Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

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Palazzo Poerio Papadopoli, appello al Consiglio comunale

APPELLO AI CONSIGLIERI COMUNALI:

PER UNA VENEZIA VIVA

 “A che ora chiude Venezia?”

Anni fa quando questa domanda venne rivolta da una piccola turista ai suoi genitori faceva sorridere.

Ora però questa frase non suscita più l’ilarità di nessuno perché comincia ad assomigliare alla realtà, perché il turismo si sta mangiando la vita della città storica, perché i residenti se ne vanno.

Per quale motivo? Provate a vivere in un luogo in cui i negozi per gli abitanti sono sostituiti da quelli di paccottiglia per turisti, un luogo in cui gli artigiani chiudono, in cui i campi (le piazze) in cui giocavano i bambini sono occupati dai plateatici dei bar e dei ristoranti.

Provate, se siete una coppia che vuole metter su famiglia, anche solo ad iniziare a vivere in una città in cui non si trovano appartamenti in affitto o in vendita perché è più vantaggioso affittarli ad uso turistico o trasformarli in dependance di alberghi.

Ma ciò che risulta ancora più triste a chi cerca comunque di vivere nel centro storico di Venezia, è che le ultime amministrazioni hanno dato l’impressione di aver favorito questo processo. Negli ultimi anni lo stesso si è infatti allargato capillarmente con una diffusione mai vista prima nelle affittanze e locazioni turistiche ed una impennata nel numero dei cambi di destinazione d’uso degli edifici.

Abbiamo quindi una città che conta ormai meno di 54.000 abitanti (un terzo di quanti ne ha sempre avuti nel corso della sua storia millenaria) che giorno dopo giorno si vede spolpata delle sue piazze, negozi, appartamenti, servizi, e che si avvia ad essere data in pasto a più di 30 milioni di turisti.

E siamo all’oggi. Oggi cari Consiglieri Comunali dovrete decidere se vendere palazzi e altri edifici PUBBLICI all’industria turistica.

Detto per inciso “pubblici” significherebbe “della comunità”, non dell’amministrazione, né tanto meno di “questa” amministrazione, che come tale dovrebbe invece custodire e amministrare i beni pubblici e non venderli.
Attenzione però, perché questa decisione può rappresentare un punto di non ritorno nel processo di abbandono della vita civile dal centro storico di Venezia.

Perché non cerchiamo allora di evitare questo triste destino ad un luogo di cui il mondo intero ci invidia la magia e la storia? Perché rassegnarsi?

Vi chiedo pertanto una dimostrazione di … mi verrebbe da dire “di amore”, ma l’amore non si può chiedere. Vi chiedo allora una dimostrazione di  RISPETTO, questo sì è doveroso per questa città, per i suoi edifici e per la vita che ancora contengono. Ricordate?  “Enjoy, respect Venice”.

Vi chiedo, cari Consiglieri Comunali, come gesto di rispetto per Venezia, di NON VENDERE I NOSTRI BENI.

Perché una volta venduti non saranno mai più pubblici.

Perché se li venderete non verrete ricordati per aver ripianato il bilancio, ma per aver depauperato Venezia.

Perché vendere palazzi pubblici per farne alberghi non significa solo richiamare turisti, ma scacciare abitanti.

Perché conservare i beni pubblici significa dare a questa città meravigliosa la speranza di un destino diverso da quello di quartiere fantasma, di albergo diffuso, di città dei balocchi.

Cari Consiglieri, vi prego, fate che tra qualche anno non si senta chiedere: “a che ora chiude Venezia?”

Stefano Croce

(veneziano per scelta)

Foto: Dora Meo

Palazzo Poerio Dora Meo

La strana svendita di Palazzo Poerio Papadopoli

La lettura dell’Albo Pretorio ieri ci ha riservato una sopresa: l’offerta irrevocabile di acquisto “per persona da nominare” di un misterioso acquirente che in data 23 ottobre aveva già “indovinato” il nuovo valore di stima, rivisto al ribasso con delibera di Giunta 261 dell’8 novembre che comporta variazione di bilancio al ribasso con una minusvalenza di alcuni milioni di euro per le casse comunali.

Chi sarà mai questo Frate Indovino?

Le anomalie della vicenda non finiscono qui, perché la stampa locale in data 8 novembre parlava di un incarico affidato ad Insula (partecipata comunale) finalizzato a “contare le camere” e rivedere la stima precedente (14 milioni) in vista di una possibile trasformazione alberghiera del bene pubblico che, in quella posizione strategica e con quei flussi turistici a due passi, aumenta ovviamente (piuttosto che diminuire) il valore commerciale del bene che si intende alienare.

Il misterioso Mister X a quanto pare dispone di una sfera di cristallo, se il 23 ottobre già depositava offerta irrevocabile di acquisto, prontamente recepita con determina dirigenziale 1724 del 16 novembre, che nelle motivazioni si esprime così: “considerato che il prezzo offerto è superiore al valore attribuito all’immobile da parte della Giunta Comunale” con la citata delibera dell’8 novembre”.

Il fatto è che Mister X ha semplicemente o casualmente “arrotondato” quella cifra, che a quanto pare gli era nota (a lui e soltanto a lui) due settimane prima che la Giunta ne deliberasse la congruità. Quando si dice il destino.. e Insula allora cosa ha contato a fare, se i giochi erano già fatti? Gazzettino 8 novembre:

8 nov 17 Poerio

Per i motivi qui sommariamente riassunti, e con riserva di produrre elementi indiziari ulteriori:

I) Al Consiglio comunale che il 30 novembre dovrà approvare la variazione di bilancio chiediamo di valutare quanto segue.

  1. Nel presentare la variante urbanistica riguardante il bene, in data 16 novembre, la Giunta comunale ha omesso di informare i consiglieri comunali sull’esistenza di un’offerta irrevocabile di acquisto e di una determina dirigenziale già precotta (1862 del 15 novembre, firmata il giorno successivo) che permetterà a Mister X di mettere le mani sull’immobile in assenza di rilanci entro il 15 dicembre. Anzi, per scoraggiare ogni possibile dibattito sulla medesima, il Presidente del Consiglio comunale pro tempore ha affermato “qui non c’è niente da discutere“. Interessante, alla luce di quanto emerso il giorno dopo in Albo Pretorio.
  2. La determina dirigenziale di vendita del bene immobile, datata 16 novembre, dispone la pubblicazione a spese del contribuente (impegnando a tal fine la somma di 5.500 euro) di un avviso pubblico di vendita prima ancora che il Consiglio comunale abbia approvato la variazione di bilancio – che per le casse comunali comporta una minusvalenza rispetto al bilancio di previsione dove l’alienazione era stata iscritta per un importo di 14 milioni – e permette “di aggiudicare Palazzo Poerio Papadopoli all’offerente iniziale” (Mister X)  con uno sconto superiore a 3 milioni, a meno che qualche coraggioso concorrente non osi mettersi di traverso presentando un’offerta migliore.
  3. A questo proposito segnaliamo che nel medesimo luogo l’anno scorso con modalità analoghe è stata venduta la Casa del Custode dei Giardini Papadopoli, senza rilanci di sorta : il procedimento ferragostano “ad evidenza pubblica” si è concluso aggiudicando il bene all’offerente iniziale, senza che nessuno si azzardasse a “disturbare i manovratori”.

II) All’amministrazione comunale chiederemo con formale DIFFIDA:

di SOSPENDERE IN AUTOTUTELA la pubblicazione dell’avviso pubblico di vendita, al fine di evitare il rischio di un danno erariale ulteriore rispetto a quello qui ipotizzato.

III) Nel ribadire la nostra contrarietà alla svendita di beni pubblici, a maggior ragione quando si realizza con modalità non cristalline, ci riserviamo di segnalare questa ed altre anomalie alla Corte dei Conti competente per territorio, affinché possa valutarle sotto il profilo dell’eventuale danno erariale.

Il Gruppo25aprile

Venezia, 18 novembre ’17

 

21 novembre: Da Santa Fosca ai Papadopoli, la città non è un Monopoly

Il Consiglio comunale ha oggi approvato, con 20 voti a favore e 7 contrari, la variante urbanistica per trasformare Palazzo Poerio Papadopoli in albergo, ennesimo e superfluo sfregio a una Città che ne ha già subiti tanti.

“Non c’è niente da discutere”, ha ammonito (?) Saverio Centenaro che presiedeva la seduta, come se i consiglieri comunali fossero soprammobili. Il gruppo25aprile ringrazia quelli che invece hanno dato vita ad un dibattito ricco di spunti che ci ha aperto gli occhi sulle reali intenzioni di questa giunta comunale, cosí lontane dalle promesse elettorali.

Martedì 21 novembre alle 16 ci ritroveremo con chiunque lo desideri per una passeggiata collettiva da campo di Santa Fosca a Palazzo Papadopoli,  già scuola Poerio, attraversando il ponte degli scalzi e costeggiando i giardini Papadopoli la cui Casa del Custode è già stata venduta dal Comune al vicino albergo (asta ferragostana, una sola offerta). Con la prossima svendita mancherà solo che in quella “porta di Venezia” mettano un ponte levatoio e ci chiedano un pedaggio per attraversarla.

Come cittadini denunciamo questo circolo vizioso e proveremo a spezzarlo al suono di pentole e pignatte, come si usa fare a Venezia nel giorno di San Martino – che è anche sinonimo di traslochi:

https://www.facebook.com/events/2122137237800306/

15 novembre NV

A chi li autorizza al ritmo di 2.000 nuovi posti letto all’anno chiediamo: abbiamo veramente bisogno di altri alberghi, a Venezia? L’annuario del turismo 2015 ne recensiva già 401 per un totale di circa 30 mila posti letto e 3.352 strutture extralberghiere (quasi mille in più rispetto al 2011) per un totale di altri 20 mila posti letto: totale complessivo 50.503, senza contare quelli affittati “in nero” che sfuggono ad ogni statistica. Come meravigliarsi che la città perda mille residenti all’anno, per attestarsi ormai sotto quota 54 mila, se la monocultura turistica si allarga come una metastasi?

Dai 96 Bed and Breakfast (novantasei) registrati nell’anno 2000, siamo passati ai 3.128 pubblicizzati dal portale “airbnb.com” a Venezia nel 2015 (fonte: Reset) che ha portato Italia Nostra a stimarne un numero totale pari a 6.000 circa (fonte: Italia Nostra, “Proposte per Venezia”). Da 96 a 3.128 (o 6.000), in 15 anni.

Appuntamento il 21 novembre alle 16, in Campo di Santa Fosca: là dove due mesi fa abbiamo già scoperto gli “altarini” di una canonica trasformata in albergo, senza titolo edilizio e senza che nemmeno fossero iniziati i lavori di restauro della vicina Chiesa che erano stati presentati come “contropartita” un anno prima.

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Foto Philippe Apatie

 

Un pesce d’aprile chiamato sindaco

Un centinaio di cittadini di ogni età hanno oggi partecipato all’atelier creativo dal titolo “un pesce d’aprile chiamato sindaco”.

Sui numerosi pannelli a disposizione del pubblico ciascuno ha potuto esprimere il suo pensiero sul tema del “pesce palla”, metafora del sindaco in carica.

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(foto: Roberta Chiarotto)

L’attore Alessandro Bressanello ha dato lettura di un appello indirizzato all’onorevole Brunetta che è stato successivamente firmato dai presenti (foto: Philippe Apatie):

Pietragnoli.jpg
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Ai passanti sono state distribuite le carte del gioco “BRUGNOPOLI” (liberamente ispirato al sedicente sindaco Brugnaro), in risposta alla politica di alienazioni che dopo aver portato alla vendita della casa del custode dei Giardini Papadopoli nel 2016, quest’anno prevede niente di meno che la vendita di Palazzo Poerio Papadopoli, sede della Polizia Municipale.
Brugnopoli scatola

Brugnopoli2

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