Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

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Le nostre proposte: 6) l’Arcipelago Torcellano (Francesco Zane)

Atti dell’incontro pubblico del 26 aprile 2015 (Palazzo Da Mula, Murano)

Relatore: Francesco Zane

“La rinascita dell’Arcipelago Torcellano”

26aprileZane

Mi presento per i più che non mi conoscono, sono Francesco Zane e mi son laureato all’Università Cà Foscari di Venezia prima in Economia e Commercio poi in Economia del Turismo con la tesi che oggi presenterò a grandi linee e che s’intitola “La Rinascita dell’Arcipelago Torcellano: il ruolo del turismo e gli scenari di valorizzazione territoriale”.

Obiettivo della tesi è stato lo studio delle dinamiche socio-economiche che contraddistinguono le tre isole maggiori dell’arcipelago, quindi Burano-Mazzorbo e Torcello e l’identificazione degli scenari di valorizzazione territoriale evidenziando il ruolo crescente del turismo.

Per iniziare il discorso dobbiamo partire, però, da Venezia centro storico e le problematiche del turismo veneziano. Oggi come oggi, Venezia sembra più una sorta di “grande imbuto” che riversa tutti i visitatori verso l’area marciana.

I benefici portati dal turismo sono evidenti: maggiore reddito, maggior occupazione; tuttavia questo tipo di turismo, un turismo “mordi e fuggi”, un turismo “di massa”, comporta pure delle problematiche, alcuni esempi sono: il congestionamento del centro storico, lo sforamento della capacità di carico, l’incremento spropositato dei prezzi dei beni, dei servizi e degli immobili, l’effetto spiazzamento (inteso come espulsione di residenti e delle attività connesse alla residenzialità) e i forti impatti ambientali.

La soluzione, dunque, è gestire il turismo in modo strategico: controllando i flussi turistici ed indirizzandoli verso un turismo sostenibile, ed ecco spiegato il collegamento logico con l’Arcipelago Torcellano, come possibile soluzione alle problematiche del turismo veneziano.

Oggi, le tre isole di Burano, Mazzorbo e Torcello, sono colpite da una grave crisi sociale ed economica. La crisi sociale è testimoniata dal dimezzamento negli ultimi trent’anni del numero dei residenti, da 5.200 abitanti del 1981 ad un preoccupante 2.823 del 2015; vi è poi l’invecchiamento della popolazione locale e tutto ciò comporta, come si può immaginare, forti ripercussioni sui servizi offerti.

Il grafico qui rappresentato ci mostra invece la struttura e dinamica della popolazione per fasce d’età: tutte le curve hanno un andamento negativo tranne quella dai 65 anni in su che registra una crescita. I giovani diminuiscono sempre più mentre gli anziani aumentano. Quindi una fotografia abbastanza preoccupante!

Per una migliore comprensione e analisi del problema odierno “spopolamento lagunare” riporto alcune strategie definite dal Piano Regolatore del 1962

Se oggi il problema è quello della drastica riduzione della popolazione lagunare, si scopre che nel 1962 il problema era opposto, vi era il problema del “sovraffollamento” !

Piano Regolatore del 62 che ci definisce anche le modalità in cui deve avvenire lo sfollamento: si era calcolato un “optimum” di 4.000 abitanti, per far ciò era però necessario il trasferimento di circa 3.000 persone e come? Testuali parole:

Questo sfollamento potrà avvenire esclusivamente verso quelle località ove già parte della popolazione di Burano trova lavoro. È questo il caso di Murano che assorbe attualmente la manodopera buranella, mentre è lecito ritenere che il previsto sviluppo del Litorale del Cavallino possa determinare una spontanea migrazione”.

Con un po’ di ironia si può facilmente concludere che gli obiettivi del Piano sono stati pienamente conseguiti e che quello che il Piano Regolatore Generale del 1962 definisce come “optimum” fu raggiunto nel 1996; il problemino è che da allora al 2015 si sono persi più di 1000 abitanti pari al 25% della popolazione e la situazione è destinata a peggiorare se non si interviene !

Quali possono essere le soluzioni a questo tipo di problematiche?

Gli incentivi fiscali, maggiori servizi, maggiori collegamenti con l’entroterra veneziano in particolare con Cà Noghera o Altino.

Uno dei tanti problemi strettamente legati allo sfollamento è il numero eccessivo di case in vendita nell’arcipelago Torcellano. Il fatto è ormai noto ai più da anni ma si è diffuso ulteriormente con l’articolo pubblicato dal Corriere del Veneto Domenica 27 aprile dello scorso anno intitolato “Vendesi Burano, anche i turisti lasciano, boom di offerte, una casa su sei sul mercato”. Un altro dato allarmante che ci fa riflettere. Per far fronte a questo problema dal punto di vista non residenziale ma turistico una chiave può essere l’albergo diffuso. Iniziamo col dire che l’albergo diffuso è un albergo a tutti gli effetti, un albergo orizzontale nel senso che vi sono tanti appartamenti con camere con servizi in strutture differenti però, la gestione è unitaria e tutto avviene in un borgo storico in un borgo antico, quindi Burano rappresenta un luogo ideale per sviluppare questo tipo di progetto. Il secondo aspetto da sottolineare è che con l’albergo Diffuso si viene a recuperare quel tipo di piccole abitazioni di pescatori, un tempo abitate da pescatori oggi disabitate. Tengo a ripetere che l’Albergo diffuso prende in considerazione solo immobili veramente di piccole dimensioni e che deve essere attuato in sinergia con politiche forti sulla residenzialità.

Per quanto riguarda la crisi economica che attanaglia l’arcipelago Torcellano, è importante far notare come questa crisi colpisca in particolare i mestieri tradizionali di sempre, come l’agricoltura e la pesca.

Secondo la relazione dell’agronomo Corazzin, oggi ci troviamo in una fase di passaggio da una condizione di utilizzo del suolo a fini produttivi ad una fase di dismissione delle produzioni.

Un esempio in controtendenza, (ed ecco qui una spia di Rinascita dell’arcipelago Torcellano), è certamente la tenuta Venissa, importante esempio di recupero ambientale.

Per quanto riguarda la pesca, le cause della crisi sono riconducibili principalmente al caro gasolio, alla moria di vongole, alla riduzione del pescato e da qualche settimana a questa parte si è aggiunta la spiacevole vicenda degli sgravi fiscali che ha colpito la Cooperativa San Marco- pescatori di Burano.

Titolo di un articolo della Nuova del 3 aprile 2015: “Cooperativa San Marco di Burano un caso kafkiano, allo stesso tempo debitrice e creditrice, sembra impossibile un accordo con l’INPS”. Cooperativa che conta 90 pescatori 8 dipendenti e che oggi rischia di chiudere. Tanto per capirci nel 1995 di pescatori ce n’erano 135 oggi 90 e sono in forte rischio pure questi.

Comunque la tesi s’intitola la Rinascita dell’Arcipelago Torcellano che vuole essere anche un auspicio, un augurio.

Per rispondere a questa crisi, al reddito sempre più aleatorio dei pescatori, la Cooperativa San Marco-Pescatori di Burano ha ideato il progetto “Pescaturismo Burano: un museo a cielo aperto”.

Con questa iniziativa i visitatori hanno la possibilità di seguire i pescatori da vicino e conoscere così la Laguna e il mare da una prospettiva del tutto nuova, del tutto particolare.

Per analizzare gli scenari di valorizzazione territoriale abbiamo poi studiato due soggetti che operano nella Laguna Nord di Venezia.

Il Consorzio Venezia Nativa (che non è il Consorzio Venezia Nuova) consorzio che intende rappresentare le diverse attività economiche e sociali delle isole e che nasce per rispondere alla crisi socio-economica dell’arcipelago; una delle proposte chiave è senza ombra di dubbio il collegamento acqueo di Burano con l’entroterra veneziano le cui finalità sono: favorire la residenzialità e migliorare l’accessibilità turistica. Due le proposte in campo: un collegamento con Cà Noghera o con Altino.

Per l’attuazione del progetto Cà Noghera si prevede un avvio sperimentale senza la realizzazione di particolari interventi infrastrutturali presso il Cantiere Nautico Beraldo e una fase definitiva che vede la funzione di terminal scambio gomma/acqua nel compendio dell’ex Forte Pepe in Località Cà Noghera oggi di proprietà del comune.

La fase sperimentale è già stata in parte attuata durante le giornate di isole in rete per esempio.

Vi è poi il Parco della Laguna Nord di Venezia, nato il 12 maggio 2014 dopo oltre trenta lunghi anni di dibattito, i cui obiettivi sono: la difesa dell’ambiente lagunare, favorire la residenzialità attraverso incentivi e sgravi fiscali e lo sviluppo di un turismo slow.

Si tratta di una nuova tipologia di parco, un parco ambientale ed antropologico.

Il concetto di Parco ha infatti subito un’evoluzione culturale nel corso della storia, i primi sono nati verso la fine dell’ 800 come Yellowstone e si tratta di santuari della natura, aree dove la presenza umana è quasi completamente assente.

Nei Parchi d’oggi, invece, si pone al centro la comunità locale che ha sviluppato uno stile di vita, una cultura, un’identità interdipendenti con i processi naturali.

Tutto questo per dire che di vincoli e tutele nel territorio lagunare ce ne sono già ed è invece opportuno trasformare questi in opportunità di sviluppo.

Per tradurre tutte queste belle parole in azioni concrete è necessaria una chiave che sarà in mano alla prossima giunta comunale e che si chiama Piano Ambientale, oggi è un altro punto di domanda.

In conclusione, l’arcipelago Torcellano può rappresentare una destinazione autonoma e complementare a Venezia, una destinazione capace di sviluppare un nuovo tipo di offerta qualificata, basata sul binomio settore primario-settore turistico (penso alla Tenuta Venissa e al progetto pescaturismo).

Per far tutto ciò però, è necessario unire le forze e fare rete anche tra realtà apparentemente lontane: imprenditori agricoli, ristoratori, artisti, associazioni culturali ecc.

BuranobyTagliapietraFoto: Stefano Barzizza, Alessandro Tagliapietra

Le nostre isole

In questa sezione parleremo delle nostre isole, perché i problemi di cui intendiamo occuparci (e le soluzioni che intendamo proporre) non riguardano solo i sestieri del “centro storico” e della Giudecca, ma anche le altre isole della laguna.

Nella prima foto, gli uffici comunali di quello che dal 1806 al 1923 fu il Comune autonomo di Burano. Anche Burano ha i suoi sestieri (sono cinque) e conosce un problema di spopolamento simile a quello dei sestieri veneziani: la sua popolazione stabile è ormai scesa sotto i 3.000 abitanti.

BuranoAnagrafe

Se alla popolazione residente nei sestieri veneziani (e alla Giudecca) aggiungiamo anche le altre isole, la popolazione residente in laguna si aggira intorno agli 86.000 abitanti, per quel che riguarda il Comune di Venezia, a cui vanno aggiunti quelli di Chioggia e di Cavallino-Treporti, per un totale che supera i 100.000 residenti. Si tratta di numeri che rappresentano ancora una “‘massa critica” sufficiente a tramandare uno stile di vita unico in Europa, ma per quanto tempo ancora?

La superficie della laguna è pari a 550 km², di cui l’8% circa sono terre abitabili: il resto è un reticolo di canali, barene e ghebi, piane di marea, paludi d’acqua, casse di colmata. Fra le isole che ricadono nel Comune di Venezia, le più popolate sono (nell’ordine): Lido, Murano, Pellestrina, Burano, Sant’Erasmo e Mazzorbo. Alle Vignole risultano residenti 69 persone, 25 a Torcello e 10 a Mazzorbetto. Fra le isole abitate vanno considerate anche quelle che tuttora ospitano conventi o altre istituzioni religiose: San Francesco del Deserto, San Lazzaro degli Armeni e San Michele, per un totale di una trentina di residenti.

Nella prossima foto, il capitello che adorna il canale di ingresso a San Francesco del Deserto, venendo da Burano:

Capitello SFD

Alla situazione di crisi che attualmente colpisce il “distretto del vetro” di Murano intendiamo dedicare un approfondimento specifico. Nel frattempo, rinviamo a:

http://rialtofil.com/2014/01/15/il-tesoro-ritrovato-parte-quarta-vetri-arsenico-e-segreti/

e

http://www.veneziaconmurano.it/sono-con-noi/pieralvize_zorzi/

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