Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

Venduti al chilo – prima parte

L’espressione non è nostra ma di un consigliere di maggioranza che in occasione di una memorabile seduta il 30 novembre scorso disse proprio così, per giustificare la vendita con sconto di Palazzo Poerio Papadopoli ad un imprenditore cinese domiciliato a Singapore, che si era già aggiudicato senza rilanci Palazzo Donà: i nostri palazzi si vendono al chilo, parole sue.

Lo prendiamo in parola e pubblichiamo una lista inedita, che potrà dare un’idea dell’ampiezza del fenomeno e del “fatturato” relativo. Per ogni immobile indicheremo anche il prezzo di vendita, partendo dal prossimo che figura nel “piano delle alienazioni” comunale per il 2019: Palazzo Corner Contarini, sede di Corte d’appello, prezzo di vendita 13.760.000 euro.

Alienazioni Corner Contarini

Quali altri palazzi che erano destinati ad una funzione pubblica hanno cambiato o stanno cambiando destinazione, a Venezia?

Risalendo indietro nel tempo (dato che il fenomeno non è iniziato con questa giunta), la nostra ricerca dà questi risultati:

Ex Ospedale a Mare, ed è notizia di queste settimane, diventerà un “resort” del Club Med (multinazionale ormai controllata dai cinesi): http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2018/06/19/news/ex-ospedale-al-mare-c-e-l-intesa-per-i-resort-1.16977898

Cinese (anche se domiciliato a Singapore, dove ha fatto fortuna) è anche il fortunato acquirente di ben due palazzi di proprietà comunale:

  1. Palazzo Donà in campo Santa Maria Formosa, ex sede dei servizi sociali, pagato 4 milioni di euro e già avviato a diventare albergo;
  2. Palazzo Poerio Papadopoli, ex scuola elementare e attualmente sede del Comando della Polizia comunale, ceduto chiavi in mano e con variante urbanistica incorporata non già al prezzo indicato nel piano delle alienazioni (14 milioni) ma con uno sconticino che lo ha fatto scendere a 10.729.606 euro in virtù di una variazione di bilancio approvata da un Consiglio comunale particolarmente teso (chissà come mai) dove volarono anche urla e insulti, il 30 novembre 2017. Paradossalmente, urla e insulti erano opera della maggioranza per zittire qualche domanda di troppo, ed è in quella occasione che la famosa frase che abbiamo seclto come titolo di questa inchiesta venne pronunciata, ispirando anche questa vignetta:

Satira 2

Palazzo Poerio Dora Meo

Nella foto precedente, il cinquecentesco Palazzo Poerio Papadopoli al quale abbiamo già dedicato qualche riga a novembre:

La strana svendita di Palazzo Poerio Papadopoli

Quanto al destino di questi due palazzi, il “rendering” che abbiamo trovato su Internet è abbastanza eloquente:

Donà3Donà4

La lista non finisce qui perché a vendere non è soltanto il Comune: enti territoriali, enti pubblici, CDP e Demanio sembrano impegnati in una sorta di gara a “fare cassa”, privandoci dei gioielli di famiglia che nei momenti di crisi vera non saranno più nella nostra disponibilità: una volta venduti lo sono per sempre. Alla gara partecipano ad esempio:

  • La Regione che ha ripetutamente annunciato l’intenzione di vendere la sue sede di Palazzo Balbi (!) dopo aver già venduto il quasi omonimo palazzo a San Marco (ex Genio civile) nonché Palazzo Manfrin e Palazzo Gussoni, attuale sede del Tar del Veneto;
  • La Camera di commercio, che per 62 milioni circa ha venduto la sede di Calle larga XXII marzo;
  • Il Ministero della Difesa che si “libera” di un’isola intera (le Vignole) con annessa caserma dei nostri Lagunari (saranno ancora tali, una volta trasferiti in terraferma?): http://www.difesaservizi.it/progettovenezia
  • La Città metropolitana (retta dal sindaco di Venezia): per 12.500.000 euro ha venduto la sede del Provveditorato agli Studi: Palazzo Donà Balbi sul canal grande, con la vista mozzafiato che dalle sue finestre si gode e non mancherà certo di attirare il solito cambio di destinazione d’uso: sì, perché la tanto strombazzata delibera sul “blocco dei cambi di destinazione d’uso” (che tale non è) fra le mille eccezioni che diventano regola ne prevede una permanente e riguarda proprio il patrimonio pubblico (quindi nostro) dismesso o in via di dismissione. La famosa delibera colabrodo fa peraltro salve tutte le pratiche introdotte prima della sua pubblicazione, con risultati che stiamo toccando con mano in vari luoghi. Qui ad esempio siamo al nostro ex catasto, a sua volta avviato a trasformarsi in albergo:

Catasto

Perché parlarne o riparlarne adesso, se alcune di queste trasformazioni sono ormai state approvate? Perché con il trasferimento a Piazzale Roma degli uffici giudiziari che hanno attualmente sede nelle “fabriche” di Rialto, vorremmo evitare di ritrovarci con l’ennesima sorpresa che tale ormai più non è, visto l’andazzo, anche in quella vasta area che domina il mercato di Rialto, a sua volta in difficoltà per la perdita continua di residenti.

 

Navigazione ad articolo singolo

3 pensieri su “Venduti al chilo – prima parte

  1. luciano in ha detto:

    e l’alternativa? servono idee chiare ed economicamente sostenibili con piani industriali di gestione a cinque o dieci anni con chiara copertura finanziaria.
    non fumosi centri sociali o strutture polifunzionali
    Si dovrebbe invece impegnare a reinvestire quata sostanziosa dei proventi per nuova edilizia sociale per i veneziani e manutenzione della città

  2. Pingback: Venduti al chilo, seconda parte: Santa Madre Chiesa | Gruppo 25 aprile

  3. Pingback: Le nostre proposte: a che punto siamo, tre anni dopo – prima parte | Gruppo 25 aprile

Lascia un commento