#Santandrea in Consiglio comunale: la testimonianza di chi c’era
Ieri sera una ventina di persone, di cittadini, di provenienza politica differente e trasversale, hanno deciso di rimanere nelle sale di Ca Farsetti fino a notte inoltrata in rappresentanza dei duecento che avevano affollato la Sala San Leonardo sabato scorso.
Erano li a dare testimonianza dell’ennesimo scempio perpetuato ai danni della nostra città. Di fronte a loro al di là di una balaustra, un altro gruppo di cittadini, eletti, di provenienza politica altrettanto trasversale, votava o si “asteneva dal votare contro” alla letterale regalia di un’intera isola dal Comune di Venezia a un singolo privato.
Colpisce ma non sorprende la prepotente e a tratti arrogante narrazione secondo la quale chi si opponeva a questa “valorizzazione” null’altro sarebbe che un miope retrogrado che non accetta e rifiuta un “regalo dallo stato a costo zero”.
E’ l’accusa più banale e più frequente che viene mossa a coloro i quali tengono alla tutela del patrimonio culturale del nostro paese e che si oppongono alla mera mercificazione dello stesso. Ma non stupiamoci se su molti media sarà passata così.
Non stupiamoci ma assolutamente non stanchiamoci nemmeno di raccontare, a nostra volta, quanto sia evidente e imbarazzante, ripercorrendo la metafora del regalo, come il Comune di Venezia abbia deciso di accettare il “pacco dono” con la mano destra e regalarlo a un privato con la mano sinistra (o viceversa, scegliete voi, gli addendi “destra e “sinistra” in questo moto direzionale sono tranquillamente intercambiabili e sovrapponibili).
A nulla è servita l’opera di opposizione tenace e preparata di Monica Sambo e del Movimento 5 Stelle; a nulla è servito l’educato intervento del Presidente della Municipalità Giovanni Andrea Martini, a nulla è servita un’assemblea di 200 cittadini, a nulla è servita l’elezione di una nuova giunta che avrebbe dovuto “poderghea far”.
La velocità, la totale mancanza di trasparenza e comunicazione con i cittadini, il professionale pressapochismo con il quale è stato redatto un documento (che nella precedente versione, poi emandata, riportava addirittura per iscritto il nome del privato in questione!!!) mostrano come si sia volutamente messo in piedi un castello fatto ad incastro, tra documenti ed allegati. L’intero edificio della bozza null’altro è che l’attorcigliarsi di un filo rosso-bianco-fucsia il quale, una volta dipanato, si mostra legare con doppio nodo la sorte del Forte di Sant’Andrea a quello delle vicende della vicina Isola della Certosa.
Personalmente non ho nulla contro l’operato di Vento di Venezia all’isola della Certosa, non ne conosco le specificità e mi astengo da qual si voglia giudizio. Vero è che lo stato dell’arte attuale ci obbliga a prendere una posizione netta e di contrasto, non tanto nei confronti dell’operatore, ma certamente nei confronti di un progetto povero, banale, non delineato, assolutamente non contestualizzato o partecipato e di respiro breve, che vuole quel medesimo operatore come unico interlocutore.
Personalmente credo che la questione non debba finire qui, sono convinto che la vicenda vada portata su altri tavoli.
Venezia, con la sua millenaria cultura, non è un giocattolo, non è un “prodotto”, un “brand” da apporre sulla porta dell’ennesimo albergo con SPA e piscina a sfioro, è un valore universale che va difeso sin dalla singola piccola pietra.
Pier Paolo Scelsi
(la testimonianza che qui ospitiamo esprime il punto di vista dell’autore, e non rappresenta una presa di posizione del gruppo25aprile)