Tassa di sbarco: il parere di Domenico Cardone
Il testo di regolamento approvato a maggioranza dal Consiglio comunale che doveva essere concepito unicamente come tassa “di sbarco”, di ingresso a soli fini turistici, a Venezia e isole, è scopertamente una plateale mostruosità giuridica, una beffa inaccettabile rivolta cinicamente a noi, veneziani e residenti.
Per quanto nulla si specifichi ancora del come lo si applicherà controllando e sanzionando (e questo la dice lunga anche sull’irresponsabile approssimazione dell’atto dato che ne dovrebbe costituire aspetto inscindibile) appare a tutti evidente che, anziché trovarci sostenuti in una quotidianità che ogni giorno si è fatta più difficile, ci troveremo ulteriormente condizionati e vessati sotto diversi profili, non ultimo quello economico.Il vizio fondamentale di questa formulazione sta nel fatto che si è persa completamente la bussola dello scopo originario. E lo si comprende proprio considerando la strampalata casistica di esenzioni o riduzioni previste da cui emerge chiaramente la contraddizione di un operare a spanne nell’attribuire valore o meno ai motivi per cui si mette piede in città.
In pratica, ciecamente (ma con risultati che solleveranno – altro che solidarietà! – l’amaro sarcasmo del mondo intero toccandosi persino riti basilari della vita umana, come il festeggiare un matrimonio o il compiangere un morto, considerati meno… di una partita di calcio al Sant’Elena…!) vengono messi sullo stesso piano il vero e proprio turista “mordi e fuggi”, che entra per approcciare unicamente le bellezze dell’urbe storica, e le persone da noi sollecitate a farci visita per le più diverse ragioni, magari che ospiteremo in casa, persone che dovrebbero sottoporsi a gabella solo perché nella condizione di avere la (disgraziata) ventura di non appartenere per nascita o residenza all’immaginifica “Land of Venice”.
Poiché dal Veneto proviene il 90% del turismo giornaliero non pernottante, se il presidente Zaia avesse voluto dimostrare di avere davvero a cuore la città avrebbe dovuto sostenere la causa di un sacrificio indistinto per tutti a favore degli extracosti di gestione, monumentale ed ambientale, che la perla del Veneto non è più in grado di sopportare dignitosamente. Così avremmo almeno potuto disporre di un capitale collettivo, investibile non solo in lavori e servizi pubblici ma anche, attraverso contributi al restauro, nella manutenzione privata delle nostre abitazioni di cui è costosissimo, per specifici fattori naturali, il mantenimento. Invece non l’ha fatto, chiaramente per miopi calcoli elettorali.
Brugnaro da parte sua, invece di rivendicare un’autonomia di scelta che come primo cittadino avrebbe dovuto esercitare per il bene e il futuro della città amministrata, ha supinamente e stoltamente accettato quell’esenzione capestro (decine di milioni perduti dalle casse comunali); infine, la cieca avidità di far cassa comunque, non bastandogli più i limitati turisti paganti, lo ha portato all’idea di metter mano pesantemente sul portafoglio anche dei conoscenti e parenti dei suoi stessi concittadini. Sì, perché questo regolamento interferisce (peggio che in una riserva indiana) su basilari diritti personali e di cittadinanza. Lede principi costituzionali, non solo riguardanti libera circolazione e privacy, ma anche libertà di associazione ed espressione, arrivandosi a ipotizzare che debbano soggiacervi persino le manifestazioni politiche.
Ma, fondamentalmente, questo regolamento invasivo oltre ogni assennato limite, si palesa come una tassa sulle nostre relazioni sociali, affettive, culturali, progettuali. Sulle amicizie coltivate vivendo la rara gioia di incontrarsi con qualche compagna o compagno che vive lontano, sugli amori, la creatività, lo studio, la ricerca, la conoscenza, l’attività associazionistica gratuita, il volontariato non a fini di lucro…, che sono valori senza prezzo ma anche economia immateriale, e non sono affatto ristretti (in una città a vocazione internazionale!) alla sola cerchia dei veneti.
‘Turista’ è chi visita Venezia. Chi visita, per qualunque ragione privata e non commerciale, i veneziani, non lo è. E’ semplicemente un amico, un’amica, la cui preziosità non può valere meno di un cliente che venga in città per lavoro.
Che si faccia un passo indietro. Subito! O che nasca un Comitato di difesa pubblica. Subito!
Domenico Cardone (esperto in sistemi culturali e formativi)
Posso condividere su FB?
Certo che sì! Su FB, su Twitter e su qualunque altro canale. Grazie
Aderisco, firmo, sottoscrivo e controfirmo.
Condivido e sottoscrivo.
Grande Domenico!
Aderisco .
Aderisco e condivido il disperato appello di Domenico!
Bravo Domenico, concordo pienamente. Gina
Aderisco e sottoscrivo….
Grazie Domenico Cardone!
Mara
Carissimi,
ho provato a commentare sul blog il bell’articolo di Domenico Cardone, ma dopo aver dato la richiesta pw di conferma, non vedo nulla…
Forse il modo giusto è questo?
Cordiali saluti
Sandro Moro
si, la modalità per interagire è questa che hai usato adesso.
Non è altro che il “verbale” dell’indignazione e dello sconcerto di tutti/e, emersi nell’ottimo incontro pubblico del G25A di domenica scorsa, 24 febbraio. Sentimenti a cui, se siamo d’accordo, occorre dare una continuità di risposta, ferma e razionale.