Le ragioni di un silenzio, e quelle di un’iniziativa in memoria di Valeria Solesin
Negli ultimi giorni abbiamo osservato il silenzio stampa più rigoroso, in segno di lutto per la tragedia di Parigi che ha purtroppo colpito anche una famiglia molto amata e rispettata a Venezia: quella di Valeria Solesin, i cui genitori vivono nel sestiere di Cannaregio. Sabato a titolo individuale eravamo presenti in campo Manin, insieme a tanti cittadini riuniti in un luogo che ci ricorda i legami storici fra le due città:
Domenica, quando la terribile notizia è stata confermata, abbiamo listato a lutto le nostre pagine facebook e twitter senza fare commenti ulteriori, che ci sarebbero sembrati fuori logo:
Nel pomeriggio di domenica il nostro “direttivo” informale si è riunito (22 le persone presenti) e abbiamo osservato alcuni minuti di raccoglimento insieme.
Dai contatti con la famiglia di Valeria, che alcuni di noi conoscono di persona, era emersa la proposta di istituire una borsa di studio in memoria della figlia, borsista alla Sorbona, e all’unanimità avevamo già deciso di partecipare ad una sottoscrizione eventuale in questo senso. Nei telegiornali della sera abbiamo poi trovato conferme autorevoli (per bocca del Presidente del Consiglio) in merito alla proposta, della cui attuazione (con ogni probabilità) si farà carico lo Stato italiano.
Rompiamo oggi il silenzio stampa, per comunicare la nostra adesione alla campagna “un ponte per Valeria”, nata dall’omonimo “hashtag” lanciato su Twitter dal Corriere della Sera:
L’idea lanciata dal Corriere si sta concretizzando in queste ore con la creazione di un gruppo facebook assolutamente trasversale, che a sua volta rappresenta un “ponte” fra i numerosi gruppi e realtà associative attive a Venezia:
https://www.facebook.com/groups/189497998059239/
Su “quale” ponte potremo discutere poi: in cantiere ce n’è uno nuovo che collegherà la stazione ferroviaria con il nuovo polo universitario di San Giobbe recentemente inaugurato, che per molti di noi rappresenterebbe la scelta più logica dal punto di vista simbolico, ma non è questo il momento per anticipare i tempi di una decisione che andrà presa da chi ha il potere di prenderla, e trattandosi di toponomastica ci rimetteremo alla scelta delle Autorità competenti.
Nel frattempo non possiamo non ricordare che le vittime del terrorismo sono ormai migliaia, e tutte meritano pari rispetto e cordoglio. Se eravamo in lutto per una nostra concittadina, non era per minimizzare il resto ma semplicemente perché come gruppo non abbiamo mai avuto la presunzione di fare “politica estera” o nazionale.
RIP Valeria e Riposino in Pace tutte le vittime del terrorismo: qualunque fosse la loro nazionalità, la loro religione o il colore della loro pelle.
Concordo in toto, grazie.