- Premessa: i dati sullo spopolamento dei sestieri:
Sestieri + Giudecca
Nel 1965: 123.733
Nel 1975: 104.206
Nel 1985: 86.072
Nel 2015: 56.344 con una perdita media di 1.000 residenti all’anno negli ultimi 30 anni.
I “resistenti” al 4 marzo 2015:
56.281 così suddivisi
Santa Croce 5.063
San Marco 3.841
Dorsoduro 6.629
San Polo 4.727
Castello 12.081
Sant’Elena 1.870
Cannaregio 16.074
Totale sestieri: 50.285
Giudecca 4.566
Sacca Fisola 1.493
Totale 6.059
Totale generale comprensivo delle isole della Giudecca e Sacca Fisola: 56.344
- I termini del problema e le soluzioni proposte:
A nostro modo di vedere, il problema principale è rappresentato dalla richiesta turistica che sottrae spazio alla residenzialità e, in assenza di interventi correttivi immediati, è inevitabilmente destinata a svuotare la città dei suoi ultimi abitanti. Un ruolo essenziale deve essere svolto dall’edilizia pubblica per garantire ad ogni fascia sociale l’accesso ad un diritto primario, diritto garantito anche nella Costituzione italiana. Come gruppo riteniamo che sul problema “casa” inteso nel senso più ampio la sinergia fra pubblico e privato sia essenziale e strategica:
A) Il settore pubblico deve farsi carico delle fasce più deboli, ma anche intervenire con la leva fiscale incentivando determinati comportamenti di mercato e disincentivandone altri.
B) Il privato non va vessato, ma controllato in modo non invasivo: costituisce il principale motore per l’inversione di tendenza ricercata, nel rispetto dell’economia di mercato e utilizzando la leva di cui al punto A. Parallelamente, devono urgentemente essere attuate misure di semplificazione amministrativa che rendano più umano il rapporto con la pubblica amministrazione, introducendo tempi certi nella definizione dei procedimenti.
C) Il solo aumento di case non comporta automaticamente un incremento dei residenti in una città: è necessario aumentare anche le opportunità di lavoro così da attrarre nuovi residenti o residenti di ritorno (v. scheda tecnica “Arsenale”).
I° Edilizia pubblica
Il patrimonio pubblico non può più essere alienato (è stato pagato e viene pagato dalla collettività; in quanto tale, può solo essere amministrato) e tantomeno, com’è sovente successo, svenduto al privato, spesso per arginare buchi di bilancio e non destinato, come dovrebbe essere, alla realizzazione di nuovi interventi pubblici; tutto ciò premesso, si afferma con forza la necessità di VALORIZZARE il patrimonio esistente nei seguenti modi:
– formazione di una commissione congiunta per un’azione sinergica Comune – ATER;
– analisi dettagliata del patrimonio pubblico esistente (comunale ed ATER);
– analisi dei costi necessari a rendere progressivamente agibili tutti gli appartamenti, unità immobiliare per unità immobiliare (manutenzione ordinaria – manutenzione straordinaria – restauro – ristrutturazione);
– liberalizzazione dei cambi d’uso atti ad incrementare la residenza, pubblica e privata, e corsia preferenziale ai frazionamenti per immobili di grande taglio dimensionale, il tutto nel rispetto dei vincoli urbanistici ed architettonici, con drastico abbattimento degli oneri e delle tempistiche ed imposizione di un vincolo almeno decennale con stipula di convenzione (vedi Legge Speciale per Venezia);
– incrementare e promuovere il Social Housing, portando a compimento i cantieri già avviati (esempio: Conterie Murano) intervenendo con meccanismi sanzionatori sulle situazioni di ritardo o degrado (esempio: ex Scalera alla Giudecca) e individuando altre aree idonee allo sviluppo di nuovi progetti;
Parallelamente sono a nostro parere necessari:
– un’energica azione politica mirante al riottenimento dei fondi in conto interesse e conto capitale di cui alla Legge Speciale per Venezia;
– la ripresa dei nuovi interventi di edilizia pubblica a completamento di quanto già cantierato e la progettazione di quanto realizzabile anche e soprattutto con contributo privato; a questo proposito si ritiene che il primo intervento sull’area Jungans (non i seguenti) possa costituire, per come è stato condotto, dai bandi alla qualità del realizzato, un valido esempio da seguire;
– favorire in ogni modo, anche e soprattutto dal punto di vista immobiliare, l’incremento delle attività commerciali ed artigianali di quartiere;
– valorizzazione e riqualifica dei luoghi simbolo della città, anche e soprattutto se periferici, quali punti di aggregazione e di collettiva memoria delle proprie radici.
II° Edilizia privata
– permettere ed agevolare il restauro del patrimonio immobiliare condotto dal privato che sia disponibile ad assumersi l’obbligo di residenza, mediante sgravi, corsie preferenziali, riduzione drastica delle tempistiche per l’ottenimento delle autorizzazioni, abbattimento del canone locativo fino al raggiungimento delle cifre impegnate (vedi bandi IRE, riveduti e corretti);
– promuovere con agevolazioni, sgravi ed adeguate garanzie, la disponibilità del privato a locare i propri immobili attingendo dalle liste editate dal Comune e, per contraltare, disincentivare, rendendo totalmente antieconomico, l’inutilizzo o il sottoutilizzo delle unità abitative;
– snellimento di tutta la burocrazia oggi necessaria per l’apertura di qualsivoglia attività legata alla residenza ed al lavoro che, appunto, residenza produce; quindi, possibilità di aprire immediatamente (silenzio-assenso) e definizione di una tempistica certa per la conclusione dei procedimenti;
– snellimento e revisione delle normative edilizie con l’introduzione di importanti deroghe relativamente al centro storico, veneziano e non al fine di agevolare il ricupero del patrimonio immobiliare residenziale e non;
– agevolazioni fiscali per gli affitti di lungo periodo (dai 12 mesi in su) che devono essere resi fiscalmente più convenienti rispetto alle locazioni di tipo turistico, diminuzione drastica delle tariffe e istituzione di contributi per la riqualificazione del patrimonio edilizio a destinazione terziaria e produttiva, sia per le attività in essere che a venire;
– liberalizzazione, con corsia preferenziale, dei cambi d’uso da attività ad attività (intesa come attività economica);
– liberalizzazione frazionamenti delle unità non residenziali, anche con puntuali revisioni delle norme di cui al PRG;
– disincentivazione delle nuove affittanze turistiche che costituiscano sottrazione alla residenzialità, mediante un drastico aumento delle imposizioni e delle tariffe delle società partecipate (esempio: VERITAS) che dovranno anche essere utilizzate al fine di fare emergere il “sommerso” (B&B e affittacamere abusivi) la cui proliferazione negli ultimi anni (complice anche una pessima legge regionale) è sfuggita ad ogni controllo.
– in attesa che questo insieme di misure trovi attuazione e possa quindi dispiegare gli effetti desiderati, una misura transitoria ma “forte” appare indispensabile per frenare l’esodo prima che sia troppo tardi: il blocco dei cambi di destinazione d’uso (da residenziale a turistico-ricettiva o alberghiera) unita al blocco totale dei frazionamenti, se non convenzionati al mantenimento ed all’incremento della residenzialità.