Elezioni Venezia 2020 – capitolo 3: il masso e le formiche
All’ombra di una quercia secolare, c’era una volta un bellissimo formicaio che brulicava di vita, con le sue formiche soldato e le formiche operaie, le sue gallerie e i suoi cunicoli – invisibili dall’esterno ma funzionali e perfettamente efficienti come vie di trasporto e di comunicazione.
Nel formicaio il cibo era sempre abbondante e la vita scorreva piacevole nonostante gli inevitabili incidenti di percorso: in passato era successo che qualche formica birichina si appropriasse delle provviste destinate al bene comune, sottraendole con la complicità di qualche formica soldato, ma i casi erano stati risolti con l’espulsione dei reprobi dalla comunità.
Un giorno, inaspettatamente, dalla montagna sovrastante si formò una valanga e sul formicaio piombò un enorme masso di uno strano colore.
Nel giro di pochi minuti, saltarono tutte le regole e le vie di comunicazione, le formiche sopravvissute alla strage cominciarono a correre in tutte le direzioni e presto apparve chiaro che la catastrofe era irreparabile: le superstiti avrebbero dovuto costruirsi una nuova dimora.
Fu a quel punto che le formichine spaesate cominciarono a litigare: al posto della regina scomparsa sotto le macerie, qualcuno proponeva di importarne una da Conegliano o da Pordenone, altre di organizzare un concorso di forza o di bellezza per scegliere quella nuova, altre ancora si misero una buffa corona in testa da sole, senza avere la statura necessaria per svolgere quel ruolo.
La cacofonia era totale, con assemblee interminabili e inconcludenti in cui gli uni urlavano “candidiamo un programma”, gli altri “mi candido io”, e altri ancora discettavano sul sesso della futura regina dicendo “stavolta vogliamo un re”.
Nelle settimane trascorse a discutere e filosofare, del nuovo formicaio non si erano ancora poste le fondamenta quando sull’ennesima assemblea delle formichine si profilò un’ombra minacciosa: quella di un formichiere.
E nuovamente fu un “fuggi fuggi” disordinato e scomposto: molte formichine divennero pasto per la famelica creatura, alcune perirono travolte dalle correnti nel torrente dove si erano gettate senza saper nuotare, altre più veloci si rifugiarono sotto a quel masso che aveva distrutto il loro formicaio.
Quello strano masso era di color fucsia, e a gettarlo era stato proprio lo scaltro formichiere.
Qualcuno lamenterà che in questa fiaba manca il lieto fine? In verità vi dico che – ma non ditelo in giro! – questo è soltanto un invito a riflettere ed approfondire, magari anche prendendo spunto dalle tecniche di una particolare specie di formiche: la “Solenopsis Invicta”.
Due link per chi volesse approfondire:
https://youmedia.fanpage.it/video/ag/V9vQNOSwTDJFu74W
Gasp!
Visto. 😢