, dopo l’acqua alta eccezionale del 1966, con il “Fronte per la difesa di venezia e della laguna” formatosi intorno a “Italia nostra” e a figure di prestigio come Indro Montanelli, che con le sue iniziative a volte clamorose, ma sempre pacifiche, è all’origine della “legge speciale” finalmente ottenuta nel 1973.

Anche quando l’acqua in superficie sembrava quieta, questa città d’acqua non ha mai smesso di interrogarsi sul suo futuro. Nel 2009, Nelli-Elena Vanzan Marchini scriveva:

“Considerare Venezia come un quartiere della più grande città metropolitana Mestre-Venezia è un clamoroso errore culturale e antropologico perché vi è discontinuità territoriale fra la terra-ferma e la terra incerta in cui è stata inventata la città anfibia, Questo errore porta alla omologazione di due realtà diverse e degne di una loro diversa dignità, senza la quale nessuna delle due potrà avere uno sviluppo compatibile con la propria identità”.. e ancora:

“i diritti umani dei veneziani che vogliono continuare a vivere tale specificità coincidono con il diritto della comunità internazionale di preservare come un bene dell’umanità questa mirabile simbiosi di natura e cultura che si chiama Venezia e che solo la vita dei residenti può perpetuare. Solo i “cives” per scelta e per amore, foresti o nativi che siano, come sempre è accaduto nella nostra storia, potranno difendere la civiltà anfibia”. (“Venezia civiltà anfibia”, Cierre edizioni, 2009).

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..e allora, partiamo forse da zero, con questo gruppo? Pensarlo o darlo a credere sarebbe sbagliato e presuntuoso: nonostante il declino demografico, la società civile a Venezia continua a dar prova di una vitalità straordinaria (dimostrata anche in questi giorni, con l’iniziativa “Poveglia per tutti”) e negli ultimi anni ha fatto “palestra” sia nei social networks, dove si è articolata in gruppi “tematici” di cui daremo conto in queste pagine, sia vincendo alcune battaglie  su problemi specifici ; in entrambi i casi ha già dimostrato una capacità di mobilitazione (segno di attaccamento alla città) fuor dal comune.

Quello che a volte le manca è la capacità di “fare sistema”, ma i pali ci sono già, e le fondamenta per costruire anche: se c’è una cosa che a Venezia non manca sono le intelligenze, la capacità di analisi e di mobilitazione sui singoli problemi. Quello che a volte ci fa difetto, a noi tutti, è la capacità di sintesi e di aggregazione sul lungo periodo e a questo proveremo a porre rimedio in queste pagine, anche per valorizzare le piccole grandi vittorie già conseguite dai gruppi “tematici” dei quali, a titolo individuale, alcuni di noi fanno già parte: vinte alcune battaglie (gli esempi ci sono) a noi tutti resta da vincere un’unica grande “guerra”, ed è quella per la sopravvivenza di questa città intesa come civitas di persone. “Civitas est hominum multitudo societatis vinculo coniuncta; nomen trahit a civibus” (Isidoro di Siviglia).

A presto su queste pagine..

il gruppo 25 aprile.

Ca Venier

Nell’ultima foto: la casa di Sebastiano Venier, Capitano General da mar della flotta veneziana nella battaglia di Lepanto (1571). La meridiana della seconda foto è opera di Giovanni Vio, artigiano in Venezia e firmatario del nostro appello del 25 aprile:

Venezia, 25 aprile 2014

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