La citazione del giorno
Questa Venezia, che per quasi mille e quattrocento anni fu una repubblica superba, invincibile, magnifica; i cui eserciti imponevano il plauso del mondo intero ogniqualvolta e ovunque combattessero; le cui marine tennero quasi il dominio dei mari, e le cui flotte mercantili imbiancarono gli oceani più remoti con il candore delle loro vele, e caricarono quei moli con i prodotti di tutti i climi, è caduta in preda alla povertà, all’abbandono e a malinconica decadenza. Seicento anni fa, Venezia era l’Autocrate del Commercio, il suo mercato era il grande centro commerciale, il punto di smistamento da cui si diffondeva per il mondo occidentale l’enorme traffico d’Oriente. Oggi i suoi moli sono deserti, i magazzini vuoti, le flotte mercantili scomparse; e i suoi eserciti, le sue marine, sono solo ricordi. La sua gloria se ne è andata e, circondata dalla grandezza in sfacelo di banchine e palazzi, ella siede nelle sue lagune stagnanti, abbandonata e in miseria, dimenticata dal mondo. Colei che nei suoi giorni fiorenti comandava il commercio di un’intero emisfero e con un cenno della sua potente mano poteva fare la fortuna o la miseria delle nazioni, è diventata la più umile tra i popoli della terra – venditrice ambulante di perline di vetro per le donne, e di giocattoli da quattro soldi per scolarette e bambini. […]
Mark Twain, The Innocents Abroad. 1869.

Così si presentava Venezia, dopo la duplice occupazione francese e austriaca. Nel suo passato ha già dovuto reinventarsi e rinnovarsi in profondità, per non morire, e ha sorpreso chi la dava per spacciata. Possiamo farlo ancora, a una condizione: il coraggio di cambiare. Il futuro non può essere un semplice ritorno al turismo di massa, come vorrebbe il sindaco in carica che ai giornali parla di megafesteggiamenti da settembre a marzo per attirare le folle di prima, come se nulla fosse successo (il riferimento è alla sua intervista al Corriere oggi in edicola).