Gruppo 25 aprile

Piattaforma civica (e apartitica) per Venezia e la sua laguna

Archivi per il mese di “gennaio, 2016”

Operazione antidoping, capitolo II°: qualche esempio concreto

Riepilogo del capitolo precedente: 1) la legge (6 luglio 2012 n. 96, all’articolo 13) ha introdotto un tetto alle spese elettorali per i candidati Sindaco, al fine di garantire che quel ruolo non sia riservato soltanto a chi ha molti soldi da spendere per accedere alla carica; per verificare che quel tetto di spesa venga rispettato, esistono obblighi di rendicontazione e un Collegio di garanzia elettorale istituito presso la Corte d’appello; 2)  nel caso di Venezia, il tetto nelle elezioni comunali del 2015 era pari a 336.839 euro (125.000 + 1 euro per ogni elettore); 3) in sede di rendicontazione, il Sindaco eletto ha dichiarato di aver speso complessivamente 315.590,765 euro; 4) come indicato da alcuni organi di stampa, il Collegio di garanzia ha già notificato una serie di contestazioni al Sindaco eletto, che ha 15 giorni di tempo per rispondere. Dalla rendicontazione esaminata, sembrerebbero mancare alcune voci significative e non risultare spese elettorali per il periodo compreso fra il primo e il secondo turno; 5) qualora le spese effettive risultassero superiori a quelle dichiarate e/o superiori al tetto di spesa, il Collegio di garanzia elettorale dispone degli strumenti giuridici e dell’integrità morale per intervenire, come già dimostrato nel caso del consigliere regionale decaduto (nel corso della scorsa legislatura) per inottemperanza agli obblighi di cui sopra (v. note in calce).

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Fatta questa premessa, corre l’obbligo di fornire qualche esempio concreto dei motivi che ci hanno portato a sollevare la questione, perché questa non riguarda tanto la persona del candidato Sindaco (chiunque egli sia nel caso di specie) quanto il sistema di regole e garanzie che l’ordinamento si è dato per fare in modo che l’esito delle elezioni sia il risultato del libero convincimento degli elettori e che nel confrontare le opzioni politiche sul tavolo questi non siano eccessivamente condizionati dalla disparità dei mezzi economici a disposizione dei singoli candidati. A titolo puramente esemplificativo, si potrebbe dunque notare quanto segue.

I° le spese non dichiarate per la campagna elettorale effettuata fra il primo e il secondo turno.

A titolo di esempio, possono essere citate le seguenti inizative:

  1. la pedalata fucsia del 7 giugno, con ditribuzione gratuita di magliette e altri gadgets rigorosamente in tinta fucsia;
  2. l’aperitivo fucsia con orchestra dell’8 giugno (alla pescheria di Rialto);
  3. la “merenda fucsia” del 10 giugno al Parco di Villa Querini (mestre) con rinfresco gratuito e distribuzione di magliette in omaggio;
  4. la megafesta del 12 giugno, che ampio risalto ha avuto sugli organi di stampa, con cibo e bevande offerte a tutti i partecipanti (la stampa locale ha parlato di duemila persone), una tensostruttura di grandi dimensioni, un palco con impianto audio come da foto: un lavoro da grandi professionisti, e i professionisti raramente lavorano gratis (quando lo fanno in campagna elettorale, il loro lavoro va comunque considerato come contributo in natura). Riepilogando: cibi e bevande, noleggio e allestimento tendone e palco (quelli delle due foto che seguono), impianto audio, tutto a costo zero?
  5. i compensi per i musicisti e/o per i tecnici del suono, in questa e altre occasioni: tutti volontari a titolo gratuito?
  6. le dodici sedi elettorali attive sul territorio anche in quelle due settimane, di cui riparleremo subito al punto II°.

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struttura palco

II° Le dodici sedi elettorali, non rendicontate.

Che fine hanno fatto le sedi elettorali, nella rendicontazione delle spese del Sindaco eletto? Era la prima domanda che ci siamo posti, dopo aver effettuato l’accesso agli atti (v. capitolo precedente). Dodici sedi, con quello che ne consegue in termini di affitto, bollette e personale (sempre elegante e cortese, come abbiamo potuto constatare in campagna elettorale). Logica suggerisce che i casi siano due: a) tali spese sono comprese in quelle forfettarie, che entro certi limiti non vanno rendicontate; b) i costi relativi sono stati sopportati da terzi (persone fisiche o giuridiche che siano) e in qual caso si tratterebbe di un finanziamento o contributo elettorale, non dichiarato in sede di rendicontazione; il ragionamento vale sia per il valore di mercato dei locali affittati, sia per il personale impiegato.

Non sta a noi trarne conclusioni affrettate, ci limitiamo a pubblicarne qui la lista, corredandola anche di qualche foto:

Sedi elettorali attive nei mesi di maggio e giugno 2015

1) Mestre  (quartier generale, una palazzina intera):

Punto Comune 4

2) Venezia  (Campo San Tomà) :

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3) Lido (Piazzetta Lepanto):

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4) Favaro:

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5) Zelarino:

1546

6) Carpenedo:

2098

7) Chirignago:

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8)  Marghera (quartiere Cita):

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9) Gazzera:

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10) Murano (Campo San Bernardo)

PC Murano811 e 12) Altre due sedi elettorali con le stesse caratteristiche risultavano attive (nei mesi di maggio e giugno) in terraferma: una in via Piave a Mestre e l’altra a Marghera Catene (via Catene, vicino alla Chiesa della Salute) di cui non abbiamo trovato traccia nell’iconografia ufficiale della campagna elettorale: forse perché sono due quartieri meno “fotogenici” degli altri?

Tutte le sedi di cui sopra sono rimaste in attività per almeno un mese, e alcune per quasi tre mesi, come si desume dalla data di inaugurazione rispettiva (in ordine cronologico):

29 marzo         Mestre (quartiere generale), Calle del Sale

8 aprile                        Lido, via Lepanto

9 aprile                        Favaro e Zelarino

12 aprile                      Carpenedo

19 aprile                      Venezia, campo S.Tomà

24 aprile                      Chirignago

III° le spese postali, la pubblicità sui mezzi ACTV

A quanto ammontano le spese postali per spedire un mattone come quello della foto? Non lo sappiamo, ma in altri casi (quello dell’ex assessore regionale Isi Coppola) la Corte d’appello ha nominato un perito per quantificare le spese non dichiarate, e nulla vieta di pensare che altrettanto possa fare in questo caso, se lo riterrà utile.

Programma ElettoraleNel caso in cui venga nominato un perito, il medesimo potrebbe approfondire anche un’altra voce di spesa: quella delle affissioni sui vaporetti e sugli autobus ACTV, che tutti abbiamo visto ma non risultano rendicontate, salvo errore da parte nostra.

IV° I rimorchiatori fucsia

Un ultimo esempio per oggi (la lista non finisce qui). Non siamo gente che cerca “il pelo nell’uovo” ma solo esempi macroscopici e questo lo è: l’indimenticabile spettacolo dei rimorchiatori NOVUS, LOURDES, GEMINUS e MARINA MC addobbati di fucsia il 9 maggio, e utilizzati per dimostrare la vicinanza del candidato Sindaco alla nobile causa delle Grandi Navi. Quei quattro rimorchiatori chi li ha pagati? Parliamo dei mezzi, del personale e del carburante utilizzati per solcare il canale Vittorio Emanuele e dichiarare trionfante che “si può tranquillamente passare” (quando nelle condizioni attuali, con 6 metri al massimo di profondità e 50 metri di larghezza, a poterlo solcare sono solo i rimorchiatori ma non le navi da crociera).

Per non andare fuori tema, ci limitiamo a porre il quesito del “chi li ha pagati” perché non sono barche a vela e il carburante che bruciano non è gratis; se il costo della manifestazione (documentata dal video che segue) è stato sopportato da terzi, si tratterebbe di un contributo elettorale in piena regola, che come tale tuttavia non è stato dichiarato, mentre per legge avrebbe dovuto esserlo (per informazioni ulteriori rivolgersi a: Avv. Giorgio Orsoni).

SI Grandi Navi

Conclusione (provvisoria):

Tingere il mondo di fucsia ha un costo (probabilmente superiore a 300.000 euro); noi vorremmo semplicemente sapere qual’è, anche per saperci regolare alle prossime elezioni: vincere una partita di basket con 5 giocatori e un pallone è una cosa, vincerla con 8 giocatori e due palloni (o con due canestri di altezza diseguale: uno a 3,05 metri e l’altro a 7) è altra cosa.. tutto qui. Non è pignoleria ma amore di democrazia e lo diciamo senza toni barricaderi: meglio capirsi in anticipo e applicare tutti le stesse regole del gioco, di modo che sia una gara ad armi pari. Il Sindaco in carica ci perdonerà la metafora, dato che è un appassionato di basket.

Il G25A

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Giurisprudenza/il precedente di Isi Coppola:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/23/spese-elettorali-veneto-i-conti-non-tornano-decadenza-per-consigliere-isi-coppola/1228979/

http://www.ilgazzettino.it/home/maria_luisa_coppola_renzo_marangon_spese_elettorali_sentenza-704855.html

Le fonti normative (tetto di spesa e sanzioni) sono citate in calce al “capitolo” precedente:

https://gruppo25aprile.org/2016/01/14/operazione-antidoping-capitolo-i-un-plauso-alla-corte-dappello/

 

Operazione Antidoping, capitolo I°: un plauso alla Corte d’appello

Con raccomandata del 23 dicembre 2015, di cui la stampa quotidiana ha dato notizia in data odierna, il Collegio regionale di garanzia elettorale ha sollevato una serie di contestazioni sulle spese elettorali di Luigi Brugnaro (per le elezioni comunali del 2015) e di vari candidati alle regionali. Il collegio, istituito presso la Corte d’appello di Venezia è composto da magistrati, docenti universitari e commercialisti,  si riunirà nuovamente a febbraio per esaminare le risposte che i candidati sono tenuti a fornire (entro 15 giorni dal ricevimento delle contestazioni) e potrà eventualmente applicare le sanzioni previste dalla legge 515 del 1993 (per effetto dell’articolo 13 della legge 96 del 2012, alle elezioni comunali dei comuni con più di 15.000 abitanti si applicano infatti le disposizioni sanzionatorie contenute nella legge 515 che diciplina le elezioni politiche nazionali).

Il compito che la Legge affida al Collegio di garanzia elettorale è di grande importanza per “garantire” (come il nome suggerisce) il corretto svolgimento delle elezioni, la cui fase cruciale è ovviamente quella della formazione del consenso che si esprime poi nel voto dei singoli cittadini chiamati alle urne. Per capire la natura delle violazioni che potrebbero essere accertate e le conseguenze che ne potrebbero derivare, pubblicheremo qui (in capitoli, data la complessità della materia) un resoconto succinto dell’attività che abbiamo svolto come gruppo25aprile, in quella che abbiamo battezzato come “operazione antidoping”.

14gennaio2016 NV

  1. Perché parlare di “antidoping”? In una competizione elettorale come nelle competizioni sportive, perché la gara non sia “falsata” in partenza, i concorrenti sono tenuti a rispettare alcune regole: sarebbe facile ma anche scorretto vincere una regata su caorline (o una regata velica) facendo uso di un motore entrobordo in aggiunta alla forza e alla bravura dei regatanti, vincere il giro di Francia facendo uso di sostanze anabolizzanti o vincere un concorso pubblico grazie alla soffiata di chi passa in anticipo agli amici le domande della prova scritta. Per verificare il rispetto di quelle regole, che rispondono a un senso elementare di giustizia, in campo sportivo è previsto un test antidoping, che può portare a squalifiche o alla revoca del titolo (come successo a un celebre ciclista già vincitore del giro di Francia) o all’esclusione dalle competizioni internazionali per chi si sottrae al test o ne altera il risultato in modo fraudolento.
  2. Perché applicare un tetto di spesa ai candidati? In materia elettorale, i limiti di spesa sono stati introdotti per assicurare che ognuno di noi possa confrontare i pregi dei vari candidati senza essere bombardato dalla pubblicità di uno solo; in altri termini, per evitare stravolgimenti artificiosi nel processo di formazione della volontà del corpo elettorale, che si possono verificare quando la disparità dei mezzi economici messi in campo da un candidato soverchia tutti gli altri (come potrebbe farlo l’uso del motore in una regata velica) a tal punto che ad esserne minate sono le fondamenta stesse della democrazia.
  3. Quali sono gli obblighi di rendicontazione, per i candidati Sindaco, e cosa c’è che non va (o non ci convince) nella rendicontazione di Luigi Brugnaro? L’obbligo di rendicontazione riguarda sia i finanziamenti e contributi in natura ricevuti, sia le spese effettuate in campagna elettorale. Sotto il primo profilo, la legge è tassativa e al proposito basti ricordare che all’origine del commissariamento del Comune di Venezia c’è stata una questione di finanziamento illecito della campagna elettorale del 2010; sotto il secondo profilo, la legge lascia ai candidati un certo margine di manovra nel senso che tollera una percentuale predefinita di spese che non devono essere rendicontate ma vanno comunque dichiarate. Nel caso di Brugnaro, i dubbi sono legittimi sotto il duplice profilo dei contributi elettorali eventualmente ricevuti da soggetti terzi e delle spese rendicontate, che non danno pienamente conto di quelle sostenute per “plasmare” la volontà del corpo elettorale. Un plauso doveroso, quindi, al Collegio di garanzia che ha svolto il suo ruolo, nel formulare le contestazioni di cui gli organi di stampa hanno dato oggi notizia.
  4. Quali sono le sanzioni in caso di violazione delle regole? La legge prevede una sanzione amministrativa pecuniaria non inferiore all’importo eccedente al limite previsto e non superiore al triplo di detto importo. Il superamento da parte di un candidato proclamato eletto dei limiti massimi di spesa previsti per un ammontare pari o superiore al doppio degli stessi, comporta anche la decadenza dalla carica (v. “fonti normative”, alla fine di questo articolo).

Fucsia

Fermo restando che le nostre osservazioni dettagliate verranno presentate al Collegio di garanzia competente per legge, e fermi restando i diritti della difesa che verranno certamente esercitati nel rispondere alle contestazioni e ai rilievi formulati dal Collegio di garanzia, quelli che qui leggerete sono soltanto alcuni esempi utili ad illustrare: I) quella che a nostro modo di vedere è l’incongruenza macroscopica fra spese dichiarate e spese sostenute dal candidato; II) una certa opacità sulla provenienza delle entrate utilizzate per coprire tali spese.

I dati in nostro possesso sono integralmente ricavati da un’istanza di accesso agli atti che il gruppo25aprile ha introdotto in data 15 settembre 2015. Autorizzato dal Presidente del Collegio di garanzia in data 25 settembre, l’accesso agli atti ha dato i risultati che possono essere riassunti come segue:

Istanza di accesso agli atti protocollata in data 15 settembre dal Gruppo25Aprile

Sommario delle risultanze

  1. Riepilogo generale

Massimale di spesa 336.839 euro pari a 125.000 + 1 euro per ogni elettore (211.839 elettori)

Spese dichiarate dal Sindaco eletto per i 30 giorni di campagna elettorale : 315.590,765 euro

Entrate dichiarate : 242.998,11

Finanziamenti o contributi ricevuti da terzi: zero euro. NDR: la differenza fra entrate e spese, come è stata coperta e da chi ?

  1. Dettagli delle spese documentate

Spese dichiarate : 315.590,765 euro, di cui

197.703 per « spese distribuzione e diffusione materiale » di cui :

37.941 alla Piemme (concessionaria pubblicità Gazzettino)

5.928 RCS (concessionaria Corriere)

4.450 Manzoni (concessionaria Nuova Venezia)

26.420 TeleVenezia e RadioVenezia

22.366 ReteVeneta

17.134 AntennaTre

4.178 Facebook

e 43.378 per « spese materiale e mezzi di propaganda », di cui :

753,14 per caramelle

644 per penne fucsia fatturate da Publitalia

Il resto in spese di tipografia, manifesti e vetrofanie.

La prima domanda che ci siamo posti è che fine abbiano fatto le 12 (dodici) sedi elettorali denominate “punto comune”, molto attive in campagna elettorale, la cui lista era consultabile sulla pagina ufficiale della campagna (nel frattempo rimossa): l’affitto di quelle sedi, le bollette e il personale impiegato per tenerle aperte al pubblico non compaiono nella rendicontazione presentata, così come non abbiamo trovato traccia delle spese postali sostenute per l’invio a tutte le famiglie residenti delle due lettere personalizzate (inviti al voto) e del voluminoso materiale propagandistico utilizzato per pubblicizzare il programma del candidato Sindaco (l’unico a potersi permettere una spesa del genere):

Programma Elettorale

Nel prossimo capitolo pubblicheremo la lista delle sedi elettorali ed altri esempi macroscopici di quella che abbiamo chiamato “incongruenza”:

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/09/29/news/brugnaro-una-campagna-elettorale-da-315-mila-euro-1.12175367

Un secondo aspetto “macroscopico” che balza all’occhio è l’assenza totale di rendicontazione per il periodo intercorrente fra il primo e il secondo turno (ballottaggio). Secondo quanto riportato oggi da la Nuova Venezia, “Brugnaro, non inviando le spese sostenute per il secondo turno, vorrebbe far credere che per quegli ulteriori 12 giorni di campagna elettorale non ha speso un euro”. La circostanza è difficilmente credibile, per chiunque ricordi la profusione di mezzi dispiegata per passare dal 28,57% del primo turno al 53,21% del secondo turno.

Se tali spese non sono state dichiarate, sembra plausibile ipotizzare che il tetto di spesa sia stato con ogni probabilità superato e – fermo restando che l’unica Autorità competente a stabilirlo è il Collegio di garanzia elettorale – questo potrebbe dar luogo all’applicazione delle sanzioni sopra indicate al punto 4 (che in caso di sforamento pari o superiore al doppio del tetto di spesa, possono comprendere la decadenza dalla carica).

Quanto alla provenienza delle risorse utilizzate per finanziare la campagna elettorale, si tratta di materia delicata su cui al momento non faremo commenti. Avendo il Sindaco e il suo mandatario elettorale formalmente sottoscritto il modulo in cui dichiarano l’assenza di qualsivoglia finanziamento o contributo da terzi, gli crederemo fino a prova contraria: eventuali risultanze contrarie sarebbero ovviamente sanzionabili e non vogliamo addentrarci nel campo delle ipotesi. Secondo quanto riportato oggi da la Nuova Venezia: «Infine, i beni e i servizi indicati quali forniti dal candidato sono in realtà beni e servizi per cui il pagamento è stato verosimilmente utilizzato un conto diverso da quello intestato al mandatario elettorale. La comunicazione inviata al sindaco chiede (infatti) di specificare la fonte di provenienza e chiede se il valore dei beni e servizi forniti dal candidato si riferisce a pagamenti effettuati al di fuori del conto intestato al mandatario per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge numero 15 del 1993».

Fonte del virgolettato (che si riferisce alle contestazioni già notificate dal Collegio di garanzia):

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2016/01/14/news/spese-per-le-elezioni-brugnaro-nel-mirino-1.12775627?ref=fbfnv

e

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2016/01/14/news/il-sindaco-assicuro-ho-denunciato-ogni-centesimo-1.12775673

 Fonti normative:

Legge 6 luglio 2012, n. 96 che (all’articolo 13, comma 6) estende alle elezioni comunali il regime sanzionatorio previsto per le elezioni politiche:

http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2012-07-06;96!vig=

Articolo 15 della legge 10 dicembre 1993, n. 515 (commi 6 e 9, per quel che riguarda la sanzione consistente nella decadenza dalla carica):

http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1993-12-10;515!vig=

6 gennaio: c’è chi scruta il futuro nei roghi dell’Epifania e chi ammira questo:

Succede soltanto due volte all’anno (il giorno dell’Epifania e quello dell’Ascensione, detta “Sensa”) e soltanto a Venezia, nell’unica Piazza autorizzata a chiamarsi tale (le altre si chiamano “campi”). La torre dell’orologio si apre e lascia apparire questa meraviglia, con la colonna sonora delle campane che suonano a distesa:

Lasciamo ad altri i roghi dell’epifania, tradizione rurale (c’è chi dice celtica, sicuramente pagana) con cui le campagne venete cercano di scrutare il futuro dei raccolti nel fumo dei “panevin”, così come ad altri appartiene la tradizione di Halloween: a Venezia abbiamo le nostre, e battiamo le pentole a San Martino. “Cuique suum”: in questo gruppo parliamo di noi e di ciò che con noi rischia di scomparire, anziché scimmiottare tradizioni rispettabili ma estranee alla civiltà anfibia, dove il “faville a levante, panoce tante” ha scarso significato.

A quando risalgono, la torre dell’orologio e quel mirabile meccanismo che vede sfilare i re magi preceduti da un angelo con la tromba? I lavori vennero commissionati dalla Serenissima nel 1493, e a ricevere il prestigioso incarico fu Gian Carlo Rainieri, orologiaio di Reggio Emilia. Per far spazio alla torre dell’orologio, parte della Procuratia de Supra venne demolita nel 1496.

Nel Dicembre del 1497 è pronta la campana (alta 1,56 m. e dal diametro di 1,27 m.) che verrà collocata sulla sommità della Torre assieme ai due Mori (alti 2,6 metri) che la percuotono a turno con i loro martelli. Con ogni probabilità i cosiddetti “mori” rappresentavano due pastori, e il nomignolo apparve in epoca successiva, a causa della patina scura che si formò dopo la loro sistemazione conferendogli il colore che ancor oggi presentano.

La torre dell’orologio venne inaugurata il primo febbraio 1499 dal Doge Agostino Barbarigo; la Repubblica di Venezia era all’apice della sua parabola ascendente (anche Cipro era sua, dal 1489) e aveva consolidato la forma urbis che un anno dopo (nel 1500) verrà raffigurata nei minimi dettagli da Jacopo de’ Barbari, realizzando un capolavoro senza precedenti:

Nelle tavole incise da Jacopo de’ Barbari, ecco come si presenta la torre dell’orologio inaugurata un anno prima:

De Barbari

Il meccanismo dell’orologio non è rimasto immutato dal 1499, ma ha subito diversi restauri commissionati per mantenerne inalterato il funzionamento. L’ultimo è stato completato nel 2006. La caratteristica più straordinaria del meccanismo, che suscitò la meraviglia dei contemporanei, era l’indicazione astronomica. Sul grande quadrante principale (4,5 m. di diametro) si potevano leggere in cerchi concentrici le posizioni relative dei cinque pianeti allora conosciuti: Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio, oltre alle fasi lunari ed alla posizione del Sole nello Zodiaco. Ai quattro angoli del quadrante principale erano poste altrettante aperture circolari che ospitavano degli astrolabi, non più visibili; altrettanto dicasi per la statua del Doge (distrutta dai francesi nel 1797). Nella prossima immagine, la torre come poteva vederla il Coronelli nel 1708, con la statua del Doge Barbarigo ancora al suo posto:

Coronelli

Dettaglio significativo, la posizione del manufatto venne scelta in modo tale da essere chiaramente visibile arrivando dal mare, perché fino alla metà dell’Ottocento, la porta di accesso a Venezia era il mare e non la terraferma:

In quest’ultima immagine (fonte: archivio Alinari) la torre dell’orologio nel 1896, con le modifiche intervenute durante la duplice occupazione straniera. Il leone c’è ancora ma non è più l’originale, distrutto dai francesi insieme con tutti gli altri leoni marciani che rappresentavano il simbolo da abbattere, nel 1797.

Alinari

Un ultimo dettaglio per capire quanto fossero tenute in conto le capacità individuali e come la Serenissima si prendesse cura dei suoi monumenti: soddisfatta dell’opera prestata dall’orologiaio di Reggio Emilia, la Repubblica di Venezia gli propose di vivere all’interno della Torre con la sua famiglia, e per la manutenzione del complesso meccanismo gli accordò un compenso all’altezza del compito. La tradizione continuerà per cinque secoli consecutivi: un “temperatore” (custode e manutentore) sarà sempre presente nella Torre, e fino a quando? Fino al 1998! L’ultimo “temperatore” dell’orologio è stato Alberto Peratoner, che ci ha lasciato una relazione sul restauro intervenuto in quegli anni. La sua pagina internet, con ampia documentazione sull’Orologio, è questa:

http://digilander.iol.it/orologiodellatorre/

Fra le tante miniere di informazioni disponibili per chi volesse approfondire, c’è la pagina internet dell’Antica Orologeria Zamberlan, da cui abbiamo attinto anche noi:

http://www.orologeria.com/italiano/hj/hj008.html

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