Il diritto alla città.. e il dovere di difenderla.
A Salvatore Settis, che è stato fra i primi a firmare la nostra petizione contro lo scavo del Contorta, siamo riconoscenti non soltanto per quella firma ma anche e soprattutto per le pagine magistrali che ha dedicato alla nostra città nel suo “Se Venezia muore” (Torino, 2014), da cui sono estratti i passaggi che qui vorremmo brevemente commentare.
“Creazione collettiva non solo di Dogi e Consigli de Dieci, non solo di Nobili e mercanti, ma di artigiani e marinai, operai del vetro e dell’arsenale, donne e uomini, veneziani e schiavoni, greci ed ebrei, preti e pittori e musici.. Venezia ha conquistato un forte diritto alla città, che qui come non mai è anche diritto alla natura, all’integrità della Laguna che in millenaria simbiosi ne accompagna la storia e la vita” (p. 102). Ecco perché ci battiamo contro lo scavo del Contorta, con una mobilitazione collettiva trasversale che attraversa tutti gli strati sociali, per la difesa della Laguna e per il ripristino di un organo terzo e impermeabile alle pressioni esterne, come lo era il Magistrato alle Acque ai tempi in cui questa era ancora una Repubblica e nella sede del Magistrato alle Acque troneggiava ancora l’editto di Egnazio, poi relegato al Museo Correr come se fosse soltanto un oggetto del passato e non un monito per il futuro – monito imbarazzante per alcuni e sgradito ad altri, per i motivi che adesso conosciamo grazie alle indagini sullo scandalo del MoSe e alle ammissioni degli imputati che hanno “patteggiato” la pena.
“La salute della democrazia comincia dalla difesa dei diritti dei cittadini: e il diritto alla città li riassume tutti.. Parlare di diritto alla città vuol dire contrastare la deriva che delle città storiche sta facendo carne da macello per speculazioni immobiliari.. e una città senza diritto alla città è una città senza cittadini, una scorza vuota” (p. 103). Siamo nati il 25 aprile di quest’anno per contrastare quella deriva, aggiorniamo regolarmente su questa pagina il conto dei residenti in laguna e ci stiamo battendo con proposte concrete per garantire a ciascuno il diritto di restare o ritornare a vivere in questi luoghi unici al mondo: prima fra tutte, il blocco dei cambi di destinazione d’uso che stanno svuotando Venezia dei suoi abitanti – cambi di destinazione spesso agevolati a suon di mazzette, come dimostrato dal “metodo Bertoncello” – perché privata del suo tessuto sociale, Venezia diventerebbe appunto una “scorza vuota”.
“I cittadini hanno il diritto/dovere di opporsi a chi disperde il capitale simbolico che altri cittadini di quella città hanno accumulato per secoli con il loro lavoro; ne hanno il diritto e il dovere in nome non solo del passato, ma soprattutto del futuro” (p. 104). Lo riteniamo un dovere anche noi ed è quello che stiamo cercando di fare, con tutti i limiti e le debolezze umane di cui siamo consapevoli, come piattaforma civica per Venezia e per la sua laguna: nata dall’iniziativa di persone libere accomunate dall’amore per questa città e senza badare agli steccati di partito perché gli steccati sono cosa terragna, e l’acqua è allergica agli steccati. Non siamo soli, in questa battaglia, e Venezia in questo dimostra una vitalità sorprendente quanto a ricchezza di realtà associative e capacità di mobilitazione della cittadinanza sui singoli temi, anche se a volte manca la capacità di “fare sistema” per contrastare interessi speculativi che al contrario sono ben strutturati e rappresentati (a volte in modo improprio per non dire illecito) all’interno delle Istituzioni.
Siamo piccoli, rispetto ai grandi interessi che si muovono intorno a Venezia? Con la “beffa della Fenice” il 22 novembre abbiamo dimostrato la nostra capacità di rompere il muro del silenzio e farci ascoltare. Siamo ormai pochi, rispetto agli abitanti delle megalopoli di cui parla il libro come simbolo di omologazione forzata? Con la nostra raccolta firme abbiamo dimostrato che Venezia sa ancora mobilitare migliaia di persone anche “di là dal ponte” che ci separa dalla terraferma.
Siamo deboli e indifesi rispetto alle forze ciclopiche che assediano Venezia per omologarla al ribasso e farne “carne da macello” come dice Settis? Certo: “deboli” come Ulisse di fronte a Polifemo, “indifesi” come Davide contro Golia. Non è detto che sia uno svantaggio, quando le intelligenze sorreggono la passione e ad incoraggiarci nella nostra battaglia per Venezia sono pagine convicenti e avvincenti come quelle qui citate.
A Salvatore Settis,
il Gruppo25Aprile
Siete bravi e couraggioso!!! anche in Olanda, mio paese soffriamo delle cose parechi, ma pocco cittadini hanno il couraggio di batterci e dire la verità . Noi Europei devano stare insieme per proteggere nostro bella cultura, un salute cordiale, Maud Arkesteijn
Grazie Maud, e un saluto cordiale a te!
Appunto, bisogna fare sistema!!!! Rete, chiamatelo come vi pare… Anche in Europa, sicuramente molti sono disposti ad unirsi a noi
D’accordo con te, Barbara, e anche internet può aiutarci
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Tutti ne siamo stati spettatori di ciò che oggi Settis ci descrive Venezia é stata pervasa in questi anni da una Politica che ha prodotto troppi vincoli , troppe commissioni clientelari ecc. spesso inutili o capziose , dalle quali hanno tratto i frutti da una parte una burocrazia affarista e corrotta , e dall’altra personaggi come Bertoncello e compagnia cantante , oggi forse già dimenticati …..Così come é stato negli ultimi tempi per i vertici del decapitato magistrato alle acque , una antica istituzione che a causa delle malversazioni e corruzioni dei suoi capi già sotto inchiesta con patteggiamento della pena ,contrariamente a garantire l’integrità dello stato fisico e l’equilibrio idraulico della nostra laguna , ha rilasciato, senza nessuna obiezione o necessario studio appropriato di impatto ambientale , nuove disastrose concessioni di scavi ed interramenti, che ne hanno ridotto la superficie di espansione , con danni inimmaginabili per la sua sopravvivenza!
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